TORCE UMANE in Tibet Montecitorio 2/11/2011

TORCE UMANE in Tibet Montecitorio 2/11/2011

I fatti degli ultimi giorni sono tristemente noti (in calce alcuni link di riepilogo).

E anche se i media nazionali non ne hanno dato particolare rilievo la notizia di giovani monaci che pongono termine alla loro vita, immolandosi con il fuoco, come atto estremo di protesta contro il Governo di Pechino non può che suscitare un moto di orrore e di sdegno.

Di fronte al tragico ripetersi di questi episodi di auto-immolazione  – sono ormai sette i casi che si contano a partire dallo scorso mese di marzo 2011 – e alla mancanza di una qualsiasi risposta o presa di posizione da parte dell’Amministrazione tibetana, i gruppi di sostegno al Tibet sono chiamati a mobilitarsi in massa affinché i tibetani all’interno del Tibet sappiano che la comunità internazionale è al loro fianco.

Con lo slogan: “Quando è troppo, è troppo, salviamo le vite dei tibetani”,  la rete di organizzazioni di supporto al Tibet (ITN) ha lanciato un appello agli oltre 180 gruppi che ne fanno parte affinché intraprendano azioni mirate, coordinate e di massima visibilità.

Oltre a numerose azioni volte alla sensibilizzazione dei governi nazionali, sono in programmazione, per il giorno 2 novembre 2011, presidi e manifestazioni di fronte alle ambasciate cinesi in tutto il mondo. L’attenzione dei gruppi di sostegno è inoltre rivolta al prossimo summit del G20, che si terrà a Cannes, in Francia, i giorni 3 e 4 novembre 2011, con la partecipazione, in rappresentanza della Cina, del presidente Hu Jintao. È necessario, in questo drammatico momento, che la comunità internazionale risponda ai gesti disperati dei tibetani di Ngaba e fermamente chieda alla Cina di porre fine alle sofferenze del popolo tibetano dando ascolto alle sue istanze di libertà, per troppo tempo ignorate e disattese.

Manifestazioni di solidarietà con i tibetani di Ngaba si sono tenute i giorni scorsi a Dharamsala e a Delhi. A Dharamsala, centinaia di tibetani hanno acceso candele e pregato per i compatrioti immolatisi in Tibet. Domenica 9 ottobre, nella capitale indiana, un gruppo di studenti appartenenti al Tibetan Youth Congress ha partecipato a una manifestazione di protesta di fronte all’ambasciata cinese. Uno dei dimostranti, subito fermato dalla polizia e fatto scendere, è riuscito ad arrampicarsi sul pilone delle telecamere di sicurezza di fronte all’edificio portando con sé una bandiera tibetana e un manifesto con le immagini e i nomi dei tibetani che si sono immolati per la causa del loro paese. Tredici studenti sono stati arrestati per aver violato la legge che vieta l’assembramento di più di quattro persone nelle vicinanze dell’Ambasciata.

Analoghe manifestazioni si sono svolte il 6 ottobre a S. Francisco, di fronte al Consolato cinese, e il 7 ottobre a Bruxelles, di fronte alla sede del Parlamento Europeo. Saranno a breve annunciate le manifestazioni e campagne indette dall’Associazione Italia-Tibet.

Nel frattempo si è formato su Facebook il gruppo “Torce Umane in Tibet”, con oltre 2.600  contatti in pochissime ore. Utilizzando, per la pagina, il drammatico fotomontaggio di Stefano Bottesi, che apre questo articolo. “Questi gesti eroici e tragici possono essere solo il frutto di una disperazione e un’esasperazione che denunciano chiaramente le menzogne della propaganda cinese sulla situazione del Tetto del Mondo” – ha dichiarato il presidente Claudio Cardelli. “Siamo solidali con i nostri fratelli tibetani e denunciamo con forza la brutale repressione che continua nel Tibet mentre a Pechino si ha la sfrontatezza di organizzare convegni sulla tutela dei diritti umani delle minoranze”.

Seguono le foto della manifestazione del 2 Novembre a Piazza Montecitorio, organizzata dall’Associazione Italia Tibet e dalla Comunità Tibetana in Italia (le foto sonodi Lorenzo neri e Martina Scirpa per Aref International).


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