2008/05-08 – Tibet-Pechino: NEWS

2008/05-08 – Tibet-Pechino: NEWS

sviluppi della situazione Tibet-Pechino



In questa pagina verranno aggiornate, in ordine cronologico crescente tutte le principali informazioni sugli sviluppi della situazione Tibet-Pechino, relative ai mesi  mese da maggio a settembre 2008.

Per alcune immagini fotografiche consultare i siti:

flickr.com/photos/tibetanuprising/
www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/lhasa-violenze/4.html

Ulteriori notizie e foto, sul sito www.perlapace.it

Nel sito freetibet ci sono le prime foto del massacro dal Monastero di Kirti. Le foto sono molto dure. se ne consiglia la visione solo ha chi ha uno stomaco (e un cuore) forte abbastanza …

In questa pagina verranno, inoltre, anche riportate le principali notizie tratte dalla stampa oltre agli aggiornamenti sulle posizioni
dei parlamentari Europei,  tratte dai siti dell’Europarlamento e del Financiat Times.

Per ulteriori dettagli si fa riferimento e si rimanda ai siti dei quotidiani online, oltre che ai principali siti istituzionali per il Tibet.

Per alcune notizie relative al mese di agosto si rimanda anche a questa pagina del sito Aref, dove è descrtitta, a cura di Marilia Bellaterra, l’attività di Cooperazione decentrata dell’Associazione in India del Nord e del Sud.



Mumbai, 29 agosto 2008 – il Dalai Lama ricoverato in ospedale per accertamenti
L’Occidentale

Il Dalai Lama è stato ricoverato in un ospedale di Bombay a causa di forti dolori all’addome. Ha darne notizia è stato il Times of India.

“Non c’e’ nessun problema grave di cui preoccuparsi, e’ stato ricoverato per dei dolori all’addome” ha dichiarato Tenzin Taklha, segretario del 73enne leader tibetano, che nei giorni scorsi aveva annullato la visita in Messico e quella nella Repubblica dominicana, a causa di un periodo di stanchezza dopo la recente missione in Francia.


29 agosto 20087 – Songs for Tibet torna anche in Cina
Macity

Dopo il ripristino di iTunes, in Cina torna disponibile anche “Songs for Tibet”. L’album che aveva causato il black out dell’interno negozio riabilitato ad olimpiadi concluse

Dopo iTunes anche l’album pro Tibet torna disponibile in Cina. Il ripristino delle normale condizioni e, persino, della possibilità di acquistare il controverso (per il governo locale) Songs for Tibet è segnalata da diversi siti americani che hanno avuto in riscontro direttamente dal territorio della Repubblica Popolare.

La riapparizione della compilation, destinata a sostenere i progetti del Dalai Lama, dovrebbe essere l’ultimo capitolo di un storia iniziata alcuni giorni fa quando improvvisamente iTunes Store è risultato irraggiungibile se si provava a lanciare il negozio dal territorio cinese. Ben presto ci si è resi conto che il problema era, appunto, l’album promosso da Sting che, per comprensibili ragioni, non risultava molto gradito ai vertici del paese asiatico. Per giunta Apple aveva avuto anche l’idea di promuovere massicciamente la compilation con un banner che compariva sulla vetrina frontale del negozio.

Apple, sollecitata, ha deciso di investigare, un passo formale ma sostanzialmente inutile visto che alcuni media locali (che hanno tradizionalmente vincoli stretti con il governo) erano stati piuttosto espliciti nelle voci di critica a “Songs for Tibet” dando un chiaro segnale sulle ragioni dellom stop al negozio. Successivamente iTunes è riapparso, ma senza le canzoni per il Dalai Lama; ora l’ultimo passaggio con la rinnovata disponibilità anche del lavoro musicale.

 


Dharamsala, 27 agosto 2008 – Tibet: Dalai Lama troppo stanco, tre mesi di riposo
The Instablog

 

Il Dalai Lama ha cancellato tutti i suoi prossimi impegni internazionali e si prenderà tre mesi di assoluto riposo. “Sua santità ha accusato alcuni fastidi nei giorni scorsi e i suoi medici personali attribuiscono la cosa all’affaticamento” si legge in un comunicato dell’ufficio del Dalai Lama. Nei prossimi giorni il 73enne premio Nobel per la pace si sottoporrà a test medici a Mumbai, in India.


Tibet, 27 Agosto 2008 – scossa in Tibet, evacuate 2mila persone, nessuna vittima
The Instablog

Secondo quanto riportato dall’agenzia Nuova Cina, una scossa di terremoto di magnitudo 6,8 della scala Richter ha colpito lunedì notte tre cittadine della contea di Zhongba in Tibet in una zona a 4.700 metri di altitudine. Circa 2 mila persone sono state evacuate. Non sono state segnalate vittime, ma soltanto danni a 42 abitazioni e a diverse scuole. Lievi i danni a una centrale idroelettrica, mentre non sarebbe stata colpita la linea ferroviaria che collega il Tibet alal provincia di Qinghai.

 


New Delhi – sisma 6,4 gradi, avvertito anche in India e Nepal
La Repubblica

Un forte sisma ha investito oggi il Tibet, ma con un’intensita’ tale da essere avvertito anche nel vicino Nepal e in India, dove le onde telluriche sono arrivate fino a New Delhi, facendo tremare gli edifici piu’ alti: lo hanno reso noto fonti del Servizio Meteorologico Indiano, secondo cui al momento non si ha peraltro notizia di vittime. Il fenomeno ha raggiunto magnitudo 6,4 sulla scala aperta Richter. L’epicentro e’ stato localizzato a una profondita’ di circa 35 chilometri nel sottosuolo, in territorio tibetano ma a ridosso della frontiera tra la Cina e il Nepal; in quest’ultimo Paese la popolazione e’ stata presa dal panico ed e’ fuggita dalle case, in particolare a Nepalgunj, localita’ situata 321 chilometri a sud-ovest della capitale Kathmandu.


Delhi, 26 agosto – i 6 digiunatori in Ospedale
by Marilia Bellaterra

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Sarà una maratona spirituale di 12 ore per protestare contro l’oppressione nel mondo, in particolare in Tibet. E’ l’iniziativa a cui parteciperà il Dalai Lama insieme a tutti i tibetani in esilio: 12 ore di preghiera sincronizzate a partire dalle 7 del mattino del 30 agosto. Nel comunicato si legge: “Sarà una delle più importanti campagne contro la violenza del Comitato Solidarietà in Tibet al fine di ottenere il sostegno della comunità internazionale per la pace e la lotta all’oppressione nel mondo, in particolare in Tibet” (m.b.)

Dharamsala, 25 agosto 2008 – His Holiness the Dalai Lama will participate in a 12-hour prayer service and symbolic fasting to be observed by the Tibetans and peace-loving people around the world to reinforce their commitment to non-violence.

It will be one of the most important non-violent campaign by the Tibetan Solidarity Committee to get support from the world community for world peace and fight against oppression in the world in general and particularly in Tibet.

His Holiness the Dalai Lama teaches from the text of Nagarjuna’s “Treatise on the Middle Way”, in Nantes, western France, on 20 August 2008.

Around the world, the synchronized 12-hour campaign will begin at 7 a.m. and go on till 7 p.m. on 30 August.

The Tibetan Solidarity Committee – convened by the Kashag and the Tibetan Parliament-in-Exile – is leading exile Tibetans’ activities under its unified leadership based on non-violent and Middle-Way Approach to bring an immediate end to the ongoing Chinese repression in Tibet.

The committee has appealed to the Tibetan supporters, champions of truth and non-violence around the world to join in this non-violent effort to reduce one’s defilements and to create wisdom and compassion in the minds of the oppressor.

It aims to bring solace to the departed souls of all those Tibetans and who are still enduring atrocities under the brutal Chinese oppression from their sufferings, and for the truth of Tibetan issue to prevail soon.

While observing the fast, people will recite prayers to enhance the collective merits of the Tibetan and Chinese people and long and healthy life of His Holiness the Dalai Lama.

Kalon Tripa has also directed the offices of representative to reach out to Tibetan people, Tibetan supporters, peace-loving people, Tibetan associations and Chinese friends to encourage them to join the non-violent action.

Best Regards,

Tibetan Solidarity Committee


Delhi, 25 agosto – lo strano caso dei digiunatori  scomparsi …
by Marilia Bellaterra

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Delhi, 25 agosto 2008 – Tibetans continue protest at Chinese Embassy in New Delhi
Tibetan Youth Congress

11 members of the Tibetan Youth Congress staged an aggressive demonstration at the Chinese Embassy in New Delhi at around 2:30 pm today to protest the intensified repression in Tibet since the March Uprising inside Tibet.

After the forceful protest near the Chinese Embassy for half an hour, all the members have been detained at the Chankyapuri Police Station. The members chained themselves to the pole near the embassy to prolong their protest. They raised slogans demanding the Chinese government to ‘Quit Tibet”. An attempt to hang a banner was foiled by the police who tore the banner apart.

So far, the cases registered against our members are not known. Among the 11 members today were TYC Joint Secretary Tenzin Norsang and members of RTYC Delhi Rohini, Samyeling, Herbertpur and Dharamshala.

The protest was staged one day after the conclusion of the Beijing Olympics 2008 to remind the world that Tibet continues to remain under the brutal colonial occupation of the Chinese government that has perpetrated continuing violence against the Tibetan people with impunity.

As the Beijing 2008 Olympics was concluded at the Birds Nest (Cage) Stadium, the words of  the IOC officials who claimed that bringing the Olympics to China will improve the human rights situation inside China must be examined and the IOC must be held accountable for the promises that have not been delivered. The IOC must not be allowed to walk away by committing moral violence and violating the rights of the Olympic athletes and citizens who were hampered from staging protests at the Beijing Olympics. A committee should be set up to examine the IOC and  the numerous violations of the Olympics Charter made by the present IOC, including whether the IOC functions independently as a sports body or is being influenced by outside factors.

he Olympics is over, but the Tibetan Movement will continue to reach greater heights. TYC reaffirms its demand for the complete independence of Tibet as the ultimate aspiration of the 6 million Tibetans and pledges to sacrifice whatever our struggle may take of us.

 


Delhi, 24 agosto – cerimonia di chiusura dello sciopero della fame
by Marilia Bellaterra

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Delhi, 24 agosto 2008 – Hasta La Victoria Siempre “Until Victory Always”
Tibetan Youth Congress

The Tibetan Youth Congress (TYC) called off its “Indefinite Fast for Tibet – Without Food and Water” at New Delhi on August 24, 2008 following a visit by former President of Samta Party Mrs. Jaya Jaitley and the General Secretary of Samta Party Mr. Shiv Kumar, assuring to raise the issue vociferously in the Indian Parliament.

At 2 pm a ceremony was observed at Jantar Mantar which signaled the halting of the Tibetan People’s Mass Movement which TYC launched on July 28, 2008 with the start of the first batch of the hunger strikers. The Chief Guest was former President of Samta Party Mrs. Jaya Jaitley and the guest of honour General Secretary of Samta Party Mr. Shiv Kumar and special guest Mrs. Kalindi Rai from Mahila Sangatan Smithi Bihar. The former two batches of hunger strikers were also present and offered scarfs by Mrs. Jaya Jaitley for their undying courage and determination. The special guests highly appreciated the movement the Tibetans have led, especially since March 10th of this year, they also commented on the fact that the world and the Indian population fully supports the Tibetan cause and it is due to the predicament of governments of various nations that there is no political support. They also reminded everyone that a struggle is constant, a movement never ending as truth, justice as well as freedom are notions which are idealistic in nature.

The former Parliamentarian assured the hunger strikers that she, along with other MPs, would raise their demands in the Parliament and also appeal to the Government of India to raise the issue with the Chinese government, requesting to consider and fulfill the demands.

The Tibetan People’s Mass Movement has immortalized the struggle, given it a place in the echelons of “Movements”. The path of ahimsa and non violence it has taken up makes it reflective of non violent movements in the past, features of it can be traced to Gandhi’s Satyagraha which won India’s Independence or the Civil Rights movement in the United States or the Anti apartheid movement of Mandela in South Africa which emancipated the better half of humanity. Paeans of this present Movement will be sung in golden verses in the coming future. It has laid the framework of a future for all Tibetans for a Free Tibet. For Gandhi, “the goal was not important, the journey was”. Keeping in mind this important mantra of success, the Tibetan Youth Congress along with its Tibetan People’s Mass Movement has started a new chapter for the cause of Tibet. The Tibetan issue is no longer restricted to a few, or to the power corridors of Dharamshala, but has percolated to the common Tibetan. This is the greatest achievement of the movement. The gift of His Holiness the Dalai Lama to the exile community is now being utilized by the Tibetans, which is absent in Tibet and is also an enigma for the Communists in China, denied to the Chinese.

The People’s Mass Movement which was directed at the Beijing Olympics may not have stopped the Games, or changed the situation in Tibet, (as a matter of fact the repression has grown more). However, the most significant achievement of the Tibetan People’s Mass Movement is truly its ability to conjure up the masses, bringing up a unity among the Tibetans which are all elements needed for nation building. The human resource which was on display for Tibet during the period of the Games is an ominous sign for the Communist Chinese and highly positive for the Tibetans. Whether it were the protests in China or in exile, Tibetans and supporters turned out in scores and whole heartedly voiced their support for a Free Tibet.

There were 18 brave Tibetans who sat for the fast (no food, no water) for 9 days each in batches of 6. The last 3rd batch sat for 8 days. All of them were forcibly removed by the police. The willingness in them to sacrifice with their mortal lives is an indication of the fact that for them Tibet is more important, plus the dedication from the volunteers as well as the Tibetans and supporters who had come from all over India, was a clear message to the world especially the Chinese, that Tibet will never die.

18 Tibetans who sat on ‘indefinite fast for Tibet’ to represent the plight of the six million Tibetan people  were  – Wangdu Phuntsok, Ven. Tsering, Ven Tenpa Dhargyal, Ven. Sodhak, Ven. Jangchup Sangpo, Ven. Shisa Nyima –  from the first batch. Ven. Sonam Samdup, Ven. Ngawang Nyendak, Ven. Phuntsok Tenzin, Ven. Thupten Dorjee, Ven. Sonam Gyaltsen and Lobsang Jordhen – from the second batch. Dhondup Tsering, Ven. Thupten Tsewang, Ven. Ngawang Samten, Ven Jampa Kelsang, Ven. Tashi Gyamtso, Tsering Tashi – from the third batch.

August 24, 2008 will stand out as one of those remarkable days in the history of mankind, a moment to remember; today one of the greatest spectacles ever witnessed on this planet, a joyous amalgamation of sporting activities and peaceful competition among nations will come to a harmonious end. It was “the” moment for Beijing to shine and the Communists to beam with pride and glory. There was much in stake for the host nation.  The platform to showcase China and for the Dragon to proclaim its superiority in the New World Order was reminiscent of the 1936 Berlin games whose aftermath was the Second World War. The materialistic and chauvinistic face of the Communist China were seen and made headlines throughout the world.

The Tibetan People’s Mass Movement has ignited a spark, one for Free Tibet, and its key players are common Tibetans in exile as well as in Tibet. Tibetans have also scored gold medals, for their compassion, acts of non violence and the joys they sacrificed for the so called greater good. The sacrifices and the struggles in exile for freedom have also ignited passions of the same in Tibet, where the threat, the danger to losing one’s life is more. This is evident from the fact that the uprisings from inside Tibet has increased and is ever increasing, which is a matter of success for the Mass Movement. It has brought Tibetans from all walks of lives together and more importantly created in the hearts of every Tibetan that there is always hope, one for a Free Tibet, one for Rangzen and until its ultimate goal is realized, the People’s Mass Movement will continue … proclaiming to the world that the fight for truth and justice always prevails.

 


Darjerling, 24 agosto 2008 – RTYC and RTWA organized a Black Day in Darjerling
Tibetan Youth Congress

The Regional Tibetan Youth Congress along with the Regional Tibetan Women’s Association organized a black day in Darjeeling town where Tibetans from Darjeeling, Ghoom, Sonada, Rongbul, Mirik, Pokhreboong maneybhangjang, Takdah, 6th mile and Pashupati came forward to mark the closing ceremony of the Beijing Olympics. Around a thousands Tibetans consisting of lay people, monks from various monasteries and students of central school for Tibetans Darjeeling assembled at Chowrasta (the main town square) at 9 am attired in black clothes and black flags marking the injustice that the Tibetan people have faced. An inspiring speech was delivered in Tibetan by mr. Jampa Tenzin la educating the people present on the latest developments in Tibet and the world over on the Tibetan issue. His speech was then followed by Mr. Gyurmey la in English and Nepali for the many foreigners and the local people.

The protesters then marched forward through the main streets chanting slogans against the Chinese rule and seeking support from the United Nations. Many sympathetic westerners also joined in to show their support. The rally then ended at Chowrasta where an effigy of Hu Jintao – the Chinese president was burnt amidst loud cheering. Finally, a short prayer service followed by the mimang langlu marked the end of the protest. And as the people dispersed; it felt that the loud cheers of Bodh Gyalo could even be heard at the bird’s nest stadium in Beijing.

The town of Darjeeling has seen a series of protest rallies and candle light vigils by the Tibetans since the beginning of Olympics in spite of the political disturbances prevalent in the hills. This shows the consistent determination of the Tibetans for a FREE TIBET!

 


Delhi, 23 agosto 2008 – la polizia interrompe, con la forza, lo sciopero della fame
by Marilia Bellaterra

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Delhi, 23 Agosto 2008 – Indian Police take six Hunger Strikers by force
Tibetan Youth Congress

At 4:30 pm, more than 300 Indian law enforcers raided the site of the Indefinite Fast for Tibet without food and water, where the third batch of the hunger strikers were undergoing their eighth day of the indefinite fast. Although the arrival of the police was anticipated, the swift and quiet arrival of the police in the early evening caught everyone by surprise as they came in hiding in a public transportation DTC bus and not a Delhi Police bus. The police quickly got off the bus and swiftly moved towards the tent prepared to perform their duty.

The Tibetans gathered outside the tents instantly rose up and started raising slogans. The loud reverberations of “Longsho Longsho,” made everyone aware of the sudden arrival of the police and their plans. A human wall was quickly formed and the Tibetans put up a strong resistance against the police encroachment. The strong resistance by Tibetans was quickly overpowered by the large numbers of Indian police force attempting to enter the tent. 9 Tibetans, including 5 women and a Korean supporter were detained for obstructing the police in performing their duty but were released from the CP police station late in the evening without any charges.

Tibetans outside continued to raise slogans facing the police after the hunger strikers were taken away and then moved towards the barricade point from where they were not allowed further. They stood at the barricades shouting slogans until they were allowed to march further towards the Parliament Street where the Vice President of TYC briefed everyone on the predicament of the Indian authorities and relayed that the responsibility now lies in the hands of the Indian government who have taken the hunger strikers by force. The March was concluded at Jantar Mantar.

The amazing resistance shown by the brave hunger strikers showed their strong determination to continue the fast. The oldest hunger striker Dhondup Tsering la attempted to raise slogan as the police carried him away on the mattress. His dry and weak voice could not be heard very far, but his teary eyes and powerless voice was heard through his raised fist that showed the strength in his spirit. The vigorous movements made by Venerable Ngawang Samten on his mattress to strongly repel the police before several police grabbed his mattress and carried him away showed his aspiration to continue his fast.

The clever move by the police however was not quick enough, as one of the hunger striker Ven. Tashi Gyatso escaped from the tent on his own and was hidden at an undisclosed location until things settled down. Late in the evening, Ven. Tashi Gyatso returned to his bed to continue the Indefinite Fast for Tibet. It is highly regrettable that the Indian Police came to take the hunger strikers away by force without bringing an ambulance.

The hunger strikers strong determination carried them through the eighth day of the fast, although the physical symptoms that they suffered from showed that their physical health was critical. The hunger strikers were suffering from strong abdominal pain, gastritis, nausea, dizziness. The falling blood pressure and pulse rates also raised the alarm bells of the Indian police. Four hunger strikers were advised to be immediately hospitalized this morning after the government doctor brought by the Indian police examined the hunger strikers.

Among the visitors today, former hunger strikers of the first and second batch of the “Indefinite Fast for Tibet” visited the present hunger strikers. Former Centrex member, Ms. Karma Choekyi also paid a visit to the hunger strikers today. The day was to be concluded today with prayers and a Candle light vigil dedicated to the victims of Chinese oppression since the March Uprising inside Tibet, when the police again displayed their cleverness. During the candle Light vigil, as people marched away from the tent the police swiftly came in large numbers and whisked away the sixth hunger striker. Tibetans heard the police and ran back towards the tent. In an effort to resist Ven. Tashi Gyatso being taken away by the police, attempts were made to obstruct the police.

People continued to raise slogans and express anger at the way the police took away the hunger strikers. One woman cried and said, “They took him away like an animal, not like a human being. This is not the way you take away a human being.” Angered over the uncivilized way Ven Tashi Gyatso was taken away, the people walked on the road and stopped the traffic for a short while until they were persuaded to walk towards the tent. Ven. Tashi Gyatso, cried at the hospital and was deeply saddened by the intervention from the Indian police.

The millions of viewers who have seen the strength of the human spirit on display in the performances of the Olympic athletes, must also hear about the display of that same human spirit here at Jantar Mantar, where six brave Tibetans have undertaken the “Indefinite Fast for Tibet – without Food and Water” demanding justice for Tibet and fighting for a greater purpose by sacrificing the most precious gift, the gift of life.


Pechino, 23 Agosto 2008 – Pechino accusa la stampa estera
by Federico Rampini

Le autorità cinesi negano che la polizia abbia sparato lunedì contro una manifestazione di tibetani facendo una strage. E passano al contrattacco. Sferrano dalla sede dei Giochi olimpici una dura offensiva contro la stampa occidentale, accusata di essere “prevenuta” e di “non scrivere la verità”. La pesante reazione è giunta dopo l’intervista concessa a Le Monde dal Dalai Lama, in visita in Francia. Il quotidiano francese aveva riferito che 140 persone sarebbero morte durante una protesta a Garze, località tibetana nella provincia del Sichuan. Secondo una successiva precisazione del Dalai Lama quel bilancio era stato raccolto dal suo entourage ma lui stesso non poteva confermarlo “per l’impossibilità di fare controlli incrociati”. Il leader buddista ha tuttavia confermato che a Lhasa e in altre località la violenta repressione della rivolta di marzo ha fatto 400 morti. Ieri un funzionario governativo di Garze ha opposto una secca smentita alle voci sulla strage del 18 agosto. “In questa zona – ha detto – non c’è stata alcuna protesta repressa nel sangue”. Altri riscontri con fonti indipendenti non sono possibili. Come al Dalai Lama, anche ai mass media stranieri è vietato visitare Garze o contattare gli abitanti. La cittadina è al di fuori dal Tibet ma ugualmente è isolata. E’ sotto controllo militare, i collegamenti telefonici sono interrotti e ai residenti è proibito parlare con gli stranieri. Le voci su nuove violenze contro i tibetani sono rimbalzate ieri mattina alla consueta conferenza stampa del Comitato olimpico. A rispondere c’era come sempre Wang Wei, il portavoce delle autorità olimpiche cinesi. Wang è un volto ormai noto ai giornalisti stranieri. E’ un abile diplomatico, capace di smussare gli angoli. E’ il volto impeccabile che dialoga con il resto del mondo per conto del Bocog (comitato olimpico di Pechino). Ma la sua eleganza nel dribblare le domande più scomode ieri si è dileguata improvvisamente. Alla domanda sul Tibet Wang è sbottato: “Non ho sentito che la polizia abbia aperto il fuoco sui tibetani ma so quel che è successo durante gli scontri scoppiati a Lhasa a marzo. La polizia in quel frangente fu molto moderata ed evitò di aprire il fuoco, nonostante fosse sotto attacco. Molti poliziotti furono aggrediti e anche uccisi. Questa è l’unica informazione che ho per il momento”. Wang ha ripreso fiato mentre prendeva la parola Giselle Davis del Comitato olimpico internazionale (Cio). Solo qualche minuto di intermezzo ed è tornato all’attacco lui, questa volta per una lunga requisitoria contro la stampa straniera. “Ci sono molte critiche in questa sala stampa – ha detto Wang – e questo riflette quanto siano prevenuti certi mass media contro la Cina, quanto poco capiscano la Cina. E’ la stessa esperienza che abbiamo avuto quando la fiaccola olimpica viaggiava fuori dal paese. I Giochi offrono un’ottima finestra per vedere la vera Cina. La storia dimostrerà chi siamo veramente, qual è il progresso in atto nel nostro paese. La storia dimostrerà che fu corretta la decisione del 2001 di assegnare le Olimpiadi alla Cina”. Dopo aver regolato i conti con i giornalisti il portavoce olimpico è ritornato anche sul Tibet. “Voi non conoscete il Tibet. Dovreste chiedere cosa ne pensa la gente comune a Pechino, in tutta
la Cina, e nello stesso Tibet. Io ci sono stato due volte. Nel 1998 ci andai per un programma di sostegno alle scuole. Per l’istruzione ogni tibetano riceve dalla Repubblica Popolare 10.000 renminbi (1.000 euro, ndr) all’anno. Tutte le provincie della Cina aiutano il Tibet. Ho amici in Tibet che sostengono le riforme cinesi, le loro condizioni di vita sono nettamente migliorate. Sono contenti. E’ meglio che voi sappiate qualcosa prima di trarre conclusioni. Questo è il progresso della Cina, lo sviluppo. Questa è la ragione per cui la gente nelle strade è così contenta, è così ottimista sul suo futuro. Anche gli atleti sono contenti di questi Giochi. Ma i mass media devono scrivere articoli, devono trovare qualche notizia. Scrivete notizie vere, per favore. Grazie”. Un lungo, insolito, appassionato sfogo. Un grido dell’orgoglio nazionale ferito, una reazione quasi esasperata. Perfino l’alto funzionario Wang che si è allenato da anni per reggere il ping pong con la stampa dei paesi democratici, sembra aver raggiunto il suo limite di sopportazione. Il processo quotidiano che questi Giochi lo costringono a subire, ieri di colpo gli è sembrato un esercizio intollerabile. Intanto il Cio ha dovuto prendere atto con “rammarico” del trattamento inflitto dalla polizia di Pechino a due fotoreporter dell’Associated Press che mercoledì avevano seguito una manifestazione pro-Tibet. Secondo la denuncia della federazione della stampa estera in Cina, “uno è stato immobilizzato a terra, con il viso schiacciato contro l’asfalto, un braccio piegato violentemente dietro la schiena, mentre gli toglievano l’apparecchio fotografico; l’altro è stato spinto a terra e gli è stata strappata la videocamera”. Wang ha risposto che i giornalisti erano stati scambiati per dei manifestanti.


Delhi, 22 agosto 2008 – la tenda del digiuno
by Marilia Bellaterra

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Pechino, 21 agosto 2008 – Olimpiadi: arrestati quattro attivisti pro Tibet stranieri
ASCA-AFP

La polizia cinese ha arrestato altri quattro attivisti pro-Tibet dopo una protesta avvenuta poco dopo la mezzanotte di oggi nei pressi dello stadio Olimpico di Pechino.

I quattro, spiega in un comunicato il gruppo Studenti per un Tibet Libero, sono stati portati via in un veicolo della polizia dopo che di tre loro hanno spiegato una bandiera tibetana e hanno gridato ”Tibet libero”.

La protesta dei quattro – un tibetano-tedesco, due americani e un britannico – e’ l’ottava dall’inizio delle Olimpiadi.

”Le misure di sorveglianza da parte delle autorita’ cinese sono state incrementate drammaticamente negli ultimi giorni”, denuncia il gruppo nel comunicato.


Parigi, 21 agosto 2008 – Dalai Lama “140 Tibetani uccisi in un giorno solo”
AGI/REUTERS

Il Dalai Lama ha accusato l’esercito cinese di aver ucciso 140 tibetani lunedi’ scorso nella regione di Kham, nel Tibet orientale. In un’intervista pubblicata dal quotidiano francese “Le Monde” il leader spirituale tibetano, che si trova a Parigi, ha precisato che “la notizia e’ in attesa di conferma” ma che gli e’ stata riferita da “testimoni affidabili”. Dall’inizio delle proteste in Tibet, si legge inoltre nell’intervista, “400 persone disarmate sono state uccise nella sola regione di Lhasa quindi il numero delle vittime in tutto il Paese e’ ovviamente piu’ alto”. Dal 10 marzo “10mila persone sono state arrestate e non sappiamo dove si trovano”.

Il Dalai Lama, che domani incontrera’ la premier dame Carla Bruni in occasione dell’inaugurazione di un tempio buddhista a Roqueredonde, durante la sua permanenza in Francia ha accusato la Cina di aver inasprito la repressione in Tibet: “Avevamo creduto ai segnali positivi pervenuti durante le Olimpiadi, ma siamo stati smentiti e nei colloqui con il governo cinese i nostri emissari hanno trovato un muro”. Altra accusa lanciata a Pechino e’ quella di voler insediare un milione di cinesi di etnia Han per diluire ulteriormente la presenza tibetana nella regione. All’incontro pareciperanno anche il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, e il segretario di Stato ai Diritti umani, Rama Yade. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha deciso di evitare l’incontro dopo le pressioni di Pechino che aveva minacciato gravi conseguenze.


Washington, 19 agosto 2008 – Oltre 40 atleti scaricano online il disco “Songs for Tibet”
Adnkronos/Dpa


Oltre 40 atleti olimpici hanno scaricato online l’album “Songs for Tibet”, quale simbolico gesto di solidarieta’ verso il popolo himalayano. Lo ha annunciato l’organizzazione umanitaria ‘Campagna internazionale per il Tibet’ dalla sua sede a Washington. Tra gli sportivi invitati ad effettuare il ‘download’ del disco dal sito web della ‘Fondazione Arte della Pace’, dietro garanzia dell’anonimato, figurerebbero anche degli atleti cinesi. All’album “Songs for Tibet: The Art of Peace” hanno collaborato artisti del calibro di Sting, Alanis Morissette, Dave Matthews e Moby.

 


Parigi, 18 agosto 2008 – Tibet: nessun incontro Kouchner-Dalai Lama
L’Unione Sarda

Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha smentito la notizia, diffusa giovedì scorso, di un suo previsto incontro con il Dalai Lama il prossimo 20 agosto. “Il 20, non posso” ha dichiarato Kouchner in un’intervista al ‘Journal de Dimanche’, sottolineando che la visita del leader spirituale tibetano “è una visita privata, senza fanfare né trombe”. Il ministro spiega di aver “sentito per telefono” il Dalai Lama, ma di non essere riuscito a fissare un incontro a causa di una “agenda sconvolta dalla crisi georgiana”. L’annuncio dell’incontro tra Kouchner e il Dalai Lama era stato dato giovedì scorso dall’interprete ufficiale del leader tibetano, Matthieu Ricard, secondo cui i due si sarebbero visti “il 20 agosto a Nantes”. Il partito socialista ha parlato di “tentennamenti irresponsabili” del governo, parlando di una diplomazia del presidente Nicolas Sarkozy “senza bussola, la cui sola linea sembra essere quella di non offendere la Cina”. La visita del Dalai Lama in Francia, come lui stesso ha dichiarato, ha carattere soprattutto “religioso e spirituale”. L’unico incontro politico ufficiale si è tenuto mercoledì scorso in Senato, a porte chiuse.

 


Nepal, 19 agosto 2008 – Manifestanti pro-Tibet arrestati
The Instablog

Duecento manifestanti pro-Tibet che protestavano davanti all’ambasciata cinese sono stati arrestati in Nepa. I manifestanti, soprattutto monaci, si sono radunati inanzi all’ambasciata cinese urlando slogan come “Free Tibet” e “Cina lasciaci il nostro paese”. Dopo alcuni scontri di lieve entità, 200 di loro sono stati condotto in cella. Pochi giorni un migliaio di tibetani erano stati arrestati dalla polizia nepalese per poi essere rilasciati il giorno dopo.
 


18 agosto 2008 – Kadeer, una uigura contro Pechino: per i Giochi hanno annientato il mio popolo
Blog Panorama

Una minuta donna dal carattere d’acciaio, madre di 11 figli, nata povera e diventata milionaria, ex prigioniera politica, ora leader internazionale: è per il popolo uiguri quello che il Dalai Lama rappresenta per i tibetani. Rebiya Kadeer non parla inglese, se non per rivolgere un cordiale saluto.

È Alim Seytoff, il segretario della Uyghur American Association, con un forte accento statunitense, a offrirsi per tradurre l’intervista con questo simbolo della lotta per la libertà e i diritti umani. Tutti gli occhi del mondo sono puntati su Pechino. E dopo i recenti, ripetuti attentati nella regione occidentale dello Xinjiang – o Turkestan orientale, come viene chiamato dai loro abitanti di origine turcomanna – il mondo ha imparato che esiste, accanto a quella tibetana, anche un’altra questione etnica nell’immensa Cina.

La 61enne, eletta nel 2006, presidente del Congresso Mondiale Uiguro, condanna i recenti attentati compiuti secondo Pechino da alcuni gruppi radicali. “Io sono contro la violenza. Da qualunque parte provenga: bisogna sottolineare come la repressione cinese abbia portato il mio popolo a un punto di non ritorno”, dichiara a Panorama.it.

Sono decine i rapporti delle associazioni per i diritti umani sulle brutalità dei poliziotti e dei soldati cinesi in questa ricca regione, i cui confini baciano l’Asia Centrale. Rebiya Kadeer ha conosciuto sulla propria pelle quella crudeltà.

Dopo aver lavorato per anni in una lavanderia, questa donna energica e battagliera si trasforma in una ricca imprenditrice. La sua ascesa economica diventa un caso, tanto che il regime di Pechino la vuole assumere come esempio per le altre cinesi Per questo la coopta in un importante organismo statale e poi la inserisce nella delegazione che parteciperà nel 1995 alla Conferenza Mondiale dell’Onu sulle donne. Ma lei è una Uigura.

E suo marito, un anno dopo, si rifugia negli Usa per motivi politici. Lei cade in disgrazia perché si rifiuta di condannare pubblicamente quella fuga. Nel 1999, poco prima di incontrare una delegazione statunitense, Rebiya Kadeer viene arrestata con l’accusa di aver attentato alla sicurezza nazionale. Cosa aveva fatto? Aveva inviato dei ritagli di giornale al marito. Rimarrà dietro le sbarre sei lunghi anni. Verrà rilasciata nel 2005, ufficialmente per motivi di salute. In realtà, si tratterà di un gesto distensivo tra Usa e Cina. Da Washington, segue ogni giorno, la lotta e la sofferenza del suo popolo.

“I cinesi hanno usato la scusa delle Olimpiadi per imporre un ulteriore giro di vite. In luglio, ci sono state esecuzioni capitali di attivisti alle quali sono stati costretti ad assistere migliaia di persone. È il regime del terrore. A decine vengono arrestati, torturati, incarcerati. Ci accusano di essere legati ai gruppi fondamentalisti solo perché siamo musulmani. Da anni, ci tolgono tutto. La libertà di criticare la politica del governo di Pechino, le nostre case e i nostri posti di lavoro, che vengono dati ai cinesi fatti immigrare nella nostra regione. Le nostre risorse, il gas e il petrolio, prese e dirottate verso le altre zone della Cina. E anche la nostra gioventù. I maschi, lasciati lì, senza speranza. Le donne tra i 15 e i 25 anni, deportate, lontane dalla nostra terra”, spiega.

E, tutto questo accade nell’indifferenza dell’Occidente. Lei, che è riuscita a ottenere un incontro viso a viso con il Presidente George W. Bush non ha timore nel dire che Stati Uniti e Europa si sono dimostrati troppo timidi nell’appoggio alla causa del suo popolo.”Distratti? Vogliamo dire così? Troppo distratti. E la Cina ne ha approfittato di questa mancanza di attenzione, aumentando la repressione”. La partecipazione dei Grandi della Terra alla cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici fa parte di questa “distrazione” occidentale. Il Congresso Mondiale Uiguro non vuole l’indipendenza del Turkestan Orientale, ma, come chiedono i tibetani, una profonda e reale autonomia, politica, economica e culturale.

Questa donna, candidata al Premio Nobel per la Pace, racconta di aver deciso di impegnarsi per la causa del suo popolo perché “non potevo vivere in un posto dove noi sembravamo dei marziani rispetto a buona parte del resto del mondo, laddove esiste la democrazia e non la dittatura, i diritti umani vengono rispettati e non calpestati. Potevo fare altrimenti, visto la sofferenza a cui siamo sottoposti? L’importante è che venga compreso che il mio impegno per gli Uiguri è la lotta di un essere umano insieme e a favore di altri essere umani”.

La storia di Rebiya Kadeer testimonia come sia diventata un simbolo capace di oltrepassare la particolare situazione del Turkestan Orientale (Xinjiang, per i cinesi): come il Dalai Lama la sua lotta secondo molti è in grado di abbracciare l’intera parte dell’umanità che crede ancora nel rispetto dei diritti della persona.

 


Parigi, 17 agosto 2008 – Il Dalai Lama rompe il “silenzio olimpico”: la Cina tortura a morte i civili in Tibet
Rainews24

Dopo aver osservato uno scrupoloso silenzio e aver sostenuto pubblicamente le olimpiadi di Pechino a sorpresa il Dalai Lama ha accusato le autorità cinesi di “arrestare spesso civili in Tibet, che vengono torturati con fino alla morte”.

In un’intervista al primo canale tv, Tf1, il leader spirituale tibetano in visita a Parigi ha puntato il dito contro Pechino che non “rispetta in alcun modo lo spirito olimpico”.


Dharamsala, 14 agosto 2008 – 12 ore di digiuno per il 30 agosto

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

In conferenza stampa a Dharamsala, Karma Choephel, portavoce del Governo Tibetano in Esilio a nome del Comitato di Solidarietà per il Tibet ha richiesto un digiuno di 12 ore per il 30 Agosto. Stessa comunicazione-richiesta arriva via mail a firma del Primo Ministro del Governo Tibetano il Kalon Tripa Samdhong Rimoche. Si tratta di una pratica buddista accompagnata da recitazione di mantra e preghiere dedicate ai martiri della repressione cinese. Per chi non segue questo credo spirituale ma vuole essere vicino al popolo tibetano può semplicemente avere un pensiero di solidarietà.

Segue la richiesta del Kalon Tripa Samdong Rimpoche

A Personal Request

Dear Friends,

You might have seen the Appeal issued by the Tibetan Solidarity Committee to request all Tibetans, Tibet Support Groups and peace-loving people of the world to observe a 12-hour symbolic fasting and prayer on 30th August 2008 for world peace and, particularly, for the departed souls of the Tibetan people in recent months in Tibet. The appeal also re-commits ourselves to the path of non-violence. The objectives and how to observe the fasting are mentioned in detail in the appeal. If you have not received the appeal as yet, please visit our official website

http://www.tibet.net/en/prelease/2008/140808.html
and
www.stoptibetcrisis.org.

We consider this as extremely important non-violent action taken by Tibetans under the leadership of His Holiness the Dalai Lama in a very critical period for Tibet, particularly the post-Olympic period. I personally request you and your organization to kindly participate in this fast and prayer and encourage many other people to join us in this effort to reduce our own defilements and to create wisdom and compassion in the minds of the oppressor. I believe you will cooperate us in this non-violent action.

With my warm personal greetings,
Your sincerely,

Samdhong Rinpoche
KALON TRIPA

 


New Delhi, 14 agosto 2008 – ricovero forzato per gli scioperanti

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Ormai si sapeva che era questione di poco. Un team di medici scortato da nutrito gruppo di poliziotti è arrivato alla tenda di Jantar Mantar ha visitato gli scioperanti e per quattro di loro ha ordinato l’immediato ricovero. Questo secondo gruppo di scioperanti era subentrato dopo che anche il primo era stato ospedalizzato nei giorni scorsi. A niente sono valse le proteste dei tibetani intorno alla tenda. Questa sera il Tibetan Youth Congress si riunisce per stabilire nuove azioni e strategie di protesta.

 


Parigi, 13 agosto 2008 – i politici francesi incontreranno il Dalai Lama

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Anche Bernard Kouchner, Ministro degli Esteri Francese ha espresso il desiderio di incontrare il Dalai Lama. Così come Rama Yade (foto), Segretario di Stato preposta ai Diritti Umani che ha già avviato contatti tra i vari uffici per stabilire la data più opportuna. In precedenza c’era già stato l’annuncio che Ségolène Royal incontrerà il Dalai Lama a Nantes dove Sua Santità terrà un ciclo di insegnamenti. C’è da dire che sono ancora in molti in Francia ad esprimere disappunto per l’atteggiamento prudente tenuto dal presidente Sarkozy che  ha deciso di evitare l’incontro per non irritare il governo cinese.


Parigi, 13 agosto 2008 – Il leader spirituale del buddismo tibetano denuncia: le violenze anche nel periodo dei giochi olimpici
News Way

“Pechino non sta rispettando la tregua olimpica”. Lo ha detto il Dalai Lama (nella foto) nel corso di una riunione a porte chiuse, cui hanno preso parte una trentina di deputati francesi dei gruppi parlamentari per il Tibet.

A riferirlo il senatore socialista Robert Badinter al termine della riunione con il capo spirituale buddista “La sua risposta è stata chiara: no. ha detto – Mentre si tengono i giochi olimpici, l’oppressione e la repressione del popolo tibetano prosegue”.

Ci ha informati di una repressione terribile che non cessa malgrado la tregua olimpica”, conferma il senatore Jean-Louis Blanco.

“Dallo scorso 10 marzo – prosegue Blanco – ci sono stati degli arresti, delle esecuzioni e un imponente rafforzamento della presenza militare cinese, con la costruzione di nuove caserme”.Il Dalai Lama nel corso dell’audizione tenutasi nella sala del Senato francese ha evocato anche il pericolo di una “colonizzazione accelerata”, parlando di circa un milione di cinesi che si apprestano a stabilirsi in territorio tibetano allo scopo di “annacquare” la popolazione locale.”Il governo cinese nega i problemi del Tibet e non si degna di ascoltare le richieste del popolo tibetano”, ha affermato il leader religioso nel corso di una conferenza stampa, tenuta a Parigi, al termine dell’incontro in Senato.

In merito alle trattative avviate già nel 2002 nel quadro dei negoziati ufficiali ha detto, ribadendo la sua disponibilità, che una decisione in merito al proseguimento dei colloqui verrà presa in occasione della riunione annuale del parlamento tibetano in esilio che si terrà a settembre.Già lo scorso mese due emissari del Dalai Lama hanno incontrato a Parigi alcuni rappresentanti del governo cinese. In quanto all’incontro con il premier francese Nicolas Sarkozy, è escluso un faccia a faccia durante le Olimpiadi di Pechino. Secondo quanto annunciato ieri da Roger Karoutchi, sottosegretario incaricato dei rapporti con il Parlamento ‘ l’incontro si terrà, ma il prossimo 10 dicembre a Parigi, nell’ambito di un meeting con i premi Nobel per la Pace che si terrà il 10 dicembre prossimo. Sarà invece la premiere dame Carla Bruni a vedere il leader tibetano in occasione del l’inaugurazione di un tempio buddista a Roqueredonde, vicino Montpellier, nel Dipartimento dell’Herault.

 


Kathmandu, 13 agosto 2008 – 1000 manifestanti arrestati in Nepal


Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al TibetGiotibet.

Ancora arresti nella capitale nepalese a seguito delle ormai quotidiane manifestazioni degli esuli tibetani davanti alle sedi diplomatiche cinesi dell’ambasciata e del consolato. La contestazione si è svolta davanti alla palazzina dell’ufficio visti. Il capo della polizia Sarbendra Khanal ammette l’arresto di 1068 tibetani che manifestavano in zona a loro proibita.

 


Pechino, 13 agosto 2008 – CIO: niente blocchi all’informazione

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Il Comitato Internazionale Olimpico ha criticato il governo cinese per avere impedito a John Ray, il giornalista televisivo inglese, di svolgere il suo lavoro. Ray si trovava sul luogo della contestazione al parco etnico con una sua troupe del canale televisivo ITN ed è stato bloccato e malmenato dagli agenti intervenuti a far cessare la manifestazione di protesta. La polizia si è ufficialmente giustificata dicendo di avere scambiato il giornalista per uno dei contestatori.

 


Pechino, 13 agosto 2008 – rimandati a casa gli 8 contestatori

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Gli otto attivisti di Students for a Free Tibet (STF) autori della protesta al Parco Etnico dove hanno esposto striscioni pro Tibet, sono stati rilasciati e rispediti a casa. Sette di loro sono già arrivati a San Francisco mentre Pema Yoko, la tibeto-giapponese che vive a Londra, è atterrata a Francoforte dove ha ribadito con determinazione il suo impegno a difendere la causa tibetana contro il regime cinese responsabile del genocidio non solo culturale della terra di suo padre.

 


Parigi, 13 agosto 2008 ; “sono solo un portavoce dei Tibetani”

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

”Come Dalai Lama ho il dovere di diffondere il messaggio di risentimento dei popolo tibetano, come politico sono ormai un semi-pensionato e le decisioni le prende il governo tibetano in esilio eletto democraticamente”. Infine ha aggiunto di essere più che pro-Tibet, pro-verità e giustizia e ha invitato i media a informare della questione tibetana in modo chiaro e obiettivo.

 


New Delhi, 12 agosto 2008 – gli scioperanti beffano la polizia

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Nella Tenda di Jantar Mantar stavano per arrivare 400 poliziotti, molti dei quali in borghese, per obbligare gli scioperanti al ricovero in ospedale. Con un semplice e furbo stratagemma, l’organizzazione ha evitato il ricovero sostituendo gli scioperanti con altri volontari in condizioni nettamente migliori. In questo modo sono stati scongiurati anche spiacevoli incidenti come era già accaduto qualche giorno fa in un’occasione simile.

 


Ginevra, Svizzera, 12 agosto 2008 – richieste notizie sul Panchen Lama

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Gedun Choky Njima è stato definito il più giovane prigioniero politico. Riconosciuto come reincarnazione della seconda autorità spirituale tibetana, è stato rapito nel 1995 a soli sei anni e da allora non si sa più niente. Il Comitato contro le Torture dell’ONU ha chiesto al governo cinese informazioni. Sono richieste periodiche, ma potrebbe essere il momento giusto per forzare la mano su questo caso.

 


Ngaba, Kardze, Tibet, 12 agosto 2008 – la polizia spara su sue donne

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Sonam Wangmo (22) del villaggio di Tseni, cameriera in un tea-shop e Zhang Yeying del Gyarong erano in strada davanti a un negozio di telefonia quando sono state raggiunte da colpi di arma da fuoco e ferite una al braccio e l’altra alla mano. Testimoni oculari riferiscono che non c’era alcun motivo e che i colpi sono stati esplosi deliberatamente. La tensione è sempre alta nella zona.

 


Delhi, 11 agosto 2008 – Wake Up

Tibetan Youth Congress

At 10:30 in the morning, around 200 Tibetans converged at the Information Centre of the United Nations at Lodi Estate in Delhi, the highest body of appeal, the symbol of justice and equality. The behemoth which provides solutions to all global problems, but however, this is the same giant which has been snoring regarding the illegal occupation of Tibet and the genocide that has taken place there ever since 1959. Just like Rip Van Winkle, the UN wakes up once or twice on the Tibetan issue, but due to China, a spoilt brat of the United Nations, the patriarchal figure forgets about the duties that it has towards a son that it has already lost. There were cries for freedom, for justice and for their demands to be met by the UN authorities. The main reason for the protest was to inquire about the status of the memorandum which had been given to the United Nations on the 29th of July by the Youth Congress, as well as appealing to them to visit the site where the indefinite fast is undergoing, the UN did send an envoy when the TYC had organised a hunger strike in the United States in the year 2004 and when Pawo Thupten Ngodup had renounced the world in the year 1998 at Jantar Mantar, Delhi.

The outcry lasted for an hour compelling the UN officer concerned in India to come and meet the executive of the TYC. The Indian authorities had to round off the protestors as tempers were flaring up in the crowd; they were then ferried off to Jantar Mantar. However, the support from the police is commendable as an escort was received from the police to the United Nations office in Delhi.   All along; they were protesting and raising a question about the role of the UN in a world which has denied justice to the Tibetans. The cries of the Tibetans have been falling on deaf ears and it is no different with the UN.  Hence, to strike a cord in the hearts of the authorities in the UN as well as of the world, 6 brave Tibetans have been on an indefinite fast, (no food, no water), making today the 6th day. For today, they will be joined by the 200 odd Tibetans who are protesting at Jantar Mantar, who braving the heat will also sit on a fast, (no food and no water) till 5 p.m. This is in dedication to the martyrs of Tibet as well as for the brave 6 who are on the indefinite fast. Solidarity also poured in from Tihar Central Prison; where 68 Tibetans along with the General Secretary of TYC Mr. Thondup Lhadhar, who have been incarcerated since 5th of August, sat on an indefinite fast for 48 hours no food, no water. Every morning they are offering prayers for the hunger strikers as well as for the brave patriots in Tibet.

A memorandum regarding the sacrifice being made by the 6 brave hunger strikers as well as the fast till 5 p.m by the 200 protestors will be relayed to the United Nations office in Delhi. While the rest of the world competes for gold in the Olympics, Tibetans are competing to survive, survival in a world order which has cared less for the Tibetan issue. The metals which have been used to forge the medals are all illegally minted in Tibet, are stained with blood. Just like a highwayman, China has robbed Tibet of its natural resources and also vehemently raped its culture. However, like after every night there is a dawn, Tibetans have not lost hope and still in them we witness a thirst for justice and for a Free Tibet, to carry forward their struggle in the most non violent peaceful manner which will surely be seen as a cornerstone for future movements to come. 


Delhi, 10 agosto 2008 – Continua il digiuno …
Tibetan Youth Congress

After four grueling days of the indefinite fast for Tibet (no food, no water), Mrs. Asha Reddy was persuaded by the Central Executive members of the TYC to give up her fast. Exactly at 11 in the morning, Mr. Tsewang Rinzin, the President of the Youth Congress offered her juice; and she was taken to the Hospital for recuperation. Her contribution is immense and is a testimony to the fact that no matter what there is a sacred bond which links all humans alike, which is known as “humanity”. It was for the sake of humanity, the power to feel the pain and suffering of another person that Asha Reddy forsake her own health and sat for this fast. This contribution from her for the cause is huge, even though she may term it as insignificant.

Georgia is mulling the idea of a pullout from the Olympics as Russia has launched an attack on it, not respecting the Olympic truce. How ironic can it be!! The nation hosting the Olympics is the greatest perpetrator of violence and is a staunch ally of Russia; much of the brutalities of the Communist State in China are borrowed from the Stalinist past that Russia once had and Tibetans are suffering from such a regime since 1959, which has aggravated more specially to the run-up to the Olympics. Today, to express this pain that they have been suffering from, Tibetans were strewn all over Delhi with pamphlets to distribute and to create awareness about the injustice that has been done to Tibet.

The hunger strikers are still on their path of sacrifice, with an attempt to draw the attention of the world to the plight of the Tibetans. Their health has failed a lot as today is the 5th day of their fast. With the rising heat and humidity, each day without food and water will make it immensely difficult, truly testing their courage and their mettle. The first batch is currently recuperating in Tirath Ram Hospital. Most of them are out of danger. The prayers and well wishes of all the Tibetans are with them.

Cries for truth, justice and a Free Tibet rented the air at Jantar Mantar. Echoes seeking support from India as well as the world could be heard. The protestors from numerous regions of India displayed an adrenalin rush so strong that they could have withstood the harshest of all tempests. An elderly nun could be seen offering a mandala to the deities, when asked why, she replied that a mandala offering is for the upliftment of all sentient beings but today it was for a special purpose, it was for the ones who are on a fast (no food no water), to grant them strength and to get rid of temptations related to hunger and thirst. Mr. Brij Bhusan Tiwari, Member of Parliament Rajya Sabha India came to express his solidarity to the hunger strikers as well as he wrote that he will request the Indian government to put some pressure on the Chinese to solve the deadlock. Mr. C. Bhutia, a high ranking officer with the Delhi Development Authority (D.D.A) also expressed his solidarity to them and wrote that ” Its my first visit to this place, I express my solidarity to my entire community. I hope we shall overcome one day.”

May this statement truly come true … this is the wish, the aspirations in the hearts of every Tibetan who with flickering candles in their hands appeal for nothing but for truth to prevail, for justice to emerge victorious and for Tibet to be a zone of peace, a land for Tibetans … so ending the 4th day of the Tibetan People’s Mass Movement.


Kathmandu (Nepal), 09 agosto, 2008 – altri 300 arresti a Kathmandu
Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

La polizia ha bloccato una manifestazione di tibetani e ne ha arrestato altri 300, alcuni di loro stavano per penetrare all’interno dell’ambasciata cinese.

 


Pechino (Cina), 09 agosto, 2008 – manifestazione in TienanmenGiotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

 

Cinque attivisti, David Demes (21) Germania, Evan Silverman (31), Diane Gatterdam (55) e  Joan Roney (39) USA, Chris Schwartz (24) Canada, sono stati protagonisti di una protesta nella storica piazza Tienanmen. Sdraiati a terra  a mo’ di cadaveri e coperti di bandiere tibetane. Il tutto per 10 minuti. Poi è intervenuta la polizia.


Hong Kong (Cina), 09 agosto, 2008 – protesta nel campo di equitazione

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Due giovani studenti sono riusciti a esporre una bandiera del Tibet durante le gare olmpiche di equitazione a Sha Tin distretto della città di Hong Kong. Nelle loro intenzioni c’era anche di esporre uno striscione sul quale era scritto “Stop al partito unico”.

 


Pechino (Cina), 08 agosto, 2008 – 40″ di protesta davanti allo stadio
Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Tre attivisti, Jonthan Stribling (27), Kalaya’an Mendoza (29) e Cesar Pablo Maxit hanno inscenato una protesta simbolica con bandiere e t-shirt inneggianti al Tibet proprio nel parco olimpico nei pressi dello stadio “Nido d’Uccello”. La polizia cinese ha bloccato la protesta appena 40 secondi dopo!


Nepal, 08 agosto, 2008 – altri 110 arresti

Nepal, 08 agosto, 2008 – altri 110 arresti
Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Ennesima prova di forza contro tibetani e di servile fedeltà alla Cina del fantoccio governo maoista nepalese. A poche ore dall’inizio delle ONepallimpiadi la polizia nepalese ha contrastato con la ormai solita violenza una manifestazione tibetana arrestando oltre 1100 persone.

 


New York (USA), 08 agosto, 2008

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

A poche ore dal’inaugurazione dei Giochi, un gruppo di attivisti di Student for a free Tibet ha organizzato una singolare e creativa protesta davanti al consolato cinese di New York. I supporters tibetani hanno proiettato sui muri della facciata della sede diplomatica immagini e messaggi pro tibet e contro l’occupazione cinese.

 


Pechino (Cina), 08 agosto, 2008 – messaggio radio su Pechino

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Gli attivisti di Reporters senza frontiere sono riusciti a piratare una radio FM di Pechino e a trasmettere un messaggio in lingua inglese e in mandarino. La voce femminile che è riuscita a parlare per circa 20 minuti a partire dalle 08,00 di mattina ha denunciato la mancanza di libertà di espressione e di stampa nella Cina delle Olmpiadi e ha accusato il governo cinese di tenere in prigione oltre cento giornalisti.

 


08 agosto 2008 – Bologna, Reggio Emila, Rimini: montagne e citta’ si sono tinte di rosso

Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Il giorno dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Pechino alle ore 13,00, giusto un’ora prima dell’inizio  della cerimonia ufficiale delle Olimpiadi, montagne e città di tante parti del mondo hanno fumato di rosso in segno di solidarietà per il Tibet. L’iniziativa, ideata dall’artista performer vicentino Alberto Peruffo che ha già avuto un incredibile primo successo con tantissime adesioni nel giorno della presenza della fiaccola olimpica sull’Everest, si è riproposta oltre che dalle cime delle montagne anche dall’alto di monumenti, campanili e architetture cittadine con l’accensione di fumogeni rossi.

 

 


Pechino (Cina), 07 agosto, 2008 – preferisco un libro o una birra
Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

La campionessa della scherma la tedesca Imke Duplitzer ha deciso di non partecipare alla cerimonia inaugurale in segno di solidarietà con il Tibet e il Darfur e contro le violazioni dei diritti umani del governo cinese. Un buon libro o una buona birra sono decisamente meglio.


McLoad Ganji e Dharamsala, 07 agosto – continue manifestazioni a ridosso dell’apertura dei Giochi olimpici
Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Continue manifestazione di massa a Mcload Ganji, la cittadina himalayana sede del Governo Tibetano in Esilio … non sempre in linea con la volonta’ del Dalai Lama che, come noto, ha espresso anche i suoi auguri per il successo delle Olimpiadi. Il suo popolo ha deciso diversamente … anche se le moltissime manifestazioni hanno avuto sempre come punto dipatenza, o di arrivo, o come centro di raccolta, il Namgyal Temple!

 


Kathmandu, 07 agosto 2008 – manifestanti arrestati in Nepal
Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Erano oltre duemila tibetani a manifestare contro l’occupazione cinese nella capitale nepalese. La polizia ha intimato loro di sgombrare il luogo del raduno e la situazione è degenarata in tafferugli con la servile polizia che non tollera le manifestazioni anti Cina. Alla fine gli arrestati sono stati circa 580 qualcuno ferito e molti contusi.


Ottawa (Canada), 07 agosto 2008 – arrampicata sull’ambasciata cinese
Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

90 minuti è durata un’altra pacifica manifestazione di un gruppo di canadesi proprio di fronte all’ambasciata cinese di Ottawa in Canada. Anche loro fanno parte di Student for a Free Tibet e oltre ad avere dispiegato un grande striscione, alcuni di loro si sono incatenati ai cancelli della sede diplomatica.


Londra, 07 agosto 2008 – striscione sul Tower Bridge


Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet James Murray di Student for a Free Tibet è stato il protagonista di un’arrampicata sul Tower Bridge sul fiume Tamigi per esporre uno striscione che inneggiava al Tibet. Murray fa parte dello stesso gruppo autore della dimostrazione a Pechino

 


Pechino (Cina), 07 agosto 2008 – nessuna notizia degli autori del blitz


Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

Sono due inglesi di Edimburgo e fanno parte di Student for a Free Tibet gli autori insieme ad altri due americani del blitz che li ha visti esporre gli striscioni pro Tibet. Si tratta di Lucy Fairbrother (23) e Iain Thom (24). Di loro non si sa niente di dove siano detenuti o altro nonostante le continue richieste  dell’ambasciata inglese.



New Delhi, 06 agosto 2008 – altri 6 entrano in sciopero


Giotibet. Solidarieta’ e sostegno al Tibet

90 minuti è durata un’altra pacifica manifestazione di un gruppo di canadesi proprio di fronte all’ambasciata cinese di Ottawa in Canada. Anche loro fanno parte di Student for a Free Tibet e oltre ad avere dispiegato un grande striscione, alcuni di loro si sono incatenati ai cancelli della sede diplomatica.James Murray di Student for a Free Tibet è stato il protagonista di un’arrampicata sul Tower Bridge sul fiume Tamigi per esporre uno striscione che inneggiava al Tibet. Murray fa parte dello stesso gruppo autore della dimostrazione a PechinoSono due inglesi di Edimburgo e fanno parte di Student for a Free Tibet gli autori insieme ad altri due americani del blitz che li ha visti esporre gli striscioni pro Tibet. Si tratta di Lucy Fairbrother (23) e Iain Thom (24). Di loro non si sa niente di dove siano detenuti o altro nonostante le continue richieste  dell’ambasciata inglese.Altri 6 volontari riprendono lo sciopero della fame e della sete per sostituire i precedenti che sono stati forzatamente ospedalizzati. Insieme a loro c’è un’indiana di nome Asha Reddy che praticherà lo sciopero almeno per tre giorni ma è disposta a continuare se il suo fisico glielo consentirà.


Hokkaido Toyako, luglio 2008 – G8 SUMMIT: Invite the Dalai Lama to the G8 Summit Campaign





Hokkaido Toyako, luglio 2008 – G8 SUMMIT: Free Tibet Team Japan (FTTJ) PV



USA, 28 luglio 2008 – Rights Issue Looms as Bush Heads to China. Diplomacy During Games Is Subject Of Intense Debate
Washingtonpost, by Michael Abramowitz

With President Bush set to leave next week for the Olympics in Beijing, the White House is coming under increased pressure from lawmakers and advocacy groups to make a public statement of concern about the crackdown on human rights and freedom in China.

White House aides said it is likely that Bush, who has focused considerable attention to the cause of Chinese religious freedom, will worship at a church in Beijing during his trip, but they say the rest of his schedule remains in flux. What the president will do or say in Beijing is the subject of considerable debate within the administration, several officials said, but they expressed doubt that Bush would do much to embarrass the Chinese leadership during an event it considers something of a coming-out party for China as a world power.

Bush has repeatedly made clear his view that he is going to China as a sports fan and does not see the Olympics as a good opportunity to make political points. He is likely to spend much of his four days in Beijing attending various sporting events – as well as the opening ceremonies Aug. 8 – although he plans to meet with President Hu Jintao and other senior leaders, according to White House officials.

Aides have hinted that there could be some other symbolic gestures in Beijing. Bush cryptically told a small group of Chinese dissidents at the White House last month that he will have a “message” for the Chinese leadership when he goes to the Olympics, according to Carl Gershman, the president of the National Endowment for Democracy, who was present.

“The president has met with dissidents regularly over the last seven years, and I expect that he will continue to do so, but the schedule hasn’t been set yet for the trip,” said White House press secretary Dana Perino.

But with Chinese authorities in the midst of a drive to stifle public dissent in advance of the Games — in the name of security — Bush is also being urged to demonstrate his concern beyond the quiet diplomacy he says he practices with the senior Chinese leadership.

National security adviser Stephen J. Hadley has agreed to meet this week with the leaders of the major human rights groups, such as Amnesty International and Human Rights Watch, to hear their ideas and concerns, according to members of those groups.

“That itself is a positive sign,” said T. Kumar of Amnesty International USA. Kumar said the human rights situation in China “has worsened because of the Olympics and the administration has not been forceful in addressing the situation.”

Already, the White House is being bombarded with suggestions for Bush’s trip, which will also include stops in South Korea and Thailand.

Rep. Frank R. Wolf (R-Va.), a top human rights advocate in Congress, is urging Bush to emulate President Ronald Reagan, who made a major public address about religious freedom and human rights when he visited the Soviet Union in 1988.

Advocacy groups have proposed that Bush meet with dissidents or the mothers of the victims of the Tiananmen Square massacre, or press the Chinese to curb military cooperation with the Sudanese government, a source of frustration for human rights advocates concerned about the killings in Sudan’s Darfur region.

A resolution is likely to come to the House floor this week calling on Bush to make a statement of some kind on human rights in China before and after his trip to Beijing, to meet with the families of jailed prisoners of conscience and to seek to visit Tibet.

 


Pechino, 28 luglio 2008 – la Cina critica McCain per l’incontro con il Dalai Lama
La Repubblica

La Cina ha criticato John McCain per l’incontro di venerdì scorso con il Dalai Lama ad Aspen, in Colorado.

Il ministero degli Esteri di Pechino ha diffuso una nota nella quale, senza mai nominare il candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha espresso “seria preoccupazione” per il comportamento di “personalita’ importanti” negli Stati Uniti.

In passato McCain ha più volte criticato la Cina per le violazioni dei diritti umani in Tibet.

 


Parigi, 28 luglio 2008 – continua la protesta di RSF contro la censura cinese. Durante il Tour de France, sventola bandiera nera con manette

Key4biz, by Raffaella Natale

Ennesima protesta di Reporters sans frontières (RSF), organizzazione internazionale non-profit che ha come obiettivo la difesa della libertà di stampa, contro la Cina, per la forte opera di censura che esercita su tutti i mezzi di informazione. Nessun medium resta fuori dal controllo delle autorità cinesi e perfino diversi blog di utenti privati sono stati oscurati. Tutto in linea col potere politico.


Vista l’imminenza delle Olimpiadi che quest’anno si disputeranno proprio in questo Paese, sono state tante le manifestazioni di contrarietà verso chi dimostra di non rispettare le fondamentali libertà civili.

Ieri pomeriggio, l’ultima in ordine di tempo, è arrivata l’ennesima di RSF. Durante l’ultima tappa del Tour de France a Parigi è stata esibita una bandiera che mostrava i cinque anelli olimpici sotto forma di manette.

La bandiera nera è stata srotolata verso le 16.30 all’uscita del tunnel tra il museo del Louvre e Tuileries, al primo passaggio dei ciclisti ed è rimasta a sventolare per gli otto giri del circuito finale tra la Louvre e gli Champs Elysées.

“In un primo tempo è intervenuta la polizia per chiederci di levare la bandiera ma poi il miracolo: ci hanno finalmente autorizzato a lasciarla in piazza”, ha detto Robert Ménard, segretario generale di RSF. Un’iniziativa, ha spiegato, per ricordare alla gente che a Pechino non ci si può esprimere liberamente.

“Vogliamo ricordarlo a Nicolas Sarkozy che parteciperà alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi ma anche a tutti i difensori dei diritti dell’uomo in generale”, ha sottolineato Ménard. “Il sostegno alla nostra iniziativa da parte degli spettatori parigini dimostra l’esasperazione di chi ama lo sport per la situazione dei diritti dell’uomo in Cina e in Tibet”.

RSF ha concluso la propria nota sostenendo che “…a qualche giorno dall’8 agosto 2008, (giorno d’apertura delle Olimpiadi), ci appelliamo agli amanti dello sport a mobilitarsi contro la repressione di chi difende la libertà d’espressione cinese”.

 


Allora, se lo dice “Lui” …

Roma, 28 luglio 2008 – Crimi “forse Berlusconi all’inaugurazione dei Giochi”
AGI/ITALPRESS

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport, Rocco Crimi, ha confermato la sua presenza alla cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, prevista il prossimo 8 agosto. “Sarò presente alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi – ha detto Crimi a margine della presentazione della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport – Compatibilmente con i suoi impegni istituzionali, vorrebbe parteciparvi anche il presidente Silvio Berlusconi, per essere vicino agli atleti azzurri”.

Circa le polemiche su Tibet e diritti civili che hanno accompagnato il conto alla rovescia ai Giochi, Crimi ha sottolineato che “lo sport deve unire, non dividere”.

 


Aspen, 24 luglio 2008 . His Holiness the Dalai Lama at aspen. A celbration of Tibetan Culture
The Aspen Institute

 



The Aspen Institute and co-chairs Margot Pritzker and Richard Blum, in collaboration with the Conservancy for Tibetan Art and Culture, are proud to present a substantive symposium that embraces Tibetan and Himalayan art, culture, science, medicine, spiritual practice, and history.

The three-day program — featuring His Holiness the Dalai Lama as the keynote speaker — will bring together an extraordinary number of eminent scholars, teachers, practitioners and tradition-bearers from around the globe to shed light on the rich historical and philosophical significance of Tibet and its impact on global issues today.

Attendees will partake in panel discussions, presentations, and breakout sessions. Interactive demonstrations of ancient Tibetan and Himalayan arts will provide opportunities for tradition-bearers and program participants to meet in an intimate environment.

For more information on the symposium, please call (970) 544-7960 or e-mail deborah.murphy@aspeninstitute.org. Members of the media, please contact Jennifer Myers at jennifer.myers@aspeninstitute.org or (202) 736-2906 work, (202) 286-1680 cell for press application and registration details, or visit our media registration form.

Symposium fees and contributions will be used to defray the significant cost of the three day program. Any proceeds over cost will be donated to an organization or cause of the Dalai Lama’s choosing. The symposium coincides with the Aspen Institute’s annual benefit summer celebration dinner, proceeds from which will go towards fulfilling the Institute’s mission of non-partisan dialogue and values based leadership. Income over budgeted proceeds will also be donated to an organization or cause of the Dalai Lama’s choosing. A Celebration of Tibetan Culture has been organized in compliance with the guidelines of the Office of Tibet. His Holiness the Dalai Lama does not accept honoraria.

 


24 luglio 2008 – Intervista ad HARRY WU: Vivere come schiavi in Cina sottomessi alla Dinastia Comunista
L’Opinione.it, by Stefano Magni

 

Può essere considerato, a pieno titolo, il Solzhenytsin cinese. Così come il grande scrittore russo fece scoprire all’Occidente l’orrore dei gulag sovietici, Harry Wu sta cercando di aprirci gli occhi sui Laogai, i campi di concentramento istituiti da Mao Tse-tung. Alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino è difficile farsi un’idea della Cina. E’ una potenza economica? Si sta riformando? E’ ancora un regime totalitario? Come fa a conciliare il lavoro forzato dei suoi Laogai con un’economia di mercato? Harry Wu, che ha trascorso 19 anni della sua vita nei campi di lavoro, cerca di dare una risposta a questi interrogativi. L’opinione lo ha incontrato alla presentazione del suo ultimo lavoro “Laogai, l’orrore cinese” edito in Italia da Spirali.

 

Dottor Wu, nessun Paese ha optato per il boicottaggio delle Olimpiadi e neppure il Dalai Lama lo consigliava. E’ un’occasione perduta per una protesta corale?

Ancora oggi non sappiamo se il Dalai Lama andrà alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Pechino. Da alcuni mesi – anche se non siamo certamente arrivati ad una risoluzione della crisi tibetana – la situazione in loco è meno incandescente. Le autorità cinesi stanno mantenendo una sorta di opacità al riguardo e il Dalai Lama non ha evocato l’idea del boicottaggio dei Giochi. Per questo motivo si può ipotizzare la sua presenza a Pechino l’8 agosto. E possiamo anche immaginare che i leader europei che hanno deciso di partecipare alla cerimonia siano stati messi al corrente dell’eventuale decisione del leader spirituale tibetano di partecipare, anche lui, all’evento. Attualmente siamo dunque in una singolare situazione di attesa che si concluderà soltanto con l’inizio dei Giochi.

Chi è a favore della partecipazione ai giochi di Pechino 2008 ritiene che sia un’occasione unica per dialogare sui diritti umani. Troppo ottimismo?

Non dimentichiamo che i Giochi olimpici sono un evento delimitato nel tempo, provvisorio. I diritti umani erano violati in Cina prima dei Giochi, sono violati adesso e lo saranno anche dopo la fine dei Giochi. Perché non si è mai parlato prima delle violazioni perpetrare in Cina? Vorrei darvi un esempio: il giocatore di basket Yao Ming, considerato uno dei migliori atleti della Nba, è negli Stati Uniti da tempo. Perché non abbiamo mai evocato la questione dei diritti umani con lui o attraverso di lui? Quello che desidero dire è che non abbiamo bisogno dello sport per parlare delle libertà civili di un popolo oppresso. E cosa si farà dopo la fine dei Giochi? Smetteremo improvvisamente di parlare della Cina? Insomma mi preoccupa questo attivismo internazionale che potrebbe consumarsi in se stesso e che dovrebbe invece perdurare.

Dopo il grande terremoto del Sichuan il mondo guarda con maggior simpatia a Pechino. Ma è cambiato qualcosa in Cina, da allora?

Le autorità di Pechino sono state costrette a consacrare molte energie e molti fondi per aiutare le popolazioni colpite. Il governo cinese è potente perché è estremamente ricco e le spese inaspettate per far fronte al terremoto non hanno compromesso l’organizzazione delle Olimpiadi. Bisogna capire che i Giochi olimpici sono un evento di valenza politica fondamentale per le autorità cinesi… Il terremoto ha dunque permesso all’opinione pubblica internazionale di guardare con maggiore simpatia alla Cina in quanto Paese sofferente, ma non deve farci dimenticare che questa emergenza non ha assolutamente “distratto” le autorità cinesi dall’organizzazione dei Giochi e dalla repressione che mettono in atto da decenni.

Sembra anche che ci sia un po’ di disgelo tra la Cina e il Vaticano. Il 6 luglio scorso un’orchestra cinese ha anche suonato in Vaticano. Qualcosa cambia nella condizione dei cattolici in Cina?

Nei primi anni dopo l’avvento del regime comunista, la Chiesa cattolica in Cina è stata completamente cancellata, eliminata. Le chiese cattoliche non sono state distrutte ma trasformate in uffici, edifici governativi. I preti, le suore, i vescovi cattolici sono stati espulsi, imprigionati o uccisi. Non dobbiamo dimenticarlo e la ferita è recente. Milioni di cinesi cattolici sono stati e sono perseguitati. Oggi in Cina trionfa una Chiesa cattolica “parallela”, i vescovi non sono nominati dal Vaticano bensì da Pechino. Gli abiti dei preti, gli usi e le tradizioni sono simili ma non si tratta della stessa cosa. Il Vaticano ha deciso di riconoscere alcuni vescovi ordinati da Pechino e per questo motivo c’è stata una relativa distensione nei rapporti tra la Santa Sede e Pechino. Da lì l’apertura e la presenza dell’orchestra cinese in Vaticano. Ma si tratta ancora una volta di politica, di un rapporto di forze, non di un reale riconoscimento dei fedeli cattolici nel Paese.

Perché il regime ha ancora interesse a negare ai suoi cittadini la libertà di culto, pur avendo accantonato la pedagogia atea di Mao?

La Cina è un Paese che è sempre stato diretto e controllato da dinastie, il popolo cinese è abituato ad ubbidire. Ora siamo nell’era della Dinastia Comunista: relativa ricchezza economica, nessuna libertà. Quale dinastia governerà domani? Non saprei dirlo. So solo che oggi il governo rimane l’unico detentore delle terre, che un cinese può essere proprietario della sua casa, di una fattoria, di una fabbrica (e questo è già una novità, un grande passo in avanti) ma deve affittare la terra sulla quale queste sono costruite. I cittadini cinesi rimangono dunque asserviti ad una dinastia che, per perdurare, ha bisogno di soffocare i propri “sudditi”.

Lavoro forzato e libero mercato possono coesistere ancora a lungo?

Il capitalismo cinese è un capitalismo molto particolare, unico. E’ diverso da quello francese, americano, italiano… In Cina, questo non solo può coesistere con la repressione ma spesso riesce a nutrirsene. Un esempio: i Laogai hanno per legge due nomi. Il primo nome è quello della prigione, il secondo – ufficiale – è quello della fabbrica che opera nel Laogai. Le mercanzie prodotte in queste fabbriche (ad esempio palloni da calcio, vestiti, stoviglie ecc…) sono vendute all’interno delle frontiere nazionali e a volte perfino esportate. L’occidente può spesso acquistare dei prodotti fabbricati grazie al lavoro forzato senza saperlo. E’ una miscela terribile, vergognosa, ma che funziona da un punto di vista puramente “economico”.

Lei ha lanciato l’allarme sui trapianti di organi dei condannati a morte in Cina. Quanto è vasto questo mercato?

Il traffico degli organi dei condannati a morte è una specificità cinese. La questione è intimamente legata alla pena capitale. Se si lotta contro la pena di morte si potrà anche lottare contro questo traffico disumano. Questi traffici sono ovviamente “top secret”, nascosti dalle autorità, per questo motivo le informazioni al riguardo sono limitatissime. Io posso testimoniare perché mi sono infiltrato in un ospedale cinese con una giornalista della Bbc, che fingeva di essere mia moglie, ho preso contatti con medici, ho finto di avere uno zio malato, ho contrattato per acquistare un organo sano. Insomma: abbiamo tutte le prove che vogliamo. Dobbiamo solo continuare a parlarne, informare e sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale. E’ ovviamente una questione interna: per poter “beneficiare” degli organi dei condannati a morte devi andare in Cina.

 


23 luglio 2008 – Le olimpiadi di Pechino stanno per iniziare, pochi giorni ci separano dall’apertura dei giochi: iniziative a sostegno, per non dimenticare …

Tra le varie iniziative si segnalano:

1. Candle in My Window – for Tibet, con la quale si invitano tutte le persone ad accendere una candela a casa, sul posto di lavoro o in un posto pubblico la notte prima che comincino le Olimpiadi, giovedì 7 agosto alle 21, ora locale, per manifestare la propria solidarietà al Tibet con una veglia mondiale. Visita il sito che promuove l’iniziativa, dove è anche presente il bel video di Yungchen Lhamo.

 



2. The Sad Smokey Mountains and Skyscrapers
, “Le Tristi Montagne Fumanti e Grattacieli”
ideata dall’alpinista, artista ed editore Alberto Peruffo. Con questa iniziativa si invitano tutti gli alpinisti e i climbers urbani ad accendere dei fumogeni rossi sulle cime delle montagne più importanti e dei grattacieli o edifici più alti. Un’iniziativa partita dalle montagne, appunto, con le prime accensioni di fumogeni rossi su numerose cime italiane l’11 maggio scorso. L’accensione finale, in contemporanea con tutti gli altri luoghi del mondo che hanno aderito all’iniziativa, avverrà l’8 agosto, giorno di apertura dei Giochi Olimpici, alle 13 ora locale. Quel giorno Alberto Peruffo, insieme ad alcuni attivisti francesi, sarà nei pressi della Torre Eiffel per dare vita ad un’azione civile che vuole proporsi anche come grandiosa opera d’arte, volta a scuotere le coscienze con la sua grande forza simbolica. Scrive infatti Peruffo: insieme alle montagne, alle colline, accenderemo di colore rosso il cuore delle città e dei loro abitanti ritornando all’origine delle colonne di fumo che abbiamo scelto come simbolo invariabile della nostra opera. Quelle colonne sono infatti una manipolazione cromatica del fumo eruttato l’11 settembre del 2001 dalle Torri Gemelle e il loro colore manifesta la vergogna-tristezza-indignazione contro la violazione dei diritti umani. Oggi in Tibet, Sudan, Birmania, Afghanistan, Iraq, Palestina; ieri in Africa, Europa e USA; domani chissà dove tra Oriente e Occidente, nel Sud o nel Nord del mondo. Visita il sito che descrive l’iniziativa,  guarda i video e le foto di sadsmokymountains


New Delhi, 22 luglio 2008 – Raduno di protesta di 25mila tibetani per l’8 agosto
Asianews, by Nirmala Carvalho

Gruppi tibetani lanciano iniziative per ricordare al mondo la repressione e il dominio coloniale cinese nel loro Paese, il milione di morti avuti, i 6mila monasteri abbattuti. Chiedono a politici, atleti e al Comitato olimpico iniziative concrete.

Più di 25mila tibetani si riuniranno a New Delhi l’8 agosto, per ricordare l’occupazione cinese del Tibet in contemporanea con la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino. Intanto il Congresso dei giovani tibetani (Cgt) e altri gruppi pro-Tibet danno un primo appuntamento per il 28 luglio a New Delhi, per lanciare uno “sciopero della fame per il Tibet” a tempo indeterminato e altre iniziative.

Fissata anche una protesta pubblica non violenta per il 7 agosto.

L’attenzione internazionale appare focalizzata sull’inquinamento di Pechino e poco attenta al Tibet. Il Cgt ricorda che continua la repressione militare cinese, che migliaia di tibetani sono detenuti per reati politici, che Pechino da anni ha sequestrato e tiene nascosto il Panchen Lama designato del Dalai Lama e non permette a osservatori internazionali di visitare il Tibet, che le ricche risorse minerarie della regione sono sfruttate a vantaggio del resto del Paese lasciando ai tibetani solo un crescente inquinamento.

Per questo chiede ai leader mondiali di boicottare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, agli atleti che vincono una medaglia di ricordare il Tibet dal podio olimpico, al Comitato olimpico internazionale di informarsi sulla situazione nella regione,  ricordando che la “colonialista” Cina ha ucciso oltre un milione di tibetani, raso al suolo oltre 6mila monasteri e favorito l’immigrazione etnica Han relegando i tibetani al ruolo di minoranza e in posizioni secondarie nella loro stessa terra.

 


Pechino, 22 luglio 2008 – la torcia nella città di Confucio

Nel suo viaggio verso Pechino, la torcia olimpica è arrivata a Qufu, la città natale di Confucio. Alla staffetta, secondo quanto riporta Nuova Cina, hanno partecipato cento tedofori lungo un percorso di poco più di cinque chilometri che ha toccato tra l’altro il tempio del filosofo cinese del quinto secolo avanti Cristo, che con i suoi 22 ettari e 500 stanze è uno dei tre più importanti complessi architettonici storici del Paese. Tra coloro che si sono dati il cambio nella corsa attraverso la città vi erano atleti, banchieri, commercianti e vigili del fuoco, oltre al cantante folk locale Tang Can che ha dichiarato: “La sosta della torcia a Qufu simbolizza l’incontro tra la civilizzazione occidentale e il confucianesimo”.

La torcia olimpica  è arrivata in Cina alla fine di aprile dopo un periplo lungo i cinque continenti segnato, soprattutto a Parigi, Londra e San Francisco, da proteste anti-cinesi contro la repressione della manifestazioni in Tibet della primavera scorsa. Prima dell’arrivo a Pechino per la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi, l’8 agosto, dal 3 al 5 agosto la fiaccola farà tappa nella provincia del Sichuan, colpita il 12 maggio scorso da un terremoto che ha provocato quasi 70.000 morti.


Pechino, 21 luglio 2008 – Yunnan, il paese “a sud delle nuvole”
ANSA

“A sud delle nuvole”, questo il significato in mandarino di Yunnan, la provincia cinese, dove oggi sono esplose delle bombe che hanno causato la morte di almeno due persone. Nella provincia vivono circa 25 gruppi etnici minoritari, i più noti dei quali sono i Miao ed i Dai. Finora non si sono verificati nella regione particolari problemi legati alle minoranze o alle tensioni sociali frequenti in altre zone della Cina.

Le montagne che si trovano nel nord e nell’ovest della provincia, e che segnano l’inizio dell’ altipiano del Tibet, contengono alcune ‘perle’, come Shangri-la e la Gola della Tigre che salta, così chiamata perché, secondo la leggenda, in un punto è talmente stretta che una volta una tigre sfuggì ai cacciatori saltando da una sponda all’ altra. Località come Dali, conosciuta per il suo lago, e Lijiang, una vecchia città restaurata che serve da base per le escursioni verso il Tibet, sono frequente da un gran numero di turisti cinesi e stranieri.

Molti dei fiumi che nascono in Tibet e scorrono in Asia, come il Mekong, lo Yangtse ed il Salwenn scorrono paralleli in una zona chiamata la Valle dei Tre Fiumi: il progetto di costruirci una serie di dighe è stato contestato da alcuni gruppi ambientalisti cinesi ed internazionali ed è al momento congelato. Al sud lo Yunnan diventa tropicale e confina con due dei tre paesi del cosidetto Triangolo d’ Oro, la Birmania ed il Laos, e con il Vietnam. Questa zona è tristemente nota per il traffico di droga e la prostituzione, che ne hanno fatto una delle zone a forte diffusione dell’ Aids.

 


21 luglio 2008 – Giochi Olimpici: in pista anche i tre clip del Theatre du Soleil.
Corriere della Sera
, by Davide Casati

Tre video choc pro Tibet prodotti dal theatre du Soleil. Nel mirino la coppia presidenziale, i dirigenti e gli atleti

PARIGI – Nicolas Sarkozy e Carla Bruni stanno guardando una gara delle Olimpiadi di Pechino. Lui appare nervoso: tenta una chiamata al cellulare, poi gioca con l’orologio. In quel momento appare un manifestante. «Tibet libero!», urla, con una bandiera in mano, finché non viene freddato da un colpo di pistola. E uno schizzo di sangue macchia il braccio della Première Dame. Solo a questo punto, su uno sfondo nero, appaiono le parole che fanno capire come tutto questo sia solo un film. Parole che sembrano rivolte proprio alla coppia presidenziale francese: «Tranquilli, non vedrete mai questa scena. Sarà già avvenuta prima della vostra partenza». Questo è solo uno dei tre video che il Théâtre du Soleil, storica compagnia teatrale francese, ha creato per protestare contro la mancanza di diritti umani in Tibet, e per sostenere il boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino (che inizieranno l’8 agosto).

SFORZO COLLETTIVO – I filmati sono frutto di uno sforzo collettivo: a idearli, insieme ad Ariane Mnouchkine (fondatrice e anima del Théâtre du Soleil), sono stati tra gli altri dissidenti cinesi, rifugiati tibetani e Reporters sans Frontières. «Non è mai troppo tardi per reagire — ha spiegato al quotidiano francese Libération la 69enne Mnouchkine —. Questi Giochi restano un palcoscenico per poter difendere i diritti umani in Cina». Dopo la forte mobilitazione al passaggio della fiaccola, infatti, «c’è stato un momento di stasi, dovuto al terremoto in Cina. È stato normale, lo imponeva la decenza. Ma ora è giunto il momento di rilanciare il movimento».

TARGET – I tre clip realizzati si rivolgono a tre target precisi. E il primo è proprio la coppia presidenziale. «A Sarkozy chiediamo, almeno, di non presenziare alla cerimonia d’apertura. Ha detto che ci andrà perché non si possono boicottare 1,2 miliardi di cinesi. Ma questa è disonestà intellettuale: il boicottaggio non sarebbe stato al popolo, ma ai dirigenti cinesi. Che sui diritti umani hanno fatto mille promesse, senza mai rispettarne alcuna». Un altro video, invece, è diretto agli atleti. «Certo — prosegue Mnouchkine —, perché prima di esser campioni, sono cittadini. Hanno una coscienza. In passato ci sono stati sportivi che si sono esposti, e con forza (basti pensare a Carlos e Smith sul podio del Black Power, ai Giochi di Messico ’68, ndr). Perché non lo si può fare oggi? Nessuno può andare innocentemente a questi Giochi. Che sia atleta, capo di stato, o semplice turista».

 


Roma, 20 luglio 2008 – Appello dell’Associazione Adelaide Aglietta al Governo Italiano: l’Italia diserti l’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino
ANSA

L’Italia diserti l’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino. Lo chiedono i radicali torinesi, che continuano la protesta pro Tibet.

”Nemmeno venti giorni ci separano dall’inizio delle Olimpiadi – sottolineano Giulio Manfredi e Igor Boni – occorre intensificare al massimo la mobilitazione affinche’ l’evento sportivo serva anche per parlare, per fare informazione sui diritti negati in Tibet e in Cina”.



Udine, 19 luglio 2008 – Ambasciatore in Italia: pechino tutela le minoranze
La Repubblica

“Si tratta di una questione interna che compete alla Cina, il cui governo ha sempre garantito la tutela dei diritti delle minoranze etniche”.

Lo ha detto l’ambasciatore cinese in Italia Sun Yuxi, in visita in Friuli Venezia Giulia, sollecitato dai giornalisti sulla questione Tibet. “Anche con la regione tibetana e con i rappresentanti del Dalai Lama – ha affermato Sun Yuxi – continueremo a tenere rapporti.


Madison, 19 luglio 2008 – His Holiness visit Wisconsin on a storic Visit
Phayul, by Marilee Wertlake

His Holiness the 14th Dalai Lama was warmly greeted at the Madison airport by a number of dignitaries including Wisconsin State Senate President Fred Risser, Director and Abbot of Deer Park Buddhist Center Geshe Llundup Sopa, NATA Coordinator Tashi Namgyal, and President of the Wisconsin Tibetan Association, Lobsang Tenzin,

Mayor of Madison Dave Cieslewicz and the Common Council showed their support by honoring the visit of His Holiness the Dalai Lama by voting to fly the Tibetan flag above the City-County Building for the entirety of His Holiness’ stay in Wisconsin.

Geshe Sopa La, WI State Senate President Senator Fred Risser, Rep. Joe Parisi, North American Tibetan Association Tenshug coordinator Tashi Namgyal La and WI Tibetan Association president Lobsang Tenzin La at the Airport to recieve His Holiness


His Holiness is in Madison for seven busy days that will culminate on the last day with an auspicious tenshug (Long Life Prayer Offering) for him. Saturday will see him consecrating the new Deer Park Buddhist Center temple in the morning and in the afternoon he will be giving a public talk at the Alliant Energy Center. (Side by side on the Coliseum’s grounds, the Dane County Junior Fair is being held with farm animals raised by youth, an amusement park, carnival food and helicopter rides.)

Waiting expectantly at Deer Park for His Holiness to arrive was a large audience of people of all ages and nationalities. Once his car arrived, the crowd quietly stepped up to the long driveway to greet His Holiness. Stepping out of the car with a smile, His Holiness slowly walked the long driveway, greeting people, stopping to talk in Tibetan with some, shaking hands, all the while smiling. At the top of the driveway, he was greeted by dancers in snow lion costumes, conch shells sounding, singers singing people. The last the audience could see of His Holiness, he was under a golden umbrella being greeted by members of the monastery.

The Tibetan National flag flies over the City County building. Members of students of Wisconsin Tibetan cultural school welcoming His Holiness by offering traditional Drotsol Chemar


His Holiness is in Madison for seven busy days that will culminate on the last day with an auspicious tenshug (Long Life Prayer Offering) for him. Saturday will see him consecrating the new Deer Park Buddhist Center temple in the morning and in the afternoon he will be giving a public talk at the Alliant Energy Center. (Side by side on the Coliseum’s grounds, the Dane County Junior Fair is being held with farm animals raised by youth, an amusement park, carnival food and helicopter rides.)

In the coming week, His Holiness will give teachings on Sunday – Wednesday. He will also perform an Initiation on Wednesday, followed by the historic tenshug on Thursday. The tenshug for His Holiness on Thursday will be followed by dance and other cultural performances.

Photos by Sherab Lhatsang


Pechino, 18 luglio 2008 – monaco “rieducato” si suicida
Ansa

Un monaco tibetano seguace del Dalai Lama si è suicidato in un monastero della provincia del Sichuan lo scorso mese, secondo quanto ha riferito Radio Free Asia. Il monaco, di nome Zhong Ma, avrebbe deciso di togliersi la vita esasperato dalla ‘rieducazione patriottica’ cui lo hanno costretto le autorità locali. Zhong è stato costretto a esibire la bandiera della Cina e a calunniare apertamente il Dalai Lama. Prima di togliersi la vita, ha dichiarato di non riuscire a sopportare le richieste imposte dalla ‘rieducazione’.

Sempre secondo quanto riportato da Radio Free Asia, le autorità locali non hanno fornito spiegazioni chiare, mentre ai presenti è stato ordinato di non diffondere notizie sull’accaduto. A Lhasa, le autorità locali hanno annunciato che saranno licenziati e puniti i funzionari che mandano propri figli a studiare all’estero nelle scuole aperte dalla “cricca” del Dalai Lama, leader spirituale del Tibet. L’avviso, pubblicato dalla Commissione per la disciplina, si chiama “Trattamento disciplinare per i membri del Partito Comunista e per i funzionari del governo che mandano i propri figli a studiare negli istituti della cricca del Dalai Lama all’estero”. L’avviso, spiega la stampa ufficiale locale, è riferito alla “cospirazione” del Dalai, che tenta di “sedurre” i giovani e fare loro “un lavaggio del cervello” offrendo alloggio, cibo e istruzione gratuita nelle sue scuole.

“Pertanto, è assolutamente vietato agli iscritti al Partito e ai funzionari del governo mandare i propri figli a studiare in questi istituti”. Chi infrange la regola sarà licenziato ed espulso dal Partito. Le autorità hanno esortato i funzionari i cui figli si trovano in questo genere di scuole a farli rientrare in patria entro due mesi. La punizione sarà ridotta “a seconda della situazione” per chi obbedisce alla direttiva del governo e per chi autodenuncia di avere mandato i propri figli in passato a studiare nelle scuole ‘incriminate’. “Accurate indagini” saranno effettuate nel caso di figli coinvolti in “attività separatiste illegali”, mentre non riceverà sconti chi cercherà di sfuggire al controllo delle autorità. La nuova normativa – secondo il quotidiano di Hong Kong ‘South China Morning Post’ – fa parte di una serie di regolamenti emessi dall’inizio di luglio per cancellare l’influenza del Dalai Lama in Tibet, dopo che le proteste anti cinesi dello scorso marzo sono sfuggite di mano al governo centrale.

Fuggito in esilio nel 1959 in seguito all’entrata dell’esercito cinese a Lhasa, capoluogo del Tibet, il Dalai Lama ha continuato a mantenere il ruolo di massimo leader spirituale del Tibet. Sono migliaia le persone che ogni anno rischiano o perdono la vita per cercare rifugio nelle scuole di Dharamsala, la città indiana dove risiede il governo del Dalai Lama in esilio. Con l’avvicinarsi dell’apertura delle Olimpiadi (8-24 agosto), la Cina ha enormemente rafforzato le misure di sicurezza per prevenire ogni genere di disordini. Dopo avere accusato il Dalai Lama di volere sabotare l’evento, il governo centrale ha dato recentemente il via a una vasta campagna di ‘educazione patriottica’ nelle scuole e nei monasteri tibetani, spiega il South China Morning Post. Sarebbero oltre mille le attività organizzate nelle scuole con lo slogan ‘insegnare ai giovani la verita’ sugli incidenti del 14 marzò, secondo quanto riportato dal quotidiano.

 


Dharamsala, 18 luglio 2008 – Chinese authorities cancel a Tibetan festival that erupted in protests a year ago.

India Authorities in a Tibetan region of China’s southwestern Sichuan province have ordered a build-up of security forces in the region and canceled an annual horse-racing festival that was marked by protests a year ago, according to residents and exiled Tibetans from the area.

“There is a huge Chinese military force in Lithang,” one Tibetan resident said. “They are intimidating local Tibetans by conducting firing drills and other military exercises.” “The sounds of explosions and firing of weapons can be heard loudly in the Lithang area,” he said, adding that the noise had frightened away birds, making it impossible to conduct traditional “sky burials” in which carrion birds carry off the bodies of the dead. “The noise from the firing drills and explosions is so intense and loud that no birds are flying in the area,” he said.

Numerous exiled Tibetans with relatives in Lithang confirmed a build-up of security forces around the town and its monasteries. “I haven’t been able to contact my hometown for quite some time,” Amdruk Tseten, a Lithang native now living in India, said. “Today, I got through. Starting from July 5, Chinese security forces have been deployed in different places.”

The noise from the firing drills and explosions is so intense and loud that no birds are flying in the area.”Lithang resident “They have warned that no-one is allowed to move around or go to Lithang town and its monasteries for three days. If anyone goes, the local authorities have warned that the Chinese security forces are authorized to shoot,” he added.

He said Tibetan residents of neighboring counties, including Nyakchuka [in Chinese, Yajiang] county, were banned from Lithang town.
“The Lithang International Horse-Racing Festival is also banned this year,” he said. “Additional troops have been sent to the area, and many Chinese soldiers are disguising the number of troops by putting on Tibetan dress.”

Chinese authorities have blamed the Dalai Lama for instigating the protests and fomenting a Tibetan independence movement. The Dalai Lama rejects the accusation, saying he wants only autonomy and human rights for Tibetans.

Radio Free Asia – 2025 M Street NW, Suite 300 – Washington, DC 20036 USA
Telephone: 202-530-4900 – International calls dial 011-202-530-4900



Hong Kong, 18 luglio 2008 – Via i funzionari che invieranno i figli alle scuole del Dalai Lama
AGI/EFE

Saranno licenziati in tronco i dipendenti pubblici in Tibet che iscriveranno i loro figli a scuole aperte all’estero dal Dalai Lama e dai suoi seguaci: lo ha deciso il governo filo-cinese della regione himalayana, citato dal quotidiano in lingua inglese ‘South China Morning Post’.

“Tali norme”, recita un comunicato ufficiale ripreso dal giornale di Hong Kong, “sono dirette contro lo sfruttamento delle tentazioni derivanti dalla scolarizzazione, da vitto e alloggio che la cricca del Dalai Lama compie per indurre i giovani ad attraversare il confine.

I pubblici funzionari e impiegati tibetani, i cui figli giaà studino nelle scuole prese di mira dal provvedimento, hanno due mesi di tempo per “convincerli” a tornare in Cina: se osserveranno la scadenza, eviteranno una sanzione oppure la riceveranno in misura attenuata; altrimenti saranno cacciati dai rispettivi posti. La drastica regolamentazione punta a contrastare l’enorme influenza che il leader spirituale buddhista tuttora eserciza guidate dai monaci.

 


Che bella sorpresa le dichiarazioni di Dong Yunhu, nuovo direttore generale dell’ufficio informazione del Consiglio di Stato Cinese! E noi tutti convinti (???) che dai colloqui, stavolta, sarebbe uscito qualcosa di buono. Però oggi, se così non è stato, sappiamo a chi attribuire la colpa: al Dalai Lama che, a partire dal 1959 “non è qualificato” a rappresentare il Tibet”. E, forse, anche a Lodi Gyari, per tutta la sua esagerata sfiducia nelle “buone” intenzioni del Governo di Pechino … (m.b.)

Dharamsala, 17 luglio 2008 – China says it will never discuss Tibet’s future with Dalai Lama
Phayul, by Phurbu Thinley

The central government will never discuss the future of Tibet with the Dalai Lama,” Dong Yunhu, the new director general of the information office of the Sate Council, China’s Cabinet, said Tuesday. “What we can discuss with him is his future and that of some of his supporters.”

“I don’t think he is qualified to represent Tibet. If he ever did, it was before 1959,” Dong was quoted as saying.

“They deny that Tibet is an inalienable part of China and demand autonomy for ‘Greater Tibet’. It means the Dalai Lama should rule all the land inhabited by Tibetans, nearly one-fourth of China, and Han Chinese should be moved out of those areas,” Dong added, saying that this was a position that was not acceptable to China.

 



Special Envoy Lodi Gyari during a meeting on July 1, 2008,with Du Qinglin, Vice Chairman of the Chinese People’s Political Consultative Confrence and Minister of the Central United Front Work Department. To his right is Envoy Kelsang Gyaltsen while to the left of Du Qinglin is Executive Vice Minister Zhu Weiqun of the Central United Front Work Department (Photo – CTA)


The exiled Tibetan leader and Tibetan people refute such assertions from the Chinese government. Thousands of Tibetans followed their leader the Dalai Lama into exile to take refuge in India in 1959 after a failed uprising against continuing Communist Chinese regime’s oppression in their homeland. Since then the Dalai Lama has been heading the Tibetan Government-in-exile from the Indian hill station of Dharamsala to restore Tibetan people’s freedom.

Lately the Dalai Lama has advocated a “middle way approach” calling for a “real and meaningful” autonomy for Tibet within the framework of Chinese Constitution, a broad compromise many young Tibetans are not happy about.

The Dalai Lama maintains it is one of his commitments to carry on the “responsibility to act as the free spokesperson of the Tibetans in their struggle for justice” and that it will “cease to exist once a mutually beneficial solution is reached between the Tibetans and Chinese”.

For him Tibet issue is about the welfare of the Tibetan people and not about the fate of his own personal status and affairs or that of the Tibetans in exile. The political leadership of the Tibetan Diaspora has been directly elected by the general Tibetan populace and the Dalai Lama often describes his present role as more of a “semi-retired” one. He has also clearly and openly stated that he would immediately renounce all legitimate political authority vested in him once real and meaningful freedom would be restored for Tibetan people.

Seven rounds of talks between the Dalai Lama’s representatives and that of the Chinese government, started since 2002, did not make any significant breakthrough. The latest seventh round of talks held in Beijing between July 1 and 2 was the first formal round of talks between the two sides after widespread unrest broke out in Tibet in March in which Tibetans in Tibet protested against Chinese rule and demanded the return of the Dalai Lama to Tibet.

The talks, however, made no headway on the status of Tibet as expected by the Tibetan leadership, forcing a senior Tibetan envoy to describe the outcome as “disappointing”.

“I personally told my Chinese counterparts very candidly that if the talks do not make any tangible results, there is no point in wasting each other’s time,” Mr Lodi Gyari, the Dalai Lama’s Special Envoy, told reporters in Dharamsala following the two-day talks with Chinese counterparts.

Nevertheless, the two sides have at least agreed to meet again later in October, once the Beijing Olympic Games would be far over.

Many world leaders have routinely insisted China to hold result-orientated dialogue with the exiled Tibetan spiritual leader. China Thursday made a more conflicting statement saying it was “sincere” about Tibet talks, rejecting accusations by a representative of the Dalai Lama that it was not serious about talks over the status of Tibet. “The central government is sincere about holding contact with the Dalai side,” foreign ministry spokesman Liu Jianchao reportedly told reporters in Beijing.

Liu was reacting to statement made by Kelsang Gyaltsen, an envoy of the Dalai Lama, on Tuesday at the European Parliament in Brussels. Mr Kelsang said, “We do not see any useful purpose in continuing the dialogue since there is obviously a lack of political will from the Chinese leadership to seriously address the issue of Tibet.”

Although the Tibetan leader has repeatedly and publicly stated he is not seeking separation and independence of Tibet, China continues to vilify him as a “separatist” seeking Tibet’s independence. The Dalai Lama was awarded the Nobel Peace Prize in 1989 for his relentless non-violent movement for the peaceful resolution of Tibet’s issue through dialogue with the Chinese leadership.


17 luglio 2008 – Olimpiadi 2008: guida di Amnesty sui ‘due volti’ della Cina

 



Roma, 16 luglio 2008 – Intergruppo parlamentare per il Tibet, eletti gli organi: Mecacci Presidente, Malan e vernetti vicepresidenti

 

Dopo l’adesione di oltre 120 parlamentari tra Camera e Senato al ricostituendo Intergruppo Parlamentare per il Tibet – promosso da Parlamentari appartenenti a tutti i gruppi politici – l’Intergruppo siè riunito per procedere all’elezione dei suoi organi.


MatteoMecacci, Deputato radicale nel Gruppo del PD è stato eletto Presidente, Lucio Malan Senatore del Partito delle Libertà e Gianni Vernetti, Deputato del PD sono stati eletti Vicepresidenti.


La prossimasettimana sarà completato l’Ufficio di Presidenza con rappresentanti ditutti i gruppi.

Obiettivi dell’Intergruppo sono la sensibilizzazione attraverso iniziative parlamentari e non delle autorità politiche italiane, a partire dal Parlamento e del Governo, sulla tragica vicenda dell’occupazione cinese del Tibet che dura da oltre 50 anni e che negli ultimi mesi ha subitouna grave recrudescenza dopo le violenta repressione delle manifestazioni del marzo scorso.



Cina, 15 luglio, 2008 – attenti, diventano sempre più autoritari
Il Giornale by Bao Tong *

Bao Tong, 75 anni, è stato braccio destro del segretario generale del Partito comunista cinese Zhao Ziyang. Come lui, nell’89, si è schierato contro la repressione a piazza Tiananmen. Per questo fu condannato a sette anni di prigione. Dal ’97 è agli arresti domiciliari

In cosa differiscono le Olimpiadi 2008 di Pechino dalle edizioni che le hanno precedute in altri Paesi? Nel fatto che nessun altro governo è stato tanto bramoso di usare i Giochi per accrescere la sua legittimazione sulla scena internazionale.

Il successo delle Olimpiadi sancirà l’aumento del prestigio nazionale, ma servirà solo a rendere più forte l’autoritarismo. Questo genera una certa «ironia»: i Giochi saranno un evento che simboleggia la pace internazionale, ma che allo stesso tempo incentiva un crescente nazionalismo. Oggi il governo continua a chiedere sacrifici alla maggioranza della sua popolazione, ma non più in cambio della futura società comunista. Il nuovo obiettivo è il nazionalismo e il prestigio sullo scacchiere internazionale.

Il problema è che questo desiderio è essenzialmente un’aspirazione delle élite. Al contrario, la maggioranza della gente, specialmente nelle campagne, è ancora schiacciata da povertà, malattie e insicurezza economica. La gloria cinese trasmessa in mondovisione non rispecchia la miseria di milioni di contadini che non vedono progressi per il loro futuro.

Finora quello a cui abbiamo assistito sono gli stipendi da fame pagati ai lavoratori migranti dei cantieri olimpici e le continue requisizioni di terre per le nuove costruzioni, compiute senza versare adeguati risarcimenti agli espropriati. Questi non sono né i primi, né gli ultimi esempi di come il governo faccia pagare ai più miserabili la sua operazione di cosmesi.

Ogni fortuna generata dall’imminente galà internazionale finirà solo nelle mani delle élite urbane cinesi, le più ricche di sempre. Quando i nuovi scintillanti edifici e i cieli (temporaneamente) limpidi di Pechino verranno mostrati al mondo durante i Giochi, non dimentichiamoci che sono stati costruiti su una piramide di sacrifici, compiuti da persone che non potranno neppure assistere all’evento.

Purtroppo, c’è poca speranza che i Giochi di Pechino spingano la Cina verso il modello di società aperta. La sua modernità, in mostra ad agosto, è in diretto contrasto con i metodi antiquati di governare del Partito comunista cinese. Per mantenere la sua versione di verità sempre più distorta, il governo ha dovuto utilizzare la censura e la sistematica introduzione della «perdita della memoria collettiva».

L’entusiasmo di milioni di telespettatori cinesi, attratti dai Giochi, cancellerà l’oscuro ricordo della repressione di piazza Tienanmen? Nessuno ne ha certezza, ma il governo cinese pensa apparentemente di poter raggiungere questo obiettivo di «amnesia collettiva». Questo spiega perché l’esecutivo si è fissato con le Olimpiadi 2008. Utilizzare i Giochi come strumento di propaganda può servire al governo a migliorare la propria immagine solo sul breve periodo, ma aiuterà molto poco a risolvere i reali problemi sul lungo periodo.

Dopo 50 anni di una politica caratterizzata da grandi inversioni di marcia, il Partito comunista cinese non ha fornito nessun tipo di uguaglianza, né adeguati programmi sociali su educazione, sanità pubblica e stabilità economica. Infinite promesse alla popolazione rurale sono state fatte e dimenticate, e il suo duro lavoro, alla fine, è stato dirottato nella costruzione di industrie e moderne città. I fondi governativi sono serviti a edificare complessi sportivi all’avanguardia, teatri dell’Opera, firewall di Internet, ma non a costruire strade nei villaggi più poveri o ad evitare le forti disparità sociali. Soprattutto, non ci sono stati progressi nelle libertà civili, unico modo di affrontare in maniera aperta ed equilibrata la questione delle ingiustizie.

A Deng Xiaoping è stato attribuito il credito dello smantellamento delle politiche di Mao, ma è anche sua l’intrinseca e ingiusta idea di permettere alle élite di prosperare attraverso l’espansione economica. Da allora, il suo «principio di ingiustizia» è stato affermato in maniera vigilata. Il risultato è che il governo cinese fa sempre più affidamento a poteri coercitivi per tenere a bada il malcontento e allo stesso tempo aumenta la sua dipendenza a tattici rattoppi cosmetici. Come ospitare le Olimpiadi.


15 luglio 2008 – 13 ethnic Tibetan Party members expelled in Lhasa
TCHRD Press Release – Contact person: Tashi Choephel (English), Jamphel Monlam (Tibetan and Chinese) Phone Number: +91-1892-223363/225874/229225


Following a series of protests by Tibetans across Tibet since 10 March 2008, the Chinese authorities have embarked on numerous premeditated measures and steps to tighten control over the Tibetan people. The latest targets are identified as ethnic Tibetan Communist Party members and the government employees.

A new official regulation jointly prepared by the “Tibet Autonomous Region” (“TAR”) Communist Party’s Discipline Inspection Commission (Ch: Jie Wei) and “TAR” Government Discipline Committee (Ch: Jian cha ting) was officially announced yesterday, targeting Tibetan party members and government employees whose children are studying in the exiled educational institutions run by the “Dalai Clique”, according to the latest information posted on the official website. (www.chinatibetnews.com). The Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (TCHRD) is very concerned that the implementation of this regulation will soon lead to expulsion of Tibetan employees and members who fail to comply and abrupt termination of children’s education of those who return to Tibet.

The new official regulation jointly issued by the “TAR” Communist Party Discipline Inspection Commission and “TAR” Government Discipline Committee has warned their Tibetan party members and government employees of dire consequences and will act according to the Party rules and policies, if they fail to recall their children studying in exile educational institutions run by the “Dalai Clique”.

Though a new regulation was formulated tentatively and soon to be officially promulgated and implemented in the mid of September this year, has primarily targeted Tibetan government employees and party members.

The announcement of the new regulation made yesterday clearly stated that, the “Dalai Clique has over the years cited free scholarship, boarding and food facilities to the young children in order to entice them to leave Tibet for schools and monasteries in exile. The young who are the future seeds were targeted by the Dalai clique by enticing with facilities in the exile schools and monasteries in order to challenge the party and the government.”

The official announcement cited the reason for the formulation of a new regulation as to maintain stability and to oppose the ‘splittist’ forces within the Party members and “TAR” government employees. The new regulation, stated as “political regulation”, has categorically mentioned that the Party members and government employees are not allowed to send their children to educational institutions in exile.  The new regulation further stated that the act of sending children into exile educational institutions run by the “Dalai clique” goes against the Party rules and government policies and it will act and punish those accordingly.

A two-month ultimatum was issued yesterday to the ethnic Tibetan party members and government employees to recall their children studying in exiled educational institutions run by the Dalai clique. The announcement stated that, although a new regulation has been formulated, before its promulgation “TAR” government employees and the Party members should recall their children from the exiled educational institutions run by the Dalai clique within two months’ period and should voluntarily surrender and explain before the concerned government department or the Party for leniency without penalty. The regulation further stated that those who have participated in “splittist” activities should surrender voluntarily for leniency.

Unfortunately, though well-educated and professionally competent, these students and monks will fall under surveillance and lack job security because of their affiliation with Tibetan exile institutions if they decide to return to their homeland.  For those families who send their children to India for an education when there are no other options, harsh repercussions can be expected.

The announcement further stated that, however, after the promulgation of the new regulation, those party members and government employees who conceal information on or fail to recall their children studying in exile educational institutions run by the Dalai Clique within the stipulated deadline shall be expelled from the Party and fired from their government job. This new regulation shall be promulgated soon and will cover all the current Party members, government employees, retired Party members and government employees.

This is not the first time that such an ultimatum was issued. In 1994 a policy was instituted demanding that parents recall their children from India lest they be demoted or expelled from their jobs, and their children lose their rights to residence permits if they did not return to Tibet within a specified time. And many parents recalled their children studying in exile schools and many ended up terminating their education.

The new regulation aims to put the Tibetan employees and members through political litmus test of their ideological loyalty to the party and the government and to eliminates those with a history of separatist activities. The timing of the new regulation raises concern about the Chinese authorities intention towards managing Tibetan employees, party members and their children.

Following the recent series of protests across the Tibetan plateau, at the beginning of April, the Chinese authorities launched a renewed “Patriotic education” campaign covering almost every section of Tibetan communities with more rigor and intensity. The campaign not only targeted the monastic institutions but also government employees, security forces, farmers, nomads, private entrepreneur, educational institutions and Party cadres. The ethnic Tibetan Party cadres and government employees in particular comes under scanner with test of individual loyalty to the party, one’s stand on the separatist forces, family background and way of thinking were thoroughly judged.

On 21 April, Dorjee Tsering, Lhasa City Mayor, has told that the “Patriotic education” campaign will be a standard litmus test for the party cadres and will be set as a standard barometer for testing one’s loyalty to the Party.

Under the three themes, the renewed “patriotic education” campaign aims to ‘educate’ the masses about ‘opposing splittism’, ‘protecting stability’ and ‘backing development’, by holding meetings, inviting experts to give speeches, teaching and discussing the contents of the ‘patriotic education’ campaign, holding denunciation session of the Dalai Lama and screening propagan
da shows.


According to reports posted on the official website, China’s Tibet Information Centre, dated 10 July 2008, 13 Party members under Lhasa City were expelled from the Communist Party for their involvement in the “March 14 riot” and their failure to uphold the three themes under the renewed “patriotic education” campaign.

The Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (TCHRD) remains highly disturbed by the new regulation imposed on the ethnic Tibetan Party members and government employees to recall their children studying in educational institutions run by the exiled government. It is highly probable that those parents who fail to comply with the official regulation will face expulsion from their job and could possibly face arrest. TCHRD remains highly concern about those children who are studying in the exile run educational institutions.  It is highly regrettable that the Chinese authorities under the new regulation has not spared the children who risked their lives crossing high Himalayas to receive free and broad based education. The Chinese authorities should immediately withdraw this new regulation and respect the ethnic Tibetan government employees and party members rights.


Bruxelles, 14-18 luglio 2008 –

Round-table, hosted by MEP Thomas Mann (EPP – ED, Chairman of Tibet InterGroup)  with the presence of Kelsang GYALTSEN, Envoy of His Holiness the Dalai Lama.

When and where:  July 15th from 16.30 pm to 17.30 pm – Room A3F383, European Parliament (ASP building, level 3).

This event will precede the official opening of the photo exhibition “Tibet: Journey on the Olympic Route and Way Forward” organized by the EPP-ED Polish Delegation on July 15th at 18.00 at the European Parliament, “Entrée ASP, coté droite” (ASP building, level 0).

Among the participants to the round-table there will both Tibetan and Chinese representatives (upon confirmation of invitation acceptance).
Journalists are most welcome to contribute to the debate.

Organizer: Stefano Valentino
Info: tel. +32 477 990238 – stefano.valentino@globalreporter.it

 

 


Roma, 12 luglio 2008 – Giochi olimpici, governo e maggioranza sconfitti in Parlamento
di Matteo Mecacci (Deputato Radicale, Membro Commissione Esteri della Camera)

Ieri la maggioranza e il governo berlusconi sono stati sconfitti in Parlamento. Non si tratta di un abbaglio estivo o di un pesce d’aprile fuori stagione. E’ effettivamente quello che è successo in Commissione Esteri della Camera e l’argomento di cui si discuteva non era esattamente dei piu’ marginali: la partecipazione o meno di Berlusconi alla Cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici a Pechino.

Di questo tema – tra gli altri – noi radicali abbiamo fatto una battaglia politica da alcuni mesi insieme ad altre associazioni e alcuni parlamentari con manifestazioni, convegni, interrogazioni parlamentari e infine con una risoluzione. Si tratta della naturale continuazione, in Parlamento e nelle piazze (non nelle televisioni e pochissimo sui giornali e quindi siamo lontani dalla stragrande maggioranza degli italiani) della battaglia per la difesa dei diritti fondamentali del popolo tibetano per il quale, solo tre mesi, fa tutto il mondo si indignava; oggi, invece, in assenza di sangue che scorre per le strade di Lhasa, il mondo si trova in tutt’altro  affaccendato.

Tutto pareva quindi essere finito nel dimenticatoio, se non fosse stato per un fatto cui il Governo di Pechino ha attribuito grande valore politico: ovvero la presenza dei Grandi della Terra a Pechino l’8 agosto, per rendere omaggio al Governo della Repubblica Popolare Cinese in occasione delle Olimpiadi, mentre in Tibet, nel Turkestan Orientale e per tutti i dissidenti si continua a vivere da cittadini di serie B (quando va bene) o nel terrore di poter esprimere le proprie idee, sotto pena di botte, tortura o la galera.

E mentre tutto ciò accade, e continuerà ad accadere, prosegue la campagna propagandistica, quella sì di stampo stalinista e comunista, condotta dal Governo cinese contro il Dalai Lama accusato di fomentare le violenze e volere la secessione. Menzogne che vengono accettate benevolmente dai nostri leader, quasi come fossero un dazio da pagare prudentemente in vista di qualcosa di piu’ importante. Ma in vista di che cosa si accettano le menzogne e tanti leader si apprestano ad andare alla corte del regime di Pechino? In queste settimane, dobbiamo prenderne atto, sono venuti solo no da Hu Jintao alle richieste dell’Onu e del Parlamento Europeo di monitorare cosa accade in Tibet e di consentire un’indagine indipendente.

Per ciò, premiare con il riconoscimento politico un governo che si comporta così non potrà che incoraggiarlo nel continuare su questa infausta strada. L’approvazione ieri della risoluzione che “impegna il governo italiano a non partecipare con i massimi rappresentanti politici alla Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi” ha un grande significato politico, per la maggioranza e per l’opposizione, oltre che per il Governo.

Il PD ha votato compatto la risoluzione che ho presentato. Cosi’, invece, non hanno fatto i parlamentari della maggioranza che peraltro, in questi primi due mesi, non hanno mai mancato di sottolineare come il Governo Berlusconi si stesse impegnando nella difesa dei diritti umani nel mondo, attribuendogli evidentemente delle frettolose pagelle di promozione…

Una maggioranza che ha sottovalutato l’importanza di questa decisione, tanto da non avere i numeri per poter sconfiggere l’opposizione (nella quale non erano poche le assenze anche autorevoli). Adesso comunque la decisione e’ presa, l’indirizzo politico e’ chiaro ed inequivocabile e Berlusconi deve rispettarlo. Se vi saranno, come accade nei paesi dove non esiste lo stato di diritto, delle tentazioni di ignorare questo voto, si sappia che vigileremo sul rispetto di quel che resta delle istituzioni e delle regole democratiche dopo 50 anni di partitocrazia e non democrazia.

Anche e soprattutto in questo modo, mi si consenta di dirlo, si puo’ e si deve fare opposizione: senza rincorrere e “denunciare” il Governo Berlusconi su tutte le sue proposte, ma incalzandolo su temi importanti e davvero “garantisti” come ad esempio quello della difesa della verita’ e della vita in Iraq, per scongiurare la condanna a morte contro Tareq Aziz, per i diritti del popolo tibetano, e per il diritto a una “giustizia giusta” per il popolo italiano.


Hong Kong, 12 luglio 2008  – Tibetani e Uiguri nel mirino
Lettera 22
, by Ilaria Maria Sala

Man mano che si avvicinano i Giochi Olimpici, le difficoltà aumentano per tutti quei gruppi guardati con sospetto dalle autorità cinesi: dissidenti, attivisti per i diritti umani e sociali, “postulanti” (individui che si recano alla capitale nel tentativo di consegnare lettere alle autorità cercando giustizia per torti ed abusi di cui sono stati vittime), persone le cui terre o abitazioni sono state espropriate, e perfino i parenti delle vittime del terremoto del Sichuan, a cui è stato imposto di non protestare più contro le costruzioni difettose di scuole ed altri edifici.

Per tibetani e uiguri, poi, le condizioni si fanno insostenibili.

Tre giorni fa, c’è stata l’espulsione non motivata di Dechen Pemba, una donna tibetana con nazionalità britannica che abitava e insegnava a Pechino dal 2006, e che aveva un visto valido fino a novembre. L’espulsione è stata l’ultimo atto di una serie di molestie cominciate dopo la rivolta di marzo: “Da marzo ad oggi, è molto difficile essere tibetani a Pechino. La discriminazione è altissima, e se hai un aspetto molto tibetano la vita quotidiana può essere davvero difficile”, racconta Dechen in un’intervista telefonica da Londra. Dopo tutta la propaganda anti-tibetana trasmessa dalle televisioni cinesi in marzo ed aprile – dove la crisi di marzo è stata descritta unicamente come attacchi omicidi indiscriminati da parte di tibetani violenti ai danni di cinesi innocenti, “i cinesi, gli han, reputano che i tibetani siano pericolosi, ed è diventato impossibile affittare una casa, o anche avere una stanza in albergo. Siamo stati tutti soggetti a innumerevoli perquisizioni in casa, anche nel mezzo della notte, molti di noi hanno dovuto recarsi regolarmente alla polizia per essere interrogati: io compresa, sono stata chiamata molte volte per interrogatori alla polizia, ma non mi aspettavo proprio di essere deportata”. Invece, lunedì mattina, uscendo di casa alle 8.55, Dechen ha trovato otto poliziotti ad aspettarla sul pianerottolo: “sono entrati, filmando con delle telecamere, hanno perquisito la mia stanza, mi hanno ritirato il libretto e la carta bancaria, il telefono, e anche i miei biglietti per alcune gare olimpiche, poi mi hanno detto che avevo un’ora di tempo per raccogliere alcune cose e che sarei stata portata in aeroporto e rimandata a Londra, e che non posso tornare in Cina per cinque anni. Ho chiesto perché, e mi hanno solo risposto: lo sai. Mi hanno accusata di aver infranto la legge cinese, ma non mi hanno detto né quale, né in che modo, solo di partire”.

Due giorni dopo, nel corso di una conferenza stampa a Pechino, un portavoce del Ministero degli Affari esteri, Liu Jianchao, ha difeso la deportazione, dichiarando che “la signorina Pemba è membro del Tibetan Youth Congress (che Pechino ha accusato di essere un’organizzazione “terrorista” per la sua richiesta di indipendenza per il Tibet) ed ha confessato di aver portato avanti attività illegali”. Sia l’appartenenza al TYC, che la confessione, sono però smentite da Dechen.

Ma il problema non riguarda solo lei: diverse fonti tibetane infatti confermano che, da marzo ad oggi, molti tibetani sono stati costretti a lasciare la capitale, e quelli che rimangono “vivono come se fossero marchiati a fuoco: siamo sorvegliati, seguiti per la strada, è un monitoraggio costante”, dice Dechen.

Kate Saunders, del gruppo International Campaign for Tibet, aggiunge che “fare le cose più normali, per i tibetani che abitano a Pechino, è diventato molto complesso. Le persone note, prominenti, o quelli che fanno parte del Partito Comunista, anche se sono stati critici in passato, sono per lo più al sicuro. Gli altri, invece, vivono sotto una pressione molto forte, in particolare quelli che hanno partecipato alla veglia all’Università per le Minoranze Etniche in marzo: loro sono tutti sorvegliati speciali, e molti hanno dovuto lasciare la capitale”.

E mentre il Tibet continua ad essere militarmente controllato, in Xinjiang, terra ancestrale degli uiguri, una popolazione di 7 milioni, turcofona e a maggioranza musulmana oggi sotto controllo cinese, il giro di vite diventa sempre più serrato. E’ un processo che si è sviluppato negli ultimi anni, ma che, in periodo pre-Olimpico, sta assumendo proporzioni allarmanti. Nei giorni scorsi le autorità hanno affermato di aver arrestato 82 sospetti terroristi in 41 basi sovversive, mentre l’irruzione di un gruppo di poliziotti in una casa uigura si è conclusa con cinque morti: tutti, secondo il dispaccio pubblicato dall’agenzia di stampa cinese Xinhua, “terroristi”.

“La comunità uigura è diventata un bersaglio della repressione delle autorità, nel nome di una minaccia terroristica che è stata grandemente esagerata, rispetto alla quale il governo cinese non ha mai fornito alcuna evidenza”, commenta Nicholas Bequelin, di Human Rights Watch. Attività che altrove sono normali – dal riunirsi in preghiera al fornire un’educazione religiosa ai propri figli – sono illegali in Xinjiang, e ufficialmente tacciate di essere atti “sovversivi” e terroristici.

 


Ecco una notizia molto edificante: due monaci uccisi in un monastero del Sichuan, come riferito da fonti tibetane. Il reato era davvero grave: celebrare il decimo giorno del sesto mese del calendario tibetano (il nostro 12 luglio), data di nascita di Padmasambhava (Guru Rimpoche) fondatore del buddhismo tibetano. C’erano tutti gli estremi per una punizione esemplare (m.b.)

Sichuan, 12 luglio 2008 – Two monks at a monastery in western China were killed in a clash with paramilitary police last weekend [12 July 2008], three Tibetan sources have told The Times.

The monks, at a monastery in western Sichuan province, which borders Tibet, were killed in a clash on July 12 [2008]. For monks of what are popularly known as the “red hat” sects, the date marks one of the most auspicious festivals of the year.

It is the first report of the lethal use of gunfire against Tibetan protesters demanding the return of the exiled Dalai Lama and independence since the fatal shootings on April 2 [2008] at the Tongkor monastery. The reports come despite a news blackout imposed by the Chinese authorities on reports of continuing deadly unrest in Tibetan parts of the country. A month before the Olympics, Beijing is determined to present a trouble-free image to the world.

Tibetan sources said that the trouble erupted when monks at the Gonchen monastery, one of the most prominent in the region and renowned as a centre for printing Buddhist sutras, or scriptures, attempted to mark a festival that fell on the tenth day of the sixth month of the Tibetan calendar.

The festival pays homage to the birthday of Padmasambhava, or Guru Rimpoche, the founder of Tibetan Buddhism. Officials assigned to the monastery to keep an eye on the monks, especially since a deadly riot in Lhasa on March 12 [2008], refused to allow the men to hold their traditional dances.

What happened next may never be clear. Repeated calls to Dege, a town in a remote region on the edge of the Tibetan plateau, resulted in professions of ignorance of any incident on that date. Information barely trickles out from an area where People’s Liberation Army troops man roadblocks in almost every town and village.

A worker at a local hotel said: “The incident on July 12 [2008] was just an accident. Everything is safe here.” Another said: “The monasteries are open to visitors.” A government official put down the telephone when asked about the incident. Chinese officials installed in the monastery have refused to answer questions.

The Tibetan sources, speaking on condition of anonymity, said that officers from the paramilitary People’s Armed Police were deployed to halt any violence and shots were fired. One said: “Two monks were killed. These were my relatives.”

The Chinese Government is anxious to suppress any details of unrest in Tibetan areas, particularly reports of fatal violence, with less than a month to go before the Games.

There have been no reports of threats from restive monks in Tibet. However, a ban on flags from any non-participating countries is meant to stop activists from waving the “snow lion” of Tibet, associated with attempts to break away from China.

China will ban all entertainers from overseas, Hong Kong and Taiwan who have ever attended activities that “threaten national sovereignty”, the Government said yesterday after an outburst by the Icelandic singer Björk.

This year, she shouted: “Tibet! Tibet!” at a Shanghai concert after performing her song Declare Independence, which she has used to promote other independence movements.

Oldest sect

– The Nyingma sect, also known as the Red Hat Sect, is the oldest sect of Tibetan Buddhism.

– Its name, meaning “ancient” or “old” in the Tibetan language, stems from its practice of Buddhism deeply rooted in the Tubo Kingdom of the 8th century.

– Nyingma monks wear red hats, while the Gelug sect, formed in the 14th century, wear yellow ones. The Dalai Lama is the figurehead of the dominant Yellow Hat sect.

– The Red Hat sect claims as its founder Padmasambhava, the man credited with building Tibet’s first monastery, Samye, in the late 8th century.

– The sect advocates the study of Tantrism and its monks can marry. It is also active in India, Bhutan and Nepal


Roma, 11 luglio 2008 – i grandi del mondo alle Olimpiadi mercato
AsiaNews
, by Alessandro Cervellera

Sarà forse l’aria di crisi economica generale; o le promesse di nuovi contratti con il gigante cinese … Sta di fatto che, incontrandosi in Giappone con il presidente cinese Hu Jintao, i leader delle otto nazioni più potenti, a poco a poco hanno sciolto le riserve e hanno promesso (giurato, perfino) che sì, saranno presenti alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi in programma a Pechino l’8 agosto prossimo, alle 8 e 8 di sera. Fra i renitenti rimane ancora il cancelliere tedesco Angela Merkel, ma tant’è: l’Unione Europea in blocco, in questo semestre rappresentata dalla Francia e da Nicolas Sarkozy, siederà nello stadio “Nido d’Uccello”. Fra i 91 mila ospiti mondiali, il presidente francese si godrà le spettacolari Olimpiadi che si preannunciano come un grande osanna alla grandezza della Cina, divenuta imperatrice dell’economia mondiale.

Spettacolare è anche il cambiamento a 180° di Sarkozy, che solo alcuni mesi fa, dopo la repressione in Tibet, aveva messo tante condizioni alla sua partecipazione: rispetto dei diritti umani, dialogo con il Dalai Lama, ecc. La sua posizione è stata così dura che i cinesi hanno deciso di boicottare i prodotti “made in France”, a cominciare da quelli in vendita nei supermercati Carrefour.

Dire che la Cina sia cambiata in questi mesi è forse troppo: controlli e censure pesano sui media cinesi e stranieri; attivisti e personalità religiose sono in prigione; i dialoghi col Dalai Lama sono solo l’occasione per continuare le offese al leader tibetano. Non è cambiato nulla: solo è divenuto più evidente che le Olimpiadi sono un mercato. E questo non solo riferito alle sponsorizzazioni e ai sospetti sulla gestione del Comitato olimpico internazionale. La stessa presenza dei leader mondiali è divenuta una moneta di scambio. Presenze in cambio di favori. La dichiarazione dell’ufficio di Sarkozy recita che il presidente francese sarà a Pechino per “approfondire la sua amicizia strategica con la Cina” in cui sono forse compresi contratti per l’Airbus, costruzione di centrali nucleari e di ferrovie ad alta velocità.

L’idea di boicottare la cerimonia di apertura dei Giochi non è mai stata una cosa seria. Anzitutto perché è contraddittoria: bisognava semmai non dare a Pechino le Olimpiadi già nel 2001. Poi, perché è ormai troppo tardi e i “giochi” (economici) sono fatti: nessuno sponsor (e nazione) rinuncerà in questo ultimo mese, dopo aver sovvenzionato queste Olimpiadi per 7 anni.

Se si vuole impegnare Pechino su diritti umani, libertà religiosa, dignità del lavoro, ecologia, c’è tempo prima, durante e dopo i Giochi. A Sarkozy, Bush, Berlusconi, Fukuda, ecc. si può chiedere che i diritti umani entrino di continuo nell’agenda commerciale. Più del boicottaggio, è importante che i nostri governi costringano la Cina e le sue università ad aprire un confronto sui diritti umani; che tutti coloro che commerciano con Pechino stilino contratti a cui collegare condizioni etiche: migliore trattamento degli operai, libertà di associazione, libertà di religione per le comunità locali, liberazione di qualche dissidente. Insomma avere davvero rapporto con il gigante cinese, non trattarlo lo come un partner commerciale. Per questo noi non boicottiamo le Olimpiadi di Pechino: esse sono anzi un’ occasione di rapporto con la popolazione cinese, con la sua società civile (così diversa dai suoi governanti) in cui tessere legami e conoscenze, più forti e più solide delle sponsorizzazioni e degli sfruttamenti di manodopera a basso costo.


Pechino, 11 luglio 2008 – Tibet: condannati a pene detentive 42 rivoltosi
La Repubblica

Quarantadue tibetani sono stati condannati a pene detentive che vanno dai tre anni all’ergastolo per aver partecipato alla rivolta di Lhasa del 14 marzo.

Lo ha riferito il vice presidente della Regione autonoma del Tibet, Palma Trily, all’agenzia di Stato Nuova Cina. Secondo Trily, vi sono 116 manifestanti ancora in attesa di essere processati per il loro ruolo nella sommossa del 14 marzo e alcuni di loro rischiano la pena di morte. Le accuse vanno dall’incendio doloso, alla rapina, al danneggiamento di edifici pubblici.


Roma, 10 luglio 2008 – Pechino 2008, voto in commissione. Frattini: “Gli inviti alle Olimpiadi arrivano dal Cio e non dal governo cinese”. Mecacci: “Berlusconi tenga conto di questo atto di indirizzo del Parlamento”
La Repubblca

La Commissione Esteri della Camera ha approvato una risoluzione, presentata dal deputato radicale Matteo Mecacci, che impegna il governo a non partecipare all’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino.

Il Documento presentato da Mecacci è stato votato questa mattina prima dell’inizio dei lavori sul Lodo Alfano. Nessuna controversia e voto all’unanimità sulla prima parte della risoluzione, che chiede al governo un’attenzione costante nel chiedere alla Cina il rispetto dei diritti umani. Sulla seconda parte, invece, che contiene l’impegno a non partecipare alle cerimonie delle Olimpiadi, la maggioranza, che si era opposta, è stata battuta.

La risoluzione originariamente contava anche sulla firma del deputato del Pdl Marco Zacchera, che però ha ritirato il proprio appoggio e chiesto di approvare una versione meno vincolante per il governo. L’opposizione è riuscita a far passare il proprio testo anche grazie al fatto che al momento del voto si trovava in maggioranza in Commissione.

“Un atto politico importante” ha detto Mecacci. “Abbiamo impegnato il governo italiano a subordinare la sua presenza a una verifica di rispetto dei diritti umani e di apertura della Cina nei confronti del Dalai Lama. Mi auguro che Berlusconi voglia tener conto di questo atto di indirizzo del Parlamento”.

Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi si era detto “propenso” a partecipare alla cerimonia di apertura dei giochi perchè “le Olimpiadi sono nate per affratellare i popoli”, ma aveva anche specificato di “non aver ancora preso una decisione definitiva”.

E sulla vicenda si è espresso anche il ministro degli interni Franco Frattini, che in un’intervista a Repubblica Tv ha detto che “la posizione dell’Italia è quella di facilitare e incoraggiare il dialogo con il Dalai Lama, ma anche che non si può immaginare che il problema del Tibet si possa risolvere da qui all’apertura dei Giochi”. Il titolare della Farnesina ha aggiunto che “la cosa che molti non sanno è che gli inviti alle Olimpiadi non li fa il governo cinese ma il Cio” e che “il Tibet resta nell’agenda del governo italiano come un argomento che non può dividere l’Italia dalla Cina”.

Nelle stesse ore in cui la commissione Esteri della Camera approvava la risoluzione di Mecacci, a Strasburgo, durante il dibattito sulle priorità della presidenza francese di turno dell’Ue, il capogruppo dei deputati liberal-democratici all’Europarlamento Graham Watson chiedeva al capo di stato francese Sarkozy di non andare a Pechino. Nel suo appello Watson faceva riferimento alle tradizioni della Repubblica francese nel campo dei diritti umani per chiedere all’inquilino dell’Eliseo di rinunciare alla partecipazione alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi cinesi.

Alla richiesta si è poi aggiunto, in maniera ancora più convinta, Daniel Cohn-Bendit, capogruppo dei Verdi: “Presidente, non partecipi a questa mascherata del partito comunista cinese”. “E’ una vergogna, è terribile andare all’apertura delle Olimpiadi”, ha aggiunto l’europarlamentare, per il quale Sarkozy, quando un giorno scriverà la sua autobiografia, “si pentirà di avere mangiato con le bacchette alla tavola dei cinesi senza pensare a tutti coloro che sono colpiti dalla repressione”.

Ma le accorate richieste dei due europarlamentari non hanno fatto cambiare idea al Presidente francese che ha confermato la sua partecipazione all’inaugurazione. “Da tutti gli Stati membri ho ricevuto un accordo per andarci – ha detto Sarkozy – non spetta alla Cina fissare la mia agenda e neppure i miei appuntamenti”. “Sul merito, sulla difesa dei diritti dell’uomo, noi siamo d’accordo con lei”, ha detto ancora rivolgendosi a Cohn-Bendit, “ma sui modi di farli progredire, concorderà che ci deve essere un dibattito”. “La Cina è una grande potenza economica – ha concluso Sarkozy – come possiamo dire alla Cina: aiutaci a costruire la pace nel mondo e contemporaneamente boicottarla e umiliarla?”.


Roma, 10 luglio 2008 – Marrazzo d’accordo su cittadinanza onoraria al Dalai Lama
Asca

”Un riconoscimento a una figura di grande profilo morale. La proposta di Goffredo Bettini al Consiglio comunale di Roma per il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama è un’ottima idea, un chiaro messaggio di vicinanza all’impegno di un uomo che, da sempre, lotta per la libertà del popolo tibetano e, in generale, per i valori della pace nel mondo. Anche l’obiettivo di celebrare l’iniziativa in occasione della prossima edizione della Festa del Cinema trova il mio più convinto sostegno”. Lo sottolinea in una nota il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo.


Roma, 10 luglio 2008 – Commissione Esteri della Camera
BrunoMellano’s Weblog

Questa mattina la Commissione Esteri della Camera ha approvato, a maggioranza, la risoluzione Mecacci/Zacchera che impegna il Governo italiano a sostenere l’apertura di un’indagine indipendente sui tragici eventi di marzo nel Tibet occupato e a non partecipare alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Pechino, se non a seguito di progressi effettivi e verificabili nel rispetto dei diritti umani.

Dal Campidoglio il sindaco Gianni Alemanno ha dichiarato di essere favorevole al conferimento della cittadinanza onoraria a Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet, in occasione della prossima visita a Roma.

Bruno Mellano (Presidente di Radicali Italiani) ha dichiarato: “Incoraggianti segnali giungono dai Palazzi della politica romana per il Dalai Lama e per il Governo tibetano in esilio a Dharamsala! Grazie al lavoro del nuovo Presidente dell’Intergruppo parlamentare per il Tibet, l’on. Matteo Mecacci (radicali – PD), la Commissione Esteri della Camera dei Deputati ha, questa mattina, discusso e votato una risoluzione chiaramente impegnativa del Governo Italiano sulla vicenda tibetana. Nello stesso momento il sindaco di Roma, nel confermare l’invito per ottobre al Dalai Lama, ha aperto la strada alla cittadinanza onoraria per Tenzin Gyatso. In una fase in cui le classi dirigenti europee e americane mostrano la faccia più cinica della realpolitik, un barlume di speranza si apre. Speriamo non sia una breve illusione! Certo occorre sottolineare la ricostituzione dell’Intergruppo parlamentare per il Tibet, che ho coordinato della scorsa legislatura, e occorre apprezzare il lavoro di già incardinato dal nuovo Presidente. La notizia di oggi è che tutti gli amici del Dalai Lama e del Tibet hanno uno spazio, seppur strettissimo, per inserire la nuova iniziativa politica e sincera attenzione per la causa tibetana sul palcoscenico mediatico costruito dalla Repubblica popolare di Cina attorno all’evento olimpico. Non perdiamo quest’occasione.”


Strasburgo, 10 luglio 2008 – EUROPARLAMENTO: la Cina colga l’occasione sui diritti umani
Diritto-oggi AGI

I Giochi olimpici offrono un’occasione unica per migliorare la situazione dei diritti umani in Cina. E’ l’appello che il Parlamento europeo ha rivolto a Pechino chiedendo la grazia per i detenuti politici e i difensori dei diritti umani, inclusi quelli incarcerati in Tibet a marzo e di sospendere la campagna di ‘rieducazione patriottica’.

Il Parlamento condanna le violazioni “diffuse e sistematiche” dei diritti umani e invita ad introdurre una moratoria sulla pena di morte.

Non e’ invece passata la richiesta di una posizione europea sulla presenza alla cerimonia di apertura.

Con 439 voti favorevoli, 51 contrari, 139 astenuti, il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da Ppe/De, Pse e Uen con cui si rammarica poi per il fatto che, benche’ le relazioni con la Cina abbiano registrato progressi significativi in ambito commerciale ed economico, cio’ non sia stato accompagnato da risultati di rilievo per quanto riguarda i diritti dell’uomo e la democrazia. Chiede alla Cina di rispettare gli impegni pubblici assunti per quanto riguarda i diritti dell’uomo e le minoranze, la democrazia e lo Stato di diritto, messi in rilievo dal Comitato internazionale olimpico (Cio) quando ha deciso di autorizzare Pechino a organizzare i Giochi olimpici.


Lhasa, 10 luglio 2008 – La verità da Lhasa: tre mesi dopo la rivolta nessuno parla più dei monaci
Quotidiano.net, by Roberto Baldini (inviato speciale)

Roberto Baldini, reporter di Qn, è entrato in territorio tibetano insieme con altri giornalisti occidentali viaggiando sul treno superveloce che raggiunge il Tetto del Mondo.

 

«Tibet, Tibet, che ne sapete voi occidentali del Tibet? Avete scritto un sacco di bugie, avete trasformato in una nobile ribellione la protesta di quattro estremisti violenti». Il ragazzo appoggiato al finestrino del treno, davanti allo scenario maestoso delle montagne di Nashankou, si definisce un ‘turista’ cinese anche se non ha per nulla l’aria di chi va a Lhasa per distrarsi dal lavoro. Sul ‘treno del cielo’, questo miracolo d’ingegneria ferroviaria che da Xining ti porta in 25 ore e mezza sul Tetto del Mondo (48 ore da Pechino) puoi parlare della bellezza del Potala Palace, delle suggestioni della città vecchia, delle meraviglie del monastero di Jockhang o delle magiche atmosfere del Barkhor, il grande circuito dei pellegrini. Ma non della rivolta del 14 marzo. Non di monaci arrestati o uccisi. Non di prigionieri.

 



in diretta da Lhasa: Commento di Roberto Baldini e Xavier Jacobelli

Lungo i corridoi strapieni, la gente non capisce una parola d’inglese e sorride allargando le braccia, oppure incarica Yanzin, la nostra cortese traduttrice del ministero degli Esteri, di dire che non sa nulla, o che non vuole dire nulla. Uno dei più audaci si spinge ad affermare che lui nei giorni del grande incendio di Lhasa c’era, ma si è chiuso in casa e quindi non può raccontare. E’ un tibetano, uno dei pochissimi che viaggiano sul ‘Tibet Express’. Il resto sono cinesi, gente che va e che viene da Lhasa per affari – un negozio, un hotel, un ristorante – oppure poliziotti e militari che vanno a rinforzare le fila di un apparato di sicurezza che almeno per tutta la durata delle Olimpiadi resterà sul chi vive. Pechino non permetterà che succeda un altro 14 marzo, ne va dell’immagine della nuova Cina, la Cina aperta al dialogo e al mercato, la Cina che è perfino disposta a ‘trattare’ con il Dalai Lama, purché lui rinunci pubblicamente all’indipendenza e condanni gli atti di sabotaggio dei Giochi. «Parla in troppi modi, deve dimostrare le sue parole con i fatti» ribadisce il vicedirettore dell’Ufficio Stampa del ministero dell’Informazione Wang Pi Jun.

«Troppe bugie sugli incidenti di Lhasa, parlano di centinaia di morti falsi ma nessuno racconta dei monaci che rovesciavano acqua bollente sulle teste dei poliziotti…». Wang sembra convinto di ciò che racconta, ma nessun giornalista era a Lhasa per poter raccontare la verità. Ora, dopo il grande black out dell’informazione, il Tibet è riaperto, come ha annunciato trionfalmente qualche settimana fa l’agenzia Nuova Cina. E’ vero: solo che i giornalisti devono viaggiare con la ‘scorta’ e perfino i quattro turisti cecoslovacchi che incontriamo a Xining hanno sì ottenuto il permesso di entrare a Lhasa, ma avranno una ‘guida’ alle calcagna per l’intera durata del soggiorno. Ed eccoci qui tutti insieme sul treno più alto del mondo, pronti ad affrontare la salita fino alla bocca di Tangula, 5072 metri. Xining, la stazione di partenza, è una città-cantiere zeppa di gru che cerca disperatamente di conciliare verde e cemento, ed è anche l’ultima vera frontiera tra la Cina e il Tibet.

Ma Lhasa è lontana da qui. Esattamente 1976 chilometri, 25 ore e mezzo di treno, l’unico dove puoi fare colazione a 2000 metri, pranzare a 4500 e cenare alla massima altitudine mai raggiunte da una strada ferrata: appunto 5072 metri, 200 in più della ferrovia peruviana di Machu Pichu. Il biglietto solo andata costa 300 yuan (circa 30 euro) sulla ‘poltrona rigida’, un po’ di più nella ‘cuccetta rigida’ (cabine a sei letti) e molto di più, 800 yuan, nella ‘cuccetta morbida’. Ogni carozza pullula di inservienti e poliziotti. Il ristorante, 12 tavoli a 4 posti offre menù variegati, dalle ottime fantasie di vegetali a brodaglie dal sapore indecifrabile. A colazione i coraggiosi possono provare perfino l’ebbrezza di un succo di arancio aromatizzato caldo. Tong, gigantesco capotreno, sempre impettito, spiega che ogni convoglio trasporta 554 persone ed è sempre esaurito. In prima e seconda classe, quella delle cuccette morbide e rigide, ci sono per lo più turisti che arrivano da tutte le città della Cina. In terza classe, quella delle poltrone rigide, sembra di entrare in un vicolo di Shangai, in una babele di uomini, donne, bambini, colori, grida, risate, aromi e miasmi.

Molti sono han, l’etnia principale cinese, i veri conquistatori del Tibet, altri sono cinesi musulmani, minoranza molto più tollerata di quella tibetana. C’è il gruppetto di muratori che gioca a dama. C’è la studentessa che risponde risentita perché le chiediamo del Tibet. C’è il militare che ti guarda con severità e curiosità. Tibetani se ne vedono davvero pochi, questo è un treno di cinesi, per cinesi, più che per turisti (in tutto ne abbiamo contati una decina).

Ecco perché il Tibet Express è considerato un’arma a doppio taglio dai tibetani. «Arriva sempre pieno e riparte mezzo vuoto» sussurra qualcuno, ed è per questo che si parla di una seconda invasione cinese, dopo quella dei tempi di Mao, quando i templi venero distrutti e il mantra buddista ‘Om mani padme hum’ (Salute al gioiello del loto) fu sostituito da ‘Lunga vita al presidente Mao’. Pechino ribatte di aver iniettato ossigeno nella stagnante economia tibetana, creando più opportunità, più benessere per tutti con un pil che nella sola TAR (Regione Autonoma Tibetana) cresce a ritmi vertiginosi, una sicurezza sanitaria che prima non c’era, un sistema di trasporti che non era mai stato neppure immaginato. Ma i tibetani sanno che tutto questo benessere non finirà mai nelle loro tasche perché tutto ciò che c’è, che c’era e che ci sarà a Lhasa, ormai è nelle mani di Pechino. Eccola, la città santa. Il Potala Palace si scorge a grande distanza dai finestrini del treno. E’ triste sapere che la residenza del Dalai Lama oggi è solo un museo per cinesi.


Washington, 10 luglio 2008 – Condoleezza Rice parteciperà alla cerimonia di chiusura
Asca

Il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, parteciperà alla cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, che si terrà il prossimo 24 agosto. Ad annunciarlo è il Dipartimento di Stato Usa.

La Rice ”intende partecipare alla cerimonia di chiusura e sarà felice di assistere anche ad alcune gare sportive”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack.

Ieri il presidente George W. Bush aveva annunciato che assisterà all’inaugurazione delle Olimpiadi, l’8 agosto, dichiarando che ignorare l’evento sarebbe stato un affronto alla popolazione cinese.


Londra, 10 luglio, 2008 – Londra, scuse a Pechino per la laurea al Dalai
La Repubblca

La stampa inglese è scandalizzata per il gesto di sottomissione della London Metropolitan University verso il regime di Pechino. Il vicecancelliere dell’università, Brian Roper, ha presentato le scuse ufficiali della sua istituzione alla Repubblica Popolare (attraverso l’ambasciata cinese a Londra), dicendosi dispiaciuto per “qualunque malcontento” provocato dal conferimento di una laurea honoris causa al Dalai Lama. La London Metropolitan University ha un ufficio permanente a Pechino perché recluta molti studenti cinesi. I suoi dirigenti erano preoccupati da quando – in seguito alla laurea ad honorem conferita al Dalai Lama il 20 maggio – erano partite su alcuni siti Internet in Cina delle campagne per il boicottaggio delle iscrizioni.


09 luglio 2008 – Amnesty International a Hu Jintao
La Repubblica
, by Federico Rampini

A un mese dall’inizio delle Olimpiadi di Pechino, Amnesty International ha diffuso il testo di una lettera aperta inviata al presidente della Repubblica popolare cinese, Hu Jintao.

‘Eccellenza, quando manca solo un mese alla lungamente attesa apertura della XXIX Olimpiade di Pechino, Le chiedo di intraprendere cinque passi verso lo ‘sviluppo dei diritti umani’, per il quale si era impegnato nel 2001 il Comitato promotore delle Olimpiadi a Pechino.

Nel corso dell’ultimo anno, Amnesty International ha raccolto centinaia di migliaia di voci a riecheggiare questa mia richiesta. Mi unisco a queste voci per chiederLe di cogliere questa storica opportunità per agire.

Amnesty International riconosce gli sforzi compiuti dal governo cinese per affrontare alcune preoccupazioni di lunga data relative ai diritti umani. Ho trovato particolarmente incoraggianti gli apparenti progressi fatti per ridurre l’uso della pena di morte, attraverso il processo di revisione da parte della Corte suprema del popolo. Ho inoltre apprezzato le recenti dichiarazioni di molti esponenti del governo cinese, incluso il ministro della Giustizia Xiao Yang, secondo le quali la Cina sta seguendo il trend globale verso l’abolizione della pena di morte. Infine, Amnesty International ha accolto con favore la notizia del rilascio di 1157 persone, arrestate nel corso delle proteste verificatesi nella parte della Cina abitata da tibetani. L’impegno ufficiale a garantire ‘completa liberta’ di stampa’ e le regole adottate per i giornalisti stranieri rappresentano un altro passo avanti verso una maggiore liberta’ di espressione dei giornalisti.

Nonostante questi sviluppi, la preparazione delle Olimpiadi ha avuto in realtà un impatto negativo su alcune aree dei diritti umani.

Continuano infatti a essere perseguitati gli attivisti per i diritti umani, in particolare coloro che mettono in relazione le violazioni dei diritti umani con la circostanza che la Cina ospiti le Olimpiadi: tra questi, Ye Guozhu, Hu Jia e Yang Chunlin stanno scontando pene detentive soltanto per aver espresso pacificamente le proprie opinioni. La ‘pulizia’ pre-olimpica di Pechino con l’utilizzo esteso della rieducazione attraverso il lavoro è un altro sviluppo preoccupante, soprattutto perchè non tiene conto delle richieste, che arrivano dall’interno del paese, di riformare questo sistema illegale di detenzione.

Amnesty International Le chiede di cogliere l’opportunità dei Giochi olimpici per attuare le cinque raccomandazioni che seguono, condivise da tante persone in Cina e nel resto del mondo,  prima che le Olimpiadi abbiano inizio:

– rilasciare tutti i prigionieri di coscienza, inclusi Ye Guozhu, Hu Jia, Yang Chunlin e ogni altra persona detenuta in relazione alle Olimpiadi soltanto per aver espresso pacificamente la propria opinione;

– impedire alla polizia di arrestare arbitrariamente persone che danno vita a petizioni, attivisti per i diritti umani e ogni altra persona nell’ambito della ‘pulizia’ pre-olimpica;

– pubblicare statistiche nazionali complete sull’applicazione della pena di morte, impegnarsi nella riduzione del numero di reati (in particolare quelli non violenti) e introdurre una moratoria sulle esecuzioni, in linea con la risoluzione 62/149 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottata il 18 dicembre 2007;

– consentire completo accesso e piena libertà di stampa ai giornalisti cinesi e stranieri, in tutto il territorio cinese, in linea con la promessa di garantire ‘completa liberta’ di stampa’ in vista dei Giochi;

– fornire informazioni su tutte le persone uccise o arrestate a seguito delle proteste di marzo in Tibet, in particolare sulle 116 persone ufficialmente ancora in stato di detenzione e assicurare che tutte le persone arrestate per il loro coinvolgimento pacifico nelle proteste siano rilasciate e tutte le altre siano sottoposte a un processo equo.

Ritengo che un passo avanti su questi cinque punti permetterà ai Giochi olimpici di essere ricordati a lungo non solo per i successi in campo sportivo, ma anche per quelli nel campo dei diritti umani.

Distinti saluti. Irene Khan Segretaria Generale Amnesty International


Strasburgo, 09 luglio 2008 – Olimpiadi: presidente Europarlamento non parteciperà alla cerimonia di apertura
Corriere della sera

Il presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Poettering, non parteciperà alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino. “Visto che il negoziato fra i rappresentanti del governo cinese e l’emissario del Dalai Lama non ha dato alcun risultato, la mia posizione resta quella della risoluzione del Parlamento europeo votata nell’aprile scorso”. Poettering ha pronunciato queste parole a Strasburgo, a margine del suo incontro con il ministro italiano delle Politiche europee, Andrea Ronchi.


Roma, 08 luglio 2008 – conferenza stampa con Tetsen Samdup Choekyappa

Alla presenza di numerosi Parlamentari e politici – tra cui Emma Bonino, Pietro Marcenaro, Lucio Malan, Carmen Motta, Marco Perduca, Matteo Mecacci, Sergio Rovasio – e dell’Associazione Italia Tibet invitata a partecipare ai lavori, si è svolta la conferenza  stampa con Tetsen Samdup Choekyappa, Rappresentante di Sua Santità il Dalai Lama a Ginevra.

Dopo la presentazione di Matteo Mecacci, Tetsen Samdup Choekyappa, eletto alla carica a marzo scorso, ha sottolineato la gravità della attuale situazione del Tibet. Tetsen Samdup, nel ricordare quanti sono stati uccisi (200) e carcerati (6.000) nel corso degli scontri recenti, ha rappresenatto le preoccupazioni del Governo Tibetano  anche per quanto accadrà al termine dei Giochi.

A proposito dei negoziati sino-tibetani, il cui risultato non è stato positivo, ha sottolineato come permangano da parte del Governo di Pechino le accuse al Dalai Lama di separatismo e di fomentare la rivolta del suo popolo. E questo, nonostante le dichiarazioni pubbliche di sua Santità attestino l’esatto contrario.

Ha, inoltre, espresso la propria gratitudine istituzionale per la recente costituzione dell’Intergruppo parlamentare per il Tibet, con l’auspicio che possa avere un forte impatto governativo. Anche perché la prossima visita a Roma di HHDL – in calendario per ottobre, su invito di Film Festival – possa avere una valenza politica forte, oltre che culturale.

Ha poi concluso la sua conferenza con un invito e con una preghiera a continuare nelle azioni di supporto alla causa tibetana, affinchè ne vengano preservate la religione e la cultura, “prima che sia troppo tardi”.

Infine, in risposta alle domande poste dalla sala (Gianni Vernetti e Marilia Bellaterra), ha sottolineato che: nonostante gli esiti dei negoziati non siano stati positivi, si confida nel buon esito dei colloqui successivi, già messi in calendario nel prossimo mese di ottobre; appare quanto mai opportuna una presa di posizione decisa da parte dell’Unione Europea; la marcia partita da Dharamsala “verso il Tibet”, anche se non ha raggiunto l’obiettivo di varcare il confine ha avuto un grande valore, in quanto attestazione di protesta “non violenta”, capace di aumentare la consapevolezza di tanti, anche in India e Nepal.

Matteo Mecacci, nel coordinare i lavori della Conferenza stampa, ha ricordato che 90 deputati e 30 senatori sono membri, alla data, del neo-costituito Intergruppo parlamentare per il Tibet. Ha ricordato, inoltre la recente risoluzione a firma Marco Zacchera, da lui presentata alla Commissione Affari Esteri e Comunitari  il 26 giugno, con la proposta di boicottaggio della cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici, in assenza di progressi effettivi al rispetto dei diritti umani in Cina (m.b.)


Pechino, 08 luglio 2008 – Il Mandela cinese ai leader occidentali: boicottate le Olimpiadi
Panorama, by Michele Zurleni

 

 

L’hanno definito il Nelson Mandela cinese. È una delle più importanti voci del dissenso di Pechino, leader del movimento per la democrazia in Cina. Per le sue battaglie per diritti umani, civili e politici nel 1996 gli venne attribuito il Premio Sakharov. Vive da anni negli Stati Uniti, e ora si trova in Europa per un ciclo di conferenze.


Ad un mese dall’inizio delle Olimpiadi, Wei Jingsheng lancia un appello all’Occidente. “Ai capi di Stato e di Governo europei e americani chiedo di non partecipare alla cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici” scandisce con forza questo 58enne dal viso rotondo, figlio di un alto funzionario del Ministero degli Esteri, Guardia Rossa a 16 anni, dissidente incarcerato 13 anni dopo, nel 1979. Presidente, ora, dell’Overseas Chinese Democracy Coalition (OCDC), un cartello di gruppi di oppositori al regime di Hu Jintao. “Abbiamo fatto una raccolta di firme, lanciato campagne di stampa, ma i nostri mezzi sono limitati. Per questo mi appello alle opinioni pubbliche occidentali: fate pressione sui vostri leader. Spiegate loro che è fondamentale boicottare le Olimpiadi“.

L’appello di Wei Jingsheng però rischia di cadere nel vuoto. La Casa Bianca ha già ufficializzato la presenza di George W. Bush a Pechino l’8 agosto, mentre l’annuncio di Nicolas Sarkozy dovrebbe arrivare a breve. All’inaugurazione dovrebbero partecipare anche Silvio Berlusconi e il presidente russo Dmitri Medvedev. Il cancelliere tedesco Angela Merkel invece non ci sarà, mentre Gordon Brown volerà in Cina per la cerimonia di chiusura, quando raccoglierà la fiaccola olimpica per le Olimpiadi del 2012 che si svolgeranno a Londra. “Purtroppo ancora una volta vince la realpolitik”, afferma Wei. “Nonostante la repressione in Tibet, nonostante le continue violenze nei confronti degli oppositori, i governi occidentali non riescono a cambiare registro con Pechino”.

La posta in gioco. Secondo l’autore del libro The Fifth Modernization, un saggio pilastro del pensiero liberale cinese, il governo di Wen Jiabao ha preso come scusa i giochi per imporre un altro giro di vite contro gli oppositori. “Migliaia di persone sono state allontanate da Pechino per “ripulire” la capitale dagli indesiderati, centinaia di dissidenti incarcerati. Decine di giornalisti sono stati messi sull’avviso: chi sgarra, finisce in galera. Tutto questo conferma la natura dittatoriale del sistema comunista”. Una politica che, secondo il vincitore del premio per i diritti umani dedicato a Robert F. Kennedy, non ha certo l’appoggio della maggioranza della popolazione. Anzi. “Loro vorrebbero la democrazia, la sognano. Anche tra i più alti funzionari del Partito Comunista Cinese c’è chi, nell’intimità della propria casa, auspica una caduta del regime”. I Giochi rischiano però di esserne l’apoteosi.

“Il governo cinese – prosegue Wei Jingsheng – punta a un successo completo che gli permetta di raggiungere due obiettivi: avere una vetrina internazionale e perpetuare la politica di repressione dopo che i riflettori si saranno spenti sulle Olimpiadi. Se però qualche cosa dovesse andare storto, una clamorosa contestazione, o altro, le ripercussioni sarebbero molto forti. E magari, qualche crepa potrebbe aprirsi nella granitica compattezza dell’apparato”.

Wei Jingsheng conosce bene le dinamiche del potere nelle segrete stanze di Pechino. E sa, quanto l’appuntamento con i Giochi Olimpici sia sentito a Pechino. Lui stesso, in passato, l’ha vissuto sulla sua pelle. Dopo anni in prigione, il 14 settembre del 1993, Wei – insieme ad altri dissidenti – venne rilasciato perché il governo cinese – che puntava all’assegnazione delle Olimpiadi del 2000 – voleva mostrare al mondo la sua “faccia pulita”. Quando però il Comitato Olimpico Internazionale scelse Sidney, Jingsheng tornò in carcere. Ci rimase fino al 1997, quando la pressione internazionale e un intervento diretto dell’allora Presidente statunitense Bill Clinton, convinse le autorità cinesi a scarcerarlo per poi espellerlo dal paese. Già allora, il più volte candidato al Premio Nobel per la Pace era diventato il simbolo della lotta dei diritti umani in Cina.

Fu allora che venne coniata l’immagine del Nelson Mandela di Pechino. Quando gli ricordi questa definizione, Wei Jingsheng si ritrae. E puntualizza. “C’è una differenza abissale tra la mia Cina e quel Sud Africa. Nonostante il regime dell’Apartheid fosse terribile, almeno, era basato su alcune leggi contro le quali potevi appellarti. Nel mio paese vige la legge del più forte”.

Quanto sia lontana la realizzazione del suo sogno di vedere la democrazia a Pechino, Wei non sa dirlo. L’unica cosa che prevede è un aumento delle tensioni sociali in Cina: “Il divario tra ricchi e poveri è sempre più forte. Ci sono vasti settori della popolazione che vivono in uno stato di indigenza, peggio che in Africa. Ci saranno rivolte e ribellioni.” È sulla dicotomia tra nazionalismo cinese e globalizzazione dei mercati, tra l’importazione di modelli di vita occidentali e l’assoluta manca di libertà civili e politiche che punta il famoso dissidente. Queste contraddizioni salteranno fuori, con forza, durante i Giochi di agosto? Wei Jingsheng spera proprio di sì. Affinché le Olimpiadi 2008 non risultino un film di propaganda, ma un documentario impietoso sulla realtà della Cina.


Roma, 08 luglio 2008 – Napolitano: “Vi saremo vicini”
Eurosport

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale una rappresentanza degli atleti italiani che parteciperanno ai Giochi Olimpici di Pechino 2008, accompagnati dal presidente del Coni Giovanni Petrucci e dal segretario generale Raffaele Pagnozzi.

L’Italia ci doveva essere, come il resto del mondo, perché la partecipazione ai Giochi di Pechino “costituisce il miglior contributo che la comunità sportiva può dare alla causa dei diritti umani”. Insomma i Giochi daranno una mano alla Cina sulla strada verso la libertà. Queste le parole del presidente Giorgio Napolitano durante l’incontro con gli azzurri che prenderanno parte alle prossime Olimpiadi.

Dal Quirinale, con la bandiera che sventola stretta tra le mani di un emozionato Antonio Rossi, parte la sfida olimpica degli azzurri: a un mese dal via è il capo dello Stato a fare “l’in bocca al lupo” ai nostri atleti. E lo fa a modo suo, con quella scaramanzia tipica della cultura napoletana. Vietato parlare di sconfitta: “Non metto in dubbio il vostro diritto alla non-vittoria, preferisco non usare proprio quell’altra parola…Confido nel vostro successo con il più sincero augurio e la più sentita partecipazione, con la speranza che possiamo replicare gli eccezionali traguardi raggiunti negli ultimi 15 anni. Dipende dalle vostre forze, dalla vostra mente, dal vostro cuore. Vi saremo vicini”.

L’incontro con gli azzurri è anche l’occasione per il Presidente della Repubblica di tornare a parlare di diritti umani, Cina e Tibet: “La decisione del Cio di fare le Olimpiadi a Pechino non è stata facile – ha detto Napolitano – ma assume grande valore storico per la piena integrazione di questa grande nazione nella comunità internazionale. Insomma le Olimpiadi aiuteranno la battaglia per i diritti umani. E gli atleti ne saranno interpreti dal vivo”.


New York, 07 luglio 2008 – A month before Olympics, China imprisons over 1000 tibetan monks
Students for a Free Tibet

Contact:    Tenzin Dorjee in New York: +1 917-289-0228
Han Shan in New York: +1 917-289-0228

One month before the Beijing Olympics, Chinese authorities are engaged in a campaign of severe repression in Tibet designed to prevent protests during the Games. With the Olympics fast approaching, Tibetans and Tibet supporters worldwide are expressing outrage at China’s continued clampdown in Tibet, the complete failure of the International Olympic Committee (IOC) to press for human rights improvements, and the recent decisions of world leaders, including U.S. President George W. Bush, to attend the Olympics opening ceremonies. The Beijing Olympics open one month from tomorrow on August 8, 2008.

According to sources in eastern Tibet, over one thousand Tibetan monks from the three main monasteries around Lhasa have been imprisoned in jails and detention centers far from the Tibetan capital in what China calls its Qinghai Province. Hundreds of these monks have reportedly been detained in and around the city of Gormo (Ch: Golmud), in the Amdo region of historical Tibet, more than 1,000 kilometers north of Lhasa. Many more are reportedly being held in Siling (Ch: Xining) on the eastern edge of the Tibetan plateau. In The Times, Beijing-based journalist Jane Macartney reports (July 7) that the monks will be held until after the Beijing Games, whereupon they will be forced to return to their home villages. A large majority of the monks studying in Lhasa have traveled there from other parts of Tibet to study at the renowned Sera, Drepung, and Ganden monasteries around the capital.

“The Chinese government has locked up over a thousand Buddhist monks in Tibet to crush any sign of dissent during the Olympics,” said Lhadon Tethong, Executive Director of Students for a Free Tibet. “This is the latest in a series of Beijing’s despicable acts that use the Olympics as an excuse to crack down on Tibetan cries for human rights and freedom.”

Students for a Free Tibet calls upon the government of the People’s Republic of China to immediately release all those Tibetans who have been detained without charge or due process of law. Article 9 of the Universal Declaration of Human Rights decrees that “no one shall be subjected to arbitrary arrest, detention or exile.”

“The Chinese authorities are planning to perpetrate a massive fraud during the Olympics, attempting to convince the world that all is well while Tibetans continue to suffer under China’s brutal occupation,” said Tenzin Dorjee, Deputy Director of Students for a Free Tibet.

Just over two weeks ago, Chinese authorities placed the Tibetan capital Lhasa under virtual martial law to parade the Olympic torch through streets lined with thousands of Chinese troops. Journalists who joined a government-controlled tour of Lhasa during the torch relay reported that there were virtually no monks in Lhasa or at nearby monasteries.

Along with a network of over 150 Tibet groups, Students for a Free Tibet has launched an “Athlete Wanted” campaign, appealing to Olympic athletes from every participating nation to speak out for Tibet while in Beijing. During the recent U.S. Olympic Track & Field Trials in Eugene, Oregon, Tibetans and their supporters reached out to athletes, distributing thousands of informational flyers and other materials about Tibet to Olympic hopefuls and their families.

“We are extremely disappointed that President Bush and other world leaders are turning a blind eye to the suffering of the Tibetan people and attending the Olympics opening ceremonies,” said Han Shan, Olympics Campaign Coordinator for Students for a Free Tibet. “We are appealing to athletes to show these leaders the true meaning of courage and character by standing up for Tibet at the Beijing Olympics.”

The coalition of Tibet groups recently launched www.AthleteWanted.org <http://www.AthleteWanted.org> , where athletes can find ideas and resources for showing support for Tibet in Beijing this summer. The website suggests nonviolent symbolic statements such as raising a Tibetan flag, wearing ‘Team Tibet’ clothing, and gives advice on speaking to media about Tibet.

With only one month remaining until the opening of the Beijing Olympics, Tibetans throughout the entire Tibetan plateau continue to suffer under a massive clampdown by Chinese authorities. Tibet was recently reopened to foreign tourists, though most monasteries remain off-limits. International media remain barred from Tibet, with the exception of reporters invited to join four small, tightly-controlled government tours since the uprising began on March 10th, anniversary of the 1959 uprising against China’s occupation. Hundreds of Tibetans were killed in China’s violent crackdown against Tibetan protests, and thousands remain detained. Buddhist monasteries and nunneries throughout Tibet have been sealed off, and Chinese officials have touted political indoctrination campaigns designed to break Tibetan resistance to Chinese rule.


Toyako (Giappone), 06 luglio 2008 – Premier giapponese, andrò alla cerimonia di apertura
AGI/AFP

“Non ritengo proprio che sia necessario collegare le Olimpiadi alla politica”, ha affermato Fukuda. “Credo che vi possano essere problemi con la Cina, ma, malgrado tutto, da parte loro vi è uno sforzo”, ha aggiunto, “il Giappone stesso è stato criticato per alcuni atteggiamenti. In realta’, dobbiamo avere l’umiltà di chiederci se abbiamo il diritto di fare queste osservazioni alla Cina o ad altri”.


Nei mesi scorsi diverse associazioni che si occupano di diritti umani hanno esortato i leader occidentali a boicottare la cerimonia di apertura dei Giochi, in programma l’8 agosto a Pechino, in segno di protesta contro la repressione cinese in Tibet.

Il primo ministro britannico, Gordon Brown, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, hanno annunciato che non andranno, anche se hanno tentato di minimizzare la portata politica della loro assenza. George W. Bush ha confermato che parteciperà alla cerimonia, mentre il presidente francese, Nicolas Sarkozy, dovrebbe sciogliere la riserva a breve, dopo un incontro con il collega cinese, Hu Jintao, invitato alla sessione estesa del vertice del G8, in programma in Giappone da domani a mercoledi’.


Dharamsala, 06 luglio 2008 –  Compleanno del Dalai Lama, ma niente festa a Dharamsala
Peace Reporter

Il governo tibetano in esilio, di base a Dharmsala, nel nord dell’India, ha deciso di cancellare tutte le celebrazioni dedicate al compleanno del Dalai Lama come segno di rispetto di fronte alle sofferenze di cui è vittima il popolo del Tibet.

“I tibetani di tutto il mondo si uniranno oggi in preghiera per la lunga vita del Dalai Lama”, ha riferito Thupten Samphel, portavoce del governo tibetano in esilio.

Secondo la tradizione, ogni anno si tengono spettacoli culturali, musicali e di danza a cui prendono parte bambini e artisti tibetani. “Dato che la situazione in Tibet continua a essere negativa, abbiamo deciso di non organizzare nessun spettacolo musicale o di danza per celebrare l’evento”, ha aggiunto. Oggi il capo spirituale dei tibetani compie 73 anni.


06 luglio 2008 – WORLD TIBET DAY: Compleanno del XIV Dalai Lama del Tibet
Il sei luglio 1935, in uno piccolo e sperduto villaggio nel nord-est dell’altopiano tibetano chiamato Taktser, nella regione dell’Amdo, nasceva, da famiglia contadina, un bimbo, a cui diedero nome Lhamo Dhondrub.


Nel 1937, all’età di due anni Lhamo fu riconosciuto, secondo millenarie procedure e visioni segrete, come la reincarnazione del 13° Dalai Lama e, dunque, come reincarnazione di Avalokitesvara, il Buddha della Compassione.

La cerimonia di investitura ebbe luogo il 22 febbraio 1940 a Lhasa, capitale del Tibet, e il piccolo diviene quindi capo spirituale e temporale di tutto il popolo tibetano.

In qualità di Dalai Lama, Lhamo Dhondrub fu ribattezzato con i nomi di “Jetsun, Jamphel, Ngawang, Lobsang, Yeshe, Tenzin, Gyatso”, che vale a dire Signore Santo, Mite Splendore, Compassionevole, Difensore della Fede, Oceano di Saggezza, ma i Tibetani solitamente si riferiscono a Sua Santità come “Yeshe Norbu”, la Gemma (che esaudisce i desideri) o più semplicemente come “Kundun”, la Presenza.

Il XIV Dalai Lama del Tibet compie, quindi, 73 anni. Tutto il mondo celebra, nell’occasione del suo genetliaco, il World Tibet Day.

L’augurio è, innanzi tutto, che le preghiere di lunga vita celebrate dai milioni di fedeli possano essere realizzate. E che il Dalai Lama possa continuare, ancora per numerosi anni, nel suo percorso di pace. Un augurio non meno importante è che gli esseri umani – tutti e non solo alcune minoranze – sappiano davvero riconoscersi nell’impegno di questo grande leader spirituale. E possano sentirsi solidali, invece che scegliere la via della sopraffazione e del coflitto. Lasciando alle generazioni che verranno un mondo davvero migliore …

Preghiera “breve” di lunga vita per il Dalai Lama


CANTO CHE DONA L´IMMORTALITÀ
Preghiera per la lunga vita di Sua Santità il Dalai Lama


OM SVASTI!
Alle assemblee di benevoli Guru diretti e del lignaggio, gioielli che esaudiscono i desideri e origine di tutte le eccellenze del samsara e del nirvana, che come magica danza appaiono in qualsiasi modo adatto ai discepoli, facciamo richiesta con intenso desiderio: esaudite l´aspirazione che Tenzin Ghiatso, signore della terra delle nevi, possa vivere imperituro per cento eoni e i suoi scopi possano
realizzarsi spontaneamente.

rab giam ghiel ue sang sum ma lu pa
gang dul cir iang ciar ue ghiu trul gar
si sci ghe leg cun giung yi scin nor
ngö ghiu drin cen la me tsog nam la
dag ciag dung sciug drag pö söl deb na
gang cen gön po ten dzin ghia tso yi
cu tse mi scig chel ghiar rab ten cing
sce dön lhun ghi drub par gin ghi lob

Alle assemblee di Divinità-Yidam, apparizioni immateriali della saggezza di grande beatitudine che agiscono, come nuvole, nell´intero cielo del Dharmadhatu e appaiono come innumerevoli mandala di sostegno e sostenuto, facciamo richiesta con intenso desiderio: esaudite l´aspirazione che Tenzin Ghiatso, signore della terra delle nevi, possa vivere imperituro per cento eoni e i suoi scopi possano
realizzarsi spontaneamente.

ciö ying cun sei chiön dang gnam giug pe
dul drel de cen ie sce ghiu me trin
drang me ten dang ten pe chil cor du
sciar ue yi dam lha tsog tam ce la
dag ciag dung sciug drag pö söl deb na
gang cen gön po ten dzin ghia tso yi
cu tse mi scig chel ghiar rab ten cing
sce dön lhun ghi drub par gin ghi lob

Alle assemblee degli infiniti Conquistatori dei tre tempi, completi in realizzazioni e cessazioni, dotati di dieci poteri, dei degli dei, che beneficiano gli esseri in oceani di mondi samsarici con il gioco perenne della luce delle loro azioni, facciamo richiesta con intenso desiderio: esaudite l´aspirazione che Tenzin Ghiatso, signore della terra delle nevi, possa vivere imperituro per cento eoni e i suoi scopi possano realizzarsi spontaneamente.

pang tog iön ten lhun dzog trin le chi
nang ua dro cam ghia tsor tag tsen pe
pen dze tob ciu nga ua lha yi lha
rab giam du sum ghial ua tam ce la
dag ciag dung sciug drag pö söl deb na
gang cen gön po ten dzin ghia tso yi
cu tse mi scig chel ghiar rab ten cing
sce dön lhun ghi drub par gin ghi lob

Alle collezioni del Santo Dharma dei Tre Veicoli, miniere di pace suprema totalmente purificata, abbondanti di virtù, immote, interamente buone ed immacolate, che liberano definitivamente dai trr reami, facciamo richiesta con intenso desiderio: esaudite l´aspirazione che Tenzin Ghiatso, signore della terra delle nevi, possa vivere imperituro per cento eoni e i suoi scopi possano
realizzarsi spontaneamente.

gig ten sum le gang ghi nghe dröl scing
ciog tu sci ua nam giang nor bu ter
sag me mi io cun sang ghe ue pel
teg sum dam pe ciö chi tsog nam la
dag ciag dung sciug drag pö söl deb na
gang cen gön po ten dzin ghia tso yi
cu tse mi scig chel ghiar rab ten cing
sce dön lhun ghi drub par gin ghi lob

Alle assemblee di Arya Sangha, conoscitori e liberi, dotati della saggezza che comprende direttamente il vero significato, irremovibili dalla Città-Vajra della liberazione, che sono eroici nel frantumare il meccanismo del ciclo delle rinascite, facciamo richiesta con intenso desiderio: esaudite l´aspirazione che Tenzin Ghiatso, signore della terra delle nevi, possa vivere imperituro per cento eoni e i suoi scopi possano realizzarsi spontaneamente.

si pe trui cor giom la ce pa ue
den dön ngön sum gel ue ie sce cen
nam tar dor ge drong le mi ce pa
rig dröl pag pe ghe dun tam ce la
dag ciag dung sciug drag pö söl deb na
gang cen gön po ten dzin ghia tso yi
cu tse mi scig chel ghiar rab ten cing
sce dön lhun ghi drub par gin ghi lob

Alle assemblee di Eroi e di Dakini dei tre luoghi, che assistono gli Yoghi nella Terra delle Veleggiatrici del Cielo, nei luoghi, nei posti e nei cimiteri, nell´ultimare l´eccellente sentiero con il gioco che gode di beatitudine e vacuità in cento modi, facciamo richiesta con intenso desiderio: esaudite l´aspirazione che Tenzin Ghiatso, signore della terra delle nevi, possa vivere imperituro per cento eoni e i suoi scopi possano realizzarsi spontaneamente.

ca ciö scing dang ne iul dur trö du
de tong gnam ghiar röl pe tse gio yi
nel gior lam sang drub la drog dze pe
ne sum pa uo ca drö tsog nam la
dag ciag dung sciug drag pö söl deb na
gang cen gön po ten dzin ghia tso yi
cu tse mi scig chel ghiar rab ten cing
sce dön lhun ghi drub par gin ghi lob

Agli oceani di Protettori del Dharma dagli occhi di saggezza, che portano sui capelli il nodo inseparabile come sigillo del mandato di Vajradhara e sono abili nel proteggere la dottrina e i suoi detentori, facciamo richiesta con intenso desiderio:
esaudite l’aspirazione che Tenzin Ghiatso, signore della terra delle nevi, possa vivere imperituro per cento eoni e i suoi scopi possano realizzarsi spontaneamente.

dor ge ciang ghi ca tag ciag ghie du
min drel rel pe tö du gner cö ne
ten dang ten dzin chiong ue tu tsel cen
ie sce cen den ten sung ghia tso la
dag ciag dung sciug drag pö söl deb na
gang cen gön po ten dzin ghia tso yi
cu tse mi scig chel ghiar rab ten cing
sce dön lhun ghi drub par gin ghi lob

Per la virtù di questa richiesta con intensa sincera devozione ai Supremi Infallibili Rifugi, possa il solo protettore degli esseri della terra delle nevi tormentati dalle incessanti torture dell’età degenerata, l’eccelso Nauang Losang Tenzin Ghiatso dai tre segreti indistruttibili, immutabili e intramontabili, rimanere saldo per sempre
sull’indistruttibile trono di essenza-vajra per oceani di eoni, incrollabile.

de tar lu me chiab chi ciog nam la
sciug drag gning ne gu pe söl tab tu
mi se gnig me sug ngu rab nar ue
dag sog gang giong dro ue gön cig pu
ngag uang lo sang ten dzin ghia tso ciog
sang sum mi scig mi ghiur mi nub par
sciom scig iong drel dor ge gning pö trir
chel pa ghia tsor io me tag ten sciog

Possano avverarsi spontaneamente i desideri di colui che possiede l’essenza dei gioielli e porta sulle sue spalle coraggiose la responsabilità di tutti gli infiniti atti dei Conquistatori, beneficiando tutti con le potenti onde delle sue azioni.

rab giam ghiel ua cun ghi dze pe cur
gning tob trag par sung ue lab cen ghi
trin le cun pen nor bu gning pö cen
sce pa gi scin lhun ghi drub ghiur cig

Possa così la Porta Celeste dell´Età della Perfezione dell´Eone Fortunato aprirsi e liberare per sempre gli esseri nella rinfrescante primavera. Possano i segni fortunati dello svilupparsi della dottrina del Saggio in tutti i tempi e luoghi diffondersi fino alle vette del samsara e nirvana.

de tu dzog den chel sang nam che go
lu cen nghel so ci du tag dröl scing
tub ten ciog du cun tu rab dar ue
ghe tsen si sci tse mor ghie ghiur cig

Detentore del loto, fa’ sì che il tuo flusso di nettare ispiratore maturi per sempre coraggio in me e negli altri, e compiaciuto dell’offerta della pratica come insegnataci, permettici di attraversare l’oceano della suprema condotta di Kuntu Sangpo.

ciag na pe mö gin lab du tsi ghiun
dag sog gning ghi sung su tag min cing
ca scin drub pe ciö pe rab gnen ne
cun sang ciö ciog ghia tso tar sön sciog

Per il potere dell’ispirazione dei Conquistatori e dei loro figli meravigliosi, della Verità infallibile dell’origine dipendente e della nostra pura motivazione straordinaria, possano tutti i fini desiderati venire facilmente e velocemente realizzati.

me giung se ce ghiel ue gin lab dang
ten drel lu ua me pe den pa dang
dag ghi lhag sam dag pe tu tob chi
mön pe dön cun de lag gnur drub sciog

Questa preghiera di parole veritiere è stata composta dal tutore anziano, Sciar-cio Ling Tulku Thubten Longtog Namghial Tinle, e dal tutore giovane, Triciang Tulku Losang Yesce Tenzin Ghiatso, in modo chiaro e libero da ornamenti poetici, secondo il virtuoso, unanime, silenzioso desiderio del corpo generale del Sangha e dei laici. Traduzione dal tibetano di Elio Guarisco.



Riceviamo, direttamente da Shillong, queste notizie relative alla celebrazione per il 73° Compleanno del Dalai Lama. L’estensore è il Responsabile del Tibetan Settlement che, proveniente da Mundgod (South India) e da poco insediato nel nuovo ufficio, ha voluto condividere non noi di Aref questa iniziativa (m.b.)

Shillong (Meghalaya), 06 luglio 2008 – Celabration for the 73rd Birthday of His Holiness the Dalai Lama
Issued by: Mr Lhakpa Tsering (Tibetan Welfare Officer)

Time  Programs

  • 7.30 a.m.: All the Tibetans will assemble at Buddhist Temple
  • 8.00 a.m.: The Head Bikshu will start the life long prayer of His Holiness the Dalai Lama and hoisting of best wishes prayer flags
  • 9.00 a.m.: Arrival of the Chief Guest (The Abbot of the Temple)
  • 9.10 a.m.: Welcome of His Holiness the Dalai Lama’s portrait  to the Golden holy seat
  • 9.25 a.m.: Tibetan National Flag hoisting by Mr Lhakpa Tsering – Tibetan Welfare Officer and Tibetan & Indian National Anthem with school band
  • 9.35 a.m.: The Chief Guest, T.W.O and Tibetan Freedom Movement – President will offer Mandala to HHDL portrait. Scarf offerings followed by the section officers and public
  • 9.45 a.m.: Prayer tea and Sweet rice to all the public.
  • 10.00 a.m.: Official Statement  and speech by Tibetan Welfare Officer
  • 10.10 a.m.: Addressed by the Chief Guest -Abbot of the Buddhist Temple.
  • 11.10 a.m.: Vote of thanks by R.T.Y.Congress – President
  • 11.30 a.m.: For the solidarity to the Tibetans in Tibet, We are performing  special life long prayers to His Holiness the Dalai Lama and particularly to those who sacrificed their life for Tibet cause, prisoners and patients in Tibet since March 10 (2008) brutal attack by Chinese Military. Life saving program like purchased  life fish from market and leaving to the River(Bara Pani)
  • 2.00 pm.: Vegetarian lunch in the end to all the Public.

 

A Brief Biography of His Holiness the Dalai Lama


His Holiness the 14th Dalai Lama, Tenzin Gyatso, is the head of state and spiritual leader of the Tibetan people. He was born on 6 July 1935, to a farming family, at the hamlet of Taktser in north-eastern Tibet. At the age of two the child named Lhamo Dhondup was recognized as the incarnation of the 13th Dalai Lama, Thubten Gyatso. Dalai Lama is a Mongolian title meaning “Ocean of Wisdom” and the Dalai Lamas are manifestations of the Bodhisattva of Compassion, Chenrezig. Bodhisattvas are enlightened beings who have postponed their own nirvana and chosen to take rebirth to serve humanity.

Education in Tibet: His Holiness began his monastic education at the age of six. At 23 he sat for his final examination in the Jokhang Temple, Lhasa, during the annual Monlam (prayer) Festival in 1959. He passed with honours and was awarded the Lharampa degree, the highest level geshe degree (a doctorate of Buddhist philosophy).

Leadership Responsibilities: In 1950 His Holiness the Dalai Lama was called upon to assume full political power after China’s invasion of Tibet in 1949. In 1954 he went to Beijing for peace talks with Mao Zedong and other Chinese leaders, including Deng Xiaoping. But finally, in 1959, with the brutal suppression of the Tibetan national uprising in Lhasa by Chinese troops, the Dalai Lama was forced to escape into exile. Since then he has been living in Dharamsala, north India, the seat of the Tibetan Government-in-Exile.
Since the Chinese invasion, His Holiness has appealed to the United Nations on the question of Tibet. Three resolutions were adopted by the General Assembly, in 1959, 1961 and 1965.

Democratization Process: In 1963 His Holiness the Dalai Lama presented a draft democratic constitution for Tibet, following this with a number of reforms. However, in May 1990, the radical reforms called for by His Holiness saw the realization of a truly democratic government for the exile Tibetan community. The Tibetan Cabinet (Kashag), which till then had been appointed by him was dissolved along with the Tenth Assembly of Tibetan People’s Deputies (Tibetan parliament in exile). In the same year, exile Tibetans on the Indian sub-continent and in more than 33 other countries elected 46 members to the expanded Eleventh Tibetan parliament on a one man one vote’ basis. The parliament, in its turn, elected new members of the cabinet.  The new democratic constitution promulgated as a result of this reform was named “The Charter of Tibetans in Exile”. The charter enshrines freedom of speech, belief, assembly and movement. It also provides detailed guidelines on the functioning of the Tibetan government with respect to those living in exile.  In 1992 His Holiness the Dalai Lama issued guidelines for the constitution of a future, free Tibet. In it, he announced that when Tibet becomes free the immediate task will be to set up an interim government whose first responsibility will be to elect a constitutional assembly to frame and adopt Tibet’s democratic constitution. On that day His Holiness will transfer all his historical and political authority to the Interim President and live as a ordinary citizen. His Holiness also stated that Tibet comprising of the three traditional provinces U-Tsang, Amdo and Kham  will be a federal and democracy.

Peace Initiatives: In 1987 His Holiness proposed the Five Point Peace Plan for Tibet as the first step towards a peaceful solution to the worsening situation in Tibet. He envisaged that Tibet will become a sanctuary Ð a zone of peace at the heart of Asia where all sentient beings can exist in harmony and the environment can restore and thrive. China has so far failed to respond positively to the various peace proposals put forward by His Holiness.

Revered By Tibetans: Every Tibetan has a deep and inexpressible connection with His Holiness the Dalai Lama. To the Tibetans, His Holiness symbolizes Tibet in its entirety: the beauty of the land, the purity of its rivers and lakes, the sanctity of its skies, the solidity of its mountains and the strength of its people.

Universal Recognition: His Holiness the Dalai Lama is a man of peace. In 1989 he was awarded the Nobel Peace Prize for his non-violent struggle for the liberation of Tibet. He has consistently advocated policies of non-violence, even in the face of extreme aggression. He also became the first Nobel Laureate to be recognized for his concern for global environmental problems. His Holiness has traveled to more than 52 countries and met with presidents, prime ministers and crowned rulers of major nations. He has held dialogues with the heads of different religions and many well-known scientists. From 1959 to 2008 His Holiness has received over 57 honorary doctorates, awards, prizes, etc., in message of peace.


Tokio, 06 luglio 2008 – appello ai leader G8, pressioni su Cina per dialogo con il Dalai Lama
ADNkronos

I leader del G8 sollevino la questione del Tibet durante i loro colloqui con il presidente cinese Hun Jintao al vertice che inizierà domani in Giappone.

E’ l’appello rivolto da Mary Beth Markey, vice presidente della International campaign for Tibet che sottolinea che gli ultimi colloqui tra i funzionari cinesi e i rappresentanti del Dalai Lama “chiaramente non hanno soddisfatto le richieste della comunità internazionale”.

Il presidente cinese parteciperà al vertice martedì quando i leader del G8 affronteranno la questione dei riscaldamento globale ed altri problemi con i leader delle economie emergenti.

Il rappresentante speciale del Dalai Lama, Lodi Gyaltsen Gyari, ha detto che l’ultimo round di colloqui, che si sono svolti la settimana scorsa a Pechino, è stato difficile e deludente, tanto da mettere in dubbio la loro utilità. “Siamo stati costretti a dire alle nostre controparti che in mancanza di un loro reale e sincero impegno, continuare questo dialogo non ha alcun senso” ha detto il rappresentante tibetano.


Spoleto, 06 luglio 2008 –  i radicali si danno appuntamento a spoleto nella giornata internazionale del tibet
Spoletonline

Domenica 6 luglio, nel pieno dello svolgimento della cinquantunesima edizione del Festival dei due mondi, nella giornata internazionale del Tibet ” World Tibet Day ” celebrato in tutto il mondo in coincidenza del compleanno del Dalai Lama, i radicali si danno appuntamento a Spoleto ed invitano tutti a partecipare.

Il punto di ritrovo è alle ore 16 nella piazzetta antistante il locale “Filippo Il Matto”, in vicolo del Mercato, a pochi metri dalla centralissima e suggestiva piazza del Mercato, per dare vita, assieme, ad una colorata passeggiata per il centro storico della cittadina che si concluderà alle ore 18, sempre presso il locale “Filippo Il Matto” dove si svolgerà una conferenza pubblica, per ricordare la situazione tibetana e con una grande torta per celebrare il compleanno del Dalai Lama.

Parteciperanno con Marco Pannella, i nuovi dirigenti di Radicali Italiani Antonella Casu (segretaria), Michele De Lucia (tesoriere), Bruno Mellano (presidente), oltre al senatore Marco Perduca, alla deputata Elisabetta Zamparutti, a Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino e a Marco Cappato, europarlamentare radicale.


Lhasa, 05 luglio 2008 – A Lhasa senza i monaci
La Repubblica
, by federico Rampini

“Abbiamo visto ritornare a casa qualche tibetano che la polizia aveva arrestato e torturato dopo gli scontri di marzo. A uno avevano tagliato via la carne viva, una coscia intera, l’ho visto con i miei occhi: era in uno stato orrendo. E’ morto a casa, dissanguato e distrutto in pochi giorni dalle infezioni. All’ospedale non ci voleva andare, era certo di ricadere nelle mani dei suoi torturatori”.

L’esperto di una ong occidentale mi riceve finalmente a sera tarda in un bar di Lhasa, dopo una serie di appuntamenti andati a vuoto per evitare i pedinamenti della polizia. Vive qui da anni. Lavora per un’importante organizzazione umanitaria internazionale che opera in Tibet con regolare permesso del governo cinese. Testimone diretto della spirale di violenza e repressione iniziata a metà marzo, ora vive nell’angoscia. “Dei nostri amici tibetani molti sono spariti: dopo l’arresto è impossibile avere loro notizie, un buco nero li ha inghiottiti. Per quelli che rimangono la situazione è disperata. Strangolando il turismo il governo li ha privati dell’unica fonte di reddito. Quando esco per la strada c’è gente che mi corre dietro chiedendomi un lavoro, un aiuto, non hanno più niente”.

Le ong internazionali rimaste a Lhasa sono ormai poche. Ogni volta che ai loro dipendenti stranieri scadono i visti, le autorità trovano un prestesto per non rinnovarli e cacciarli via. Gli ultimi rimasti sono dei vigilati speciali. “Dopo la rivolta di marzo – racconta il mio informatore – per due mesi le email che mandavo ai miei familiari all’estero arrivavano bianche, vuote. Al telefono la linea cadeva ogni volta che pronunciavo la parola Tibet. Ancora pochi giorni fa, quando è passata a Lhasa la fiaccola olimpica, ci hanno obbligati a restare chiusi in casa. Tuttora il mio cellulare è controllato. Spiano ogni mio spostamento. Il progetto di cooperazione che devo realizzare riguarda un villaggio a centinaia di chilometri da qui, ma da tre mesi ci è vietato uscire da Lhasa”.

Lo sparuto gruppetto di stranieri rimasti qui a lavorare per le ong umanitarie non mi sembra ideologizzato. Non incontro militanti fanatici della causa tibetana. Quelli che erano qui a marzo riconoscono che la violenza iniziale contro i cinesi e contro la minoranza musulmana è esplosa in forme terrificanti, il 14 e 15 marzo: gruppi di giovani tibetani hanno linciato dei passanti colpevoli solo di essere diversi. Ma la reazione che le autorità cinesi hanno scatenato dopo le prime 48 ore è smisurata.

Lhasa è stata domata con il terrore. La paura regna tuttora. L’ordine è una facciata sottile, basta poco per scoprire cosa nasconde.

All’ora in cui i cinesi vanno a letto mi lascio alle spalle i miei “accompagnatori” ufficiali, mi allontano dalla zona turistica attorno alla via Barkhor. Bisogna attraversare la Beijing Road per entrare nei vecchi quartieri popolari abitati dai tibetani. Di colpo la presenza dell’apparato repressivo appare ancora più minacciosa che nel centro.

La Beijing Road sembra un fronte di guerra. L’attraversano a intervalli regolari delle autoblindo con cannoncini puntati. All’ingresso di ogni vicolo c’è una pattuglia in assetto di combattimento: i soldati hanno giubbotti antiproiettile, scudi in plexiglas, fucili automatici spianati ad altezza d’uomo. Gli abitanti per rientrare a casa devono sfilare davanti a un esercito pronto ad aprire il fuoco.Silenziosa, non dichiarata, è in atto una vasta resistenza passiva. Soverchiati dall’occupazione militare della loro città i tibetani ora si difendono come possono.

Dopo che il Dalai Lama ha condannato tutte le violenze (anche quelle dei suoi connazionali) la lotta prosegue in forme diverse. Quasi tutti i negozianti di etnìa tibetana aderiscono da molte settimane a una serrata. Non aprono più i loro negozi. Fingono di non avere nulla da vendere.

I giovani escono il meno possibile. I bar sono semideserti. Quando cerco la celebre discoteca dove due anni fa scoprii una banda di “rock buddista” – e allora bisognava sgomitare per entrarci all’una di notte – la trovo chiusa per sempre. Il proprietario ha dichiarato bancarotta. Al telefono mi dice che “non è più tempo di concerti pop e discoteche in questa città”. Nella zona tibetana è cessata ogni vita notturna, anche questo è il frutto del boicottaggio passivo. Non ci sono manifesti per le strade a proclamare questa specie di sciopero generale a oltranza. Non sono apparse neppure parole d’ordine su Internet, perché la cyber-censura cinese le avrebbe oscurate. E’ un passaparola che ha portato a questa decisione collettiva: astenersi da ogni attività, sabotare il ritorno alla normalità, sbugiardare la propaganda cinese secondo cui il Tibet è ormai “pacificato”.

Ho l’impressione che questa forma di lotta sia inefficace, perfino autolesionista. All’estero non se ne sa nulla. E soprattutto non sembra danneggiare il governo. I cinesi vivono in un’economia parallela, controllano i business che contano: l’edilizia, le fabbriche, le miniere, gli shopping mall. Nei quartieri della nuova Lhasa, la città moderna coi grattacieli che dilagano a vista d’occhio, l’attività è tornata ai ritmi normali. Tra i cinesi c’è una paura latente, per il ricordo delle terribili giornate di marzo. Ma la si tiene sotto controllo, coi tibetani sorvegliati nei loro ghetti sotto la minaccia delle armi.

L’arroganza dell’esercito profana il simbolo più sacro di questo paese: i rari turisti che entrano nel Potala Palace – la dimora del Dalai Lama prima della sua fuga in esilio a Dharmasala – vengono accolti da soldati in tuta mimetica. I pochi monaci rimasti sono ridotti a fare gli sguatteri di questo magnifico tempio, invaso da jeep militari e pattuglie.

Un’altra triste sorpresa mi attende al monastero Sera, all’uscita di Lhasa verso la catena di montagne a nord. E’ un santuario famoso nel mondo, l’università del buddismo tantrico dove tutte le mattine si teneva un divertente allenamento. Decine di giovani monaci in tunica rossa si riunivano nel giardino aperto al pubblico per animare un dibattito di dottrina. Si esercitavano a voce alta a spiegare questioni metafisiche. Divisi a coppie dovevano riuscire a convincersi l’un l’altro. Li sentivi vociferare da lontano in quella gara di filosofia, sottolineavano allegramente le loro tesi battendo le mani col rosario di legno, come uno scoppiettìo di petardi. Oggi Sera è un deserto. Questa culla della giovane intellighenzia buddista è vuota. Solo qualche vecchissimo religioso si aggira zoppicando fra i templi. Sembra che sia passata di qui un’epidemia sterminatrice, che si è portata via tutti i giovani. “I dibattiti non si tengono più”, conferma bruscamente il guardiano.

Dove sono finiti tutti quei monaci, le tuniche rosse animate dal fervore spirituale, quello spettacolo che migliaia di turisti vennero a fotografare dal mondo intero? Alcuni in carcere, forse uccisi, altri ancora terrorizzati, svaniti nel nulla.


Pechino, 05 luglio 2008 – Quel Nobel cinese che Pechino ha cancellato
La Repubblica
, by Federico Rampini

Esiste una Grande Muraglia invisibile che impedisce la comprensione fra l’Occidente e la Cina? Noi e loro siamo destinati a non capirci perché i nostri linguaggi, i sistemi di valori, i contesti storici delle due civiltà sono troppo distanti? Il teorema dell’incomunicabilità ha avuto un revival in tempi recenti, da quando si è visto che il formidabile sviluppo economico cinese non sfocia automaticamente nella evoluzione politica verso la liberaldemocrazia.

I leader della Repubblica Popolare difendono da tempo una presunta e irriducibile diversità dei “valori asiatici” per respingere le critiche sui diritti umani e le libertà. Pochi possono affrontare questo tema con la lucidità di Gao Xingjian, il premio Nobel cinese della letteratura. Romanziere, commediografo e pittore, Gao vive in esilio a Parigi dal 1988. L’esperienza della diaspora ne fa un osservatore acuto dei due mondi. L’ho incontrato una settimana fa ad Agliana (Pistoia), dove era andato ad assistere alla messa in scena de “La Fuga” (Titivillus Edizioni, traduzione di Simona Polvani), il suo dramma ispirato alla rivolta di Piazza Tienanmen.

(domanda) Lei parla perfettamente francese eppure da vent’anni continua a scrivere in mandarino. La distanza linguistica è il segnale che ci sono idee, vicende, rappresentazioni del mondo che restano “intraducibili” al di fuori del contesto storico in cui sono nate?

(risposta) “Non sottovaluto le difficoltà della traduzione. Ma dagli ostacoli grammaticali, lessicali e sintattici non bisogna estrapolare delle conclusioni estreme. Capire la Cina, per un europeo di oggi, non è più difficile di quanto lo sia per voi stessi capire la Grecia antica: anche quello indubbiamente era un mondo assai diverso. Del resto anch’io sono in grado di leggere e di amare i classici greci. Non ci sono delle vere barriere per la comunicazione tra Occidente e Oriente. Io sono un esempio di questa possibilità. Sono interessato da sempre alla cultura occidentale, ma anche quella sudamericana, africana, e conosco in parte quella indiana”.

(D) Dunque lei che cosa risponde a chi teorizza che i valori occidentali non si possono esportare a Pechino?

(R) “L’impressione dell’incomunicabilità tra i due mondi è una creazione della politica. E’ evidente l’interesse che ha il regime di Pechino a far credere che le civiltà sono compartimenti stagni. La storia ci ha dimostrato più volte il contrario. Nel passato i missionari cattolici hanno tradotto e hanno permesso di conoscere in Occidente molti filosofi classici cinesi; insieme hanno tradotto in cinese i testi religiosi europei. Questo poteva avvenire perché certe dinastie imperiali del passato erano meno totalitarie della Repubblica Popolare. Nella Cina contemporanea ci furono una certa riapertura, una maggiore libertà di circolazione delle informazioni e degli scambi dopo la morte di Mao Zedong. Poi vennero i fatti di Piazza Tienanmen e il Governo ha ripreso a esercitare un controllo molto forte. Può esserci un dialogo tra culture, poiché le relazioni si fondano su un tessuto comune: è la natura umana che è la stessa, ed è universale. L’unica vera barriera tra di noi è politica”.

(D) Lei è l’unico autore cinese ad avere ricevuto il Nobel. Negli ultimi vent’anni l’atteggiamento del regime nei suoi confronti non è mai cambiato?

(R) “Io in Cina ufficialmente non esisto. Continuo a essere invisibile, una non-persona. Nelle enciclopedie, nei testi di storia letteraria, o negli archivi dei giornali, hanno cancellato il mio nome dall’elenco dei premi Nobel della Letteratura. Quindi per i cinesi il Nobel del 2000 non fu mai assegnato. Quando vado a Hong Kong – l’unica città cinese dove mi è consentito rientrare per il suo statuto autonomo – ci sono dei connazionali che vengono ad ascoltarmi, a dialogare con me. Possono farlo a patto che non scrivano nulla su di me quando tornano a casa. In questo senso qualcosa è cambiato. Il dibattito tra i cinesi, nella loro vita privata, è certamente più libero e disinvolto rispetto ai tempi del maoismo. Ma tutto ciò che diventa pubblico è ancora sottoposto a un controllo e a limitazioni stringenti”.

(D) Perfino fare i conti con il maoismo continua a essere difficile. Lei con “Il libro di un uomo solo” è una delle rare eccezioni.

(R) “Il mio “Libro di un uomo solo” non è un diario né un reportage, è un romanzo, quindi una rielaborazione in forma narrativa, ma effettivamente vi racconto la mia esperienza di quel periodo. Sul nazismo sono stati scritti decine e decine di libri che raccontano le sue atrocità, sul maoismo la letteratura è ancora povera. Con il mio romanzo ho voluto lasciare una testimonianza sull’orrore della Rivoluzione culturale. Ho cercato di andare fino in fondo. Ho provato a far capire quali siano le ragioni per cui un regime può arrivare a controllare milioni di persone e ridurle a niente. La Cina dopo la morte di Mao Zedong voleva far credere al resto del mondo che era cambiata ma non lo era abbastanza; alcuni meccanismi della paura e del controllo sociale sono in opera anche adesso. Perciò leggo poco di quello che si pubblica oggi nel mio paese. Quando la condizione preventiva per riuscire a essere pubblicati è la disciplina dell’autocensura, manca una condizione per il fiorire della creazione artistica”.

(D) Nel testo teatrale “La Fuga” c’è la denuncia della repressione ma c’è anche una visione disillusa, perfino cinica, sulle varie componenti che confluirono nella rivolta di Piazza Tienanmen nel 1989. Per questo lei si attirò le critiche di alcuni dissidenti. Nel mondo degli esuli lei rimane abbastanza isolato, un caso a parte.

(R) “Ho sempre rifiutato di farmi rinchiudere nella definizione del dissidente. E’ un marchio nel quale non mi riconosco. Questa mia scelta non riguarda solo la Cina, ma più in generale la questione dell’impegno politico dell’artista. Io sono convinto che anche nell’arte dobbiamo essere capaci di superare il Novecento, il secolo delle grandi guerre ideologiche. Quando rileggo Brecht o Sartre m’imbatto troppo spesso in pagine irrimediabilmente datate, perché le loro posizioni sono vecchie, palesemente sbagliate, insostenibili. Brecht lo ammiro tuttora come un genio dell’innovazione teatrale, eppure la sua militanza politica in qualche modo impoverisce la sua opera. Io rifiuto tutti gli “ismi”. Credo che lo scrittore deve riuscire a raccontare una vicenda umana – anche piccola, modesta, del tutto privata – ma che si possa forse rileggere mille anni dopo come una storia universale che continua a interessarci”.

(D) Molti occidentali sono rimasti turbati da quanto è avvenuto negli ultimi mesi in Cina. Dopo la rivolta del Tibet e la repressione scatenata dal governo di Pechino, si è avuta la sensazione che la maggioranza dei cinesi siano solidali del regime in nome del nazionalismo. Un’impressione rafforzata durante le contestazioni contro la fiaccola olimpica a Londra, Parigi, San Francisco: da una parte c’erano i militanti dei diritti umani, ma in difesa della fiaccola si sono schierate le comunità degli emigrati e degli studenti cinesi all’estero, una forte manifestazione di patriottismo e di compattezza nazionale.

(R) “Io sono uno scrittore, non un giornalista. Non so trovare risposte precise, spiegazioni dettagliate di questi eventi
. Io vi invito a non fermarvi alle apparenze. Bisogna sempre chiedersi cosa c’è dietro, quali interessi sono in gioco, quali forze stanno muovendosi. Ci sono stati dei segnali sul ruolo che le ambasciate cinesi hanno svolto per mobilitare i connazionali all’estero. Gli studenti cinesi che frequentano le università occidentali grazie alle borse di studio, che lo sappiate o no, sono spesso iscritti al partito comunista. Si sorvegliano reciprocamente, molti di loro sanno che dovranno tornare in patria. In quanto agli immigrati cinesi che sono scesi in piazza per difendere la fiaccola a Parigi o altrove, molti lavorano nel commercio. Hanno bisogno di intrattenere buoni rapporti con la Repubblica Popolare che è la fonte dei loro affari. Scavando sotto il nazionalismo spesso si trovano scelte di convenienza, interessi economici. Credo inoltre che il governo cinese stia utilizzando i Giochi per far crescere il nazionalismo in Cina e nei cinesi che vivono all’estero. Se inizi a parlare di ideologia, anche in Cina, nessuno ti sta a sentire, ma se parli di interessi allora è facile catturare l’attenzione”.



Lhasa, 04 luglio 2008 – Rapporto dal Tibet: viaggio nella città proibita
La Repubblica, by Federico Rampini

 


Com’è cupa Lhasa dopo tre mesi di isolamento forzato dal mondo.
La penetro furtivamente; e per la prima volta dopo tanti viaggi in Tibet non incontro un solo occidentale. Pattuglie di soldati e polizia militare mi squadrano diffidenti a ogni angolo di strada. È una città triste, piena di ferite ancora aperte. Una traccia della sofferenza l’hanno voluta lasciare in bella vista le autorità, per esibirla come una prova della violenza criminale dei “ribelli”.

 


È sulla via Barkhor, in pieno centro storico, nel quartiere che è rimasto più autenticamente tibetano. È un’antica casabottega ridotta a una carcassa annerita, una rovina che ancora puzza d’incendio, come se la furia dei manifestanti fosse passata da qui solo ieri. Sinistro memoriale, rievoca le immagini trasmesse centinaia di volte dalla tv di Stato: i corpi carbonizzati di cinque ragazze cinesi, cinque commesse bruciate vive nell’incendio del loro negozio il 15 marzo.


La via Barkhor è nel cuore di tutti i buddisti tibetani. La percorrono sempre in senso orario per fare il giro attorno al tempio Jokhang, e intanto muovono le file di ruote sacre della preghiera. Per anni l’ho vista sempre uguale: miriadi di pastori venuti dalle montagne, puzzolenti di burro rancido di yak, donne vestite di nero coi grembiuli lunghi a strisce color arcobaleno, mercatini e bancarelle all’aperto, e tanti turisti a mescolarsi nella folla locale, vivace e chiassosa, una gioia degli occhi. Oggi a ogni angolo incontro gruppi di uomini armati in tuta mimetica. I soldati in tenuta di guerra si alternano coi plotoni antisommossa della polizia militare, quelli con divisa blu e berretto a visiera, armati e con le radiotrasmittenti accese. “Ci sono anche tanti agenti in borghese – mi avverte la mia guida tibetana – ma li riconosciamo subito”.

Le altre ferite di Lhasa le scopro appena mi scosto dal giro abituale, entrando nei vicoli più appartati del vecchio quartiere. È uno spettacolo lugubre. Saracinesche abbassate, porte e finestre sprangate, una piccola città-fantasma. Sono le case dei desaparecidos, quelli che la polizia ha catturato a centinaia nelle sue retate. Quelli che i tribunali hanno condannato per direttissima, con pene fino all’ergastolo. Non hanno avuto neppure diritto a un simulacro di difesa. I pochi avvocati coraggiosi che si erano candidati ad assisterli sono stati radiati dall’albo professionale.

Sono il primo giornalista occidentale a penetrare qui da quando il Tibet è stato “blindato”, dopo la rivolta schiacciata da una repressione implacabile, da uno stato d’assedio che non è finito. Quella catena di eventi ha turbato il mondo, ha macchiato in modo indelebile l’anno delle Olimpiadi di Pechino. È il 14 e 15 marzo che la ribellione dei tibetani contro l’autorità centrale esplode in maniera selvaggia: assalti ai negozi degli han (i cinesi etnici), saccheggi e incendi, guerriglia urbana. Poi la brutale controffensiva dell’esercito e delle forze speciali antisommossa.

Il bilancio di quella tragedia resta controverso: 19 morti han secondo la polizia; centinaia di vittime tibetane secondo il governo del Dalai Lama in esilio. Il 26 marzo il regime tenta un’operazione di immagine per presentare un Tibet “pacificato”. Organizza un viaggio per un gruppo selezionato di giornalisti stranieri: è un fallimento, durante una visita in un monastero i religiosi urlano la loro protesta (“il Tibet non è libero!”). Da quel momento tutti gli osservatori vengono espulsi, la Repubblica Popolare chiude il Tibet, violando gli impegni sulla libertà di circolazione che aveva preso per le Olimpiadi. Mentre cala il silenzio impenetrabile della censura a Lhasa scattano gli arresti di massa, gli appelli alla delazione, le deportazioni nei campi di lavoro.

In Occidente lo sdegno si manifesta contro la fiaccola cinese a Londra, Parigi, San Francisco. Solo dopo il passaggio della staffetta olimpica a Lhasa – un percorso abbreviato e circondato da eccezionali misure di sicurezza – il governo cinese annuncia la riapertura della regione al turismo internazionale: il 24 giugno. Lo prendo alla lettera. Per una settimana tempesto di richieste tutte le autorità competenti e sono respinto in quanto giornalista. Alla fine riesco a entrare come turista. Anche in questa veste sono una bestia rara, non c’è un solo straniero sul mio volo Pechino-Chongqing-Lhasa.

Quando decollo dalla capitale, a Pechino è appena finito un incontro inconcludente fra il governo e i rappresentanti del Dalai Lama. Dal regime cinese è partito un ennesimo aut aut: il leader in esilio “deve far cessare i complotti anti-cinesi, le attività violente e terroristiche del Congresso della Gioventù tibetana”.

L’atterraggio a Lhasa offre per un attimo le emozioni di una volta: l’ebbrezza dell’altitudine (3.700 metri), la corona maestosa delle montagne, l’aria pulita e frizzante così diversa dallo smog di Pechino, le belle nuvole bianche sulle cime dei monti, il fiume rigonfio delle prime piogge monsoniche.

Dall’aeroporto alla città basta un’ora grazie alla nuova autostrada, al tunnel che perfora una montagna sacra. Si avvista la sopraelevata del nuovo supertreno Pechino-Lhasa, la meraviglia della tecnologia cinese, la ferrovia più alta del mondo. Lungo il percorso incrocio numerose colonne militari. Ne conto una, ha più di venti autocarri carichi di soldati. Alla partenza sono stato avvisato: non posso scegliermi l’itinerario né l’accompagnatore. E’ il governo ad assegnarmi l’agenzia di viaggio e il programma. Ha fatto male i conti. Il mestiere di guida turistica – non fra i più redditizi – è stato lasciato da tempo in mano ai giovani tibetani.

Quello che mi accompagna conosce cento modi per eludere la sorveglianza dell’autista cinese. Usa l’inglese per parlare dei “problemi avvenuti a marzo”, e per farmi capire senza ombra di dubbio da che parte sta. “Mio figlio, 8 anni, l’ho chiamato con lo stesso nome del Dalai Lama, Tenzin, e l’ho portato a Dharmasala perché avesse la benedizione del nostro leader spirituale. Molti bambini qui si chiamano Tenzin, e molti sono stati a Dharmasala”. Davanti a ogni monumento trova un pretesto per evocare l’amore del suo popolo verso il Dalai Lama, un tema tabù, un personaggio che il regime cinese vieta perfino di esporre in fotografia.

“Non potrò farti visitare il monastero di Drepung” si scusa all’improvviso il mio giovane cicerone. Abbassa gli occhi a terra, ha un attimo di esitazione e poi aggiunge in fretta: “In quel monastero ora non si entra, è in corso un programma del governo”. Non c’è bisogno di aggiungere dettagli. Drepung, a cinque chilometri da Lhasa, è il luogo da cui è partito l’antefatto dell’ultima rivolta. E’ un monastero del 1416, custode della tradizione buddista Gelugpa. Nei cortili interni di quella lamasteria i religiosi si allenano quotidianamente a discutere sulle sutra, i loro testi sacri.

Nell’anniversario della fuga in esilio del Dalai Lama (1959), il 10 marzo di quest’anno trecento monaci sono usciti da Drepung e hanno sfilato pacificamente per chiedere la liberazione dei prigionieri politici. Un reparto paramilitare, della Polizia armata del Popolo, li ha bloccati prima che entrassero a Lhasa. Ne ha arrestati cinquanta. Ma un gruppo di quindici religiosi è riuscito a superare i cordoni di polizia, è arrivato nella via Barkhor e ha innalzato la bandiera nazionale tibetana (arrestati, sono in carcere in attesa di giudizio).

Da quel momento la protesta è andata crescendo, ha coinvolto la popolazione civile, ha infiammato la rabbia latente soprattutto fra i giovani. E’ divampata l’insofferenza repressa per la “colonizzazione han”, l’immigrazione cinese, l’emarginazione dei tibetani dalle posizioni di potere, le offese all’ambiente naturale. Ora Drepung è off-limits, il focolaio della rivolta è il laboratorio di quel “programma del governo” a cui accenna pudicamente il mio accompagnatore. Pechino la chiama “rieducazione patriottica”. Sono sedute di indottrinamento politico, un lavaggio del cervello, assortito di umiliazioni e abiure: i monaci devono rinnegare il Dalai Lama, denunciarne i crimini, additarlo come un nemico della pace. Chi non si piega rischia il carcere, la tortura.

La mia guida mi accompagna in un altro monastero, per sole monache, un’appendice del tempio Jokhang nel centro di Lhasa. Le monache mi salutano con larghi sorrisi, mi fanno sedere accanto a loro mentre ripetono le preghiere ad alta voce. E’ l’ultimo giorno del mese dedicato a Buddha nel calendario tibetano. Fuori dal tempio di preghiera mi fanno accomodare nella loro sala da tè, affollata di famiglie, vecchi, bambini. Mi offrono il tè col burro salato, croste di formaggio secco. L’atmosfera è in
tima, i sorrisi radiosi accolgono il volto di un occidentale, per definizione un “amico”. E’ tanto che non vedevano uno di noi, tre mesi di solitudine sono un’eternità.


Appena fuori, sulla via Barkhor, mi ritrovo nello spettacolo desolante: meno pellegrini del solito (“sono diminuiti anche loro, dopo i problemi di marzo”), uomini in divisa ovunque. La gente di qui si gira al mio passaggio, sorride, saluta con degli “hello” affettuosi. Come se l’apparizione insperata dello straniero possa essere un buon augurio. Oltre agli arresti e alle condanne, anche i tre mesi di isolamento dal mondo sono un castigo pesante che il regime infligge al popolo che ha osato sfidarlo. Il turismo è una delle poche entrate dei tibetani, gli altri business dal commercio alle miniere sono in mano agli han.

Nel mio albergo di cento stanze solo due sono occupate – nell’altra c’è una cinese, arrivata sul mio stesso volo da Pechino. “I prezzi continuano a salire, ogni alimento costa carissimo”, spiega la mia guida. Il supertreno che arriva ogni giorno da Pechino doveva servire a ridurre i costi di trasporto, approvvigionare questa terra aspra e montagnosa dove l’agricoltura rende poco. Finora la nuova ferrovia non ha fatto calare i prezzi del riso e delle patate. Invece ha fatto arrivare più in fretta i rinforzi militari, per schiacciare i moti di marzo.

Prima del tramonto passeggiamo nel vasto piazzale sotto il Potala Palace, l’ex dimora del Dalai Lama, maestosamente adagiata su un monte. Lì in basso dove passano le automobili, come un dito puntato sul Potala c’è una grossa statua moderna, un pilastro di cemento armato drizzato verso il cielo. “E’ il monumento che fu costruito per celebrare il trentennale della Liberazione”, spiega la mia guida. Cioè il memoriale in onore dell’Esercito Popolare di liberazione che Mao Zedong mandò a invadere il Tibet nel 1949. Il ragazzo sorride: “Tutti i tibetani lo considerano una schifezza”.

È singolare questo mio ritorno a Lhasa, il più strano viaggio organizzato a cui abbia mai partecipato. Hanno tentato in ogni modo di non farmi venire qui, come stanno facendo con tanti altri stranieri. Una volta a Lhasa volevano che vedessi un paesaggio di cartolina illustrata, asettico e pacificato. Eppure il governo di Pechino continua a mancare un obiettivo: piegare i cuori e le menti dei tibetani. L’ordine regna, l’ho visto coi miei occhi. Ma il paesaggio di Lhasa, tre mesi dopo la rivolta più violenta della sua storia recente è soltanto quello di una città occupata.

 


Proprio un bel quadretto, quello cinese! A partire dal mese di Gennaio: calamità naturali di ogni livello (tempeste, inquinamento, terremoti, alghe, cavallette) e violenza istituzionale sempre più allarmante. Con migliaia di poliziotti per tamponare la paranioa sulla sicurezza. E con un crollo verticale dei visitatori, dai 2.000.000 stimati agli attuali possibili 500.000. Forse qualcuno dovrebbe/potrebbe fare qualche piccola riflessione … (m.b.)

Pechino, 04 luglio 2008 – Pechino pronota per i Giochi Olimpici del sospetto e del silenzio

Asianews
,
by Bernardo Cervellera

One month before the Olympic Games, the capital is surrounded by a military cordon of security and anti-terrorism measures. The government says it wants to stop “hostile foreign forces”, but in reality the intention is to ensure the silence and obedience of the population. Meanwhile, the projected number of foreign tourists is falling.

On July 8, there will be just one month to go before the Beijing Olympics.  One year ago, the Chinese media were already saying that “Beijing is ready”.  President Hu Jintao repeated the claim just a few days ago, at a meeting of the Politburo. “We are basically ready for the Games”, he stated.  And he added that China “is confident of doing a good job during the Olympics and making it a high-level event so as to satisfy the international community, athletes of different countries and regions, and the Chinese people”.

According to testimony obtained by AsiaNews, the Chinese people are not quite so satisfied.  Of course, there are millions of Chinese who hoped that the Olympics would be a kind of trampoline to launch them toward wealth, well-being, greater dignity; others (and these are in the majority) see the games as a chance to present the New China, modern and powerful: no longer the Cinderella of Maoist sobriety, but a wealthy empress of the global economy.  Still others have hoped that the slogan of the Games (“One World, One Dream”) would also be applied to all of the freedoms enjoyed by the West, which are still denied in China: freedom of expression, of religion, of association, of democracy.

The games will be inaugurated under the lucky auspices of the number “8”: August 8 of 2008, at 8:08 in the evening.  In reality, China’s “lucky” year has been a year of “disgrace” that has manifested the enormous “gaps” present in the country’s dizzying development: in January and February, heavy snowfall blocked trains and communications for weeks, leaving entire regions without electricity and supplies; in March, demonstrations in Tibet unleashed Chinese repression, and even today the government is silent about the number of those killed and about the real situation in Tibet, which remains to a large extent isolated and under tight control.  In April, the international journey of the Olympic torch saw contrast between China and global civil society, with mutual boycott threats, of the Games on the one hand and of the economy on the other.  In May, the earthquake in Sichuan, although it brought many of the country’s leaders close to the people struck by the disaster, also revealed the years of corruption and neglect in the construction of schools and public buildings, the destruction of which killed an entire generation of children.  In June, environmental emergency broke out: Qingdao, the site for the Olympic regatta, was invaded by enormous masses of algae, due to pollution; many athletes have decided not to participate in the opening ceremony of the Games, simply to delay by a few days their exposure to Beijing’s unbreathable air; Hebei, from which the capital gets its drinking water, is experiencing a difficult drought.

This entire “obstacle course”, made up of natural calamities and institutional violence, is certainly not making international tourism easier.  According to information from many travel agencies and airlines, the months of July and August are “empty” of flight reservations for China, and the optimistic predictions of 2 million foreign visitors have fallen to only 500,000.

To make matters worse, and discourage visitors even more, since last April Beijing has changed – precisely on account of the Olympics – the method for requesting visas, making this more bureaucratic and more difficult.  No one, not even foreigners who have been working in China for years, has the right to visas for more than one month, or for multiple entries.  Every request must be accompanied by an outline of the places the person intends to visit, a copy of the round-trip ticket, and hotel reservation details.

What should have been an event permitting Beijing to open itself to the world is becoming the exact opposite, with China becoming more closed off than ever before.  The foreign ministry has defended the policy of visa restrictions, saying that this is necessary to keep foreign “hostile forces” away from the country’s borders.

But the paranoia over security is also affecting the Chinese population.  Thousands of soldiers have already been deployed in Beijing.  To these are added 40,000 police officers, 27,500 reinforcements, 10,000 security guards, 300 anti-terrorism guards, and 15,000 national guard volunteers, in addition to the normal network of spies and informants.  For days, anyone who has used the underground in the capital has had to pass through airport-style security, going through metal detectors and being prepared to open suitcases and backpacks.  Even the passengers travelling by bus to the cities where the games are taking place are being checked in the waiting rooms, and before getting on the bus.  The “anti-terrorism” plan is aimed above all at preventing attacks by Uyghur Muslims, Tibetan “terrorists”, evangelical fanatics.  But the upshot is that the entire population is under surveillance.  It is forbidden to present petitions, speak with foreign journalists about the problems in China, publish news about democracy on the internet.  More than 50 people – activists, human rights lawyers, and journalists – have been arrested and sentenced.  Others have been “advised” to remain at home under “voluntary” house arrest.  Even priests of the underground Church have been advised to “disappear” during this period, until after the Olympics.

The Olympic Games, publicised as a celebration of friendship and encounter among peoples, are becoming in the hands of Beijing the Games of suspicion and silence.

 


Deliziose e prestanti creature. Magari il training è anche finalizzato a far loro attivare anticorpi con tro le alghe e le cavallette? O è realizzato, soprattutto, in onore di Bush e di tutti quelli che gli andranno dietro? (m.b.)

Pechino, 03 luglio 2008 – Olimpiadi, training “d’autore” per le ragazze pon pon
La Repubblica





Pechino, 03 luglio 2008 – Invasione di cavallette ed alghe sulla Cina e le Olimpiadi: punizione divina o effetto serra?
Bloo.it

I più mistici e catastrofici parlano di punizione divina e di piaghe bibliche, ma più realisticamente quello che sta accadendo negli ultimi mesi in Cina ha una spiegazione scientifica e climatologica riguardo il susseguirsi di eventi naturali notevoli, spesso tragici, che potrebbero mettere in pericolo le Olimpiadi di Pechino 2008.

Dopo il fortissimo terremoto nel Sichuan, le inondazioni ed esondazioni di dighe e fiumi nelle campagne e colline, l’ultima “piaga” viene dal cielo e dal mare, con un anomala quanto preoccupante invasioni e proliferazione di cavallette ed alghe marine.

Per quanto riguarda le alghe, sembra che il fenomeno dell’aumento spaventoso della produzione e nascita di alghe nelle acque marine e nel famoso ed enorme lago Tai, sia legato all’eccessivo caldo ed ai mutamenti rapidi di clima che stanno interessando il nostro Pianeta e il continente asiatico.

Le acque del Tai infatti sono scese molto al di sotto della soglia di emergenza, e proprio per questo le alghe mettono a rischio questo bacino che fornisce acqua potabile a milioni di persone; inoltre, anche la Baia Quingdao è piena di alghe, e qui tra l’altro si dovranno svolgere tutte le gare di vela previste i giochi di Pechino 2008.

Nonostante alcuni scienziati giapponesi hanno affermato che le alghe sono innocue ed addirittura commestibili, altri pareri dicono che l’eccessiva presenza di alghe sia un campanello d’allarme sullo stato delle acque, che potrebbero essere fortemente inquinate.

Per l’emergenza cavallette, invece, fino ad ora l’invasione riguarda il nord della Cina, e già il Governo si è attivato con un’intensa opera di disinfestazione per evitare che gli insetti raggiungano Pechino proprio nel mese di agosto: 33 mila addetti sono già al lavoro.


Washington, 03 luglio 2008 – Bush potrebbe partecipare alla cerimonia di apertura
Reuters

I
l presidente George W. Bush potrebbe partecipare alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi che cade proprio mentre sarà in viaggio in Cina il mese prossimo, e la decisione non dipende dall’esito dei colloqui tra Pechino e i rappresentanti del Dalai Lama.

“Non posso annunciare il programma del presidente, ma andrà alle Olimpiadi e penso che la cerimonia di apertura potrebbe rientrare nel suo viaggio”, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino.


Svizzera, 03 luglio 2008 – 60 mila firme per il Tibet
Swissinfo

Una petizione firmata da 60’000 persone chiede al presidente della Confederazione di non partecipare alla cerimonia inaugurale dei giochi olimpici.

La raccolta di firme, durata soltanto tre mesi, era stata lanciata da quattro organizzazioni pro Tibet. Per gli organizzatori, l’elevato numero di firmatari è un segno della solidarietà del popolo svizzero nei confronti dei tibetani.

La petizione chiede ai membri del governo elvetico di non partecipare alla cerimonia d’apertura dei giochi l’8 agosto a Pechino in segno di protesta contro la repressione in Tibet, regione invasa dalla Cina tra il 1949 e il 1950. Il testo è stato consegnato giovedì al consiglio federale.

È però poco probabile che il governo dia seguito alla richiesta. Il presidente Pascal Couchepin aveva già fatto sapere in gennaio, quando in Tibet vi erano stati degli scontri, che avrebbe assistito alla cerimonia. Una posizione confermata anche in maggio. «La Svizzera ospita la sede del Comitato olimpico internazionale e di altre federazioni sportive, è del tutto naturale che il presidente della Confederazione assista all’apertura dei giochi», aveva detto.

Un’altra petizione in favore del rispetto dei diritti umani in Tibet, lanciata da Amnesty International in aprile, aveva ricevuto il sostegno di 25’000 persone: è stata inviata al primo ministro cinese Wen Jiabao, dopo che l’ambasciata di Pechino a Berna si era rifiutata di riceverla.


Tokyo, 03 Luglio 2008 – Il Ministro del Governo in esilio boccia i colloqui con la Cina
ASCA

Il ministro degli Esteri del governo tibetano in esilio, Kesang Yangkyi Takla, ha dichiarato che l’ultima serie di colloqui (la settima in pochi mesi) tra i rappresentanti del Dalai Lama ed i vertici cinesi non sembra neanche lontanamente essere incoraggiante.

”A giudicare da alcune dichiarazioni rilasciate dalle autorità cinesi, ed in particolare quelle provenienti dall’ufficio per la regione autonoma del Tibet, quello che la Cina ha da dire sulla questione tibetana non è incoraggiante. Ho l’impressione che le autorità cinesi non vogliano prestare ascolto alle sofferenze della popolazione tibetana”. Lo ha dichiarato Kesang Yangkyi Takla da Tokyo, dove terminerà domani una conferenza di due giorni a cui hanno preso parte circa 200 sostenitori della causa tibetana tra cui alcuni esponenti dell’opposizione giapponesi.

I colloqui, ignorati dai media cinesi e sui quali le autorità hanno detto pochissimo, sono iniziati lunedi’ e terminati ieri a Pechino. L’ultimo riavvicinamento tra le due parti c’era stato il 4 maggio scorso a Shenzen.

Durante la conferenza e’ stata accordata una risoluzione che prevede la dimostrazione da parte del Giappone del sostegno del Tibet durante il G8 del 7 e 8 luglio ospitato da Hokkaido.


Pechino, 02 luglio 2008 – Tibet: secondo giorno di colloqui a Pechino, attacco al Dalai Lama
Ticinonews

La Cina ha lanciato oggi un altro attacco contro il Dalai Lama, il leader spirituale dei tibetani in esilio, mentre sono entrati nel secondo giorno i colloqui a Pechino tra suoi inviati e rappresentanti del governo cinese.

Zhang Qingli, il capo del partito comunista della regione autonoma, ha ribadito le accuse già lanciate dal governo secondo cui è stata “la cricca del Dalai Lama” a istigare gli incidenti di marzo in Tibet per causare un bagno di sangue.

“Gli incidenti del 14 marzo sono stati pianificati per lungo tempo dalla cricca del Dalai con l’appoggio e l’istigazione di forze occidentali ostili”, ha detto Zhang. “Essi avevano la malvagia intenzione – ha aggiunto il capo del partito comunista del Tibet – di trasformare gli incidenti in un bagno di sangue, di disturbare le Olimpiadi di Pechino e di distruggere la stabilità e l’armonia politica del Tibet”.

Il Dalai Lama ha sempre respinto queste accuse.

I media di stato hanno ignorato i colloqui cominciati ieri, limitandosi a riferire un commento del ministero degli esteri in cui si ribadisce che la Cina si oppone a qualsiasi incontro tra il Dalai Lama e leader cinesi.

 


Possiamo esserne davvero orgogliosi. Un uomo di grande spessore. Capace di scelte etiche, forte, solidale, intelligente e anche  desideroso di scherzare su un argomento cui occorrono proprio di battute di spirito (!). Quindi non ci lamentiamo se manca tutto il resto: In fondo è solo un piccolo, cattivo, ministro, attento a che l’Italia europea non si mostri avara e non “punti il dito” contro nessuno !!! (m.b.)

Roma, 02 luglio – Frattini, “io alle Olimpiadi? No, non ci andrò”
Agenziaise

“Io a Pechino per le Olimpiadi? No, non ci andrò. Sarò in vacanza in quei giorni, una brevissima vacanza. In fin dei conti anche i diritti umani dei ministri vanno rispettati”: scherza il ministro degli Esteri Franco Frattini, con Sonia Oranges, giornalista de Il Riformista, a cui ha concesso questa intervista, “ma ribadisce che, no, a Pechino lui non ci sarà e che, a meno che l’Europa non assuma una posizione comune in proposito, si seguirà la consuetudine, rispondendo all’invito del Comitato olimpico (“e non del governo cinese”, precisa Frattini) e inviando in Cina il ministro dello Sport: “Mi auguro però che in queste settimane gli incontri con gli esponenti tibetani possano continuare, come mi ha garantito il collega cinese Yang Jiechi. Certo, non ci si può aspettare alcuna svolta rivoluzionaria prima delle Olimpiadi, ma l’Italia chiede con forza che resti aperto un canale di dialogo con emissari del Dalai Lama, così che si possano ascoltare entrambe le parti. Come non possiamo dimenticare che in Cina c’è stato anche un terribile terremoto e un’Europa sempre pronta a puntare il dito e avara di solidarietà non mi piacerebbe“.


Katmandu, 01 luglio 2008 – bloccata marcia di monaci in Nepal. Nessun arresto
Peace Reporter

La polizia del Nepal ha mandato indietro 42 monaci e monache tibetani che camminavano da cinque giorni sull’Himalaya in segno di protesta contro la repressione cinese dei dissidenti nel loro paese.

Gli agenti hanno bloccato i dimostranti a una decina di chilometri dal confine Cina-Nepal. Il poliziotto Sagar Maharjan ha spiegato che aveva ordine di utilizzare “tutti i mezzi necessari” per impedire ai manifestanti di raggiungere la frontiera. La polizia non ha arrestato nessuno di loro e non è ricorsa all’uso della forza, ha sottolineato Maharjan.

I monaci, sventolando le bandiere tibetane e striscioni con la scritta “Free Tibet”, hanno attraversato a piedi le montagne dopo essere partiti dalla capitale del Nepal per raggiungere l’area che si trova a circa 120 chilometri a nord di Katmandu. Hanno evitato di camminare lungo la principale autostrada per evitare di essere arrestati.


Pechino, 01 luglio 2008 – Mistero sul secondo round dei colloqui tra Pechino e gli emissari del Dalai Lama
Peace Reporter

Regna il mistero attorno al nuovo round di colloqui previsto tra gli inviati del Dalai Lama e le autorità cinesi per allentare le tensioni sulla questione tibetana dopo gli scontri anti-governativi di marzo scorso.

Entrambe le parti hanno affermato che la due giorni di colloqui dovrebbe iniziare oggi a Pechino, ma le autorità cinesi non vogliono dire dove o se si svolgerà l’incontro e cosa c’è in agenda.

Il portavoce del ministero degli Affari esteri cinese, Liu Jianchao, ha spiegato che “i funzionari del governo centrale terranno dei contatti con gli inviati del Dalai Lama”, senza aggiungere ulteriori dettagli.

Samdhong Rinpoche, primo ministro del governo tibetano in esilio a Dharmsala, in India, ha confermato che gli inviati Lodi Gyari e Kelsang Gyalsen prenderanno parte all’incontro.

L’ultimo incontro tra rappresentanti del governo cinese e tibetano si era svolto il 4 maggio scorso a Shenzhen, a sud del Paese.

 


!!!!!!!!!!

Roma, 30 giugno 2008 – sul Tibet il Governo fa il Ponzio Pilato
Politica Internazionale

Dopo le polemiche di qualche settimana fa, il governo italiano sembra avere raggiunto una mediazione sulla presenza alla cerimonia di apertura delle olimpiadi a Pechino. La delegazione italiana ci sarà, ma senza la presenza del presidente del Consiglio. Lo ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport Rocco Crimi: “L’Italia sarà formalmente presente. Sono stato delegato dal presidente Berlusconi. Nei prossimi giorni prenderemo contatti con il presidente del Coni”.

Le dichiarazioni, talvolta contrastanti anche all’interno dell’esecutivo, erano seguite agli scontri in Tibet. Lo scorso 11 giugno l’annuncio del sottosegretario Alfredo Mantica avevano messo in dubbio la partecipazione italiana alla cerimonia inaugurale: “L’Italia potrebbe non partecipare – aveva detto Mantica – Non sono state ancora prese decisioni definitive, ma al momento il governo non è favorevole”. Un’uscita subito smentita dal ministro degli Esteri Franco Frattini, che dopo un incontro con il capo della diplomazia cinese Yang Jechi, aveva precisato: “ogni forma di boicottaggio è inaccettabile”.

Oggi il definitivo chiarimento sulla posizione del governo: “lo sport deve unire e portare l’amicizia tra i popoli – ha aggiunto Crimi – deve essere un momento importante, alto, dove lo sport deve lasciare questo segno”. Secondo il presidente del Coni, Gianni Petrucci, si tratta di una notizia davvero importante. “Siamo sempre stati contrari al boicottaggio. Lo sport è sempre un veicolo importante per la distensione tra i popoli”


Dharamsala, 30 Giugno 2008 – nuovi colloqui tra Cina e d emissari del Dalai Lama
L’Occidentale

 

Samdhong Rimpoche, primo ministro del governo tibetano in esilio in India, ha riferito che sono in programma domani e dopodomani a Pechino dei nuovi colloqui tra gli emissari del Dalai Lama e i rappresentanti del governo cinese.

Rimpoche ha ricordato che gli ultimi colloqui formali con le autorità di Pechino si sono tenuti nel luglio 2007, e che i due inviati, Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen, hanno svolto dei colloqui informali lo scorso maggio con i rappresentanti cinesi.



Pechino, 30 giugno 2008 – “stato di guerra” per le Olimpiadi
La Repubblica, by Federico Rampini

Il governo cinese ha lanciato una campagna nazionale per prevenire ogni tipo di proteste in vista dei Giochi. Lo rivelano i mass media ufficiali, sullo sfondo della violenta rivolta che ha sconvolto la contea di Weng’an (provincia di Guizhou) nel sud-ovest del paese, dopo l’assassinio di una ragazza che gli abitanti attribuiscono al figlio di un gerarca comunista locale.

Il governo ha ordinato alle autorità locali in tutta la nazione di impedire “incidenti di massa” come manifestazioni e proteste. In una videoconferenza tenuta sabato su scala nazionale, in collegamento fra Pechino e i capoluoghi periferici, è stato diffusa la seguente direttiva: “Le Olimpiadi di Pechino si avvicinano. Proteggere l’armonia sociale e la stabilità, assicurare che i Giochi si svolgano ordinatamente e nella sicurezza, è una dura battaglia che ogni settore dello Stato deve vincere a ogni livello”.

Nella provincia dello Zhejiang il sito del governo locale ha tradotto quell’appello in un modo ancora più drastico: “Stiamo entrando in uno stato di guerra”, si può leggere sul sito ufficiale dello Zhejiang (www.dqnews.com.cn).


Pechino, 29 giugno 2008 – Terremoto di magnitudo 5.5 in Tibet
Adnkronos/Xin

Un terremoto di magnitudo 5,5 sulla scala Richter ha colpito la contea di Baingoin nella regione Autonoma del Tibet alle 20.47 (ora locale).

Lo ha riferito l’ufficio sismologico cinese. L’agenzia Xinhua riferisce che l’area, con un’altitudine media di 5mila metri, è scarsamente popolata e che non si ha notizia di vittime. L’epicentro è stato localizzato.

 


Adesso sì che possiamo stare tranquilli … E sperare che, finalmente il Dalai Lama faccia il bravo e la smetta di far stare in ansia il povero Governo cinese, oltre ai Governi di mezzo mondo … (m.b)

Pechino, 29 giugno 2008 – Le autorità cinesi vedranno i rappresentanti del dalai lama all’inizio di luglio

News di AdnKronos

Le autorità cinesi hanno annunciato oggi che funzionari di rilevanti dipartimenti del governo incontreranno rappresentanti personali del Dalai Lama, su sua richiesta, ai primi di luglio. Lo riferisce l’agenzia stampa ufficiale cinese Xinhua.

Un primo incontro fra rappresentanti del governo e del leader spirituale tibetano era gia’ avvenuto il 4 maggio. “La nostra porta è sempre aperta per il dialogo con il Dalai Lama – ha detto un portavoce del governo nell’annunciare l’incontro – speriamo che il Dalai Lama farà tesoro di questa opportunità e darà una risposta positiva alle richieste delle autorità centrali”.


Grazie Federica, “dea del nuoto”, per le ipotesi lunari che ci migliorano il tono dell’umore. E, soprattutto, grazie per l’inattacabile etica politica che ti appartiene. Con l’augurio che la tua unica certezza per il futuro – tuo figlio – non si vergogni troppo nè della tua intelligenza nè delle tue parole … (m.b.)

Roma, 28 giugno 2008 – Nuotatori cinesi che arrivano “direttamente dal laboratorio”. La previsione di Federica Pellegrini
Quotidiano.net

La previsione della Pellegrini, che in un’intervista a Sky Tg24 ha parlato anche delle prossime Olimpiadi di Pechino. “I nuotatori cinesi? Ci aspettiamo qualcuno tirato fuori direttamente dal laboratorio. Siamo già pronti a una sorpresa del genere perché non hanno fatto gare nell’ultimo anno”, ha detto l’azzurra.

La sua relazione con il collega Luca Marin è stata sulle copertine di tutti i giornali, dando non pochi grattacapi al ct Alberto Castagnetti: “All’inizio era assolutamente contrario, ma dopo i risultati degli Europei si è ricreduto e ora è più tranquillo. Era preoccupato – ha spiegato la Pellegrini – che questa storia non potesse andare bene e che succedesse il patatrac prima delle Olimpiadi”.

L’azzurra ha difeso Marin dalla tesi secondo cui il nuotatore andrebbe alle Olimpiadi solo perché è il suo fidanzato. “Lo può dire chi non capisce nulla di nuoto. Chi se ne intende sa che Luca è uno dei più grandi atleti che l’Italia abbia mai avuto. Negli appuntamenti più importanti c’è sempre stato”.

E sull’ipotizzato boicottaggio dei Giochi per la questione Tibet, la Pellegrini è chiara: “Boicottare le Olimpiadi dopo essersi allenati per quattro anni per una gara di pochi secondi è una sciocchezza. La politica non deve assolutamente entrare nello sport, tantomeno in un Olimpiade che è il campo più neutrale che esista al mondo dove si sfidano atleti di ogni razza, colore e stato”.

Parlando del futuro personale, l’azzurra dice di avere una sola certezza: “Avrò un bimbo prima dei trent’anni”.


Khatmandu, 27 giugno 2008 – arrestati 50 profughi tibetani in Nepal
La Voce

La polizia di Kathmandu ha arrestato una cinquantina di esuli tibetani che protestavano contro il pugno di ferro delle autorità di Pechino e che “tentavano di marciare verso l’ufficio visti dell’ambasciata cinese” nella capitale del Nepal.

I manifestanti, tra cui suore e monaci buddisti, si sono presentati sventolando bandiere del Tibet e urlando slogan contro la Cina, prima di essere dispersi e fermati dalla polizia di Kathmandu.


Shanhai, 27 giugno 2008 – per le Olimpiadi è proibito protestare o parlare con giornalisti esteri
Asianews

Dal 1° aprile a fine ottobre, è proibito ai dissidenti di Shanghai parlare con giornalisti esteri, lasciare la città, protestare o fare petizioni al governo. Intanto il Comitato olimpico internazionale (Cio) rimprovera la Cina per avere “politicizzato” il passaggio della torcia in Tibet.

L’avvocato dissidente Zheng Enchong e il Centro di informazione per diritti umani e democrazia spiegano che, secondo le nuove regole dell’Ufficio di pubblica sicurezza (Ups), chi fa petizioni sarà ammonito e riportato a Shanghai, la seconda volta andrà in carcere per almeno 10 giorni e se insiste lo attendono i lavori forzati del campo di rieducazione-tramite-lavoro. L’Ups spiega che ciò è necessario per “ragioni di ordine pubblico durante le Olimpiadi e per assicurarne il migliore svolgimento”. I dissidenti debbono anche presentarsi “volontariamente” alla polizia ogni settimana e riferire le loro attività e non partecipare ad assemblee in luoghi pubblici.

Intanto il 21 giugno, durante il passaggio della torcia a Lhasa, Zhang Qingli, capo del Partito comunista del Tibet, ha pronosticato che “la bandiera rossa con 5 stelle sventolerà sempre su questa terra” e che “possiamo sconfiggere in modo definitivo il complotto secessionista della cricca del Dalai Lama”.

Il Cio, in una rara protesta ufficiale presso il cinese Comitato organizzatore delle Olimpiadi (Bocog), ha “deplorato che dichiarazioni politiche siano state fatte nella cerimonia” per la torcia, ha “rammentato la necessità di separare sport e politica e ha chiesto di vigilare che ciò non accada più”. Grande imbarazzo a Pechino: il Bocog non ha rilasciato commenti mentre Liu Jiancho, portavoce del ministro degli Esteri, si è detta “non a conoscenza” della lettera del Cio.

Anche se la propaganda da anni pubblicizza “Olimpiadi verdi”, Pechino affronta una grave emergenza idrica. Secondo il gruppo ecologico canadese Probe International, per fornire l’acqua ai visitatori e per abbellire la città saranno sfruttate fonti già esauste. Oltre i due terzi dell’acqua di Pechino sono pompati da bacini sotterranei e dal 2004 sono attinti anche quelli profondi più di un chilometro considerati una riserva “d’emergenza”. Inoltre l’acqua è presa dall’Hebei tramite un canale gigantesco scavato per le Olimpiadi, ma la provincia soffre di siccità da anni e manca dell’acqua anche per le coltivazioni.



Roma, 26 giugno 2008 –  Rossi: Alle Olimpiadi con un bracciale per Tibet
Diregiovani

Antonio Rossi, portabandiera dell’Italia a Pechino 2008, vorrebbe che gli atleti ai Giochi si accordassero per portare un braccialetto come quello “Livestrong” indossato nel 2004 da Lance Armstrong per sensibilizzare sul problema del cancro, malattia che il corridore statunitense aveva superato. Rossi l’ha detto all’Agenzia radiofonica Grt: “Sarebbe bello – ha dichiarato il canoista – mettersi tutti d’accordo, a livello italiano, o ancora meglio europeo e mondiale, per portare un segno non di protesta, ma di vicinanza, per dire la nostra opinione sui diritti umani e sul Tibet, penso ad esempio al braccialetto giallo lanciato da Armstrong, che a livello mondiale aveva un significato.

In ogni caso- ha continuato – c’è l’articolo 51 della Carta olimpica e le regole vanno rispettate; bisogna pensare a qualcosa che magari non dia troppa fastidio, ma sia un chiaro segnale”. “Io credo sia stato giusto parlare della questione dei diritti umani in Cina e del Tibet prima dei Giochi – ha continuato. Personalmente sono contrario alla pena di morte, ma non è un discorso che riguarda solo la Cina, perche’ la pena di morte e’ in vigore anche in altri stati. Credo però che una volta iniziati i Giochi noi atleti dobbiamo fare il nostro dovere e pensare soltanto alle gare, poi quando torneremo potremo riaprire un altro discorso dicendo quello che abbiamo visto e dire qual e’ la situazione che abbiamo trovato”.


Ah, beh, se lo dice “Lui” …

Roma, 25 giugno 2008 – Crimi: il Governo sarà presente all’apertura dei Giochi
ANSA

Il governo sarà presente alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino. Lo ha detto il sottosegretario allo Sport Rocco Crimi, a margine del Consiglio nazionale del Coni tenuto presso il Foro italico di Roma.

Il sottosegretario ha aggiunto che sarà lui a recarsi a Pechino, mentre a una domanda relativa al fatto che altri esponenti del governo possano partecipare alla cerimonia si e’ limitato a rispondere che ‘sarà una cosa che valuteremo col presidente Berlusconi’.

Quanto alla posizione del governo sui Giochi di Pechino, Crimi ha affermato che, ‘come dice il presidente Berlusconi lo sport unisce i popoli’.


Pechino, 25 giugno  2008 –  alberghi vuoti: turismo olimpico in crisi
ANSA

Sono ora ufficiali le voci che circolavano all’inizio di giugno sul ‘vuoto’ che si registra negli alberghi di Pechino. “La capitale cinese prevedeva di ospitare circa 500 mila turisti stranieri durante le Olimpiadi, ma le stime erano troppo ottimistiche”, ha ammesso il presidente dell’Associazione per la ricerca economica delle Olimpiadi, Chen Jian. Pochi giorni fa è arrivata la conferma dello stesso Ufficio del turismo, che ha reso note le ultime statistiche sul tasso di prenotazione degli hotel, più basso del 2 per cento rispetto a due mesi fa. Non solo il 54,5 per cento delle stanze degli hotel a quattro stelle non risulta prenotato per agosto, ma il prezzo medio per una notte negli hotel a quattro e tre stelle è pari rispettivamente a 2185 yuan (circa 200 euro) e 1523 yuan (circa 143 euro), 4 euro in meno rispetto alle previsioni.

Gli hotel a due stelle hanno addirittura tagliato i prezzi di 8 euro. Gli unici a reggere all’inaspettata ‘crisi’ sembrano essere gli hotel a cinque stelle, con tassi di prenotazione vicini all’ 80 per cento e prezzi cresciuti mediamente di 20 euro. Ma non basta a consolare le aspettative mancate del settore del turismo, illuso dalle previsioni rosee. L’anno scorso la stampa locale annunciava a grandi lettere che gli hotel di lusso avrebbero presto registrato il ‘tutto esaurito’ con prezzi fino a 200 mila yuan (quasi 19 mila euro) per due settimane nel mese di agosto. I 5892 hotel e alberghi della capitale cinese si sono affrettati a predisporre 336 mila camere e 660 mila letti. Dal 2004 a quest’anno, solo il numero degli hotel è cresciuto da 613 a 815. Ma a sorpresa, i turisti che si troveranno a prenotare all’ultimo momento potranno usufruire di prezzi più convenienti di chi si è mosso ‘per tempo’ un anno fa.

Si avvertono i primi malumori: secondo un’indagine condotta dal Centro di ricerca del turismo di Pechino, il 63 per cento dei manager d’hotel si aspetta una perdita economica per la fine di quest’anno. Se le autorità dell’ Ufficio del turismo attribuiscono l’ondata di pessimismo al fatto che gli alberghi di periferia avrebbero riscosso più successo di quelli più costosi del centro, la pensano diversamente gli esperti intervistati dal quotidiano di Hong Kong, South China morning Post. “La situazione internazionale è complicata”, afferma Zhang Hui del Dipartimento del turismo dell’università degli Studi internazionali di Pechino. Scontati i riferimenti: alla repressione delle manifestazioni anticinesi in Tibet con i conseguenti appelli della comunità internazionale per il boicottaggio delle Olimpiadi si sono aggiunte le calamità naturali che hanno devastato la Cina nelle ultime settimane, dal sisma di magnitudo 7,9 nella provincia del Sichuan che ha causato quasi 70 mila vittime (oltre 80 mila secondo le previsioni ufficiali di ieri) alle inondazioni nel sud del Paese. Una serie di fattori che ha scatenato un circolo vizioso.

Da un lato il calo d’entusiasmo da parte di molti potenziali turisti, dall’altro la reazione stizzita del governo cinese che nelle ultime settimane ha stretto un pesante giro di vite sul rilascio dei visti e inasprito i controlli per tutta la durata delle Olimpiadi e Paraolimpiadi (in settembre), vietando per esempio ogni genere di raduno spontaneo. Pechino teme l’occhio indiscreto dei ‘turisti’ interessati ad alimentare i già tanti scandali. Non solo è diventato molto difficile ottenere un permesso di soggiorno, ma anche un regolare visto turistico, che ‘sulla carta’ non richiede una complessa documentazione. Alle centinaia di stranieri in coda ogni giorno, i funzionari richiedono la registrazione presso gli uffici di polizia, la prenotazione di un hotel o il contratto di affitto di una stanza, e un conto in una banca cinese con l’importo equivalente di 75 euro per ogni giorno di permanenza in Cina.


Pechino, 25 giugno   – Il Tibet riapre agli stranieri: due svedesi e quattro cittadini di Singapore i primi ammessi
Il Messaggero

Dal 25 giugno il Tibet sarà di nuovo aperto agli stranieri. In una nota l’agenzia governativa cinese Nuova Cina, citando un responsabile della regione himalayana, ha fatto sapere che i primi turisti autorizzati a recarsi in Tibet sono due svedesi e quattro cittadini di Singapore.

La Regione Autonoma del Tibet è stata chiusa a tutti gli stranieri il 14 marzo scorso, dopo che le manifestazioni anticinesi erano sfociate in violenze. Insieme al Tibet erano state interdette agli stranieri anche altre zone a popolazione tibetana nelle vicine province del Gansu, Qinghai e Sichuan. L’agenzia non chiarisce se anche queste aree saranno riaperte e se il provvedimento riguarda solo i turisti o anche i giornalisti e i diplomatici stranieri. Un funzionario locale citato dall’agenzia ha detto che il passaggio della fiaccola olimpica da Lhasa sabato scorso ha dimostrato che il Tibet è «sicuro» e ha aggiunto che i turisti sia cinesi che stranieri sono «i benvenuti» nel territorio.

Secondo le nuove regole per la stampa straniera in vigore dall’inizio del 2007 e che avrebbero dovuto valere fino alla fine delle Olimpiadi e della Paraolimpiadi, in ottobre, i giornalisti stranieri in Cina avrebbero potuto recarsi liberamente in tutto il territorio nazionale (in precedenza erano obbligati a notificare ogni loro spostamento dalla loro città di residenza) e sarebbero stati liberi di intervistare tutti i cittadini cinesi che avrebbero accettato di parlare con loro.

Le prime manifestazioni per invocare la libertà e chiedere il ritorno del Dalai Lama si sono svolte a Lhasa il 10 marzo per iniziativa dei monaci dei grandi monasteri di Sera, Drepung e Ganden, che sorgono nelle vicinanze della capitale. In seguito le proteste, nella grande maggioranza dei casi pacifiche, si sono svolte anche in altre zone della Regione Autonoma e nelle altre regioni della Cina a popolazione tibetana. Le ultime di cui si ha notizia sono avvenute a Kardze, nel Sichuan, alla fine di maggio e hanno portato all’ arresto di ottanta monache.

In occasione del passaggio da Lhasa della fiaccola olimpica, avvenuto sotto stringenti misure di sicurezza, Pechino ha annunciato che oltre mille delle persone detenute per le proteste sono state rilasciate.

Altri 42 tibetani rimangono in prigione e sono accusati di reati gravi, per i quali saranno processati «secondo la legge». Secondo il governo tibetano in esilio nel corso delle proteste sarebbero morte più di duecento persone. Il governo cinese sostiene che in tutto le vittime sono state una ventina, tutti civili o poliziotti cinesi uccisi dai manifestanti tibetani. Un incontro tra rappresentanti del governo cinese e del Dalai Lama è avvenuto in aprile nella Cina meridionale e si è concluso con l’ accordo a proseguire i colloqui nel tentativo di trovare una soluzione accettabile dalle due parti.


Kathmandu (Nepal), 21 giugno 2008 – Arresti in Nepal
ANSA

Arrestati in Nepal oltre 700 attivisti tibetani tra cui anche tre leader pro Dalai Lama che manifestavano nella capitale, Kathmandu. ‘Rilasceremo come sempre i dimostranti – ha detto il sovrintendente di polizia Sarvendra Khanal – ma non i tre leader. Questi saranno messi in carcere per un lungo periodo con l’accusa di aver organizzato ed istigato la gente a partecipare alle dimostrazioni anticinesi.


Kathmandu (Nepal), 21 giugno 2008 – Arrestati tre tibetani, manifestavano a favore del Dalai Lama
AsiaNews
, by Kalpit Parajuli

Proprio nella Giornata internazionale per i rifugiati, il governo nepalese ha arrestato tre attivisti tibetani, accusati di “provocare attività anti-cinesi nel Paese”. Secondo le imputazioni, i tre (che manifestavano a favore del Dalai Lama) sono inoltre colpevoli di aver violato la politica “dell’unica Cina” adottata da Kathmandu.

La polizia ha confermato l’arresto di Kelsang Chung, direttore del Centro per i rifugiati tibetani, Ngawang Sagmo e Tashi Dolma, leader dell’Associazione donne tibetane. Raggiunto telefonicamente da AsiaNews, Chung dice: “Non abbiamo mai fatto nulla di male. Il governo ci impedisce di combattere per i diritti democratici. Queste sono accuse false”.

Sarbendra Khanal, capo della polizia locale, spiega che i tre sono stati arrestati in base alla Legge sulla pubblica sicurezza, e potranno essere trattenuti in galera per 90 giorni anche senza alcuna accusa formale. L’International Campaign for Free Tibet ha criticato gli arresti e ha chiesto il rilascio immediato dei tre attivisti.

Il Nepal non permette proteste anti-cinesi sul suo territorio e considera il Tibet parte inscindibile della Cina. Secondo alcune stime, almeno 20mila tibetani sono fuggiti in Nepal dopo le rivolte contro l’invasione maoista del 1959.



Torino, 21 giugno 2008 – Il Lingotto si scusa con Pechino per lo spot “tibetano” con Richard Gere
La Repubblica, by Paolo Griseri

 

 

Usa-Tibet in Lancia Delta. Ci riesce solo Richard Gere

 


Scusate, non l’abbiamo fatto apposta. La Fiat si difende con un comunicato ufficiale dalle accuse della stampa cinese contro lo spot della Delta. Un filmato di quarantacinque secondi di “pura emozione”, come promette il sito della nuova nata del marchio di lusso torinese. Quarantacinque secondi per portare il testimonial Richard Gere dalla Walk of Fame di Hollywood al tempio tibetano di Lahsa a imprimere le orme nella neve insieme a un monaco-bambino. Una magia resa possibile dal fatto che la Delta dà “la forza di essere diversi”.

La diversità del Tibet che lotta per l’autonomia da Pechino e l’amicizia che lega Gere al Dalai Lama hanno fatto il resto: la protesta cinese, ancorché affidata ai quotidiani e non alle ambasciate, ha creato forte preoccupazione a Torino.

“Ci è giunta notizia – scrive il Lingotto – che la pubblicità della nuova Lancia Delta potrebbe turbare la sensibilità del popolo cinese. Da tempo la promozione e la pubblicità del gruppo sono collegate e eventi e personaggi che hanno dato significativi contributi artistici a livello internazionale”. Prima di Gere la testimonial delle auto del gruppo era Carla Bruni, ormai impossibilitata, per ragioni di protocollo, a comparire negli spot pubblicitari.

È stato Gere, spiega la Fiat, a decidere il tema dello spot a dimostrazione dell’impegno del gruppo di Torino a “sostenere la libertà di espressione artistica”. Dunque, dice il Lingotto, “questa scelta non va intesa come un avallo del gruppo Fiat alle opinioni sociali e politiche” di Gere. E dunque “nel caso in cui la pubblicità possa aver dato origine a fraintendimenti, il gruppo Fiat intende presentare le proprie scuse al governo e al popolo cinese”.


Nel corso degli anni gli interessi Fiat in Cina sono cresciuti. In questi mesi è in corso la definizione della nuova joint venture con la Chery nel settore auto: una fase delicata in cui non sembra opportuno inimicarsi il favore delle autorità cinesi.


Ne ho scelto solo alcune, a titolo di esempio. Credo sia superfluo ogni commento … (m.b.)

Pechino, 20 giugno 2008 – la fiaccola olimpica nella capitale del Tibet
La Repubblica

 







Pechino, 21 giugno 2008 – fiaccola a Lhasa, nel silenzio
AGM-DS

La fiaccola olimpica è passata pe le strade di Lhasa, capitale del Tibet, senza che si verificassero incidenti. Il delicato appuntamento con la fiamma olimpica nella regione tibetana è stato gestito da governo cinese e dall’organizazzione dei Giochi, con molta attenzione e il passaggio dei tedofori è avvenuto quasi su un set da fiction, visto che le strade della città erano super controllate, blindate e le persone che assistevano al passaggio del fuoco di Olimpia, erano poche e selezionate.

Tutti gli altri, quelli npn autorizzati e si potrebbe dire quelli veri, erano stati “invitati” a rimanere in casa, così come i negozi sono stati tutti chiusi, almeno lungo il percorso di circa 11 chilometri da tra la residenza estiva del Dalai Lama, il Norbulingka, e il palazzo del Potale, tradizionale sede dei sovrani tibetani. La fiaccola continua dunque il suo viaggio verso Pechino, e sebbene anche i rappresentanti del governo parlino di situazione “tornata alla normalità”, intanto la zona del Tibet continua ad essere militarizzata e chiusa a turisti stranieri e giornalisti.

Tanti gli scontri, tanti gli arresti in questi ultimi mesi: la Cina dice che tutte le persone arrestate sono state rilasciate, tranne 42 che sono state condannate, ma a cosa non è dato di sapere; i rappresentanti dei tibetani parlano di almeno 200 morti, mentre il governo riduce il numero a 22.

La questione tibetana ha indubbiamente segnato questo viaggio della fiaccola, così come le Olimpiadi stesse, anche per le prese di posizione di Governi e politici di tutto il mondo. Il mese di agosto sta arrivando con l’attesa che un’Olimpiade porta con sè e quel fuoco olimpico accenderà il bracere dando vita all’ennesimo, stupendo, spettacolo di sport tra i popoli, ma questa volta avendo acceso nel frattempo la coscienza di molti e la speranza che l’attenzione del mondo sui problemi del Tibet non si spenga subito dopo la, sicuramente, fastosa cerimonia di chiusura di Pechino 2008.


19 Giugno 2008 – Olimpiadi: fiaccola oggi nel Xinjiang, sabato in Tibet

Il conto alla rovescia verso l’apertura dei Giochi Olimpici di Pechino ha toccato i cinquanta giorni mentre la staffetta della fiaccola olimpica – il «viaggio dell’armonia» secondo il Comitato Organizzatore (Bocog) – passa per i posti più rischiosi: oggi per il terzo giorno consecutivo è nel Xinjiang, la Regione Autonoma dove vivono tra gli altri circa otto milioni di uighuri, di etnia turcofona e di religione musulmana, e sabato prossimo passerà dal Tibet, la regione in cui a partire da marzo si sono verificate numerose manifestazioni anticinesi sfociate in alcuni casi nella violenza.

Nelle proteste, che si sono protratte fino alla fine di maggio, secondo i gruppi tibetani in esilio sono state uccise almeno duecento persone, mentre per il governo cinese le vittime sono state poco più di venti. Nella settimana in corso diverse organizzazioni umanitarie hanno ricordato che la Cina non ha rispettato alcuni degli impegni presi col Comitato Olimpico Internazionale (Cio), al momento dell’assegnazione delle Olimpiadi a Pechino, nel 2001: il Tibet e vaste aree di tre province vicine (quelle del Gansu, Qinghai e Sichuan) sono chiuse non solo alla stampa internazionale, a cui era stata promessa una situazione di tipo europeo, ma anche ai turisti stranieri; intanto sono proseguiti gli arresti di dissidenti, il più clamoroso dei quali è stato quello, in novembre, dell’ attivista democratico Hu Jia, e misure restrittive sono state applicate alla concessione dei visti.

Il passaggio della fiaccola dal Xinjiang è stato caratterizzato dalle stringeti misure di sicurezza. A Kashgar, la città sulla storica Via della Seta ai confini con il Pakistan e l’ Afghanistan, è stato consentito di seguire la staffetta solo alle persone inquadrate dalla proprie «unità di lavoro», mentre le strade erano pattugliate da migliaia di militari e poliziotti. Nel corso della sua ultima visita in Cina, in aprile, il presidente del Cio Jacques Rogge aveva affermato che Pechino ha rispettato «in larga parte» gli impegni presi. Rogge aveva aggiunto di «essere al corrente» del fatto che oggi la stampa non ha libero accesso ad una vasta porzione di territorio cinese. «Lo abbiamo fatto presente al governo cinese», aveva dichiarato Rogge. Le autorità cinesi, aveva aggiunto, «hanno risposto che risolveranno il problema il più presto possibile». Rogge aveva precisato di «non avere alcun dubbio» sull’ «ottima organizzazionè ‘dei Giochi, aggiungendo che essi per avere successo dovranno svolgersi in un’ »atmosfera priva di violenza
».


Pechino 19 giugno, 2008 – Tibet: Cina respinge critica Amnesty
Ansa

Le autorità cinesi tratteranno i tibetani arrestati durante le manifestazioni dei mesi scorsi ‘secondo la legge’. Così la portavoce del ministero estero cinese Jiang Yu. In un documento Amnesty International afferma che circa 4mila tibetani sono stati detenuti in questi mesi e di questi mille sono ancora in prigione senza che gli siano state mosse accuse precise. ‘Non ho letto il documento’ ha detto Jiang ‘ma e’ noto che Amnesty ha un pregiudizio contro la Cina’.


Hong Kong, 19 giugno 2008 – Amnesty a Pechino. Libertà per i mille arrestati
Diritto oggi AGI

Liberta’ per gli oltre mille manifestanti tibetani arrestati dalla polizia cinese durante le proteste di marzo a Lhasa e’ stata invocata da Amnesty International, a margine di un nuovo rapporto sulla situazione dei diritti umani nella regione, intitolato ‘Tibet: ingresso vietato’. Il documento mette in evidenza il protrarsi della repressione, della censura e la condizione dei detenuti che in molti casi hanno denunciato percosse, denutrizione e mancanza di assistenza medica. “Le informazioni che arrivano dal Tibet sono davvero scarse”, ha riferito Sam Zarifi, direttore del programma Asia-Pacifico di Amnesty, “ma sulla base di quelle che abbiamo possiamo affermare che siamo di fronte a un quadro agghiacciante di detenzioni arbitrarie e abusi nei confronti dei prigionieri”. L’imminente arrivo della torcia olimpica nelle aree tibetane, ha aggiunto, “dovrebbe consentire di fare luce su questa situazione”. Ma al momento, ha sottolineato, “la chiusura totale del Tibet fa si’ che le violazioni dei diritti umani, come gli arresti arbitrari e i maltrattamenti, proseguano in silenzio e nella completa impunita”.

Le fonti ufficiali cinesi hanno fornito informazioni solo su una piccola parte degli arrestati, condannati al termine di processi “di dubbia regolarita’”, hanno sottolineato dall’organizzazione per la tutela dei diritti umani. Ai giornalisti stranieri e’ ancora vietato l’ingresso nella regione. Secondo le notizie filtrate attraverso amici e parenti dei detenuti, polizia e forze di sicurezza hanno condotto centinaia di irruzioni in monasteri, conventi e abitazioni private, confiscato telefoni cellulari, computer e altre apparecchiature per impedire qualsiasi comunicazione con il mondo esterno. “Chi prova comunque a informare la stampa o le organizzazioni per i diritti umani rischia il carcere”, ha sottolineato Zarifi.

L’ondata di arresti non ha colpito solo monaci, monache e persone che avevano direttamente preso parte alle proteste, ma anche artisti impegnati nella salvaguardia della cultura tibetana. Secondo quanto appreso da Amnesty, Jamyang Kyi, celebre cantante e presentatrice televisiva, e’ stata arrestata il primo aprile nella redazione dell’emittente Qinghai e tenuta in isolamento per un mese, per poi essere posta agli arresti domiciliari solo dopo aver pagato una multa salata.


19 giugno 2008 – USA-Tibet in Lancia Delta. Ci riesce solo Richard Gere

 

 

 

 

 

 


 

 

Da Hollywood, passando per Los Angeles fino in Tibet, per lasciare l’impronta delle sue mani sulla neve, accolto dal sorriso di un piccolo monaco. Per il lancio della nuova Delta, segmento di punta di casa Lancia, l’azienda si è affidata alla personalità di Richard Gere e ai valori che l’artista sostiene. Tant’è che il suo compenso per lo spot viene devoluto al popolo di Lhasa.

Un linguaggio pubblicitario sicuramente d’avanguardia, dove il “potere della differenza” che sta nella vettura è raccontato in 30 poetici secondi dalla filosofia del protagonista. Inutile star lì a spiegare quanti cavalli, quant’è bella, quali sconti. Per tutto questo ci sono i listini, i concessionari, c’è tutto un mondo capace di informare il cliente. Lo spot vuol dire che questa Lancia possiede “altro”, che salirci sopra e guidarla è cominciare un viaggio che non sarà soltanto stradale. Le musiche di Ennio Morricone accompagnano lo stile di questo messaggio, dove la Delta non è la protagonista ma solo il simbolo della differenza.

La campagna pubblicitaria avrà respiro internazionale, essendo destinata a tutti i paesi europei. E ha portato con sé qualche polemica, anche a livello diplomatico dal momento che le autorità di Pechino non hanno certo gradito la “sensibilizzazione” e lo sfruttamento del sorriso degli oppressi monaci tibetani. Ma quella di casa Lancia è una scelta precisa, è schierarsi decisamente dalla parte del popolo tibetano, appoggiando valori che si ritengono universali …

Ma spot a parte, si potrebbe andare oggi da Hollywood a Lhasa? La risposta delle autorità cinesi è recentissima e semplice nella sua secchezza: no. Ne sanno qualcosa gli organizzatori di una gara intercontinentale, “The Great Race”, costretti a rinviare al 25 aprile dell’anno prossimo un raid che doveva partire alla fine dello scorso maggio. Dopo lo strepitoso successo della Pechino-Parigi del 1907, gli organizzatori francesi si associarono agli americani e così “Le Matin” e “The New Tork Times” lanciarono una New York-Parigi che partì nel febbraio del 1908 da Times Square, alla presenza di 200 mila spettatori. Sei equipaggi attraversarono per la prima volta d’inverno tutti gli States. L’auto americana – una Thomas Flyer – venne sfacciatamente aiutata e favorita, giungendo prima a San Francisco, Secondi arrivarono gli italiani a bordo di una Zust. I francesi della De Dion si fermarono in Cina, l’equipaggio militare tedesco della Proton si fece mezza traversata sul treno. Molta confusione nel settore asiatico, i tedeschi giunsero primi a Parigi ma furono retrocessi, la vittoria assegnata agli americani. Terza la Zust che aveva a bordo Antonio Scarfoglio, il giovane figlio dello scrittore. Bene. Cent’anni dopo si è pensato di far rivivere questa “Grande corsa”.

L’organizzazione statunitense ha fatto le cose in grande: traversata dell’America settentrionale, aereo per Shanghai, tutta la Cina verso nord-ovest, Russia e Parigi. Ma un mese prima della partenza le autorità cinesi hanno fatto sapere che il permesso era revocato: inopportuno passare in Tibet dove non si poteva garantire la totale sicurezza dei partecipanti al raid per le proteste dei movimenti indipendentisti, legate al passaggio della fiaccola olimpica.

Enorme rammarico e grandioso “bagno” finanziario degli organizzatori che hanno rinviato tutto di un anno. Usa-Tibet rimane un viaggio che, in macchina, può farlo solo Richard Gere. A meno che, come è avvenuto per realizzare il filmato, il villaggio tibetano non venga ricostruito dalla troupe sulle Montagne Rocciose. Presentazione ufficiale della nuova Delta il 21 e il 22 giugno. Auguri.



 

Pechino, 18 giugno 2008 – la fiaccola olimpica sarà in Tibet il 21 giugno

AGM.DS

Non è più un mistero: la fiaccola olimpica passerà in Tibet il prossimo 21 giugno. La conferma è arrivata direttamente dal Comitato Organizzatore dei Giochi di Pechino, il Bocog, attraverso il suo sito web. La torcia passerà per la capitale Lhasa. `Dopo il terremoto che ha colpito la regione dello Sichuan lo scorso 12 di maggio, il comitato organizzatore aveva proceduto ad alcuni aggiustamenti sul percorso della fiaccola in Cina – si legge -. La tappa nella regione autonoma del Tibet avrà luogo sabato 21 giugno nella capitale Lhasa`.

La notizia è arrivata dopo che nei giorni scorsi era circolata la voce che Pechino avesse deciso di `boicottare` il passaggio del simbolo della manifestazione a cinque cerchi in Tibet. Inoltre gruppi di esuli tibetani avevano chiesto l`annullamento della tappa di Lhasa nel timore di nuove violenze. Oggi nel frattempo la fiaccola olimpica farà un’altra tappa a Kashgar, nella regione del Xinjiang abitata tra gli altri da nove milioni di uighuri, una minoranza etnica di religione islamica.


Tokyo, 18 giugno 2008 – il premier giapponese Yasuo Fukuda andrà alla cerimonia inaugurale dei Giochi
La Repubblica

Il premier giapponese, Yasuo Fukuda, assisterà alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Pechino, in programma l’8 agosto. Lo ha riferito la catena tv nipponica Nhk. Malgrado gli impegni di quelle giornate – tra cui le commemorazioni per l’anniversario degli attacchi atomici su Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto) – Fukuda ha confermato la sua presenza. E’ una partecipazione che ha anche un valore politico, visto il lento disgelo in corso tra Cina e Giappone e il possibile boicottaggio dell’inaugurazione da parte dei leader europei per protesta contro la repressione in Tibet e le violazioni dei diritti umani.

Fukuda si unisce ad altri leader di primo piano, dal presidente americano, George W. Bush, a quello sudcoreano, Lee Myung-bak, che hanno gia’ annunciato la loro presenza.


Pechino, 16 giugno 208 – la fiaccola olimpiaca sabato a Lhasa, un solo giorno in Tibet
Adnkronos/Dpa

Il passaggio della fiaccola olimpica in Tibet è stato ridotto da tre giorni a uno solo e la torcia simbolo dei Giochi sarà nella capitale Lhasa sabato prossimo.

Lo ha annunciato il comitato organizzatore dei Giochi sul suo sito web, senza tuttavia indicare le ragioni del taglio del percorso nella provincia che è stata scossa da violente proteste anti-cinesi nei mesi scorsi.

Secondo il tragitto originale, la fiaccola doveva restare due giorni a Lhasa e il terzo giorno percorrere il vicino distretto Shannan.

Intanto da oggi la torcia olimpica è in giro per tre giorni nella regione di Xinjiang, altra zona cinese sensibile per i contrasti etnici dove vivono gli Uiguri, a maggioranza musulmana. Gli esiliati della comunità hanno denunciato le vessazioni delle autorità cinesi.


Pechino, 16 giugno 2008 – Rinviato il passaggio della fiaccola in Tibet
Rainews24

Il passaggio della fiaccola olimpica in Tibet è stato rinviato dal Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici di Pechino (Bocog), che non ha fissato una nuova data dopo aver cancellato quelle previste del 19 e 20 giugno. Secondo alcuni organi di stampa di Hong Kong, il passaggio dalla capitale del Tibet, Lhasa, potrebbe avvenire senza preavviso, per evitare le probabili proteste, forse sabato 21 giugno.

L’annullamento del passaggio della fiaccola dal Tibet era stato chiesto da alcuni gruppi di tibetani in esilio, che temono nuovi e violenti incidenti dopo la lunga serie di manifestazioni anticinesi iniziate il 10 marzo. Le autorità cinesi, e in particolare i dirigenti della Regione autonoma del Tibet, hanno respinto fino a oggi l’idea, facendo anzi del passaggio della fiaccola da Lhasa un punto d’onore per dimostrare che la situazione è tornata alla normalità.

La parte tibetana della staffetta – a parte il rapido passaggio per la vetta dell’Everest l’8 maggio, avvenuta lontano dagli occhi del pubblico e dei media – era già stata accorciata dopo il terremoto che ha colpito il 12 maggio la regione del Sichuan, che confina col Tibet e che ha una forte componente di popolazione tibetana.

Da oggi fino al 19 giugno la fiaccola sarà nella Regione autonoma del Xinjiang, la regione del nordovest dove vive la minoranza nusulmana degli uighuri, dove oltre 600 tedofori la porteranno in quattro città. Solo quando sarà stata completato il giro del Xinjiang, ha detto all’ Ansa un responsabile del Bocog, verrà annunciato il resto del programma. Manifestazioni anticinesi sfociate a volte in violenze si sono svolte nella Regione autonoma del Tibet e nelle zone a popolazione tibetana di altre tre province a partire dal 10 marzo, anniversario della rivolta tibetana del 1959. L’ultima manifestazione di cui si è avuta notizia certa si è svolta a Kardze, nella provincia del Sichuan, il 28 maggio, ed ha portato all’arresto di ottanta monache buddhiste. Non si conosce il numero totale degli arrestati.

Secondo fonti tibetane almeno 200 persone hanno perso la vita, mentre le vittime sono state poco più di venti per il governo cinese. Da marzo il Tibet e le zone a popolazione tibetana delle altre province sono chiuse ai giornalisti e agli altri osservatori indipendenti, inclusi i turisti non cinesi. In aprile si sono incontrati a Shenzhen, nel sud della Cina, i rappresentanti del Dalai Lama, il leader tibetano in esilio, e del governo cinese. Il secondo incontro, previsto per l’inizio di giugno, è saltato a causa del terremoto e ancora non è stato fissato un nuovo appuntamento.


Vroclav, 13 giugno 2008 – Tibet on the Roof !!!
Ratujtibet


 



Here we have many many very grassroots actions, but this is really inspiring: residents of the social house in Wroclaw painted ‚TYBET’ (Eng. Tibet) on the roof of their building, letters are 10 metres high, so it should be visible on the Google Earth or other satellite pictures soon.


Katmandu, 15 giugno 2008 – proteste anti-cinesi: 182 arrestati
La Repubblica

La polizia nepalese ha tratto in arresto almeno 182 persone, tutti espatriati tibetani, che erano scese in piazza a Kathamandu per nuove manifestazioni di protesta contro la brutale repressione cinese nella madrepatria, al grido di “Tibet libero!”: lo hanno reso noto fonto governative, secondo cui tutti gli arrestati saranno comunque rilasciati entro oggi; confiscati alcuni dei mini-bus con i quali i dimostranti avevano raggiunto il luogo del raduno.

Nel Nepal, le cui autorità sono accusate di essere troppo prone alle ingiunzioni del potente vicino cinese, vivono in esilio oltre ventimila tibetani, costretti a fuggire dalla loro terra dopo il fallimento dell’insurrezione del ’59; dai disordini dello scorso marzo, stroncati nel sangue, a Kathmandu praticamente ogni giorno si sono susseguite proteste di piazza.


Pechino 2008: Frattini, governo potrebbe esserci
ANSA
, by Luigi Ambrosino

“Non è affatto escluso” che il governo, anche con esponenti di spicco, partecipi alla cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi cinesi. Certo, Roma si atterrà alle decisioni che saranno prese in ambito Ue. Ma se in Europa non si raggiungesse una posizione comune, “deciderà il governo italiano”. Parola di Franco Frattini. Che nel pomeriggio, conversando con i cronisti alla Camera, ha dettato quella che è per il momento ‘la linea ufficiale’ concordata tra Palazzo Chigi e Farnesina dopo che in mattinata il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica aveva fatto capire che Roma si stava orientando a disertare la cerimonia dell’8 agosto a Pechino. Un’ ipotesi, quella di non andare a Pechino, di cui la comunità internazionale aveva molto discusso al tempo delle sanguinose repressioni in Tibet da parte dell’esercito cinese.

Ma che era passata in secondo piano dopo il terribile terremoto di maggio nel Sichuan. “La partecipazione delle autorità italiane alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici non è ancora stata decisa, ma al momento non vede favorevole il governo italiano”, aveva detto Mantica in commissione Esteri alla Camera in risposta ad un’interrogazione del radicale eletto nel Pd Matteo Mecacci. Un annuncio ‘clamoroso’, soprattutto dopo le “ampie convergenze” proprio sulle Olimpiadi registrate durante il colloquio di ieri alla Farnesina tra il capo della diplomazia cinese Yang Jechi e Frattini, che aveva liquidato “ogni ipotesi di boicottaggio dei Giochi” come “inaccettabile” . Conversando con l’ANSA dopo l’intervento in commissione, Mantica aveva parzialmente riequilibrato il tiro (“ci atterremo alla decisioni che si assumeranno in sede europea”), confermando però nella sostanza il concetto: Roma, aveva ribadito, non è “orientata ad inviare a Pechino rappresentanti di alto livello”. Mentre l’ANSA batteva la notizia, Frattini era impegnato assieme al collega della Difesa Ignazio La Russa a riferire in Parlamento sulle missioni militari all’estero. Appena fuori dalla sala del Mappamondo a Montecitorio però, il titolare della Farnesina è stato chiaro: l’Italia “si adeguerà agli orientamenti dell’Ue“. Ma se una linea comune europea dovesse mancare, Roma deciderà autonomamente.

E a quel punto “non è affatto escluso” che oltre al sottosegretario allo Sport Rocco Crimi (invitato dal Cio), la delegazione italiana possa comprendere i ‘pezzi da novanta’ del governo. A partire proprio dal premier Silvio Berlusconi, che oggi, a Napoli, ha evitato di entrare nel merito, limitandosi ad osservare che i giochi olimpici si celebrano “per favorire l’amicizia e l’integrazione tra i popoli” e “non per dividere”. Il primo a lanciare l’idea del boicottaggio della cerimonia inaugurale da parte delle autorità europee era stato lo scorso marzo il presidente francese Nicolas Sarkozy. Al momento, a Bruxelles prendono tempo. Di certo, per adesso, c’é che il presidente Usa George W. Bush – con una robusta dose di ‘realpolitik’ – ha annunciato di voler andare a Pechino l’8 agosto. Mentre il segretario generale Onu Ban Ki-moon (ufficialmente “per ragioni di calendario”) non ci sarà. L’Europa, come spesso le capita, rimane invece ancora in mezzo al guado. Con i vari governi nazionali in attesa di un segnale che potrebbe non arrivare mai.


 


Appunto …

Roma, 10 giugno 2008 – Frattini, colloqui con Dalai Lama proseguono ma  la Cina è “una sola”
ASCA

I colloqui tra la Cina e i rappresentanti del Dalai Lama, la massima autorità religiosa e guida spirituale del Tibet, proseguono, ma senza intaccare l’integrità territoriale di Pechino. A confermare la prosecuzione del dialogo, il ministro degli Esteri Franco Frattini, al termine del vertice con il suo omologo cinese, Yang Jiechi alla Farnesina.

”Il ministro Jiechi – ha detto Frattini – mi ha confermato che i colloqui della Cina con i rappresentanti del Dalai Lama stanno proseguendo, ma anche che non possono mettere in discussione il principio di integrita’ territoriale di una sola Cina”.

 


Pechino, 07 giugno 2008 – Rinasce la Via della Seta asse tra Cina e mondo arabo
La Repubblica
, by Federico Rampini

L’aeroporto di Hong Kong lancerà sul mercato una emissione di “obbligazioni islamiche”, titoli strutturati in modo da non trasgredire il divieto dell’usura contenuto nel Corano.

L’operazione non è banale: Hong Kong è la piazza finanziaria più importante della Repubblica Popolare, paese comunista che fino a tempi recenti imponeva l’ateismo di Stato. L’ “Islamic Bond” corona un lungo corteggiamento. Sboccia un nuovo rapporto privilegiato tra la Cina e il Medio Oriente, due aree di iper-crescita che si affrancano dall’Occidente.

Il consumatore americano, tramortito dalla crisi dei mutui, non è più in grado di indebitarsi per assorbire quantità crescenti di made in China. Nell’Europa stagnante la tentazione protezionista è all’ordine del giorno. Si guardano con sospetto i “fondi sovrani” asiatici a caccia di acquisizioni fra le nostre imprese.

Rivolta del Tibet e contestazioni olimpiche hanno aggiunto alle difficoltà economiche un disagio politico fra l’ Occidente e la Repubblica Popolare. Proprio mentre il 2008 rischia di far deragliare la locomotiva cinese, Pechino scopre di avere meno bisogno di noi. La sua salvezza spunta da una direzione molto antica: la Via della Seta. Lungo l’ asse che per oltre un millennio fu percorso dai mercanti orientali, arabi e persiani, oggi è boom di scambi. Europa e Stati Uniti vengono emarginati da aree che un tempo furono sotto la loro influenza strategica.

L’ Arabia saudita, alleato cruciale di Washington nel Medio Oriente, quest’ anno esporta più petrolio in Cina che in America. I paesi del Golfo Persico – Arabia, Bahrain, Kuwait, Emirati uniti e Qatar – avviano grandi manovre per sganciare le loro monete dal dollaro a cui erano incollate da decenni. Seguiranno lo stesso modello di fluttuazione pilotata che Pechino ha scelto per il suo renminbi (la valuta avente corso legale nella repubblica popolare Cinese, n.d.e.)dal luglio 2005.

Tra la Repubblica Popolare e il mondo arabo nasce un nuovo asse. Prima economico-finanziario, ma ben presto destinato ad avere una proiezione geostrategica.

La rinascita di una moderna Via della Seta modifica i percorsi del commercio globale e i flussi di capitali. Nell’ultimo decennio nessun’altra area del mondo ha visto un simile boom degli scambi: +1.083% tra Cina e Medio Oriente. L’import-export fra Pechino e il mondo arabo si è quindi più che decuplicato, raggiungendo i 240 miliardi di dollari. Gli Emirati arabi uniti stimano che questo commercio bilaterale sarà moltiplicato ancora per sette nei prossimi sette anni. David Rubenstein, uno dei fondatori del gruppo americano di private equity Carlyle (che grazie ai legami originari con la famiglia Bush ha solide basi in Medio Oriente), ha dichiarato che «il centro del mondo si sposta dall’asse transatlantico Europa-Usa a quello che unisce due Asie, l’Estremo Oriente e il Golfo Persico». E’ un legame che ha radici storiche antichissime: precedette perfino i viaggi di Marco Polo, in tempi in cui il commercio delle spezie, dell’oro e dei tessuti pregiati creò una fitta rete di interessi tra l’Impero Celeste e l’Asia minore.

Gli occidentali hanno sottovalutato i segni premonitori di questa convergenza. Abbiamo visto solo il petrolio, abbiamo creduto che l’interesse cinese per il mondo arabo fosse unicamente dipendenza energetica. Oggi non è più così. L’alleanza sino-araba si è estesa all’edilizia, alle grandi opere infrastrutturali, al business del turismo e del trasporto aereo, al settore finanziario. Non sono soltanto le compagnie petrolifere cinesi ad affacciarsi a Ryad o Abu Dhabi ma anche i colossi delle telecom e dell’informatica, le banche e i costruttori.

E’ un ribaltone spettacolare sotto molti punti di vista. In mezzo secolo la proiezione internazionale della Cina ha cambiato di segno. Ai tempi di Mao Zedong la Repubblica Popolare si infilava nel Terzo Mondo per esportare il verbo rivoluzionario, accompagnandolo con la vendita di armi o la cooperazione di “medici a piedi scalzi”. Oggi nel matrimonio che si celebra tra arabi e cinesi s’incontrano le due zone del pianeta più ricche di capitali. Il surplus commerciale che Pechino accumula esportando jeans e computer, si sposa con le riserve valutarie che l’Opec tesaurizza grazie al rialzo del petrolio. I nuovi Re Mida della finanza globale si situano lungo l’asse che unisce la Cina al Medio Oriente. Sei dei principali dieci fondi sovrani del pianeta hanno le loro sedi tra il Golfo Persico e la Cina. Lo sganciamento delle monete arabe dal dollaro Usa è il sintomo di un lento ma inesorabile riallineamento di alleanze strategiche.

L’America è diventata un partner scomodo per gli Stati del Golfo. Dopo l’11 settembre 2001 la circolazione delle persone è meno facile. Le diffidenze verso l’Islam e i timori sul terrorismo hanno costretto il gestore dei porti di Dubai a battere in ritirata, per l’ostilità politica suscitata a Washington dal suo investimento in alcuni scali americani.

La Cina è nel mirino per altri motivi: l’impoverimento della classe operaia americana resuscita tentazioni protezioniste; i difensori dei diritti umani contestano le azioni di Pechino in Darfur, Birmania e Tibet; la crescente potenza tecnologica dell’ Esercito Popolare di Liberazione preoccupa il Pentagono.

Queste paure hanno già fatto saltare due importanti investimenti cinesi negli Stati Uniti: l’acquisto di una compagnia petrolifera californiana (Unocal) da parte dell’ente di Stato China National Offshore Oil Corporation (Cnooc); e l’ingresso della Huawei in una società elettronica che fornisce tecnologie all’esercito americano. Le barricate che l’Occidente minaccia di costruire contro la globalizzazione dirottano altrove i flussi di capitali.

La società di consulenza americana McGregor – basata a Pechino – calcola che i ricchi investitori del Golfo Persico hanno ritirato dagli Stati Uniti 200 miliardi di dollari nell’ultimo quinquennio. E si apprestano a trasferire 250 miliardi in Cina.

Il gruppo Dubai Ports World si rifà dello smacco americano entrando come socio nel porto di Tianjin, lo sbocco marittimo più vicino a Pechino e il secondo scalo per container nella Repubblica Popolare. La Cnooc e la Huawei bandite dagli Stati Uniti hanno appena firmato contratti colossali nel Qatar e negli Emirati Arabi Uniti. Dubai e Hong Kong si uniscono per dare vita a un nuovo polo finanziario che sfida il tradizionale asse Londra-New York: centinaia di aziende asiatiche sono incoraggiate a quotarsi nelle Borse dell’ Estremo Oriente e del Golfo Persico, meno esigenti in fatto di corporate governance.

Tra queste due aree del mondo in crescita, non ci sono frizioni sui diritti umani, il dumping sociale, le conquiste sindacali dei lavoratori, le regole ambientali. Le ragioni del business prevalgono, i governi appoggiano le alleanze fra capitalisti (spesso di Stato). E’ una curiosa forma di laissez-faire dirigista, dove un protagonista potente sono i fondi sovrani che gestiscono le riserve valutarie delle banche centrali. Dietro però c’ è anche una solidità dell’economia reale, che l’Occidente ha sottovalutato. Le classi dirigenti del Golfo Persico tentano di non ripetere gli errori che fecero negli anni 70, quando i proventi del primo choc petrolifero furono sprecati senza generare uno sviluppo durevole.

L’alleanza con la Cina serve a costruire infrastrutture, a modernizzare, a imitare un modello si successo. Cinesi e arabi hanno in comune immensi bisogni da soddisfare, centinaia di milioni di consumatori che accedono a un benessere nuovo. E che, a differenza degli americani, non si sono indebitati fino al collo; né hanno investito i loro risparmi e i loro fondi pensione in strumenti derivati. (1 – continua).

 


Kathmandu (Nepal), 07 giugno 2008 – polizia disperde manifestanti, 450 arresti
Ticinonews

La polizia nepalese ha disperso oggi con la forza una manifestazione a favore del Tibet a Kathmandu, arrestando almeno 450 esuli. Lo hanno riferito la polizia e testimoni.

Secondo i testimoni, centinaia di tibetani, fra cui molti monaci e monache, sono stati bloccati dagli agenti mentre tentavano di marciare sul consolato cinese scandendo slogan come “Tibet libero” e “Abbasso la Cina”.

È stata la più massiccia retata di dimostranti tibetani in Nepal in un solo giorno dopo la ripresa delle proteste anti-cinesi, che erano state interrotte per due settimane in seguito al devastante terremoto che ha colpito la Cina.

In Nepal vivono oltre 20.000 esuli tibetani.


New delhi, 06 giugno 2008 – Arresti di massa per la “Marcia di ritorno”
Asianews
, by Nirmala Carvalho
Ieri la polizia indiana ha arrestato 259 tibetani e sei membri del comitato organizzatore che avevano da poco ripreso la “Marcia di ritorno in Tibet”, ferma da 13 giorni per lo stop imposto dalle forze dell’ordine. I manifestanti hanno percorso un tragitto di 16 km quando sono stati bloccati nei pressi di Berinag, villaggio distante 160 km dal confine fra India e Tibet.

Altri 50 marciatori, fra i quali gli attivisti tibetani Tenzin Tsundue e Shingza Rinpoche del monastero di Sera, sono rimasti al campo base di Banspatan – nello stato dell’Uttarakhand – con l’intento di proseguire verso il Tibet nel caso in cui il cammino del primo gruppo fosse interrotto. Nel frattempo i presidenti e un coordinatore delle 5 organizzazioni non governative che hanno promosso la “Marcia” continuano ad essere detenuti nel carcere di Roshanabad, nei pressi di Haridwar.

In un’intervista ad AsiaNews Tenzin Choedon, uno dei portavoce del Tibetan People’s Uprising Movement – il Movimento di ribellione del popolo tibetani, ndr – sottolinea che “i marciatori sono intenzionati a raggiungere la meta e questi arresti non hanno minato il loro spirito. Non abbiamo intenzione di batterci con il governo indiano, così come non vogliamo offendere le autorità locali”. “Nella battaglia per la libertà – ribadisce l’attivista tibetano – vi sono ostacoli come quelli che ci troviamo ad affrontare in questi momenti, ma dovranno essere superati; la nostra è una missione all’insegna della non-violenza, e metteremo piede in Tibet”. “La fiamma olimpica – conclude Tenzin Choedon – dovrebbe attraversare le nostre terre il 19 giugno: e questo è semplicemente inaccettabile”.

 

Partiti il 10 marzo (anniversario dell’occupazione cinese del Tibet nel 1959) da Mcloedganj, a Dharamsala, la sede del governo tibetano in esilio, i partecipanti alla “Marcia di ritorno” – ad oggi circa 300 persone divise in diversi gruppi – vogliono arrivare in Tibet a piedi in concomitanza con l’inizio delle Olimpiadi, l’8 agosto. Il loro cammino è stato più volte interrotto dalla polizia, l’ultima ieri pomeriggio alle 3.30 ora locali, quando un imponente sbarramento delle forze dell’ordine ha fermato i manifestati. Essi per protesta hanno subito incrociato le braccia e si sono seduti formando una catena umana; hanno inoltre intonato slogan e canti nei quali chiedevano alla Cina di abbandonare il Tibet. La polizia indiana li ha arrestati e al momento non è dato sapere dove siano stati portati.

Lhakpa Tsering, membro del Tibetan Youth Congress, sottolinea che “mentre la Cina si prepara a far sfilare la torcia olimpica in Tibet la prossima settimana, per ribadire il proprio dominio sul territorio”, la crescente repressione operata dalle autorità cinesi “peggiora le sofferenze del popolo tibetano” annichilito dalla “occupazione illegale” imposta da Pechino. “Il mio unico desiderio – afferma l’attivista – è quello di raggiungere il Tibet per riunirmi ai miei fratelli e sorelle, e fare in modo che il mondo sappia delle loro sofferenze”.

 


Oslo, 06 giugno – mediazione segreta della Norvegia con Pechino
La Repubblica

Il governo norvegese sta conducendo segretamente una mediazione tra la Cina e il governo in esilio tibetano, sulla falsariga dell’azione diplomatica che portò agli accordi di Oslo del 1993 tra israeliani e palestinesi.

Secondo quanto scritto dal giornale norvegese ‘Verdens Gang’, questa mediazione “sta avendo luogo in Norvegia e all’estero” e vede i “mediatori impegnati alternativamente in colloqui con rappresentanti cinesi e del governo del Dalai Lama”.

Il giornale, che cita “fonti informate” di Washington, che preferiscono restare anonime, afferma che la mediazione norvegese è in corso da anni. Sempre secondo le fonti, il sottosegretario norvegese agli Esteri Raymond Johansen durante una visita ufficiale a Ginevra, segretamente ha fatto una deviazione “in un Paese confinante” per incontrare il fratello del leader spirituale dei tibetani. “Da qualche tempo la situazione e’ sembrata molto promettente.

Tanto che il ministero degli Esteri ha convinto l’Università di Oslo a istituire una cattedra per docente ospite da assegnare a un eminente scienziato cinese”, prosegue il giornale, “Ciò che l’università non sapeva è che l’incarico all’ospite altro non era che una copertura per la sua vera missione in Norvegia: consulente del ministero degli Esteri nei colloqui segreti”.

Agli inizi di maggio, il governo cinese ha ripreso ufficialmente i contatti con rappresentanti del Dalai Lama. Un’iniziativa cui e’ stato costretto dalle proteste internazionali per la repressione delle manifestazioni in Tibet.


New Delhi, 04 giugno 2008 – Gli esuli tibetani ricordano il massacro di piazza Tiananmen
Asianews
by Nirmala Carvalho

A Dharamsala una veglia e la proiezione di un documentario sul movimento cinese pro-democrazia. Le analogie con la recente repressione in Tibet. Attivista pro-Tibet: solidarietà con il movimento Madri di Tiananmen, che da 19 anni chiede giustizia.

I tibetani in esilio in India commemorano questa sera il 19mo anniversario del massacro di piazza Tiananmen e ricordano le analogie con la recente repressione cinese in Tibet: pacifiche dimostrazioni pro-diritti umani represse con violenza dall’esercito, seguite dalla negazione da parte di Pechino di aver compiuto azioni inique.

Nel principale tempio buddista di Dharamsala, il Tsuglhakhang, davanti alla residenza del Dalai Lama, ci saranno una veglia a lume di candela e la proiezione del documentario “La porta della pace celeste”, dedicato al movimento delle Madri di Tiananmen, che in tre ore ripercorre la nascita e le vicende del movimento pro-democrazia fino al massacro del 4 giugno. Saranno anche raccolte e inviate lettere personali di solidarietà alle Madri di Tiananmen.

Il movimento delle Madri è stato creato nell’agosto 1989 da Ding Zilin, il cui figlio di 17 anni è stato colpito ferito e lasciato a morire dissanguato nella piazza, insieme alle madri di altre vittime. Raccoglie circa 150 famiglie che chiedono al governo di fare pubblica ammenda per il massacro dei loro figli. Finora Pechino ha risposto mettendo Ding e altri partecipanti sotto sorveglianza, in carcere o agli arresti domiciliari.

 

Lo scorso 28 febbraio le Madri di Tiananmen hanno mandato al governo una Lettera aperta chiedendo di nuovo pubbliche scuse, ricordando che per le Olimpiadi di agosto 2008 “gli atleti di tutto il mondo calpesteranno questo pezzo di suolo macchiato dal sangue” e chiedendo “come può il governo presentarsi davanti all’intero mondo” come se ciò non fosse stato.

Il 28 maggio il gruppo aveva lanciato un sito web, in cinese e inglese, chiedendo di nuovo giustizia per le vittime. Ma entro poche ore il sito è stato bloccato dalle autorità.

Tensin Migmar degli Studenti per un Tibet libero dice ad AsiaNews che “dopo 19 anni le dimostrazioni pro-democrazia di piazza Tiananmen sono ancora descritte dalle autorità come ‘contro-rivoluzionarie’. Le autorità debbono smettere di minacciare e imprigionare chi difende la memoria degli studenti di Tiananmen e liberare subito tutti i prigionieri di coscienza. Debbono rendere giustizia alle vittime del massacro del 4 giugno 1989 e riconoscere il movimento delle Madri di Tiananmen”.

 


Lhasa, 04 giugno 2008 – Tibet: massima allerta a Lhasa per pellegrinaggio buddhista
AGI

Stato di massima allerta e forze dell’ordine fedeli alla Cina mobilitate in massa a Lhasa per la ricorrenza del Vesak-Saga Dawa, la festa del novilunio con cui i fedeli celebrano in pellegrinaggio la nascita, la morte e l’illuminazione del Buddha: fonti del governo filo-cinese hanno spiegato che si teme l’assembramento possa fornire ai nazionalisti tibetani l’occasione per inscenare nuovi disordini, dopo le proteste di piazza che in marzo provocarono la brutale reazione repressiva di Pechino.

“La nostra e’ una risposta ai recenti commenti minacciosi dei separatisti”, hanno aggiunto le fonti. “Loro hanno affermato pubblicamente che si stavano preparando a intraprendere ‘qualche azione’, e per garantire la sicurerzza del pubblico e’ chiaro che noi dobbiamo aumentare la presenza della polizia”.

Il Saga Dawa quest’anno culmina proprio oggi, e per di piu’ coincide con il diciannovesimo anniversario del soffocamento della rivolta in piazza Tienanmen, il 4 giugno ’89: una sovrapposizione che, a detta delle autorità, potrebbe rivelarsi esplosiva qualora i dimostranti riuscissero a infiltrarsi.

Nella capitale del Tibet, in realtà, la folla in giornata appariva dedita a ben altro: digiuno, preghiere e meditazione, con i pellegrini prostrati a terra nella centralissima piazza Barkor, il capo chino rivolto in segno di omaggio verso il tempio di Jokhang, uno dei luoghi sacri in assoluto più importanti della loro religione. Vigilanza però inasprita anche nel resto della regione himalayana.


Pechino, 04 giugno 2008 – Beijing Suspends Licenses of 2 Lawyers Who Offered to Defend Tibetans in Court
New York Times,
by Jim Yardley

Two prominent human rights lawyers have lost their licenses after volunteering to defend Tibetans charged in the violent anti-China protests that erupted in March. The decision comes as Chinese authorities are tightening scrutiny over dissidents in advance of the Olympics in August.

The two lawyers, Teng Biao and Jiang Tianyong, are known for taking on politically contentious cases, including those alleging official abuses of human rights. Reached on Tuesday night, Mr. Teng said he learned last week that judicial authorities had renewed the license of every lawyer in his firm, except his own.

“Obviously, it is because of the Tibetan letter that I signed and also other sensitive cases I handled,” Mr. Teng said.

Judicial authorities could not be reached for comment on Tuesday. But human rights groups say the authorities initially considered denying license renewals for numerous lawyers, only to relent in the cases other than those of Mr. Teng and Mr. Jiang.

Lawyers are increasingly at the cutting edge of efforts to push systemic change in China. Self-styled “rights defenders” regard the law as a tool to expand and protect the rights of individuals in an authoritarian political system. But the ruling Communist Party is often wary of lawyers who try to challenge what it regards as the unassailable pre-eminence of the party in society.

In April, 18 lawyers signed a public letter volunteering free legal services to Tibetans arrested during an official crackdown against protests in western China. State media reported that 30 Tibetans, represented by government-appointed lawyers, were given sentences from three years to life during trials in April. Mr. Teng said the judicial authorities were not pleased with the offer of free legal counsel and later warned the lawyers not to get involved in the Tibetan situation.

By May, Mr. Teng said, his law firm applied for its standard annual renewal of licenses. But the firm’s licenses were suspended. “They just informed my boss that I was the reason the whole firm was in trouble,” Mr. Teng said. But on Thursday, the authorities lifted the suspension and granted renewals for the other 60 or so lawyers in the firm.

Last month, before a final decision had been made on the licenses, Mr. Jiang said his status was in jeopardy because of his willingness to handle “sensitive cases.” “As a lawyer, I only care about whether the case can be legally defended,” Mr. Jiang told The South China Morning Post in Hong Kong. “I will follow the right rules within the law. I don’t know how to judge whether a case is sensitive or not.”


Pechino, 3 giugno 2008 – La Cina si prepara ad accogliere i Giochi
Gazzetta Olimpiadi, by Francesco Liello

 

Dalla politica alla religione, sono rigide le regole stilate dal sito ufficiale delle Olimpiadi per i turisti sranieri. Un vero e proprio vademecum, disponibile però solo nella lingua di Pechino. Una semplice dimenticanza?

 

 

La Cina si prepara ad accogliere i Giochi

 


 

 

 

Sul sito ufficiale del Bocog, organizzatore di Pechino 2008, è apparso ieri, nella parte in cinese, un decalogo di come si dovranno comportare gli stranieri che arriveranno nella capitale per l’Olimpiade.

Ma la prima sensazione è quasi di avere a che fare con la canzone di Enzo Jannacci “Vengo anch’io, No tu no!” nella parte in cui fa … Per vedere come stanno le bestie feroci e gridare “aiuto, aiuto, è scappato il leone” e vedere di nascosto l’effetto che fa”. Insomma la domanda da porsi è semplicemente: come mai il decalogo di comportamento per gli stranieri è uscito solo in versione cinese? Questo anche se poi ufficialmente hanno annunciato che presto uscirà anche la versione inglese. E’ forse a causa della pessima figura fatta per quello sulle paralimpiadi? Oppure per la confusione creata, mesi fa, al momento di definire cosa era vietato portare in Cina (tra cui sembrava esserci la Bibbia, cosa poi smentita dai cinesi)? Insomma l’impressione è che ci sia confusione e si cerchi di fare uscire delle cose, proprio per “vedere l’effetto che fa”.

Il “vademecum per il bravo turista straniero” è quindi uscito sotto forma di domande e risposte, 57 per l’esattezza in un documento di ben 9 pagine, tutto in cinese e anche il riferimento al documento stesso nel sito in inglese, dopo un paio d’ore è sparito dalla homepage.

 

 

Queste le principali regole da seguire o suggerimenti, come preferisci definirli il Bocog, basati su effettive leggi cinesi:
– E’ vietato Bruciare la bandiera cinese o il simbolo della Cina .
– E’ vietato portare qualunque oggetto o documento che possa danneggiare la politica, l’economia, la cultura e le basi morali della Cina (questo include materiale stampato, negativi di fotografie, fotografie, dischi, film, registrazioni su cassetta, videocassette e dvd).
– Tutte le dimostrazioni pubbliche, le marce e le proteste che siano nei siti olimpici o altrove sono del tutto vietati durante i Giochi a meno di essere approvate in precedenza dalla Polizia.
– Non sarà possibile portare materiale di tipo religioso che possa disturbare l’ordine pubblico negli impianti olimpici.
– Divieti di dormire all’aria aperta.
– Le persone con “gravi problemi mentali” o malattie contagiose non saranno ammessi nel Paese.
– Alcune regioni del Paese, tra cui il Tibet, sono chiuse ai visitatori.
– I biglietti dell’Olimpiade non sono una garanzia per ottenere il visto.
– Divieto di mostrare bandiere o urlare slogan insolenti in qualsiasi impianto olimpico.
– Sintomi di avvelenameno devono essere riportati all’ufficio della Sanità.

 

Insomma, tante piccole regole di cui molte sono delle semplicissime indicazioni di comportamento civile che valgono sia in Cina che altrove, ma altre che hanno tanto quella sembianza di repressione verso la libertà di espressione e di opinione che solo qualche mese fa il Presidente del CIO Jacques Rogge aveva garantito almeno per gli atleti: “La libertà di espressione è qualcosa di assoluto – aveva dichiarato – è un diritto umano. E agli atleti verrà concessa”. Solo che gli atleti sono prima di tutto degli stranieri in visita in Cina e, come per il resto dei turisti che verranno a vedere i Giochi, dovranno prima di tutto sottostare alle regole della Cina. Sempre che poi, se “l’effetto che fa”, dopo questa prima pubblicazione solo in cinese non piace, si possa cambiare la regola stessa o averne un’interpretazione personalizzata caso per caso, come spesso succede.

 

 


Pechino, 03 giugno 2008 – spettro flop aleggia su turismo olimpico
Ansa

Si prevedevano caldo, strade affollate e prezzi alle stelle. Invece, sta emergendo che nell’ anno delle Olimpiadi Pechino farà fatica a riempire gli alberghi. I turisti attesi per il periodo olimpico (dall’8 al 24 agosto), secondo il direttore dell’ Amministrazione per il Turismo della capitale, sono tra i 450 ed i 500 mila, poco più dei 420mila registrati lo scorso anno. Attualmente sono state prenotate, ha aggiunto Zhang, solo il 44 per cento delle stanze di albergo.

Si profila dunque lo spettro di un flop turistico dovuto anche, come ha ammesso lo stesso Zhang nel corso di una conferenza stampa, alle severe misure di sicurezza decise per le Olimpiadi.

Prima di tutto è stato reso più complicato ottenere un visto per la Cina. Oggi bisogna mostrare la prenotazione dell’ albergo, il biglietto d’andata e ritorno e la lettera d’ invito di un residente nella capitale.

Inoltre, il Comitato Organizzatore delle Olimpiadi (Bocog) ha appena diffuso un “vademecum” per i turisti stranieri che suona come un invito a restarsene a casa. Prima di tutto, il Bocog chiarisce a chi ha acquistato un biglietto (impresa peraltro difficilissima, pare che ne sia stata fatta incetta da misteriosi individui che già hanno cominciato a rivenderli su Internet a prezzi maggiorati), che questo non gli dà automaticamente diritto ad un visto.

Poi sottolinea che “terroristi, spacciatori di droga, malati di Aids e malati mentali” non avranno accesso alla capitale, cosa che fa presupporre lunghi e puntigliosi controlli su tutti i viaggiatori. Una volta arrivati, gli “amici stranieri” devono immediatamente registrarsi al più vicino commissariato di polizia. Insomma, non esattamente una vacanza rilassante.

A questo va aggiunto il fatto che in agosto Pechino non è tra le destinazioni turistiche più popolari, a causa del clima caldo umido e dell’ inquinamento. La speculazione su affitti e prezzi degli alberghi è già partita, con bilocali messi sul mercato al prezzo di 3.000 dollari al mese.

L’ultimo colpo lo hanno dato i responsabili della sicurezza, che hanno ripetuto più volte di considerare realistica la prospettiva di attentati contro atleti, giornalisti e spettatori da parte dei terroristi musulmani del Xinjiang, la regione del nordovest abitata dalla minoranza etnica degli uighuri. Dopo la sanguinosa rivolta di marzo ed aprile non solo il Tibet, ma anche le altre zone a popolazione tibetana della Cina – in genere tra le mete più ambite per i turisti stranieri – sono chiuse e non si vede quando potranno essere riaperte. Infine, l’effetto psicologico del terribile terremoto del Sichuan, che ha provocato la morte di decine di migliaia di persone, contribuisce a scoraggiare un turismo internazionale che non sembra entusiasta delle vacanze olimpiche in Cina.


Atene, 03 giugno 2008 – Attivisti annunciano proteste per il periodo delle olimpiadi

Peacereporter

Gli attivisti filotibetani affilano le armi e in vista dei Giochi olimpici 2008 in Cina annunciano proteste in tutto il mondo, anche a Pechino.

L’organizzazione “Students for a Free Tibet“, tramite la sua portavoce, Lhadon Tethong, ha annunciato un calendario di proteste pacifiche in tutto il mondo e “probabilmente anche a Pechino” durante il periodo delle olimpiadi, tra l’8 e il 24 agosto.

Tethong ha chiesto nuovamente al COmitato olimpico internazionale di cancellare il passaggio della fiaccola in Tibet, previsto per la prossima settimana e ha rivolto un invito alla Cina ad autorizzare l’accesso dei media in quell’area.

La portavoce dell’organizzazione parlava da Atene dove si riunisce da oggi per tre giorni il comitato esecutivo del Cio per selezionare le città candidate alle Olimpiadi del 2016.

 

 


 

Pechino, 03 giugno 2008 – Decine di monache tibetane arrestate nel Sichuan

Rainews24

 

 

Alcune decine di monache buddhiste sono state trattenute dalla polizia cinese nella prefettura a popolazione tibetana di Ganzi (Kardze in tibetano), nella provincia cinese del Sichuan, secondo fonti locali.


Gli arresti sono avvenuti nel corso di una serie di manifestazioni tenute dalle monache per protestare contro le sedute di “rieducazione” imposte dalle autorità cinesi nelle quali si chiede ai partecipanti di denunciare il Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio dal 1959, e di firmare dei documenti nei quali viene condannato come “secessionista”.


Alle manifestazioni, che si sono tenute tra il 14 ed il 28 maggio hanno partecipato monache dei monasteri di Dragkar e di Pang Ri. Il sito web filo-tibetano Save Tibet ha diffuso i nomi di quattro monache arrestate. Un’altra monaca buddhista di 21 anni, riferisce il sito, è stata arrestata, dopo aver sventolato una bandiera del Tibet e urlato slogan nei quali si augurava “lunga vita” al Dalai Lama e si invocava in suo ritorno in Tibet. Fonti locali affermano che tutte le manifestazioni sono state pacifiche.

Il Tibet e le zone a popolazione tibetana di altre province cinesi sono chiuse agli osservatori indipendenti dal 14 marzo, quando si sono verificate a Lhasa violente proteste anticinesi. Manifestazioni contro la Cina e a favore del Dalai Lama si sono svolte in tutte le aree tibetane in marzo, aprile e maggio. Secondo la Cina sono state uccise in tutto 22 persone, secondo i tibetani piu’ di duecento. Non è stato reso noto il numero delle persone arrestate.

 


01 giugno 2008 – Remembering Tienanmen Square
Asianews

 

It is that time of year for the annual commemorations and memorial observances to remember the freedom fighters of Tiananmen Square, including the dead, the wounded, and their families who were victimized by the Chinese government’s crackdown against the Chinese democracy movement. It was 19 years ago, on the night of June 3-4, 1989, when the government used “the People’s Liberation Army” to shoot its way into Tiananmen Square, unloading live ammunition into unsuspecting civilians unarmed demonstrators on the streets of Beijing.

Today, CSN is offering this roundup of expected events. (1.) Washington candle light vigil; (2.) New York consulate protest; (3.) Hong Kong candle light vigil; (4.) Washington rally with Yang Jianli and Nancy Pelosi.

(1.) Washington candle light vigil
The IFCSS (Independent Federation of Chinese Students and Scholars) will hold the 19th annual vigil to observe the anniversary of the Tiananmen Square massacre, on Sunday June 1, from 7:00pm to 9:00pm, outside the Chinese embassy in Washington DC. The China Support Network and Freedom First Olympics Second Coalition will co-sponsor the event, along with Light Club, the modern rock band that will play American rock music in support of the causes of Chinese freedom, democracy, human rights, and an Olympic boycott.
The Chinese embassy is at 2300 Connecticut Avenue, NW in Washington DC.

(2.) New York consulate protest
Chinese groups including the China Democracy Party World Union will hold a protest opposite the Chinese consulate in Manhattan of New York City, on Tuesday June 3 from 5:00pm to 8:00pm. The Chinese consulate is on the north east corner of 42nd Street and 12th Avenue. The protest will be on the west side of 12th Avenue. This is for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre.

(3.) Hong Kong candle light vigil
The Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China will hold the candle light vigil for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre “to commemorate those who were killed in the June 4th Massacre in China and express our eagerness for democracy, freedom, human rights and rule of law.” The vigil will occur on Wednesday, June 4, beginning at 8:00pm. The location is the football fields in Victoria Park of Hong Kong.

(4.) Washington rally with Yang Jianli and Nancy Pelosi
On Capitol Hill in Washington DC, a daytime rally will commemorate the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre. This will be in the late morning of Wednesday, June 4, from 10:30am to 12:00pm. The venue is the Upper Senate Park, which is on Constitution Avenue next to the Russell Senate Office Building. This rally will also feature the end of Dr. Yang Jinali’s 500 mile “GongMin Walk,” in which he has walked from Boston to Washington during the month of May, 2008. A 21-foot replica of the Goddess of Democracy statue (originally erected by students in Tiananmen Square) will serve as a backdrop. In addition to Dr. Yang Jianli, House Speaker Nancy Pelosi (D-CA) will speak, as will T. Kumar (of Amnesty International), Carl Gershman (of the National Endowment for Democracy), Rebiya Kadeer (of Uyghur American Association). Co-sponsors include Initiatives for China, the Independent Federation of Chinese Students and Scholars, the Chinese Democratic Party, the Federation for a Democratic China, the Alliance for a Democratic China, Beijing Spring, the Chinese Social Democratic Party, the Uyghur American Association, Falungong Practitioners, the International Campaign for Tibet, Freedom Now, Reporters without Borders USA, Human Rights First, Amnesty International USA, Human Rights Watch, and the US Campaign for Burma.

In addition to the events above, Chinese embassies and consulates around the world will be locations for local protests. Check local human rights groups for details. Here are some that we’re aware of:

(5.) London rally with Wei Jingsheng
The Chinese embassy in London is at 49-51 Portland Place, W1B 1JL. This event will be Wednesday, June 4, from 6:00pm to 7:00pm. The UK section of Amnesty International (AIUK) is responsible for organizing this demonstration, which will include famed Chinese dissident Wei Jingsheng. Other speakers include Kate Allen (of AIUK), Xia Ze (of Friends of Tiananmen Mothers in the UK), and Chinese dissident Shao Jiang. This is for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre.

(6.) Oxford demonstration
On Wednesday June 4 AIUK is holding a demonstration at the Martyr’s Memorial in Oxford, from 7:00pm to 9:00pm. This is for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre.

(7.) Stratford upon Avon vigil
The Stratford upon Avon Methodist Church in Old Town will be open for 12 hours of vigil, from 9:00am to 9:00pm on Wednesday June 4. This is for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre.

(8.) Belfast (Northern Ireland) demonstration
On Wednesday June 4 AIUK in Northern Ireland is holding a demonstration at the Corn Market in Belfast City Centre, beginning at 12:00 noon. This is for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre.

(9.) Edinburgh (Scotland) demo w/die-in
On Wednesday June 4 AIUK in Scotland is holding a demonstration to include activists performing a dramatic “die in” at 1:00pm. The venue is The Mound, Princes Street, Edinburgh, EH2 2EL. They will have a table, booth, or stall in the open square next to National Gallery throughout the morning, to help the public / activists to make paper red roses. Those will be used in the program that runs from 12:45pm to 3:45pm. This is for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre.

(10.) Siegburg, Germany seminar
On Wednesday June 4, the Federation for a Democratic China will be running a program at Asia Bfett Restaurant, Holzgasse 42, 53721 Siegburg, from 2:00pm to 5:00pm. This is for the 19th anniversary of the Tiananmen Square massacre.

 


 

China, 31 maggio 2008 – 12 monks of Dingri Shelkar Choedhe Monastery arrested for opposing the “Patriotic re-education” campaign
Dossiertibet


The Chinese security forces arrested twelve monks of Dingri Shelkar Choedhe Monastery during a night raid for opposing the “patriotic re-education” campaign on 19 May 2008, according to confirmed information received by the Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (TCHRD). The Chinese authorities re-launch and reinvigorate the “Patriotic re-education” campaign in the “Tibet Autonomous Region” (“TAR”) and other Tibetan areas in neighboring provinces for a stipulated two-month period covering almost every sections of society beginning primarily with the monastic institutions, party cadres, security forces and government employees, farmers and private entrepreneurs, educational institutions and common people, to denounce the Dalai Lama and the “Splittist forces”.

During one of those campaigns re-launched since 1 April 2008, the Chinese “work team” visited Shelkar Choedhe Monastery in Tingri County (Ch: Dingri Xian), Shigatse Prefecture, “Tibet Autonomous Prefecture” (‘TAR’) on 19 May 2008, to conduct the “Patriotic re-education” campaign which resulted in a bitter and heated argument between the monks and the Chinese “work team”. According to the source, Ven. Khenrab Tharchin, a member of so-called Democratic Management Committee (DMC) of Shelkar Choedhe Monastery stood up while the campaign was in session by openly opposing the “patriotic re-education” and even told the visiting “work team” that he cannot denounce the Dalai Lama as required under the campaign. Another eleven monks of the same monastery stood up in support of Ven. Khenrab Tharchin and adamantly opposed the campaign in unison. According to source, after the incident, entry to the monastery was closed for faithful devotees and visitors. Monks were ordered from leaving their monastery compound and even cell phones were known to have been confiscated to curb the report of the incident from leaking to the outside world and the monks were even known to have been threaten with dire consequences if found ‘leaking’ the information to the outside world.

In order to avoid the public glare, on the same night, scores of Chinese People’s Armed Police (PAP) forces and Public Security Bureau (PSB) officials stormed into the monastery and forcibly taken away the twelve protesting monks from their residences to unknown location. There is no information on the current whereabouts and the condition of arrested monks. The identities and origins of the those arrested monks were as follow:

1 Ven. Khenrab Tharchin, 32 years old, Drushe Village, Shelkar Township,
2. Ven. Tsewang Tenzin, Phelbar Village, Shelkar Township, Dingri County
3. Ven Tenzin Gayphel, Lingshar Village, Gaymar Townsip, Dingri County
4. Ven, Khenrab Tashi, Mashak Village, Shelkar Township, Dingri County
5. Ven. Topgyal, Drushe  Village, Shelkar Township, Dingri County
6. Ven. Tenzin Tsering, Bichu Village, Gyatso Township, Dingri County
7. Ven. Lobsang Jigme, Norgay nomadic area,  Shelkar Township, Dingri County
8. Ven. Khenrab Nyima, Shelkar Township, Dingri County
9. Ven. Dhondup, Che Village, Tsakhor Township, Dingri County
10. Ven. Tenpa, Lolo Langga, Shelkar Township, Dingri County
11. Ven. Samten, Shollingshar, Shelkar Township, Dingri County
12. Ven. Choedhen, Shollingshar, Shelkar Township, Dingri County

According to source, few days after their arrest, the family members of the monks went to enquire the local PSB officers about the exact place of their detention and requested authorities for visitation. Instead of listening to their request, the family members and relatives of those arrested monks were intimidated with stern warning for damaging the image of the government ‘and questioned their source of information about monks’ detention.

The stipulated two-months’ renewed “Patriotic re-education” campaign launched at the beginning of April following unprecedented protests across Tibetan plateau since 10 March, not only permeates the monastic institutions but also government employees, security forces, farmers, nomads, private entrepreneurs and educational institutions. The principle and underlying message of the campaign is to “vehemently oppose the Dalai ‘clique'” and “to expose the true nature of ‘Dalai clique'” and “March 14 riot”. Under the supervision of the Communist Party leaders, new committees were formally formed to formulate and execute the campaign across all sections of the society within two months stipulated time period. In the subsequent period, numerous cases of Tibetans having arrested or detained for openly opposing and defying the campaign were reported from numerous places especially from monastic institutions.

China’s Constitution, adopted on December 4, 1982, specifically provides, in “Chapter II- the Fundamental Rights and Duties of Citizens” – Article 36 states,  “Citizens of the People’s Republic of China enjoy freedom of religious belief. No state organ, public organization or individual may compel citizens to believe in, or not to believe in, any religion; nor may they discriminate against citizens who believe in, or do not believe in, any religion. The state protects normal religious activities. No one may make use of religion to engage in activities that disrupt public order, impair the health of citizens or interfere with the educational system of the state. Religious bodies and religious affairs are not subject to any foreign domination.”

However, as seen by the events unfolded since the beginning of this year in Tibet, in reality China’s grand promises of freedom for religious belief provide meager protections for human rights and religious freedom of the Tibetan people. This is evident from the re-launch of the “patriotic re-education” campaign in supplement to the last year’s implementation of the “Tibet Autonomous Region Implementing Measures for the Regulations on Religious Affairs”, on 1 January 2007(“Implementing Measures”), and the more specific Measures on the Management of the Reincarnation of Living Buddhas in Tibetan Buddhism (the Reincarnation Measures).

The Chinese authorities, like in the past, have issued and implemented “TAR” specific measures on religious affairs such as the previous two measures and the “Patriotic re-education” Campaign. The prominent theme evidenced by these measures and campaign is the connection drawn by the Chinese Communist government between splittism, or threats to the Chinese state’s “national security”, “social stability” and “ethnic unity”, from Tibetan Buddhists’ religious beliefs and activities. Because of the close link between Tibetan Buddhism and Tibetan culture and national identity, China associates the practices of Tibetan Buddhism as a threat to its state security. China nourishes a deep fear of any expression of religion as a guise for protest or unpatriotic activity. The Chinese government demands absolute loyalty from its subject and does not tolerate or allow any activities that construes as challenge or threat to its authorities. The Chinese Communist Party requires its citizens to “love the country”- to respect the authority of the Party above all other would-be competing loyalties. “TAR” Party Secretary Zhang Qingli, claimed that the Chinese Communist Party is the “real Buddha” for Tibetans.

On 29 May 2008, “TAR” Communist Party Secretary, Zhang Qingli, during a meeting of the Party heads under various administrative regions under “TAR” convened at Lhasa, formulated a six major areas of works to be carried forward in their respective areas. Of the six areas of works, the third point set to focus on the reinvigoration of “Patriotic re-education” campaign and proposed the head of the monastic institution to be more stringent in implementing the campaign in religious institutes under their area.

TCHRD calls for the immediate end to the practice of conducting so-called “patriotic re-education” campaign in Tibet and allows the normal religious practice to flourish in the monastic institutions. TCHRD also calls for the Chinese government to respect human rights and the fundamental freedoms in accordance with national and international human rights states. And it should guarantee immediate and unconditional access to legal representation, their families and any medical treatment they may require.

 



Pechino, 31 maggio 2008 – Bambine cinesi “mascotte” dei Giochi Olimpici di Pechino 2008 celebrano l’International Children’s Day a Pechino
Panorama

“Benvenuto a Pechino” (Bei Jing Huan Ying Ni): è come se inviassero questo messaggio al mondo intero le cinque mascottes scelte dai cinesi per i Giochi Olimpici del 2008. Beibei, Jingjing, Huanhuan, Yingying e Nini (da notare: il raddoppiamento delle parole è inteso, nella lingua cinese, come forma vezzeggiativa o di cortesia) rappresentano gli animali-simbolo della Repubblica Popolare. Il pesce, il panda, la fiamma, l’antilope tibetana e la rondine, infatti, in Cina simboleggiano, rispettivamente, prosperità, felicità, passione per lo sport, armonia tra uomo e natura e fortuna. Il drago e il leone, invece, sono stati volontariamente esclusi dal Partito nel timore che la loro natura aggressiva spaventasse l’Occidente.

Un popolo superstizioso. In un Paese in cui la superstizione gioca un ruolo cruciale, molti blogger cinesi si chiedono oggi se la scelta sia stata opportuna o se, al contrario, questi animali personifichino cinque cattivi presagi.

Jingjing è un panda, che ricorda ai cinesi che ve ne sono almeno due ancora dispersi nel Sichuan, la regione pesantemente colpita dal terremoto del 12 maggio.

HuanHuan rappresenta la fiaccola olimpica, proprio quella che è stata contestata in ogni tappa del suo percorso nei cinque continenti.

L’antilope tibetana YingYing non può non essere immediatamente collegata alle manifestazioni di protesta che hanno recentemente insanguinato il Tibet.

La rondine Nini ricorda Weifang, nota anche come “città degli aquiloni”, località dove, a fine aprile, circa settanta cinesi hanno perso la vita in un tragico incidente ferroviario.

Beibei, infine, è uno storione che vive solo nelle acque dello Yangtze: fiume famosissimo non solo per essere, coi i suoi 6.300 chilometri, il più lungo in Asia, ma anche per le sue frequenti esondazioni e, naturalmente, per la Diga delle Tre Gole che cerca di regolarizzarne il percorso. Recentemente lo Yangtze non ha creato problemi, e i cinesi continuano a sperare che almeno Beibei non confermi i cattivi presagi.

 


 

Germania, 25 Magio 2008 – Il francobollo austriaco per il Dalai Lama. Sarebbe dovuto uscire tre anni fa
Filatelia




Dalla Germania novità anche per i cataloghi europei. Ora è uscito il primo volume (1.216 pagine, 53,00 euro) dedicato all’Europa Centrale, ossia Austria, Cecoslovacchia, Liechtenstein, Onu (uffici di Ginevra e Vienna) Repubblica Ceca, Slovacchia, Svizzera, Ungheria ed Ungheria Occidentale.

Le migliorie si sono concentrate sulle immagini, l’aggiornamento con le novità, la revisione delle valutazioni economiche.

Gli aumenti (in qualche caso del 100%) hanno privilegiato usati e fdc d’Austria, varietà di Slovacchia durante il conflitto del 1939-1945 e qualche voce di Svizzera.

C’è anche un aggiornamento di eccezione: il francobollo progettato per il 2005 dall’Austria, ma mai uscito, per il 70° anniversario del Dalai Lama. La versione nuova, che evidentemente circola sul mercato, è valutata 1.000 euro. Scende a 100 se è presente la sovrastampa che la demonetizza, “frankaturungültig”.


Ecco, ci siamo. Il Genocidio etnico per diluizione ha avuto un’altra scossa di assestamento, prevedibile e attesa. Un milione di cinesi pronti a installarsi, rendendo un territorio vasto ma non infinito un’area  di etnia Han e il popolo del Tibet una minoranza nel proprio paese … (m. b.)


London, 24 maggio 2008 – Tibet could be ‘swamped’ by mass Chinese settlement after Olympics, says Dalai Lama

The Guardian, by Julian Borger


The Dalai Lama claimed yesterday that Beijing was planning the mass settlement of 1 million ethnic Chinese people in Tibet after the Olympics with the aim of diluting Tibetan culture and identity.

Tibet’s exiled spiritual leader also claimed that some of Asia’s most important rivers which flow from the Tibetan plateau are being polluted and diminished by careless industrialisation and unplanned irrigation.

The Dalai Lama made the claims in an interview with the Guardian after a meeting yesterday with Gordon Brown at Lambeth Palace. He said the talks had been detailed and the prime minister had been helpful “in spite of his difficulties”. The Dalai Lama said: “He met me and he showed genuine concern and he wants to help.”

Downing Street said the discussion focused on talks due next month on Tibet’s future between Tibetan representatives and Beijing officials. The prime minister is said to have stressed the importance of the Dalai Lama’s pledge to oppose violence, not seek Tibetan independence, nor support a boycott of the Beijing Olympics.

The Dalai Lama said he feared the Chinese authorities could take a tougher line on Tibet after the Olympics, and possibly flood it with Han Chinese, the world’s largest ethnic group.

The Dalai Lama said he had been informed by Tibetan residents that large areas of empty land had been marked out, as if for construction, in the past two years. “Then last year we received information – after the Olympics 1 million Chinese are going to settle in the autonomous region of Tibet,” he said, adding the information came from a “military source” in Tibet.


“There is every danger Tibet becomes a truly Han Chinese land and Tibetans become an insignificant minority. Then the very basis of the idea of autonomy becomes meaningless.”

There has been an increasing influx of Chinese settlers into Tibet in recent years as transport has improved, but the exact figures are a matter of dispute. According to an official census in 2000, there were 2.4 million Tibetans in the region and 159,000 Han Chinese. The government in exile says there are many more Chinese if migrant workers and soldiers are counted. The Dalai Lama has said there is a Han majority in Lhasa, the regional capital.

China has denied carrying out any deliberate settlement policy aimed at the dilution of Tibetan culture and points instead to the benefits brought to the region by economic development and investment.

The Dalai Lama claimed over-settlement and over-exploitation of Tibet was threatening the quality and flow of rivers flowing out of the Tibetan highlands, including the Yangtze, the Yellow River, the Indus, the Mekong and the Ganges.

“Due to carelessness these waters have been polluted and also reduced, and I think billions of people’s lives depend on these rivers,” the Dalai Lama said. “[There has been] mining without proper care, deforestation … irrigation without proper planning. In some valleys, new diseases have developed which some specialists believe is the result of water pollution.”

Lhasa is now relatively quiet since protests were put down by Chinese troops in March, and the Dalai Lama has threatened to resign if the unrest turns to violence. But he said the Tibetan commitment to non-violence might not outlast him.

“Now there are signs of frustration among Tibetans, not only young monks,” the 72-year-old Buddhist leader said. He said Tibetans were now telling themselves: “While the Dalai Lama remains, we have to follow his advice. That means non-violence. After him, we ourselves will take appropriate action.”

The next talks between representatives of the Dalai Lama and China are scheduled for Beijing on June 11. On Wednesday, envoys of the Tibetan leader visited the Chinese embassy in London to offer his condolences for the dead from this month’s earthquake in Sichuan.

Asked what he thought Gordon Brown should tell the Chinese president, Hu Jintao, when he attends the Olympic closing ceremony in August, the Dalai Lama said: “If within two months it gets more positive then the prime minister must give encouragement and appreciation. If things get worse, the prime minister will have to speak out.”

 


 

Venerdì, 23 Maggio 2008 – La Cina che compra il mondo

La Repubblica, by Federico Rampini

 

 

Gli investimenti cinesi all’estero hanno raggiunto la cifra record di 19,3 miliardi di dollari da gennaio a marzo di quest’anno, superando così in un solo trimestre il volume di investimenti di tutto il 2007 che era stato di 18,8 miliardi di dollari.

L’impennata nell’espansione internazionale delle imprese cinesi è il frutto di una politica deliberata del governo di Pechino, che incoraggia i gruppi pubblici e privati a diversificarsi acquistando attività all’estero.

Le due operazioni più grosse dell’ultimo trimestre hanno avuto per protagonisti il gruppo assicurativo Ping An, che ha acquisito metà delle attività di asset management della banca belga Fortis e ha partecipato come sottoscrittore al collocamento della Visa; e l’ufficio cambi statale (diramazione della banca centrale) che ha investito quasi un miliardo di sterline nella compagnia petrolifera britannica Bp.

Ora a manifestare il desiderio di importanti acquisizioni all’estero è Cosco Pacific, gruppo armatoriale e operatore di scali portuali. Il suo chief executive Wong Tin-yan ha dichiarato che “Cosco Pacific è interessato a portarsi acquirente di porti stranieri. Investire nella gestione di porti all’estero è la scelta naturale per diversificare il nostro business e allargare la nostra capacità operativa”.



 


Dharamsala, 22 maggio – 2008 – Non potendo andare a Pechino Tibet organizza le sue Olimpiadi

Reuters

 

 

 

Alcuni tibetani in esilio in India hanno iniziato oggi a gareggiare in quelle che chiamano le “loro Olimpiadi”, evento carico di simbolismo e con l’obiettivo di imitare i Giochi 2008 che inizieranno a Pechino ad agosto.

Ai piedi dell’Himalaya, tredici uomini e dieci donne in divise bianche e rosse con il logo delle Olimpiadi hanno preso parte alla cerimonia di apertura della manifestazione che durerà quattro giorni.

“Quando tutto il mondo andrà a Pechino ad agosto, i tibetani si sentiranno esclusi, privati dei loro diritti”, ha detto l’organizzatore Lobsang Wangyal a Reuters.


“Così per non farli sentire tristi e per farli sentire parte dei Giochi di Pechino noi organizziamo le Olimpiadi Tibetane”.

L’iniziativa è una forma innovativa di protesta degli esiliati contro il giro di vite della Cina dopo i disordini di Lhasa a marzo. Sono circa 150.000 i tibetani che vivono in India, paese che ospita anche il Dalai Lama dopo la sua fuga dal Tibet in seguito alla fallita rivolta del 1959 contro i cinesi.


I tibetani hanno raccontato che loro versione delle Olimpiadi punta a dimostrare la loro determinazione a partecipare, un giorno, a quelle vere.

“Il campo è semplice, come anche la divisa, l’equipaggiamento, piove, ma … andremo avanti insieme”, ha detto Shihan Hussaini, esperto di karate e speaker nella cerimonia di apertura.




 

Londra, 20 maggio 2008 – Il Dalai Lama riceve laurea ad Honorem dalla London Metropolitan University

Peace Reporter

 

 

I

 

ll Dalai Lama ha ricevuto un laurea ad honorem dalla London Metropolitan University nel primo giorno del suo viaggio in Gran Bretagna “in riconoscimento del suo indefesso impegno per promuovere la pace nel mondo e per la sua leadership spirituale”.

 


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Il leader spirituale dei Tibetani è giunto questa mattina in Gran Bretagna per 11 giorni. Tra i numerosi appuntamenti, sono previsti una visita al Parlamento britannico e una serie di discorsi e incontri pubblici.

In agenda anche un incontro con il leader dei Conservatori David Cameron e con il Primo ministro Gordon Brown. I gruppi britannici filo-tibetani hanno chiesto a Brown di ricevere il Dalai Lama al numero 10 di Downing Street, sua residenza ufficiale. Ma la richiesta non è stata accolta: il colloquio si terrà a Lambeth Palace, casa dell’Arcivescovo di Canterbury, in presenza di altri dignitari religiosi. Alcuni esponenti dell’opposizione hanno accusato il Premier di non voler inimicarsi la Cina minimizzando il ruolo politico del leader tibetano.

 

 


Londra, 20 maggio 2008 – Il Dalai Lama a londra: proteste per il mancato incontro con Brown
Asianews

I numerosi gruppi di sostegno al Tibet con base in Inghilterra sono pronti a manifestare contro il premier britannico, che non riceverà il Dalai Lama ma lo incontrerà alla Albert Hall. Dopo Germania ed Inghilterra, il leader buddista sarà in Australia, Stati Uniti e Francia.


Inizia fra le polemiche la visita ufficiale del Dalai Lama a Londra. Il primo ministro inglese Gordon Brown ha infatti rifiutato di incontrare nella sua residenza ufficiale il leader buddista, e questa decisione ha scatenato i numerosi gruppi di sostegno del Tibet con base in Inghilterra. Tuttavia, Brown incontrerà il Dalai Lama alla fine della settimana alla Albert Hall.


La decisione, dicono ambienti vicini al governo, nasce dal desiderio di “non offendere” il governo cinese. Dopo le proteste dello scorso marzo a Lhasa, infatti, Pechino ha stretto ancora di più sulla propria politica estera, ed ha fatto capire che considererà una grave offesa qualunque avvicinamento fra i governi occidentali ed il Dalai Lama.


La visita del leader buddista rientra in un più ampio tour mondiale, della durata di tre mesi, organizzato dal governo tibetano in esilio. Dopo la visita in Germania e quella in Inghilterra, il premio Nobel per la pace visiterà Australia, Stati Uniti e Francia. Nel corso dei primi incontri tedeschi, il Dalai Lama ha pregato per le vittime del disastroso terremoto che ha colpito nove giorni fa il Sichuan ed ha ricordato di non cercare l’indipendenza del Tibet, ma soltanto una vera autonomia per la regione.


Secondo il programma, nei dieci giorni di permanenza a Londra il leader spirituale incontrerà l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, terrà una lezione nell’università di Notthingham e riceverà un dottorato onorario dall’università metropolitana di Londra. Proprio in questa occasione dovrebbero riunirsi i gruppi di sostegno del Tibet per manifestare contro il governo inglese: la polizia ha fatto sapere che la zona sarà “adeguatamente presidiata”.



Germania, 19 maggio 2008 – a Berlino 25.000 persone per il Dalai Lama
Ticinonews


Una folla tra le 20.000 e le 25.000 persone ha accolto questo pomeriggio il Dalai Lama a Berlino, davanti alla Porta di Brandeburgo, per una manifestazione pro-Tibet: il premio Nobel per la pace ha reso omaggio alle vittime del terremoto in Cina, ma anche oggi la sua visita ha suscitato una buona dose di polemiche.

In particolare, la ministro per lo Sviluppo tedesco, Heidemarie Wieczorek-Zeul (Spd) – di fronte all’ennesima ondata di critiche – è stata costretta a difendere la sua scelta di incontrarlo.

 

Come è noto, la cancelliera Angela Merkel (Cdu) è ancora in Sudamerica per una visita ufficiale e in patria nessuno dei suoi ministri ha voluto incontrare la guida spirituale dei tibetani, eccetto appunto per Wieczorek-Zeul, la quale è stata criticata anche dai suoi stessi compagni di partito.

 


Critiche che sono proseguite anche oggi: questa mattina, la Wieczorek-Zeul ha tenuto un colloquio con il Dalai Lama nel centralissimo e storico hotel Adlon, ma subito il vice presidente del gruppo parlamentare della Spd, Walter Kolbow, ha detto che si è trattato solo di un incontro privato. Poco dopo, un portavoce dello stesso ministero ha smentito questa affermazione.

 

Il ministro ha difeso la sua scelta, spiegando che in questo modo ha avuto l’opportunità di ascoltare in prima persona le opinioni del Dalai Lama sulla situazione in Tibet. “Ho approfittato di questa opportunità per permettere al Dalai Lama di informarmi sulla situazione in Tibet, sulla base del suo punto di vista”, ha spiegato il ministro.

 


In particolare, durante l’incontro si è parlato della necessità dell’autonomia culturale in questo contesto, nonché del dialogo in corso tra gli inviati del Dalai Lama e il governo di Pechino. Ma durante il colloquio, che è durato 45 minuti, sono stati toccati anche temi come i diritti umani, la lotta alla povertà e la globalizzazione.


Intanto, l’intervento del Dalai Lama davanti al monumento più conosciuto della Germania ha concluso una visita di cinque giorni iniziata la settimana scorsa a Francoforte. Il Dalai Lama ha esordito invitando il pubblico a pregare per le vittime del terremoto in Cina e durante il suo discorso ha assicurato che le numerose bandiere tibetane che sventolavano in piazza non erano un simbolo della protesta contro Pechino. Il suo viaggio in Europa prosegue domani in Gran Bretagna, dove venerdì prossimo incontrerà il premier Gordon Brown, il quale non lo riceverà però a Downing Street.



Berlino, 19 maggio 2008 – il Dalai Lama pronuncia un discorso davanti alla porta di Brandeburgo
Tendenzeonline

 

 



Il Dalai Lama conclude oggi la sua visita di cinque giorni in Germania con un incontro con il ministro tedesco dello Sviluppo e con una manifestazione davanti alla Porta di Brandeburgo.

Il colloquio con il ministro Heidemarie Wieczorek-Zuel ha suscitato le proteste della Cina, secondo la quale la Germania viola in questo modo la politica della “Una sola Cina”; Pechino ha annunciato di voler presentare una protesta formale sulla questione. Ma il malumore non si è limitato alla Cina, ha coinvolto anche la classe politica tedesca e guastato i rapporti tra i due partiti membri della Grande coalizione. Al ministro è stato soprattutto contestato il fatto di non aver concordato l’incontro con il Dalai Lama né con il ministero degli Esteri, né con la Cancelleria e neppure, sembra, con il capo del suo partito, Kurt Beck.

Dopo l’incontro con il ministro, il leader spirituale tibetano pronuncerà un discorso in pubblico nel cuore della capitale tedesca, davanti alla Porta di Brandeburgo, simbolo della Germania riunificata.



 

Roma, 18 maggio 2008 – Dalai Lama: vorrei tornare in Tibet come cittadino cinese. Il leader spirituale pone 4 condizioni per colloqui con Pechino
Peace Reporter

Il Dalai Lama vorrebbe tornare in Tibet una volta ottenuta la cittadinanza cinese. “Sono impaziente di diventare un cittadino della Repubblica Popolare cinese – afferma il leader spirituale tibetano in un’intervista al Sunday Times – al momento sono un rifugiato, ma mi piacerebbe rientrare in Tibet come membro della minoranza tibetana cinese”.

Da oltre 60 anni, il Dalai Lama vive in esilio a Dharamsala, in India. Dopo le proteste anti-governative del marzo scorso, il Dalai Lama è stato più volte accusato dai media cinesi di aver orchestrato le rivolte approfittando delle prossime Olimpiadi di Pechino per rivendicare l’indipendenza del Tibet. Il leader tibetano ha sempre risposto invocando la non-violenza e dicendosi pronto al dialogo con le autorità di Pechino, non sull’indipendenza, ma su uno statuto di reale autonomia della regione, che consenta di preservarne tradizioni e cultura. Dopo forti pressioni internazionali, all’inizio di maggio c’è stato un primo incontro tra i rappresentanti cinesi e quelli tibetani, a cui ne seguirà un altro a metà giugno.


Nell’intervista al Sunday Times, il Dalai Lama pone quattro condizioni per un positivo esito del dialogo con la Cina, condizioni che, se soddisfatte, gli consentirebbero di tornare in Tibet: “Innanzitutto, se il governo cinese prende in seria considerazione le preoccupazioni della comunità internazionale, dovrebbe aprire il Tibet ai media cinesi. I giornalisti dovrebbero essere liberi di riferire tutto quello che scoprono, sia quello che è buono che quello che è cattivo; in secondo luogo, è importante che il governo accetti gli aiuti medici dall’esterno.

Ci sono molti tibetani che sono rimasti feriti nelle recenti proteste e non hanno ricevuto le cure necessarie; in terzo luogo, il governo deve rilasciare tutti i prigionieri politici. Non quelli che hanno commesso azioni violente, ma quelli che hanno manifestato in maniera pacifica. Quindi dovrebbero tenersi processi equi e aperti al pubblico per quelli coinvolti in attività criminali; infine, c’è bisogno di colloqui veri che soddisfino le aspirazioni del popolo tibetano ad esercitare i loro diritti umani fondamentali. Questa è la strada giusta per evitare nuove proteste, e per proteste io intendo quelle pacifiche”.


Il Dalai Lama ribadisce quindi il suo pieno appoggio ai Giochi Olimpici di Pechino: “Ho sostenuto fin dall’inizio il diritto della Cina di ospitare le Olimpiadi. E’ giusto che siano state assegnate alla Cina, il paese che conta più abitanti al mondo e con una grande e millenaria cultura. In circostanze normali mi piacerebbe essere a Pechino come spettatore, se venissi invitato”.

Il Dalai Lama incontrerà questa settimana a Londra il premier britannico Gordon Brown. L’incontro non si svolgerà nella residenza ufficiale di Downing Street, ma a Lambeth Palace, residenza dell’Arcivescovo di Canterbury, massima autorità spirituale della Chiesa Anglicana.

 

 


Alla faccia dei colloqui intercorsi e delle “porte aperte” … (m.b.)

Pechino, 17 maggio 2008 – Visita del Dalai Lama in Germania: Cina protesta formalmente con Berlino
Peace Reporter


La visita del Dalai Lama in Germania rischia di creare nuove tensioni diplomatiche tra Pechino e Berlino in vista dell’incontro che il leader spirituale dei buddisti tibetani terrà lunedì con il ministro dello Sviluppo Heidemarie Wieczoreck Zeul (Spd).

L’Ambasciata cinese ha protestato in modo formale con il ministero degli Esteri tedesco in merito all’incontro con Wieczoreck Zeul, unico rappresentante di rilievo dell’esecutivo tedesco che ha annunciato di ricevere il Dalai Lama, ha fatto sapere il portavoce Andreas Peschke.

Il governo federale tedesco ha dovuto smentire inoltre la notizia che Merkel avrebbe sconsigliato al presidente tedesco Horst Koehler di vedere il Dalai Lama. “E’ assurdo, fuorviante e bizzarro”, ha commentato il portavoce del governo Thomas Steg, negando inoltre che la cancelliera tedesca abbia organizzato l’incontro co Wieczorek Zeul.

Il consigliere dell’Ambasciata cinese a Berlino, Junhui Zhang, ha ribadito stamattina che la Cina è “fermamente contraria” al fatto che il Dalai Lama sia ricevuto da rappresentanti ufficiali in Germania.

Intanto il Premio Nobel per la Pace (1989) prosegue il suo tour tedesco in Nordreno Westfalia. “Vogliamo tutelare la nostra cultura, il nostro ambiente e la nostra lingua”, ha auspicato da Bochum, dove ha fatto visita ad alcuni bambini in un asilo. Nelle strade della città renana sfilato circa 300 monaci e membri della setta secessionista dei Shudgen al grido di “Dalai Lama concedi libertà di religione” e altri striscioni contro Tenzin Gyatso.



Francoforte, 15 maggio 2008 – Dalai Lama, a giugno nuovo incontro con Pechino
Swisscom

 

I rappresentanti del Dalai Lama incontreranno di nuovo il mese prossimo i funzionari del governo cinese per discutere del Tibet. Lo ha annunciato oggi lo stesso leader spirituale dei tibetani durante un’intervista alla tv pubblica tedesca Zdf che verrà trasmessa questa sera.

Come è noto, all’inizio di questo mese due inviati del Dalai Lama, Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen, hanno incontrato le autorità di Pechino per discutere del Tibet. Un incontro che è stato definito sereno dai due rappresentanti, nonostante le grandi divergenze.

Gli inviati hanno chiesto a Pechino il rilascio dei prigionieri arrestati durante i moti di Lhasa del marzo scorso e hanno respinto le accuse secondo le quali sarebbe il Dalai Lama a organizzare le manifestazioni anti-cinesi.

Gyari e Gyaltesn, inoltre, hanno chiesto la fine della rieducazione culturale in Tibet, che sta annullando la cultura e le tradizioni tibetane nella regione a scapito di quelle cinesi. Le autorità cinesi ed i due inviati del Dalai Lama avevano poi concordato di proseguire il dialogo in data da stabilire.

Oggi, nel corso dell’intervista, di cui è stata diffusa un’anticipazione, il Dalai Lama ha anche ringraziato il popolo tedesco per la solidarietà dimostrata ed ha espresso parole di apprezzamento nei confronti di Pechino per la gestione del dopo-terremoto.

L’atteggiamento di Pechino di fronte al terremoto, ha detto, “sembra essere realmente essere trasparente”. E anche su altre questioni, di natura politica, ha aggiunto, il governo cinese è “più chiaro, più aperto e più trasparente”.


Francoforte, 15 maggio 2008 – Dalai Lama chiede vera autonomia e critica repressione
Swisscom

Il Dalai Lama ha chiesto oggi una “vera autonomia” per il Tibet, criticando la “repressione” del governo cinese. Giunto in Germania per una visita di cinque giorni, il Dalai Lama ha parlato a Francoforte, prima tappa del suo viaggio. Durante i colloqui con la leadership cinese, ha detto, deve esserci la “fiducia” di arrivare a una soluzione, ma questo elemento oggi manca, ha sottolineato il 72enne Nobel per la Pace.

Il Dalai Lama ha quindi sottolineato che non chiede l’indipendenza, ma l’autonomia del Tibet, e che i tibetani desiderano vivere in armonia con la Cina: “la vera armonia deve essere basata sulla fiducia, e la fiducia deve essere basata sull’uguaglianza”, ha commentato. Commentando poi le proteste dei tibetani a Lhasa, ha ricordato che, “come in passato, la reazione delle autorità cinesi è stata la repressione”.

A Francoforte, la guida spirituale del Tibet ha incontrato il governatore dell’Assia, Roland Koch (Cdu), mentre a Berlino incontrerà tra gli altri, lunedì, la ministra per lo sviluppo Heidemarie Wieczorek-Zeul. Lo stesso giorno il Dalai Lama sarà ricevuto anche al parlamento tedesco, dove vedrà il presidente del Bundestag, Norbert Lambert, e sarà ricevuto dai membri della commissione parlamentare per i diritti umani e per gli aiuti umanitari.

La Cina ha protestato ieri contro i previsti incontri tra la ministra per lo sviluppo tedesco e il Dalai Lama, oltre che tra quest’ultimo e il presidente del Bundestag. “Il Dalai Lama non è un monaco normale, ma un esiliato politico impegnato in attività separatiste anti-cinesi all’estero dietro la facciata della religione, dei diritti umani e dell’autonomia”, ha sottolineato l’ambasciata cinese in un comunicato.

 


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Taipei, 12 maggio 2008 – Pechino prepara il grande colpo: invitare il Dalai Lama alle Olimpiadi
Italia news

 

La Cina starebbe valutando l’opportunità di invitare il Dalai Lama alle Olimpiadi, una mossa per allentare la tensione sulla situazione tibetana. A dirlo è Khedroob Thondup, membro del parlamento tibetano in esilio, come riferisce l’agenzia Reuters. E secondo la stessa fonte, il Dalai Lama prenderebbe in considerazione l’ipotesi.


Thondup riferisce di essere stato contattato un paio di settimane fa, da un non meglio precisato membro anziano della nomenclatura cinese, proprio per sondare le reazioni a una ipotesi del genere. “Se davvero volessero invitare Sua Santità alle Olimpiadi sarebbe un enorme cambiamento di atteggiamento – dice il parlamentare tibetano – e sono sicuro che il Dalai Lama vaglierebbe seriamente l’idea”. La Cina ha sempre incolpato il Dalai Lama “e la sua cricca” per i disordini di marzo a Lhasa e in tutta la regione del Tibet.



Pechino, 12 maggio 2008 – Scossa di terremoto in Cina: oltre 10 mila morti nel Sichuan. Magnitudo 7,8 della scala Richter, ha colpito il Sud del Paese.Crollate scuole, ospedali, fabbriche. Centinaia le persone sotto le macerie. I palazzi hanno tremato anche a Shangai, Taiwan e Bangkok. Regge la Diga delle Tre Gole. Farnesina: gli italiani stanno bene

La Repubblica

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 7,8 gradi della scala Richter ha colpito il Sichuan, nel sud-ovest della Cina. Il governo di Pechino ha fornito un bilancio di almeno 10mila morti nella sola provincia dove è stato localizzato l’epicentro del sisma. Ma il premier cinese Wen Jiabao accorso sul posto per gestire i soccorsi ha detto in un’intervista televisiva che la situazione “è più grave di quanto in precedenza stimato”. Almeno 10mila i feriti nel distretto di Beichuan dove l’80 per cento degli edifici sono stati distrutti, tra cui l’ospedale di Dujiangyan, secondo l’agenzia ufficiale Xinhua. Secondo l’Istituto geosismico americano si tratta della scossa più forte dopo quella di magnitudo 7,9 che colpì l’Indonesia nel settembre dello scorso anno.

 

Soccorsi difficili. Le autorità prevedono che il bilancio delle vittime possa aggravarsi. L’esercito intanto ha raggiunto le zone colpite e ha cominciato a scavare ma le operazioni sono rese più difficili dalla notte che intanto è calata sull’area devastata. Molte delle aree sono rimaste isolate: gran parte delle strade non sono infatti percorribili, e le comunicazioni telefoniche risultano quasi ovunque interrotte.

Scuole e impianti chimici crollati. Il terremoto ha sepolto sotto le macerie 900 studenti di un liceo di Dujiangyan, dove finora sono state estratte cinquanta salme. La tv di Stato ha detto che sono almeno otto gli edifici scolastici crollati seppellendo sotto le macerie un numero imprecisato di studenti delle elementari e delle medie. Nello Shifang due impianti chimici sono crollati seppellendo centinaia di lavoratori e causando una perdita di 80 tonnellate di ammoniaca: 6.000 residenti sono stati evacuati.


Guarda il VIDEO con il commento di Federico Rampini


 


La scossa principale di magnitudo 7,8 di, alle 14.28 locali (le 8.28 ora italiana) ha avuto come epicentro la regione montagnosa del Wenchuan. A seguire si sono registrate oltre 300 scosse di assestamento e secondo i geologi cinesi un sisma di tale intensità può causare altre scosse devastanti. La scossa è stata tanto violenta da essere avvertita a Pechino, Shanghai, Taiwan, Hanoi, fino anche alla capitale thailandese Bangkok, dove i palazzi hanno continuato a tremare per diversi minuti. L’area coinvolta si stima sia pari a 1,3 milioni di chilometri quadri, in cui vivono circa 180 milioni di persone, circa un decimo dell’intera popolazione cinese.

 

Panico a Pechino. A Pechino la gente si è riversata per le strade nel panico, fuggendo dagli edifici che tremavano. Sembra invece intatta la colossale Diga delle Tre Gole, ancora in via di completamento, che sorge lungo il corso del Fiume Azzurro, nella non lontana provincia centrale dello Hubei: il peso della massa d’acqua contenuta nel gigantesco bacino del discusso impianto idrico, a detta degli esperti, è tale da accrescere il pericolo di forti attività sismiche nella regione.

 


Nessun italiano fra le vittime. Gli italiani nel Paese stanno bene, ha detto l’ambasciatore italiano in Cina Riccardo Sessa. Sono ventisei i connazionali che risiedono nella regione colpita, tutti contattati personalmente. L’Astoi, l’Associazione che riunisce i maggiori tour operator italiani, sta contattando in queste ore i tour operator che effettuano viaggi in Cina, anche se la zona, pur essendo turistica, non è una meta particolarmente servita dalle agenzie italiane, spiega il presidente Roberto Corbella.



Londra, 12 maggio 2008 – Brown riceverà il Dalai Lama, ma non a Downing Street
La Repubblica

 

Il primo ministro britannico riceverà come previsto il Dalai Lama, nel corso della visita di undici gorni nel Regno Unito che il leader spirituale dei buddhisti tibetani compirà a partire dal 20 maggio prossimo, ma l’incontro non avrà luogo nel quartier generale del premier al numero 10 di Downing Street, bensì a Lambeth Palace, residenza ufficiale londinese dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Douglas Williams.

Il colloquio assumerà così un carattere più prettamente spirituale anzichè politico, in modo da non irritare la Cina. Lo scrive oggi il quotidiano “The Times”, citando un portavoce del capo del governo.


Berlino, 11 maggio 2008 – Polemiche in germania pèer la visita del Dalai Lama
Il Resto del Carlino

Sarà in visita dal 15 al 19 maggio: nessun incontro col ministro degli esteri e col presidente federale, per evitare le ritorsioni di Pechino. E’ polemica in Germania sul calendario degli incontri del Dalai Lama nel corso della sua visita, in programma la prossima settimana dal 15 al 19 maggio. Il leader spirituale tibetano infatti non incontrerà né il ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, né il presidente federale, Horst Koehler, a causa di “precedenti impegni” già fissati, come ha riferito oggi il suo portavoce.

Il Dalai Lama sarà in Germania dal 15 al 19 maggio. Dopo Bochum, Moenchengladbach, Norimberga e Bamberga, arriverà il 19 a Berlino, su invito della Commissione per i diritti umani del Bundestag (la camera bassa del parlamento). Tra gli altri, il leader spirituale incontrerà il presidente del Bundestag, Norbert Lammert, il governatore dell’Assia, Roland Koch e la leader dei Verdi tedeschi, Claudia Roth.

Probabilmente Steinmeier così come Koehler vogliono evitare che si ripeta quanto successo nei mesi scorsi. Dopo l’incontro tra il cancelliere Angela Merkel e il Dalai Lama, svoltosi a settembre a Berlino, Pechino decise di cancellare diversi incontri bilaterali.  Stavolta Merkel non vedrà il leader tibetano: nei giorni della sua visita, la cancelliera sarà infatti in viaggio in America Latina. Frau Merkel ha però già sottolineato di voler incontrare ancora il leader spirituale.

 


Nepal, 11 maggio 2008 – arrested 560 Tibetan women
BBC News

 

Nepalese police have arrested some 560 Tibetan women, including many Buddhist nuns, after breaking up demonstrations against China’s crackdown in Tibet.  In the first example of all-women protests, three rallies in Kathmandu were quickly stopped by police. It was the biggest round-up since Tibetan exiles began near daily demonstrations in March.


Protestors wearing black armbands wept and shouted “We want free Tibet” as they were dragged to police vans. Police said those detained were being held in detention centres around the capital, and would be freed later.

Kathmandu is home to thousands of Tibetan exiles who have mounted almost daily protests against Beijing since deadly riots broke out in the Tibetan capital Lhasa in March. Rioting erupted after days of protests pivoting around the anniversary of the failed 1959 Tibetan uprising against Chinese rule. More than 20,000 Tibetans have been living in Nepal since fleeing their Himalayan homeland after the failed uprising and China’s subsequent crack-down. Nepal says it cannot allow Tibetans to demonstrate because it recognises Tibet as an integral part of China. But the UN says the mass arrests are against the spirit of a society governed by the rule of law.

 

 


 

Io, sulla forza di qualche bufera e, soprattutto, sull’ira delle divinità protettrici del Tibet e  ci contavo … si vede che hanno cose, altrettanto importanti, di cui occuparsi … (m.b.)

 

Monte Everest, 08 maggio 2008 – La torcia olimpica raggiunge la cima dell’Everest
Reuters

After days of waiting for weather to clear, the Olympic flame makes it to the top of the world’s highest mountain.

 

The Everest climbing team, which included 22 Tibetans, eight Han Chinese and one man from the Tujia minority had been on the mountain for over a week. Two days of snow at the weekend destroyed some of their roped paths but good weather over the last three days allowed the climbers to repair damage to the routes and finally reach the summit.

 


Pechino, 07 maggio 2008 – Pinocchio spaventa la Cina e viene espulso dal teatro
La Republica
, di Federico Rampini

In vista delle Olimpiadi il governo annulla spettacoli teatrali, concerti e mostre E’ stata cancellata anche l’esibizione degli sbandieratori di Cori.

Povero Collodi, chi glielo avrebbe detto di finire sotto la scure della censura cinese. Succede anche questo, nel clima di psicosi che si è generato a Pechino dopo le contestazioni internazionali contro la fiaccola olimpica. Le autorità cinesi vedono rischi dappertutto, anche le più amichevoli manifestazioni culturali possono nascondere un agguato, l’occasione per una protesta.

‘ultima vittima del giro di vite è Le avventure di Pinocchio, ovvero bugie musicali, spettacolo per l’infanzia messo in scena dall’Associazione Dall’Orto di Firenze. Dovevano rappresentarlo alla Beijing Concert Hall ai primi di giugno (in occasione della locale Festa del Bambino), poi portarlo in tournée in altre cinque città della Repubblica Popolare. Tutto concordato con mesi di anticipo. L’Istituto Italiano di Cultura e la Regione Toscana avevano ricevuto un regolare invito dalle autorità locali. Poi il clima è cambiato.

Improvvisamente la censura di Stato ha voluto controllare il testo tradotto in mandarino: forse a caccia di allusioni ai diritti umani? L’innocuo testo di Collodi è passato sotto l’esame dei censori, ma neppure questo è bastato a rassicurare il governo. Pinocchio è stato cancellato, la recita a giugno non si farà.


All’Istituto Italiano di Cultura sono rimasti allibiti di fronte alla motivazione: “ragioni di sicurezza”.

Resteranno a casa anche gli Sbandieratori di Cori. Loro dovevano esibirsi in una grande fiera enogastronomica promossa a Pechino dall’Unione europea: la Food, Wine, Tourism and Culture Extravaganza prevista il 10 e 11 maggio. Cancellata. Con la stessa giustificazione: “esigenze di sicurezza”. Forse per timore che i nostri sbandieratori tirassero fuori all’improvviso l’emblema del Tibet? Rischiano di saltare anche una esposizione di foto su tutte le Olimpiadi precedenti (compresa Roma 1960) e il festival della Fotografia, altri due eventi ufficiali concordati da tempo e per i quali erano stati commissionati interventi dall’Italia. Ma non è il nostro paese a essere preso di mira in modo particolare.

Vengono revocate una dietro l’altra importanti manifestazioni culturali francesi, inglesi, americane. E perfino cinesi: un popolare concerto di pop music all’aperto è stato vietato senza preavviso, sempre per la medesima ragione. Con disagi e costi non indifferenti per gli organizzatori: biglietti aerei già comprati e talvolta non rimborsabili, prenotazioni di hotel disdette all’ultimo.

In questi anni Pechino è diventata una grande metropoli cosmopolita, dalla vita culturale sempre più intensa. Sono state costruite e inaugurate strutture ambiziose come il nuovo teatro dell’Opera disegnato dall’architetto francese Paul Andreu, per ospitare un cartellone internazionale. I Giochi dovevano segnare l’apoteosi di questa città, consacrare definitivamente l’apertura di Pechino al resto del mondo. Invece sta succedendo il contrario. Inviperito dalle contestazioni contro la fiaccola olimpica a Londra, Parigi e San Francisco, il regime si comporta come se fosse in stato di assedio.

Vuole ridurre le occasioni di contatto con l’estero in questo periodo “critico”. Spettacoli, fiere, convegni internazionali sono sospetti: potrebbero servire da paravento per infiltrare nel cuore di Pechino agenti provocatori del Dalai Lama. E’ la stessa ragione per cui i consolati cinesi hanno ricevuto da settimane l’ordine di centellinare i visti, anche per viaggi d’affari, moltiplicando le complicazioni burocratiche. All’inizio il governo cinese ha smentito la stretta sui visti. Di fronte al coro di proteste che si è levato dall’Unione europea all’America, da Hong Kong all’Australia, solo ieri i cinesi hanno ammesso che sì, le regole sui visti sono cambiate. “Normale prassi in tutti i paesi che ospitano le Olimpiadi”, è la spiegazione ufficiale.



 

Pechino, 07 maggio 2008 – Tibet, la repressione su un blog. Lo cura una scrittrice da Pechino

TGCom

 

E’ una delle poche voci a raccontare il dramma del Tibet e sicuramente l’unica femminile. Stiamo parlando della scrittrice Woeser, che usa solo un nome in ossequio alla tradizione del suo Paese e che – nonostante adesso abiti al ventesimo piano di un palazzo di Pechino – rappresenta una delle fonti più aggiornate e dirette sulla condizione dei tibetani. A raccontare la sua vicenda per primo è stato il Washington Post, che alla scrittrice e al suo blog ha dedicato un lungo articolo.

Nonostante la censura delle autorità cinesi e gli attacchi sul suo diario online, Woeser non si arrende è il suo compito mattutino è diventato uno dei pochi strumenti a disposizione dei tibetani per diffondere le notizie sulle loro condizioni di vita.

Attraverso di lei infatti, i connazionali che ancora vivono sull’altopiano raccontano la loro vita quotidiana sotto la repressione cinese. E le notizie che arrivano parlano spesso di violenze e attacchi alla libertà. Proprio per la sua attività è stata posta agli arresti domiciliari. Ora sono stati revocati, ma la sicurezza cinese continua a sorvegliarla. Un poliziotto l’ha invitata a smetterla di scrivere sul Tibet, ma lei ha risposto: “A parte il Tibet, non mi interessa scrivere altro”.

Le autorità cinesi – dopo aver proibito i suoi libri – hanno censurato tre diversi blog negli ultimi due anni e ora Woeser utilizza un server americano per il suo diario online, anche se alcuni hacker sono riusciti a bloccarlo il 26 aprile scorso.

“Voglio registrare tutta la storia ed essere testimone di quanto sta succedendo ora”, ha spiegato al Washington Post, anche se il suo sogno resta quello di scrivere poesie, ritornando alla sua prima passione letteraria. Figlia di tibetani membri del partito comunista cinese, la 41enne Woeser ha infatti riscoperto le sue radici tibetane e il buddismo quando era già grande, dopo la laurea in letteratura cinese. Nel 1999 ha pubblicato un primo libro di poesie, dove l’esplorazione dell’identità tibetana si nascondeva dietro metafore.

Riferimenti che le sono stati proibiti nel suo successivo libro di saggi e che le hanno fatto perdere il posto presso una rivista letteraria di Stato. Dopo il matrimonio con lo scrittore dissidente Wang Lixiong, ha poi scritto due libri sulla repressione in Tibet durante la Rivoluzione culturale che sono stati pubblicati a Taiwan. Uno dei due è stato tradotto in francese e ora si pensa ad una versione inglese. Ma è alla Rete che deve la popolarità globale e il sostegno di un popolo che in lei vede un punto di riferimento. “A volte ho paura, soprattutto quando sento i miei amici sono stati picchiati”, ha detto al giornale americano. “Ma credo di avere la responsabilità di farlo. Alcune cose sono veramente difficili da sapere ora, ma, se so qualcosa, la scriverò.”



Roma, 07 maggio 2008 – Tibet: artista scomparsa, Amnesty chiede conto a Pechino
AGI

Amnesty International ha lanciato una sottoscrizione per chiedere alle autorita’ cinesi di dare informazioni sulla sorte di Jamyang Kyi, scrittrice e musicista tibetana la cui famiglia non riceve notizie da un mese.

L’appello puo’ essere sottoscritto ‘on line’ su www.amnesty.it.

Jamyang, produttrice televisiva per i programmi in lingua tibetana della sede della tv pubblica della provincia del Qinghai, il primo aprile fu prelevata da agenti in borghese piombati nel suo ufficio. Trattenuta in una cella di sicurezza del commissariato di Xining, e’ stata poi trasferita in una localita’ sconosciuta.

Da Amnesty hanno riferito che nei suoi confronti della donna non sono state formalizzate accuse. Fino al 7 aprile Jamyang riusci’ a mantenersi in contatto con la famiglia, grazie a un telefonino cellulare; da quel giorno non e’ piu’ raggiungibile.


La polizia ha perquisito la sua abitazione e sequestrato computer e documenti. Jamyang e’ molto popolare tra i tibetani per i suoi scritti sulle tematiche di genere, presentati nel 2006 in un tour negli Stati Uniti. Ha inciso anche tre album in cui si fondono ritmi pop e della tradizionale tibetana.


06 maggio 2008 – Redattore cinese “rimosso” per aver scritto un editoriale sul Tibet
Agenzia Radicale

Il vice direttore del quotidiano Nanfang Dushi Bao, Chang Ping, ha annunciato oggi il suo licenziamento a causa dei suoi editoriali sul Tibet.

 



In particolare, l’allontamento sarebbe scattato a seguito di due articoli dal titolo “Valori universali” e “Come trovare la verità su Lhasa“, in pieno contrasto con la propaganda di governo cinese. Chang Ping, è stato bersaglio di una campagna denigratoria su Internet e su altri giornali per aver dichiarato che gli eventi in Tibet, dimostrerebbero la totale incapacità cinese nel risolvere la questione delle minoranze.

 

Queste le indiscrezioni apparse sul sito web Boxun. “Deploriamo questa ingiusta rimozione di un noto membro della stampa liberale,” riferisce  Reporter senza frontiere. “Ancora una volta, in Cina solo la voce di propaganda è consentita”.

 

 


Ping è noto per il tono indipendente con il quale si occupa di temi importanti e gravi, nei quali spesso denuncia violazioni della libertà di stampa. Nel 2006, ad esempio, ha criticato un progetto di legge del governo cinese sulla gestione delle crisi, che prevederebbe ulteriori restrizioni sulla stampa nazionale.



Tokyo, 06 maggio – Hu Jintao a Tokio, migliaia in strada per il Tibet
AGI

 

Il presidente Hu Jintao ha iniziato oggi a Tokyo una visita di cinque giorni, la prima di un leader cinese da dieci anni a questa parte e la seconda di un capo di Stato della Repubblica popolare nella storia delle relazioni tra i due Paesi.

Ma mentre i governi delle due potenze asiatiche continuano il processo di distensione – dopo decenni di risentimento per l’invasione nipponica della Cina iniziata negli anni Trenta e conclusasi nel 1945 – migliaia di persone hanno manifestato contro il regime di Pechino per la repressione in Tibet.

Il ministro degli Esteri, Masahiko Komura, ha accolto l’ospite all’aeroporto Haneda di Tokyo, al cui arrivo hanno assistito alcune centinaia di cinesi che hanno salutato il loro presidente con sorrisi e omaggi floreali. “Cina e Giappone sono due Paesi importanti in Asia e nel mondo”, ha detto Hu in una breve dichiarazione, “Con questa visita spero si possano rafforzare la fiducia reciproca, la nostra amicizia e la nostra cooperazione”.

Per Hu è la prima visita all’estero dalle proteste scoppiate in Tibet a meta’ marzo. Migliaia di agenti sono stati mobilitati per tenere lontani dalla vista dell’ospite i pullmini di nazionalisti giapponesi, che giravano per le vie della capitale listati di slogan anti-cinesi. Mentre Hu era a cena con il primo ministro, il liberaldemocratico Yasuo Fukuda, in uno dei principali parchi della capitale la polizia anti-sommossa formava una catena umana per contenere la pressione di dimostranti che gridavano “Arrestate Hu l’assassino”.

In un’altra zona di Tokyo oltre quattromila persone, mobilitate dai democratici all’opposizione, sono sfilate in strada con bandiere tibetane e cartelli con su scritto “Non uccidete i nostri amici”.

Il parlamentare Yukio Edano, parlando alla folla, ha detto, “Se l’incontro del primo ministro Fukuda con il presidente Hu Jintao è una pura formalità, significa che siamo complici dei crimini della Cina in Tibet”.

Per Hu è anche il piu’ lungo viaggio all’estero in un singolo Paese dal suo insediamento nel 2003. Ma si tratta di una missione prettamente simbolica con una piccola dimostrazione di bravura al tavolo da ping-pong e una discussione su come colmare allo zoo di Tokyo il vuoto lasciato da Ling Ling, l’amato panda donato da Pechino e morto la settimana scorsa. Un clima decisamente diverso da quello che trovò nel 1998 il presidente Jiang Zemin, quando il tema sul tappeto era ancora se il Giappone si fosse scusato adeguatamente per l’invasione della Cina.



Un commento dall’Italia alla bella riunione delle porte “aperte/chiuse” …


Roma, 05 maggio 2008 – Colloqui sino-tibetani, usati per calmare il mondo e denigrare il Dalai Lama
AsiaNews

Per i tibetani l’incontro fra il governo cinese ed i rappresentanti del leader buddista è servito soltanto a Pechino, che lo userà per tenere buona la comunità internazionale e “dimostrare” alla popolazione cinese che il Dalai Lama non mantiene le sue promesse di pace. Dubbi sugli inviati tibetani e sul governo in esilio a Dharamsala.

Senza alcun risultato, si sono chiusi nella serata di ieri i colloqui fra il governo cinese e gli inviati del Dalai Lama. Da Shenzhen, dove si è svolto l’incontro, le due parti in causa hanno confermato di non aver raggiunto alcun accordo, ma si sono detti “favorevoli a tenere nuovi colloqui, quando sarà il momento opportuno”.

I colloqui – dice ad AsiaNews Geshe Gedun Tharchin, lama tibetano residente a Roma – “sono stati utilizzati dalla propaganda comunista per raggiungere due scopi: calmare la comunità internazionale e dimostrare alla popolazione cinese che il leader buddista non mantiene la sua promessa di calmare la situazione in Tibet”.

Secondo il religioso, “i colloqui sono il frutto del lavoro diplomatico internazionale. In particolar modo è stato molto utile il presidente francese Sarkozy, che ha insistito per riaprire il canale di dialogo fra Pechino ed il Dalai Lama. Il problema è che i colloqui in sé non sono serviti a nulla, così come non sono serviti i precedenti. Sin dal 2002, ma si può andare indietro nel tempo fino a Mao Zedong, gli incontri fra le due parti non hanno raggiunto alcun risultato”.

I due inviati del leader buddista a questo ultimo incontro sono stati Lodi Gyaltsen Gyari (rappresentante tibetano presso gli Stati Uniti) e Kelsang Gyaltsen (rappresentante tibetano presso l’Unione europea). Molti tibetani in esilio si sono chiesti perché non sia stato inviato anche Kasur Gyalo Thondup, fratello del Dalai Lama che vive ad Hong Kong e che da anni gestisce i rapporti con Pechino.

Alcuni esuli esprimono ad AsiaNews i loro dubbi sulla scelta degli inviati, che “sembrano non voler fare dei reali passi in avanti nel dialogo con la Cina, come se lo status quo attuale andasse bene a tutti”. In effetti, durante i sei incontri ad alto livello che si sono svolti negli ultimi sei anni fra Pechino e Dharamsala non si sono mai raggiunti risultati di alcun tipo.

Un lama tibetano che vive in India scrive ad AsiaNews: “I cinesi ed i tibetani non potranno mai raggiungere un accordo, perché sono storicamente divisi da almeno otto secoli. Forse l’economia potrà cambiare la situazione dei tibetani, ma non influisce in alcun modo sulla nostra storia. Nel frattempo, però, tutti ignorano quei tibetani che da più di 50 anni vivono a Dharamsala e in Nepal. Quale può essere il loro futuro, se il governo in esilio li vuole apolidi in attesa di un Tibet libero?”.

Allo stesso tempo, però, Pechino continua la campagna denigratoria nei confronti del leader buddista nonostante le richieste dei tibetani. Secondo un articolo pubblicato oggi sul governativo Tibet Daily, “dopo gli incidenti avvenuti in tutta la regione, il Dalai Lama non solo si rifiuta di ammettere i suoi crimini mostruosi, ma continua a portare avanti la sua frode nei confronti del governo centrale e della popolazione cinese”. Infatti, conclude il testo, “la guida dei tibetani e la sua cricca continuano a negare la realtà: il popolo tibetano è padrone della sua terra, gode di ampi diritti democratici e di una vasta crescita economica e ha libero accesso alla sua cultura ancestrale”.



Riunione a “porte chiuse” per una “porta aperta” che rimane – prevedibilmente –  chiusa e sena nessuno spiraglio futuro … (m.b.)

Shenzhen (China), 04 maggio 2008 – Dalai Lama envoys agree to keep talking: official media
Phayul.com

China and the Dalai Lama’s envoys agreed to keep the door open on dialogue after holding talks here Sunday, state media said, although no breakthrough in ending the Tibet crisis was reported.

The closed-door meeting was the first between the two sides in over a year and came after global leaders pressured China to reopen dialogue amid seven weeks of deadly unrest in Tibet that has marred the nation’s Olympic build-up.

“Chinese central government officials and the private representatives of the 14th Dalai Lama agreed to hold another round of contact and consultation at an appropriate time,” China’s official Xinhua news agency reported late Sunday. However, the Chinese officials in the talks held firm on China’s previously stated conditions for dialogue to succeed, positions that the Tibetan spiritual leader has already rejected. Xinhua did not report any major agreement between the two sides during their one day of talks on Sunday.

Tibetan officials had said the top priority for the Dalai Lama’s envoys at the talks was to end the current wave of repression in Tibet. Ahead of the meeting, Chinese President Hu Jintao voiced hope that progress would be made in the talks. “I hope some positive results will be achieved in the meeting,” Hu told Japanese reporters in Beijing ahead of his visit to Tokyo this week. “Our policy toward the Dalai Lama is clear and consistent, and the door for dialogue remains open.”

However, Hu also cautioned that China, which belatedly offered on April 25 to hold the talks following appeals by US President George W. Bush and other leaders, would not take the words of the Dalai Lama’s envoys at face value. “We need to look out for not only what they would say but also what they would do,” Hu reportedly said.

China has repeatedly accused the Dalai Lama of wanting independence for his homeland and of fomenting the recent unrest in an effort to shine a world spotlight on Tibet ahead of the Beijing Olympics in August.

The 1989 Nobel Peace Prize winner has rejected these accusations, but has accused China of widespread human rights violations of his people and maintained his push for greater Tibetan autonomy under Chinese rule.

The unrest in Tibet began on March 10 with peaceful protests in the capital, Lhasa, to mark the anniversary of a 1959 uprising against Chinese rule.

It escalated into a day of rioting on March 14 in Lhasa, then spread to other parts of western China with Tibetan populations. The Tibetan government-in-exile says 203 Tibetans have been killed and about 1,000 hurt in the crackdown.

China says it has acted with restraint and that Tibetan “rioters” and “insurgents” have killed 21 people.

 

Sunday’s meeting was between Sitar (vice-minister of the United Front Work Department of the Chinese Communist Party Central Committee), who uses only one name, and Zhu Weiqun (vice-president and Secretary-general of CAPDTC) from China’s ruling Communist Party’s United Front Work Department, and the Dalai Lama’s top envoys, Lodi G. Gyari and Kelsang Gyaltsen.



Lodi G. Gyari
Rappresentante tibetano presso
gli Stati Uniti

Kelsan Gyaltsen
Rappresentante Tibetano presso l’Unione Europea

Zhu Weiqun

Sitar

In the meeting, Zhu and Sitar defended the action taken by Chinese authorities in quelling the unrest as “completely correct,” Xinhua reported.

Zhu and Sitar also repeated China’s publicly stated positions as to what the Dalai Lama should do to “create conditions” for further talks.

“The Dalai side would take credible moves to stop activities aimed at splitting China, stop plotting and inciting violence, and stop disrupting and sabotaging the Beijing Olympic Games,” Xinhua cited the pair as saying.

Exiled Tibetan leaders had sought to play down expectations for the talks, and said their top priority was to end the current crisis in Tibet.

“Our immediate concern is for the repression to end and all restrictions on Tibetans should be lifted,” the government-in-exile’s spokesman, Thubten Samphel, said Sunday.

Tibetan prime minister-in-exile Samdhong Rinpoche emphasised on Saturday that the talks would be held at an informal level and not be on a par with six earlier rounds that started in late 2002 and broke off in 2007.

“There will be no discussions over basic China-Tibet issues… as there is no atmosphere and conditions for these matters under the current situation in Tibet,” Rinpoche told reporters.

Rinpoche told AFP on Sunday that the Dalai Lama’s envoys were due to return to India, where the government-in-exile is based, on Tuesday or Wednesday.

Chinese troops invaded Tibet in 1950 before annexing the region the next year. The Dalai Lama fled his homeland following the failed 1959 uprising.



Shenzhen, 04 maggio 2008 – spostati a domani i colloqui informali tra gli emissari del Dalai Lama e le autorità cinesi
Radio vaticana

Si svolgeranno domani, e non più oggi, i colloqui tra i due inviati del governo tibetano in esilio e le autorità cinesi. Intanto, la stampa di Pechino continua a criticare il Dalai Lama, mentre la staffetta della fiaccola olimpica ha fatto tappa a Macao.

Il servizio di Marco Guerra: Si svolgeranno domani a Shenzhen, città industriale a ridosso di Hong Kong, i colloqui tra i due inviati del Dalai Lama e i rappresentanti del governo cinese previsti per oggi. L’incontro rappresenta un primo approccio diplomatico alla questione tibetana dopo le violente proteste anti-Pechino di marzo a Lhasa. L’avvio di un dialogo tra le parti può giovare alle autorità cinesi preoccupate per la cattiva influenza che la crisi potrebbe avere sul buon esito delle Olimpiadi, come sottolineato, per la prima volta, dal presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge.

Ma nel giorno dell’arrivo in Cina dei due emissari tibetani, si registrano nuove critiche al Dalai Lama da parte della stampa di Pechino, che continua a ipotizzare una presunta trama separatista. Prosegue infine la staffetta della fiaccola olimpica di Pechino 2008 che è partita oggi dall’ex colonia portoghese di Macao, all’indomani della tappa di Hong Kong che ne ha contrassegnato il rientro in territorio cinese.


Hong Kong, 03 maggio 2008 – La torcia olimpica sfila ad Hong Kong. I rappresentanti del dalai lama a Pechino
Il Giornale.it

E nel momento in cui torna in terra cinese trapela la notizia che emissari del Dalai Lama arriveranno oggi a Pechino per colloqui «informali» sulla questione tibetana.

Ad accogliere la superscortata fiaccola dei Giochi, sbarcata ieri ad Hong Kong sotto una pioggia battente, erano 52mila cinesi in festa. A meno di 100 giorni dall’apertura delle Olimpiadi le autorità speravano in un ritorno in patria senza la minima ombra di incidenti. Invece qualche coraggioso gruppetto di contestatori è riuscito a filtrare tra le maglie della sicurezza.

Otto manifestanti, che si erano avvolti nelle bandiere del Tibet, sono stati assaliti dai nazionalisti cinesi. La polizia li ha fermati facendoli salire a forza su un cellulare. «È stata una trappola. Una decisione politica di bloccarci dieci minuti prima del passaggio della torcia», ha denunciato Christina Chan, l’eroina del gruppo. L’obiettivo dei poliziotti era non far sventolare la bandiera del Tibet libero al passaggio della staffetta ripreso in diretta dalla televisione nazionale cinese.

Un altro innocuo manifestante, il taxista Ng Pun-tuk, di 72 anni innalzava un cartello con il quale invitava Pechino al dialogo con il Dalai Lama. Una folla di facinorosi lo ha circondato urlandogli «demente, traditore».

Il percorso è stato comunque relativamente tranquillo (in tutto una ventina i fermati) visto anche che le autorità avevano bloccato nei giorni scorsi decine di attivisti dei diritti umani e pro Tibet, che avevano cercato di raggiungere Hong Kong.

Due membri canadesi del movimento Studenti per un Tibet libero, Tsering Lama e Kate Woznow, oltre a Matt Whitticase dell’Ong Free Tibet Campaign, erano stati arrestati martedì al loro arrivo nell’ex colonia britannica e reimbarcati su voli diretti in Canada e a Londra.

Anche Zhang Yu, segretario generale dell’associazione di scrittori «China Pen Centre» è stato rimpatriato al suo arrivo a Hong Kong dalla Svezia.

L’unica eccezione ha riguardato l’attrice Mia Farrow, impegnata in una campagna per il boicottaggio dell’apertura dei Giochi olimpici. Il permesso di entrare a Hong Kong le è stato concesso in cambio dell’impegno a non creare problemi al passaggio della fiaccola. La Farrow ha tenuto un discorso al Club della stampa estera denunciando la connivenza della Cina con il regime sudanese, che continua a bloccare il dispiegamento dei Caschi blu in Darfur. L’attrice ha comunque evocato la questione tibetana invitando il presidente americano George W. Bush a non partecipare all’inaugurazione delle Olimpiadi.

Il fatto politico più significativo della giornata è stato comunque ufficializzato dal governo tibetano in esilio a Dharamsala, nel Nord dell’India. Un comunicato ha annunciato l’avvio di colloqui «informali» con il governo cinese. Gli inviati speciali del Dalai Lama, Lodi Gyaltsen Gyari e Kelsand Gyatsen arriveranno oggi nella capitale cinese. «Trasmetteranno la preoccupazione di Sua Santità, il Dalai Lama, sulla gestione della situazione da parte delle autorità cinesi in Tibet e daranno suggerimenti per arrivare alla pace nella regione» si legge nella nota. Pechino ha dunque aperto uno spiraglio negoziale dopo i duri scontri di marzo a Lhasa e le proteste pro Tibet al passaggio della fiaccola.

Uno spiraglio che contrasta con quanto accaduto nelle scorse settimane. Ieri il governo tibetano in esilio ha denunciato che il 28 marzo la polizia cinese ha cremato i cadaveri di 83 tibetani «per cancellare le prove» della repressione. Anche i manifestanti tibetani feriti sarebbero stati lasciati morire senza cure negli ospedali governativi.

 


Macao, 03 maggio 2008 – Macao, festa per fiamma
Rai Sport

 

La fiaccola olimpica è stata accolta a Macao da centinaia di persone festanti che sventolavano bandiere e urlavano Vai, Pechino, vai’. Un gruppo di studenti universitari ha innalzato cartelli contro la Cnn, accusata come altri mezzi d’ informazione occidentali di non aver riportato con obiettivita’ le notizia sulla rivolta in Tibet. La sicurezza e’ severa e si prevede che lo sara’ anche domani a Sanya, la prima localita’ della Repubblica Popolare Cinese a essere toccata dalla staffetta.



Macao, 03 maggio 2008 – Anche Stanley Ho nel ruolo di tedoforo
Gioco e Giochi


La staffetta della fiaccola olimpica è passata oggi da Macao, la capitale cinese del gioco d’azzardo, e tra i 120 tedofori che hanno il prestigioso compito di portarla c’è anche l’imprenditore Stanley Ho, fondatore del primo casinò della città che oggi ha 88 anni.

A Macao decine di studenti universitari hanno innalzato cartelli contro la Cnn, accusata come altri mezzi d’ informazione occidentali di non aver riportato con obiettivita’ le notizie sulla rivolta in corso in Tibet da quasi due mesi.



Sembra che le condizioni metereologiche abbiano più buon senso di quelle politiche …

Pechino, 03 maggio 2008 – la neve ostacola la marcia della fiaccola verso l’Evereest

La Repubblica

 

Ci si è messa anche la neve a ostacolare la marcia della torcia olimpica. Un’intensa nevicata potrebbve costringere gli organizzatori della staffetta a rinviare l’ascesa della fiaccola verso la vetta dell’Everest, al confine con il Tibet.

“La neve potrebbe rendere il percorso scivoloso” ha detto Zhang Zhigang, funzionario del servizio meteorologico sul monte Everest, “se continuerà a nevicare l’arrampicata potrebbe diventare difficile”. E’ intenzione degli organizzatori approfittare di una finestra di tempo più clemente che domani potrebbe permettere l’inizio dell’ascesa.

Per evitare che anche lì arrivino le azioni di disturbo degli attivisti, le autorità di Pechino hanno proibito alle spedizioni nepalesi e tibetane di avvicinarsi alla torcia.


03 maggio 2008 – Le Poste azzurre confermano la serie per le Olimpiadi.Già il Cio aveva risposto positivamente
Vaccari news

Dopo il Comitato internazionale olimpico, anche l’Amministrazione postale dell’Onu conferma a “Vaccari news” che la serie per le Olimpiadi 2008 resta in calendario. Questo nonostante le recenti difficoltà registrate con la Cina a proposito del Tibet e la rinuncia, da parte del segretario generale Ban Ki-Moon, a presenziare la cerimonia di apertura.

 

Intitolata “Lo sport per la pace”, l’emissione si articola in sei francobolli (tagli da 0,42 e 0,94 dollari, 1,00 e 1,80 franchi, 0,65 e 1,30 euro), tre foglietti e un foglio di personalizzabili. Arriverà agli sportelli all’apertura dei Giochi, l’8 agosto.

 


 


New Delhi – Tibet, la polizia brucia i corpi delle vittime degli scontri
ANSA


La polizia cinese brucerebbe in Tibet i corpi dei tibetani morti durante i moti di Lhasa cominciati lo scorso 14 marzo. Lo denuncia il governo tibetano in esilio in un comunicato apparso sul loro sito web ufficiale.

Secondo il comunicato, il 28 marzo circa 83 corpi sono stati bruciati nel crematorio elettrico nella città di Dhongkar Yabdha, nel distretto di Toelung Dechen, che rientra sotto la Municipalità di Lhasa. Il motivo – viene denunciato nel documento – sarebbe stato quello di “pulire interamente dall’interno ogni prova relativa alle recenti proteste in Tibet”.

Il comunicato riferisce di testimoni che hanno visto diversi corpi di tibetani morti durante gli scontri caricati e portati in due camion dell’esercito nella parte orientale di Lhasa, dai quali si vedeva sangue che colava. Altri testimoni hanno riferito di altri camion visti in diverse parti dei dintorni di Lhasa.

Il comunicato denuncia che molti tibetani rimasti feriti durante gli scontri, trasportati al Peoplés Hospital, sono morti e stanno ancora morendo senza cure.

La famiglia di un tassista scomparso durante le violenze di Lhasa, si è vista recapitare dalla polizia un sacchetto con il nome dell’uomo, contenente le ceneri del tassista.

DUE EMISSARI DEL DALAI LAMA DOMANI A PECHINO
Due emissari tibetani del Dalai Lama dovrebbero arrivare in Cina domani per incontri con responsabili cinesi sulla crisi in Tibet. Lo ha annunciato oggi un portavoce del governo tibetano in esilio in India.

Lodi Gyaltsen Gyari e Envoy Kelsang Gyaltsen, sono i due inviati del Dalai Lama che domani a Pechino avranno “colloqui informali”, con le autorità cinesi, come precisa un comunicato del governo tibetano in esilio. Chhime R. Chhoekyapa, segretario del Dalai Lama, ha detto che gli inviati nella visita, che si annuncia breve, discuteranno della situazione corrente nelle aree tibetane. “Essi – riferisce Chooekyapa – esprimeranno la preoccupazione del Dalai circa la gestione da parte delle autorità cinesi della situazione in Tibet e forniranno dei suggerimenti per portare pace nella regione”. “I due inviati sono autorizzati a trovare una soluzione soddisfacente al problema tibetano, dal momento che la Cina, dice Chhoekyapa, “ha espresso sia pubblicamente che ai governi del mondo la sua posizione sulla continuazione del dialogo”.

HONG KONG,CONCLUSA STAFFETTA FIACCOLA OLIMPICA
La staffetta della fiaccola olimpica oggi ad Hong Kong si è conclusa senza incidenti seri. Il percorso si è svolto nel quadro di un imponente dispositivo di sicurezza. Durante la manifestazione una ventina di persone complessivamente sono state fermate dalla polizia e di questi una decina erano manifestanti filo Tibet protagonisti di una scaramuccia con dimostranti filo Pechino.



New Delhi, 02 magio 2008 – Corpi di dissidenti tibetani bruciati
La Voce

Secondo il governo tibetano in esilio la polizia cinese avrebbe bruciato i corpi dei dissidenti tibetani dopo le proteste di Lhasa.

A detta degli oppositori i corpi sarebbero stati bruciati nella città di Dhongkar Yabdha, nel distretto di Toelung Dechen.

Dal 28 marzo ammonterebbero a 83 i corpi fatti “scomparire” nel forno crematorio della cittadina, “per ripulire dall’interno ogni prova relativa alle recenti proteste in Tibet” come chiarito nel comunicato.


Pechino, 02 maggio 2008 – Sabato in cina gli emissari del Dalai Lama
Repubblica.it

Due emissari tibetani del Dalai Lama arriveranno sabato a Pechino per colloqui con il governo cinese, per tentare di dare una soluzione alla spinosa quesione tibetana. Lo ha reso noto un portavoce del governo tibetano in esilio, in India.

 


Time, 02 maggio 2008 – ecco i 100 nomi più influenti
L’Unità


È il Dalai Lama il leader più influente nel mondo. E Papa Ratzinger non arriva nemmeno centesimo. È questa il risultato della classifica delle cento persone più influenti al mondo stilato dalla rivista americana “Time” che campeggia sul suo sito internet. Addirittura, è presente anche il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I (con un lusinghiero undicesimo posto), ma si perderebbe solo tempo a cercare in lista il nome di Benedetto XVI.

Per il quinto anno consecutivo la rivista americana ha stilato un elenco di uomini politici, ma anche pionieri, scienziati, attori e «titani» che sono stati capaci di lasciare un segno nella nostra epoca. Ognuno dei nomi in lista è presentato da una biografia firmata da personaggi come Madeleine Albright (per Putin), Joseph Stiglitz (per Morales), Desmond Tutu (per Peter Gabriel). L’Italietta di questi ultimi anni è rappresentata bene: non c’è Berlusconi, non c’è Montezemolo, non c’è proprio nessuno. Ci sono invece Kakà, George Clooney, la coppia Brad Pitt-Angelina Jolie. Ma andiamo per ordine.

Il leader spirituale dei tibetani svetta in cima alla classifica del 2008 dinanzi al presidente russo Vladimir Putin, ai due sfidanti democratici nella corsa alla Casa Bianca, Barack Obama e Hillary Clinton, seguiti da quello repubblicano, John McCain. Ormai al tramonto per influenza nel mondo, il presidente Usa, George W. Bush, è al settimo posto, dopo essere stato addirittura estromesso dalla lista dello scorso anno. Ma è preceduto dal suo omologo cinese Hu Jintao.

Al dodicesimo l’imam radicale sciita Muqtada al-Sadr, considerato evidentemente più influente del leader di Al-Qaeda, Osama bin Laden, e del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, entrambi spariti. Tra i “leader e rivoluzionari”, anche Sonia Gandhi (India) ed Evo Morales (Bolivia). Nel gruppo “eroi e pionieri”, svetta la coppia più glamour del pianeta, Brad Pitt e Angelina Jolie, seguiti da Oprah Winfrey -la star dei talk show americani, inclusa per la quinta volta – l’atleta Oscar Pistorius, Mia Farrow, il tennista Andre Agassi, Kakà e -nonostante abbia trascorso la gran parte degli ultimi diciotto anni agli arresti domiciliari – la leader della resistenza birmana Aung San Suu Kyi.

Tra gli artisti, Joel ed Ethan Coen – i fratelli pluripremiati nell’ultima notte degli Oscar per «Non è un paese per vecchi», Bruce Springsteen, Mariah Carey, George Clooney e, per la prima volta, Miley Cyrus – la star della Walt Disney appena quindicenne di “Hannah Montana” – la più giovane presenza nella lista e che, recentemente è stata indicata come l’attrice giovane più ricca di Hollywood (18 milioni di dollari solo nel 2007). Tra gli scienziati, il sindaco della “grande mela”, Michael Bloomberg, lo scienziato-manager padre della decifrazione del genoma, Craig Venter. Infine, tra “titani”, Rupert Murdoch, Steve Jobs e Karl Lagerfeld.

«Sono stati utilizzati criteri assolutamente estranei a valutazioni sull’autorità religiosa e morale del Pontefice», ha commentato la Santa Sede che però ha liquidato la presenza in lista di due capi spirituali come il Dalai Lama e il patriarca Bartolomeo cercando di far credere che per loro «è un discorso diverso», infatti essi sono presenti nella lista il primo in quanto leader di un popolo che chiede il riconoscimento dei suoi diritti e l’altro per il suo impegno in difesa della natura.

Silvio Berlusconi non poteva certo sopportare di essere escluso dalla lista dei “potenti della Terra”, perciò il suo zampino è riuscito comunque a mettercelo. Indovinate un po’ chi è l’autore della biografia di Bush?

Questa è la biografia scritta da Deepak Chopra sul Dalai Lama
Time CNN

Millions of people turn to the Dalai Lama for inspiration, but to whom does he turn? He and his people have struggled all their lives with the audacity of hopelessness. Oppression and exile are their daily bread. Yet the Dalai Lama, 72, remains calm in the face of cruelty. What does he think of the human race? “We are the superior species on Earth but also the biggest troublemakers,” he once told me.

China’s rulers aren’t like the British masters of colonial India, and the Dalai Lama’s Gandhiesque nonviolent struggle won’t give them twinges of conscience, leading to Tibet’s freedom. If anything, Beijing has grown more ruthless in suppressing Tibetan aspirations, as we’ve seen this Olympic year. And yet he has found a way to think kindly of those who oppress his people and vilify his name. I found him unwilling to show any harshness. He said to me, “I don’t dislike the Chinese, only their actions.”

To me, the most mystical thing about him is also the most ordinary: the Dalai Lama is happy. He’s happy in the midst of chaos and turmoil. The most inspiring thing he ever told me was to ignore all organized faiths and keep to the road of higher consciousness. “Without relying on religion, we look to common sense, common experience and the findings of science for understanding,” he said. I do the same thing, but I still marvel at this model of calm and compassion. I’m sure neuroscientists would love to know what’s going on inside that brain.

To whom, then, does the Dalai Lama turn for inspiration? It’s not a person but a place—beyond I and thou, beyond self and nonself. The wonder isn’t that such a place can be found. The wonder is that one man makes it look so easy.

Chopra, author of more than 50 books on spirituality and medicine, has met the Dalai Lama several times

Sullo stesso sito si trovano anche tutte le altre biografie


Questa è la lista del Time sui cento “potenti della Terra”

LEADER E RIVOLUZIONARI

Dalai Lama (1) di Deepak Chopra; Vladimir Putin (2) di Madeleine Albright; Barack Obama (3) di Deval Patrick; Hillary Clinton (4) di Rob Reiner; John McCain (5) di Joe Lieberman; Hu Jintao (6) di Henry Kissinger; George W. Bush (7)di Silvio Berlusconi; Jacob Zuma (8) di Rian Malan; Anwar Ibrahim (9)di Paul Wolfowitz; Kevin Rudd (10) di Cate Blanchett;Bartholomeo I (11) dell’arcivescovo Rowan Williams; Ben Bernanke (12) di Justin Fox;Muqtada al-Sadr (13) di Ricardo Sanchez;Robert Gates (14) di Zbigniew Brzezinski; Michelle Bachelet (15) di Hillary Clinton; Sonia Gandhi (16) di Shashi Tharoor; Baitullah Mehsud (17) di Peter Bergen; Evo Morales(18) di Joseph Stiglitz; Ma Ying-jeou (19)di Michael Schuman; Ashfaq Kayani (20) di Aryn Baker


EROI E PIONIERI

Brad Pitt & Angelina Jolie (21) di George Clooney; Oprah Winfrey (22) di Michelle Obama; Oscar Pistorius (23) di Erik Weihenmayer; Mia Farrow (24) di Paul Rusesabagina; Andre Agassi (25) di Andy Roddick; Lance Armstrong (26) di Elizabeth Edwards; Bob and Suzanne Wright (27) di Tom Brokaw; Peter Gabriel (28) di Desmond Tutu; Kak (29) di Kasey Keller; Sheik Mohammed al-Maktoum (30) di Scott Macleod; Yoani Sanchez (31) di Oscar Hijuelos; Madeeha Hasan Odhaib (32) di Regina Rania; Randy Pausch (33) di Katie Couric; Lorena Ochoa (34) di Nancy Lopez; Tony Blair (35) di Bill Clinton; Alexis Sinduhije (36) di Christiane Amanpour; Aung San Suu Kyi (37) di Anjelica Huston; George Mitchell (38) di Samantha Power

SCIENZIATI E PENSATORI
Michael Bloomberg (39) di Robert F. Kennedy Jr.; Craig Venter (40) di Robin Cook
Jill Bolte Taylor (41) di Dick Clark; Larry Brilliant (42) di Jimmy Carter; Jeff Han (43) di John King; Mehmet Oz (44)di Eric Ripert; Nancy Brinker (45) di Cokie Roberts; Harold McGee (46) di Alton Brown; Peter Pronovost (47) di Kathleen Kingsbury; Eric Chivian & Richard Cizik (48) di Leith Anderson; Mary Lou Jepsen (49)di Brewster Kahle; Paul Allen (50) di Thomas Insel e Story Landis; Nicholas Schiff (51) di Michael Kinsley; Mark Zuckerberg (52) di Craig Newmark; Wendy Kopp (53) di Jeffrey Kluger; Shinya Yamanaka & James Thomson (54)di Ian Wilmut: Michael Griffin (55) di Marsha Ivins; Susan Solomon (56) di Rajendra Pachauri; Isaac Berzin (57) di Fred Krupp

ARTISTI E PERSONE DEL MONDO DELLO SPETTACOLO
Lorne Michaels (58) di Tina Fey; Miley Cyrus(59) di Donny Osmond; Robert Downey Jr. (60) di Ben Stiller; Herbie Hancock (61) di Joni Mitchell & Wayne Shorter; Joel & Ethan Coen (62) di Richard Corliss; Bruce Springsteen (63) di Sean Penn; Peter Gelb (64) di Anna Netrebko; Mariah Carey (65) di Stevie Wonder; Khaled Hosseini (66)di Laura Bush; Elizabeth Gilbert (67)di John Hodgman; Rem Koolhaas (68) Richard Lacayo; Judd Apatow (69) di Garry Shandling; Alex Rigopulos & Eran Egozy (70) di Steven Van Zandt; George Clooney (71) di Rosanne Barr; Tim Russert (72)di Mario Cuomo; Suze Orman (73) di Donny Deutsch; Stephenie Meyer (74) di Orson Scott Card; Tyler Perry (75) di T.D. Jakes; Tom Stoppard (76) di Ethan Hawke; Chris Rock (77) di Jerry Seinfeld; Takashi Murakami (78) di Marc Jacobs

COSTRUTTORI E TITANI
Indra Nooyi (79) di Howard Schultz; Ali al-Naimi (80) di Lynn Westfall; Rupert Murdoch (81) di Paul Steiger; Steve Jobs (82) di Barbara Kiviat; Radiohead (83) di Edgar Bronfman Jr.; John Chambers (84) di John Doerr; Jeff Bezos (85) di Josh Quittner; Jay Adelson (86) di Lev Grossman; Steve Ballmer (87) di Guy Kawasaki
Jamie Dimon (88) di Michael Bloomberg; Prince Alwaleed bin Talal (89) di Riz Khan
Lou Jiwei (90) di Stephen S. Roach; Neelie Kroes (91) di Ayaan Hirsi; Ali Jeffrey Immelt (92) di Conan Ò Brien; Karl Lagerfeld (93) di Zaha Hadid; Lloyd Blankfein (94) di Robert Reich; Carlos Slim (95) di Alvin Toffler; Mo Ibrahim (96) di William Easterly; Ratan Tata (97) di Simon Robinson; Cynthia Carroll (98) di Nicky Oppenheimer; Carine Roitfeld (99) di Hedi Slimane; Michael Arrington (100) di Arianna Huffington

 


Che vergogna Jaques! Cosa altro avrebbero dovuto fare per darti prova di non aver “mantenuto la promessa”?

Milano, 02 maggio 2008 – Rogge “Cina ha mantenuto la parola”
AGM-DS

 

Jaques Rogge assolve la Cina: “Hanno mantenuto la parola data”. Nessun problema dunque per il Governo cinese, almeno da parte del Presidente del Comitato olimpico internazionale, che si difende dalle accuse di non avere fatto sentire sufficientemente la sua voce per il rispetto dei diritti umani. “La Cina ha mantenuto la sua parola col Cio, che ha privilegiato la strada della diplomazia silenziosa, piuttosto che quella di salire sulle barricate – ha spiegato Rogge in una intervista al quotidiano belga `le Soir` e allo svizzero `le Temps`. Dico semplicemente che i cinesi sulle questioni che abbiamo sollevato hanno mantenuto la parola”.

 

 

Rogge pone la questione dei diritti umani da un altro punto di vista. “La domanda da porre è questa: che cosa sarebbe successo senza l`attribuzione dei Giochi? Non ci sarebbe stato nessun progresso politico, nessuna legge sulla libertà dei media, sulla protezione dei bambini al lavoro e sulla riduzione dell`inquinamento – ha spiegato il numero 1 del Cio. Guardiamo agli aspetti positivi portati dai Giochi`. Per quanto riguarda la questione dei diritti umani, il Cio ha ottenuto `non una rivoluzione, ma qualche progresso. Per favore non chiedete al Cio di risolvere tutti i problemi del pianeta perche` non abbiamo questo potere”, ha concluso.

Rogge non è d’accordo su che, per presa posizione, attacca il Governo di Pechino. “Se fossi salito sulle barricate scalmanandomi, sarei stato l`eroe dell`occidente, ma i Giochi sarebbero stati un fallimento – ha spiegato il presidente del Cio. E` molto semplice. Noi ci siamo mostrati fermi per quanto riguarda le nostre richieste alla Cina. Sfortunatamente il pensiero unico esige che se non si grida contro i cinesi, si è uno zerbino del regime”.

Nel frattempo prosegue il tormentato viaggio della fiaccola olimpica. Oggi il simbolo della manifestazione a cinque cerchi era a Hong Kong, dove, grazie anche ad un imponente servizio di sicurezza, non si sono verificati incidenti di rilievo. La cerimonia ufficiale, sotto un tempo piovoso, ha visto partecipare 120 tedofori, tra i quali il campione di windsurf Lee Lai Shan, unica medaglia d`oro di Hong Kong alle Olimpiadi del `96 ad Atlanta. Migliaia di persone hanno assistito alla cerimonia, con un centinaio di manifestanti che hanno protestato senza alcun tipo di violenza. Ha dunque funzionato l`opera di prevenzione della polizia dell`ex colonia inglese, che aveva arrestato nei giorni precedenti all`arrivo della torcia, alcuni dissidenti pro-Tibet. La torcia prendera` sabato la direzione di Macao, prima di attraversare la Cina via Tibet.

 


Hong Kong, 02 maggio 2008 – La torcia olimpica a Hong Kong, proseguono le proteste
Reuters
, di James Pomfret

 

Otto dimostranti sono stati fermati ad Hong Kong e un altro attivista pro-Tibet è stato spintonato e apostrofato come traditore mentre era in corso la prima parte del tour in Cina della torcia olimpica.


Stretta tra severe misure di sicurezza, con strade chiuse, la folla tenuta a distanza e i sedici “guardiani” in tuta bianca e blu intorno, la fiamma olimpica è stata portata per le strade dell’ex colonia britannica.

Le autorità di Hong Kong sono state molto criticate per avere adottato una linea dura sulla sicurezza senza precedenti che ha compreso il divieto di ingresso in città di molte persone, tra cui tre attivisti filo-tibetani, un artista danese e un militante per i diritti umani.

Il viaggio in 20 nazioni della torcia è stato segnato dalle proteste contro la repressione in Tibet, che hanno provocato una forte irritazione a Pechino e per reazione portato in piazza in patria e all’estero centinaia di manifestanti inneggianti alla Cina.

Mentre il tedoforo si apprestava a prendere la fiaccola sotto un cielo carico di pioggia, la polizia ha impedito ai dimostranti di lanciare slogan in favore della libertà religiosa in Cina e di sventolare una bandiera tibetana. Otto manifestanti sono stati fermati e portati ad un pulmino della polizia “per la loro stessa sicurezza”, è stato detto.

Un altro uomo che sollevava un cartello invitando al dialogo il governo cinese e il Dalai Lama è stato circondato da diverse persone che lo hanno spintonato e insultato, chiamandolo traditore e “malato mentale”.



 

Auguriamo – con sincero spirito “olimpico” – alla solerte e documentatissima giornalista di dormire di più. E che i suoi sonni, tranquilli, non siano mai visitati dal tarlo del dubbio o dagli incubi che solo affermazioni tanto draconiane, tendenziose  e superficiali potrebbero produrre … (m.b.)


Pechino, 30 aprile 2008 – Olimpiadi, mancano cento giorni
La Stampa
, di Giulia Zonca

 

Le bandiere rosse sventolano ovunque, sono il simbolo dell’orgoglio nazionale smosso dalle critiche. Non solo contestazioni, la Cina esibisce impianti perfetti e ha migliorato l’aria.

Solo oggi che la fiaccola arriva a Hong Kong, ormai Cina, Pechino si riprende le sue Olimpiadi. Ha vinto il diritto di ospitarle nel 2001 e gli è toccato riconquistarle un giorno alla volta mentre il popolo dei diritti umani cercava di spegnere la fiaccola e il mondo parlava di boicottaggio. Succede ancora e la torcia si è sdoppiata, una viaggia nelle tranquille strade di casa, l’altra è ferma al campo base pronta a scalare l’Everest e altre contestazioni. Eppure in questi mesi la Cina è riuscita a finire tutti gli impianti, spettacolari, efficienti e non così cinesi come ci si aspettava. Quaranta miliardi di dollari spesi per stadi che sono musei dello sport fuori e strutture super tecnologiche dentro.

Il Water Cube, piscina lunare, esce dalla fantasia di un gruppo di architetti australiani, il progetto è stato realizzato da 20 architetti, solo tre cinesi. Il villaggio, anche quello ideato all’estero, conta nello staff di ingegneri un solo cinese. Anche nel rigidissimo impero sono disposti a farsi colonizzare da idee altrui. Come quelle per le Olimpiadi verdi, chieste dal Cio al momento dell’assegnazione e appaltate agli sponsor.

La città più inquinata al mondo non ha perso questo primato però ha piantato 200 milioni di alberi dal 2002 a oggi, ha chiuso 680 miniere e alimenta il 27 per cento dell’area olimpica con energia alternativa. La General Electric ha installato turbine a gas nella centrale di Taiyanggong. Produrranno elettricità e riscaldamento o raffreddamento in tutta la «Olympic Central Area». Il Fengtai Softball Field sarà illuminato dai pannelli solari e 80.000 metri cubi di acqua sporca verranno ripuliti ogni giorno grazie alla membrana installata al «Qinghe Waste Water». Gebrselassie non parteciperà alla maratona, ma l’aria inizia a migliorare. Lentamente, è lo spirito patriottico che si muove rapido.

Gli educati cinesi sono diventati insofferenti, stanchi di sentire critiche appendono bandiere rosse ai balconi senza che sia un ordine di stato e si indignano come non era mai successo. Sono stati sfollati per questi Giochi, però ora li vogliono, depurati dalla politica, dallo smog, dal Darfur e dal Tibet. Hanno inaugurato l’aeroporto e una nuova linea metropolitana e rispondono ai sospettosi con molti numeri mandati a memoria. Ci sono 70 mila volontari che parlano inglese (contati dalla Cnn), e 30 mila giornalisti hanno raccontato questi mesi controversi senza censure. La corrispondente del «Times» che in un’editoriale ha paragonato le Olimpiadi 2008 a quelle del 1936, a Berlino, è la donna più detestata della Cina, la più insultata in rete, però ha continuato a scrivere.

Un anno fa l’ex presidente del Cio Juan Antonio Samaranch pronunciava la logora frase: «Saranno le più belle Olimpiadi della storia», due settimane fa, l’attuale presidente del Cio Jacques Rogge ammetteva: «Questi Giochi sono in crisi». In mezzo c’è stata repressione e paura, solo ieri il tribunale di Lhasa, capoluogo tibetano, ha condannato a pene dai tre anni di reclusione all’ergastolo 30 attivisti tibetani, laici e monaci, tutti accusati di manifestazioni anti-cinesi. Notizia che non rimbalza più contro lo spirito olimpico, quello ha trovato gli anticorpi per emanciparsi e sopravvivere. Si è trasformato, difeso dagli atleti e da molto orgoglio, è uscito dal programma di propaganda governativo. La Cina è sempre un’incognita sotto osservazione, i Giochi, a cento giorni dalla cerimonia inaugurale, sono una certezza.