Diritti umani, cosa sta succedendo in Cina?

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La domanda “Cosa sta succedendo in Cina?” potrebbe risultare retorica. Ma solo a pochi, in quanto le notizie che fuoriescono dal paese asiatico sono sempre più filtrate e selezionate dallo stesso governo. La riprova l’abbiamo avuta il 13 gennaio 2020, quando le autorità di Hong Kong hanno negato l’accesso a Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, atteso per esporre il rapporto annuale sui diritti umani (Repubblica).

Rapporto che, come ha poi dichiarato lo stesso Roth alla sede Onu di New York (Linkiesta), inquadra la Cina come “minaccia per i diritti umani a livello globale”. “Cercare di mettere a tacere il messaggero per i diritti umani – ha twittato Roth – dimostra la volontà di infrangere, non sostenere, le norme sui diritti umani”.

Cosa sta succedendo in Cina (e non solo)?

Bene, ora la domanda non sembra più così scontata. Ma andiamo con ordine, iniziando proprio dai fatti di Hong Kong, di cui conosciamo gli intrallazzi mediatici che hanno reso il contesto abbastanza confusionario. Fintato che Pechino ha indicato in Roth “l’ispiratore delle proteste” (Linkiesta).

Perciò, di Cina e di Hong Kong non si può parlare, purché non ci si riferisca a entità esterne. E allora andiamo proprio all’estero, dove la Cina sta lentamente avvolgendo i suoi tentacoli – soprattutto in termini economici. Non ci resta, quindi, che trattare il tema della Nuova Via della Seta Italia-Cina, più volte al centro di numerose cronache, e la cui realizzazione ha messo in ginocchio numerosi paesi aderenti. Dall’America Latina all’Africa (pensiamo al Bozoumgate), dalla Groenlandia alla Grecia, tutto fa supporre che il futuro non sarà propriamente positivo.

A rafforzare questa ipotesi, diversi dati. Alcuni li abbiamo diffusi tempo fa, in merito ai casi Gibuti e Sri Lanka. A rincarale la dose, la denuncia de Linkiesta: “In Laos il rapporto debito/Pil è così passato dal 50 al 70%. In Kirghizistan dal 23 al 74%. Nelle Maldive dal 39 al 75%. In Montenegro, dal 10 al 42%. A Gibuti dall’80 al 95%. In Tagikistan dal 50 all’80%. In Mongolia dal 40 al 60%. In Pakistan dal 12 al 48%”.

E l’Italia?

E nemmeno l’Italia si sente più tanto al sicuro. Ricordiamo, ad esempio, la recente questione del 5G, che già aveva sollevato numerose perplessità durante il governo Conte 1. O ancora, all’imposizione di Pechino di non far entrare in Italia Joshua Wong, una delle bandiere del movimento degli ombrelli dell’ex isola britannica. Nonostante ciò, tempo fa il Bel Paese aveva espresso una posizione aperta contro la Cina, mostrando preoccupazione per la gestione dei diritti umani da parte della società asiatica.

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Diritti umani, perché c’è preoccupazione?

Perché da diversi anni dalla Cina arrivano notizie di campi di detenzione, lager e centri di rieducazioni atti a imporre la propria ideologia alle minoranze religiose e culturali. Strategia che, più recentemente, ha colpito anche le università locali.

Fin dalla sua nascita, Aref International Onlus ha documentato numerosi fatti riguardanti il Tibet, per poi arrivare anche alle vicende degli uiguri. Nel 2018 il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy aveva dedicato un report sulle restrizioni dei diritti umani legate al popolo tibetano. Lo stesso Universal Periodic Review 2018 dell’Onu aveva bocciato la Cina per le troppe violazioni dei diritti umani. Non stiamo trattando di un argomento nuovo a livello internazionale.

E la libertà di stampa?

Anche quella è un bel grattacapo. Non solo per quanto riguarda le vicende di Hong Kong, ma anche della Cina stessa. Sempre nel 2018, per esempio, in Cina sono stati arrestati 45 giornalisti per aver diffuso notizie sulla libertà religiosa. E tale ‘libertà comunicativa’ non si estende nemmeno ai social network, dove incontriamo limitazioni di vario tipo, persino su Tik Tok.

Secondo Roth, “riconoscere che la retorica altisonante di Xi Jinping sulla creazione di una ‘comunità di futuro condiviso per l’umanità’ in realtà è una minaccia: una visione dei diritti umani globalmente definiti e tollerati da Pechino”. Cosa sta succedendo in Cina? Ai posteri l’ardua sentenza.

Articolo di Angelo Andrea Vegliante