La democrazia ti permette di osservare, guardare e sventolare la bandiera tibetana come meglio credi, senza offendere e ledere nessuno. Entrarvi in contatto, inoltre, ci ricorda quanto un simbolo diffonda comunità e rappresentanza di un popolo. L’esistenza stessa di una bandiera permette a una storia di non essere annullata dall’oblio. Un processo, per esempio, che può dipendere anche da un emoji. Cosa significa tutto ciò?
Il valore della bandiera tibetana attraverso un emoji
Provate a cercare la bandiera tibetana tra le emoji del vostro smartphone. Vi anticipo il risultato della ricerca: non troverete nessun simbolo riguardante il Tibet. Eppure, stiamo parlando di un popolo dalla storia incredibile e maestosa, i cui riferimenti culturali sono diffusi anche nei paesi occidentali.
E allora perché non c’è la bandiera tibetana tra le emoji? E perché far partire il nostro discorso proprio da un dibattito che potrebbe risultare pusillanime? Chiariamo subito un concetto. L’espressione quotidiana connota l’accettazione universale e iconica di un simbolo. Se per consuetudine utilizziamo un segno per identificare qualcosa, esso permea all’interno della società così tanto da venir arbitrariamente caratterizzato come simbolo di quel determinato qualcosa.
In questo senso, il simbolo di un emoji assume un carattere plastico di assoluta rilevanza, perché permette all’opinione pubblica di conoscere e condividere una cultura. Così facendo, ne viene condivisa la concretezza esistenziale, fintato che fa parte della società internazionale.
Partire da un emoji, quindi, per arrivare a un disegno più ampio, cioè quello di accettare la bandiera tibetana come un’istituzione vera e propria, la rappresentanza di una voce che chiede solo di essere ascoltata.
Così si può legittimare una bandiera
Ciò che può sembrare un piccolo gesto, può tramutarsi in un tassello importante per un quadro ancora più ampio. Il discorso è molto semplice: l’accettazione internazionale di un simbolo nasce molto spesso dalle piccole cose. Ad oggi, in Cina e in Tibet, l’esposizione della bandiera tibetana è confusa (volutamente) con la diffusione di sentimenti separatisti. Quando, in realtà, si tratta dell’espressione di un popolo, una cultura e una storia.
Difenderla non assume contorni patriottici o belligeranti, bensì di accettazione dell’esistenza di un popolo e della sua voce. Incontrare, anche solo per un attimo, la bandiera tibetana, aiuta a comprendere il processo che ruota attorno all’istituzione di una bandiera. Averla legittimata significa essere riconosciuti e ricordati. Rende una persona identificabile in un simbolo, in un processo internazionale e in un dibattito umano.
Il peso di una bandiera sta tutto qui: essere rappresentanza di una categoria, indipendentemente dal tipo di categoria. Perciò, riconoscere la bandiera tibetana – partendo anche da una semplice emoji – potrebbe aiutarci a parlare più approfonditamente di un popolo sempre più vicino a noi.
La petizione online
In passato, su Indiegogo, era anche apparsa una petizione online per rendere la bandiera tibetana disponibile tra le emoji – e a cui Aref International Onlus aveva dato la sua partecipazione.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante