In Cina sono stati arrestati 45 giornalisti per aver diffuso notizie sulla libertà religiosa

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In Cina sono stati arrestati 45 giornalisti per aver diffuso notizie sulla libertà religiosa

Nel dicembre 2018, in Cina, si sono registrati 45 arresti nei confronti di altrettanti giornalisti. L’accusa principale è la diffusione di notizie riguardanti la libertà religiosa. Come si legge su Themeditelegraph.com, l’accusa è di “trasmettere notizie, video e fotografie al magazine quotidiano sulla libertà religiosa e i diritti umani in Cina Bitter Winter”. Si tratta di un magazine quotidiano tradotto in otto lingue, di cui esiste anche un’edizione italiana, pubblicata per la prima volta a Torino nel maggio 2018 dal Cesnur (Centro degli studi sulle nuove religioni) e diretto dal sociologo locale Massimo Introvigne, a sua volta direttore del Centro.

Introvigne: “I giornalisti sono stati anche torturati”

La notizia viene diffusa dallo stesso Massimo Introvigne: “Abbiamo notizie certe – afferma il direttore – sul fatto che alcuni dei giornalisti arrestati sono stati torturati per ottenere informazioni su chi altro ci trasmette informazioni e documenti dalla Cina. E purtroppo il reporter che ha girato i video all’interno dei campi di rieducazione dello Xinjiang è scomparso senza lasciare tracce: com’è avvenuto per altri giornalisti in Cina, temiamo che sia destinato a non ricomparire mai più. Confidiamo che chiunque abbia a cuore la libertà di stampa alzi la voce per protestare contro questi episodi gravissimi. Quanto alla Cina, credo che sottovaluti il numero di giornalisti disposti a rischiare la loro libertà pur di far conoscere al mondo le violazioni dei diritti umani in Cina. Quelli della rete di Bitter Winter non sono qualche decina, ma centinaia“.

La notorietà di Bitter Winter

La notizia sull’arresto dei giornalisti arriva dopo che il Bitter Winter era divenuto noto il mese precedente per aver pubblicato tre video girati all’interno dei serrati campi di rieducazione per musulmani uiguri dello Xinijang. Un problema che era stato già sollevato a livello internazionale in occasione della bocciatura della Cina all’Universal Periodic Review. Inoltre, lo stesso magazine ha pubblicato documenti riservati del Partito Comunista cinese, proprio in materia di libertà religiosa.

CNN: “Il 2018, l’anno nero per il giornalismo”

Questi arresti vengono sommati a un già preoccupante dato riguardante i giornalisti nel mondo: la CNN, infatti, riportando una ricerca del Reporters Without Borders (RSF), conferma che nel 2018 sono stati uccisi 80 giornalisti (il 61% è stato assassinato o deliberatamente preso di mira, il 39% è stato terminato durante il suo operato). Il rapporto ha anche rilevato che, durante l’anno, 348 giornalisti erano detenuti e 60 tenuti in ostaggio. Si tratta di un “livello di ostilità senza precedenti“, come ha rivelato il segretario generale dell’RSF Christophe Deloire.

Articolo di Angelo Andrea Vegliante