Liao Yiwu: “Un uomo che possiede libertà interiore è il nemico naturale di una dittatura”

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Liao Yiwu: “Un uomo che possiede libertà interiore è il nemico naturale di una dittatura”

In occasione dell’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, lo scrittore e reporter cinese Liao Yiwu è intervenuto sulla questione totalitaristica del suo paese d’origine, pubblicando un ampio articolo su Asianews.it direttamente da Berlino (Germania) dove si trova in esilio.

Quel racconto sul massacro di piazza Tiananmen

Liao Yiwu è un famoso dissidente e intellettuale cinese che, da diversi anni, denuncia un sistema di oppressione portato avanti dal regime comunista. Uno dei componimenti che lo rese celebre, Massacro, scritto nel giugno del 1989, racconta la strage di piazza Tiananmen, una protesta studentesca contro il governo dell’allora premier Li Peng soppressa con la forza dopo la dichiarazione della legge marziale.

A causa della diffusione delle audiocassette riportanti l’opera, nel febbraio 1990 Liao Yiwu fu arrestato mentre saliva su un treno assieme a sei amici e sua moglie incinta. Ricevette una condanna di quattro anni e fu inserito nella lista nera del governo cinese. Dopo aver subito torture di vario tipo e aver tentato il suicidio due volte, fu rilasciato ma amici e familiari lo tennero a debita distanza. Così, per un po’, ha vissuto come musicista senza fissa dimora a Chengdu, fino all’esilio in Germania.

Liao Yiwu: “Ho imparato a scrivere in segreto”

Lo scrittore non rimpiange il suo periodo di reclusione, ma sottolinea che il suo coraggio “e tutto di me viene dalla prigione. È il motivo per cui sono diverso dagli altri scrittori. La chiave sta nel fatto che, solo dopo aver sperimentato l’orrore, la tristezza e la pena di perdere la libertà ed essere calpestato, una persona lotta per la libertà degli altri con tutto il cuore, e per di più trasforma la lotta per la libertà in una sorta di fede personale“.

Il caso Liu Xiaobo

Gran parte dello scritto di Liao Yiwu si concentra sul caso di Liu Xiaobo, scrittore insignito del Premio Nobel per la pace nel 2010 per esser stato promotore di idee in favore dei diritti umani, anche grazie al Charta 08, un manifesto pubblicato online nel 2008 nel quale, insieme ad altri intellettuali, proponeva diverse riforme in favore della democrazia. A causa di ciò, l’8 dicembre dello stesso anno fu arrestato e condannato dalla RPC a 11 anni di prigione. Dove restò finché un cancro al fegato non costrinse il regime a trasferirlo in una struttura ospedaliera, fino al giorno della sua morte avvenuta il 13 luglio 2017.

Il più delle volte, a parte la scrittura, sono un fallimento – scrive Liao Yiwu in merito alla vicenda -. Abbiamo fatto tutto il possibile per salvarlo, ma è stato tutto inutile. Il prezzo è stato troppo doloroso e troppo grande, nonostante alla fine sua moglie Liu Xia sia stata rilasciata e abbia avuto il permesso di venire in Germania. E presto tutto sarà dimenticato“.

La lotta tecnologica contro la Cina

Nel periodo di dazi tra USA e Cina e del caso Huawei, lo scrittore cinese ha voluto ribadire che il paese asiatico “è ancora il più grande mercato capitalistico a livello mondiale“. In questo contesto, “il regime autoritario” fa “ampio uso delle reti tecnologiche occidentali per monitorare in maniera comprensiva l’intera popolazione cinese. Non importa dove tu sia o se sei un dissidente, tu sarai intercettato e tracciato; tutti i tuoi movimenti bancari e i discorsi online saranno registrati e, in un attimo, diventeranno la prova del tuo intento di danneggiare lo Stato. Perciò io oggi, scrittore tra i dissidenti, non solo rifiuto di utilizzare gli smartphone made in China, ma anche di installare qualunque software dalla Cina“.

L’articolo di Liao Yiwu chiosa con una promessa: “Sto preparando un altro libro che uscirà in futuro“.

Articolo di Angelo Andrea Vegliante