Cina promette di frenare le interferenze esterne su Hong Kong e Macao

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Cina promette di frenare le interferenze esterne su Hong Kong e Macao

La politica internazionale della Cina è chiara da tempo: fuori dal Paese, Pechino vuole trasmettere l’idea di un’entità dalla lungimirante democratica e delle innovazioni tecnologiche, mediche e culturali. Un modus operandi che, nel corso degli anni, ha trovato anche degli strumenti di manipolazione velati da luoghi di cultura (basti pensare alla storia dell’Istituto Confucio).

E anche durante questo periodo storico abbastanza delicato, la Cina non vuole fermarsi. Anzi, grazie ad alcune proposte presentate il 3 novembre 2020 dal Partito Comunista, Pechino è pronta a “prevenire e frenare forze esterne dall’ingerenza negli affari di Hong Kong e Macao” (South China Morning Post).

Cina, Hong Kong e Macao: cosa vuole fare Pechino?

Non è la prima volta che la Cina si dimostra insofferente di fronte a dichiarazioni esterne su questione di stampo internazionale (ricordiamo i fatti del Reciprocal Access to Tibet Act), come le manifestazioni di Hong Kong scaturite dalla legge sulla sicurezza nazionale e sull’estradizione.

Con questo nuovo documento, le cui proposte sono già state approvate giovedì 29 ottobre 2020 a conclusione della quinta plenaria del partito, ci sono ben 57 sezioni su 60 dedicate a Hong Kong e Macao.

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Come la Cina vorrebbe bloccare le interferenze esterne

L’obiettivo principale della Cina è rafforzare il senso di identità nazionale e patriottismo nei luoghi sopracitati. Questo obiettivo sarebbe uno dei punti cruciali per la futura redazione del 14esimo piano quinquennale del governo, stavolta per il 2021-25, con una visione d’insieme verso il 2035.

E in effetti, secondo le indiscrezioni di South China Morning Post, nel documento ci sarebbe scritto che bisogna “rafforzare il senso di identità nazionale e patriottismo dei compatrioti di Hong Kong e Macao” al fine di risolvere immediatamente “le forze esterne che interferiscono con gli affari delle due città”.

Inoltre, ci sarebbe la volontà di “salvaguardare l’ordine costituzionale [delle città] come prescritto dalla costituzione [cinese] e dalla Basic Law”. Il riferimento, ovviamente, è alle mini-costituzioni di Hong Kong e Macao.

Infine, si parla anche di “giurisdizione globale“, cioè sorvegliare centralmente diverse aree al fine di “proteggere la sicurezza nazionale”. L’ipotesi è che a essere colpiti maggiormente da queste operazioni saranno Stati esteri contrari alle politiche cinese e giornalisti di altri Paesi.

Articolo di Angelo Andrea Vegliante

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