In occasione dell’importante ricorrenza del 90esimo compleanno di Sua Santità Dalai Lama, moltissime sono state le testimonianze di solidarietà provenienti da diverse parti del mondo, in merito alla prossima reincarnazione. Ne ricordiamo alcune:
Marco Rubio, segretario di stato USA ha ribadito l’intenzione di sostenere “il distinto patrimonio linguistico, culturale e religioso (del popolo tibetano) inclusa la capacità di scegliere e venerare liberamente i propri leader religiosi, senza interferenze”. Ribadendo altresì che “gli USA rimangono fermamente impegnati a promuovere il rispetto dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali del popolo Tibetano”. (https://urly.it/31bffy)
Sull’Indian Express (ed. Delhi) Varinder Bhatia ricorda la stretta connessione tra il Dalai Lama e il Primo Ministro Jawaharlal Nehru, iniziata nei primi anni ’60 e proseguita con l’impegno di ospitare i rifugiati tibetani, permettendo loro di vivere in pace in India.
L’Autore ricorda anche come il Dalai Lama abbia sottolineato che l’istituzione della reincarnazione continuerà, essendo compito solo del Gaden Phodrang Foundation di riconoscere il successore.
Vengono ricordate le difficoltà estreme incontrate durante il viaggio dal Tibet all’India, fino a quando il Dalai Lama, i componenti della Sua famiglia, guardie del corpo e i Tibetani che lo avevano seguito, furono ricevuti al confine a Kenzamani in Arunachal Pradesh il 31 Marzo del 1959 e come il governo indiano accolse formalmente il Dalai Lama, mentre il Primo Ministro Nehru annunciava la garanzia di asilo politico. Ricorda inoltre come il Dalai Lama raggiunse Tezpur in Assam, dove rilasciò la sua prima dichiarazione dal territorio indiano, criticando la Cina per aver bombardato il Palazzo del Norbulingka, Sua residenza a Lhasa, ringraziando il governo dell’India per la sua spontanea e generosa accoglienza. Viene sottolineato anche come, subito dopo la dichiarazione del Dalai Lama, la Cina accusò ufficialmente l’India di intrusione nei suoi affari interni, il che portò a un deterioramento delle relazioni, fino alla Guerra del ’62.
L’articolo si conclude ricordando che dopo Tezpur, il Dalai Lama visse a Mussoorie per molti mesi e nel 1960, su invito del Governo, si spostò a McLeodganj a Dharamsala, che diventò il centro per le attività politiche del Tibet in esilio. (https://urly.it/31bfgk)
Sulla rivista The Telegraph Online del 3 Luglio 2025 viene ribadita la dichiarazione del Dalai Lama che solo il Gaden Phodrang Trust, sotto il Suo controllo, avrebbe avuto l’autorità di riconoscere la Sua reincarnazione. Ciò a seguito di consultazioni pubbliche, sia con i leader delle tradizioni spirituali tibetane, con i membri del Parlamento Tibetano in esilio e con figure di rilievo e buddhisti in diverse parti del mondo, inclusa la Cina. Tale dichiarazione ha provocato la risposta del portavoce del Ministero degli Esteri Cinesi, Mao Ning, il quale ha affermato come la reincarnazione del Dalai Lama debba seguire i principi del riconoscimento nazionale, cioè il processo per estrazione dalla “Urna D’oro” e dunque l’approvazione del governo centrale in linea con le tradizioni e le leggi religiose della RPC.
Analoghe considerazioni si trovano ampiamente sviluppate in diverse riviste, tra cui The Tribune, The Hindustan Times, The Times of India.
(https://urly.it/31bfh0)
Infine, va ricordato il rinnovato impegno del Senatore Andrea De Priamo, Presidente dell’intergruppo Italia Tibet, il quale, in un’intervista a Radio Radicale del 2/7/2025, ha ribadito l’impegno dell’intergruppo stesso a favore della causa tibetana, menzionando l’abuso dei Collegi coloniali, istituiti in Tibet dalla RPC, dove un milione di bambini tibetani, allontanati dalle proprie famiglie, possono ricevere istruzione esclusivamente in cinese mandarino. Ha inoltre menzionato l’impegno del Congresso Americano che, in particolare nel Resolve Tibet Act del 12 giugno 2024, ha espresso sostegno alla causa del Tibet condannando fortemente ogni oppressione e coercizione da parte della Cina.
(urly.it/31bfha)
Fabiana Rendine Renzi






