Anche Repubblica parla dello spettro della pulizia etnica nello Xinjiang

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Per noi di Aref International Onlus, lo spettro della pulizia etnica della Cina nei confronti degli uiguri nello Xinjiang non è un segreto. In più di un’occasione, infatti, abbiamo documentato una certa apprensione verso la tenuta umana di una minoranza religiosa spesso vittima di campi di internamento e rieducazione. Luoghi che, spesso e volentieri, le istituzioni locali hanno bollato come “scuole di formazione professionale”. L’interesse di Repubblica, tuttavia, segna un’importante svolta per il riconoscimento della mancata difesa dei diritti umani nella regione.

Lo spetto della pulizia etnica nello Xinjiang: cosa racconta Repubblica

In un recente articolo, di fatto, la testata italiana ha aperto il dibattito legato alla salvaguardia della minoranza religiosa musulmana. Al centro della questione, inoltre, ci sarebbe un’operazione strategia da parte del governo di Xi Jinping di rilanciare il territorio per il turismo, nascondendo i fatti riguardanti la pulizia etnica. “Negli ultimi anni – si legge nel pezzo – il turismo nello Xinjiang si è sviluppato rapidamente: nel 2018 erano più di 150 milioni i visitatori, oltre il 40% in più rispetto al 2017 e nei primi cinque mesi del 2019 si contavano già 50 milioni di turisti, il 51% in più rispetto allo stesso periodo nel 2018”.

Il dibattito sui campi di rieducazione

Non è la prima volta che i campi di rieducazione della Cina diventano oggetto di inchieste giornalistiche. Basti pensare, ad esempio, al caso di ThePrint, che accusa la Cina di aver dato vita a dei Gulag. Come se non bastasse, tempo addietro anche gli Stati Uniti hanno indirizzato a Pechino una critica molto forte. Lo scorso 3 maggio, infatti, gli USA avevano rimproverato la Cina di detenere tre milioni di persone, uiguri a maggioranza musulmana in campi di concentramento. Ciò che manca, tuttavia, è una ferma e unitaria posizione della comunità internazionale nel cercare di far luce sulla vicenda, prima che sia troppo tardi.

Articolo di Angelo Andrea Vegliante