La legge sull’estradizione è ferma al palo, per ora. “C’è stata una polarizzazione che ha fatto sorgere violenze, la priorità ora è ristabilire la calma, prevenire nuovi infortuni alla polizia e ai cittadini.
Abbiamo deciso di fare una pausa, riflettere e confrontarci con la società”, ha dichiarato Carrie Lam, capo esecutivo di Hong Kong, come riporta Repubblica. Un passo indietro che arriva dopo le numerose proteste pubbliche, culminate in scontri, di una buona parte della società cinese. Ma esattamente cos’è successo? E perché si è arrivati a un momentaneo nulla di fatto?
Contro la legge sull’estradizione
All’inizio di giugno 2019, l’opinione pubblica internazionale si affaccia a Hong Kong per seguire una manifestazione non violenta di svariati civili i quali erano in piazza contro la legge sull’estradizione. In estrema sintesi, Hong Kong voleva approvare un emendamento che avrebbe consentito “al governo della città di estradare chi è sospettato di crimini gravi“, come specifica Wired. L’obiettivo dei sostenitori di questa norma è evitare la trasformazione della cittadina stessa in luogo di rifugio per potenziali criminali. Tuttavia, i contestatori temono due tipi di ritorsioni: la prima sul lato dei diritti umani, in quanto gli oppositori ritengono che la legge sull’estradizione inficerebbe anche sui dissidenti politici del governo cinese attuale; la seconda, invece, riguarda l’indipendenza di Hong Kong, ottenuta nel 1997 e che potrebbe essere minata nel favorire l’entrata della giurisdizione cinese in città.
La grande manifestazione culminata in tafferugli
Nonostante i toni dichiaratamente pacifici della manifestazione, non sono mancati tafferugli tra cittadini e forze dell’ordine. Alcuni hanno anche tentato di occupare degli stabili di fronte agli edifici del potere. In particolare, Repubblica ha riportato che, tra gli scontri, sono stati registrati 72 feriti, di cui 2 erano in gravi condizioni. L’importanza dei numeri ha investito anche il conto dei partecipanti alla protesta non violenta: secondo la polizia, i contestatori non erano più di 240mila; gli organizzatori, invece, parlano di un milione di persone. Persone che, per enfatizzare la loro contrarierà alla legge sull’estradizione, indossavano una maglia bianca (simbolo della giustizia) e avevano con le mani incrociate (simbolo di diniego).
La legge è stata bloccata: e ora?
I manifestanti contrari alla legge sull’estradizione possono festeggiare, ma il ‘party’ è positivo solo a metà. L’approvazione della normativa, infatti, è stata semplicemente rinviata. “Abbiamo deluso e rattristato molte persone – ha affermato a metà giugno Carrie Lam, la Governatrice di Hong Kong, come riporta Quotidiano.net -, e anche io sono rattristata e provo rammarico”. Probabilmente, il tiro governativo cambierà registro, in quanto la stessa Lam ha affermato che il proprio organo “accetterà critiche e cercherà di migliorare”. Staremo a vedere.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante