L’Italia dimentica i diritti umani: no al boicottaggio di Pechino 2022

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L’Italia dimentica i diritti umani: no al boicottaggio di Pechino 2022

Non ci sarà alcun tipo di boicottaggio diplomatico contro le Olimpiadi di Pechino 2022, nemmeno per seguire l’esempio degli Stati Uniti d’America. Il 7 dicembre 2021 indiscrezioni e dichiarazioni sembrano fugare ogni dubbio: l’Italia non boicotterà i prossimi Giochi invernali. C’è una presa di posizione, forse inaspettata, poiché si attendeva almeno un boicottaggio diplomatico, garantendo comunque agli atleti la possibilità di giocarsi la conquista delle medaglie. Eppure arriva l’annuncio più doloroso, che distrugge le speranze degli attivisti dei diritti umani, di chi sperava nell’occasione di prendere le distanze dalle violazioni dei diritti umani in Cina.

Perché l’Italia non vuole il boicottaggio di Pechino 2022

Fonti di governo hanno fatto sapere all’Adnkronos che l’Italia non boicotterà le Olimpiadi e Paralimpiadi di Pechino 2022. La notizia tombale arriva come un fulmine a ciel sereno, nonostante le speranze mosse poche ore prima dalla Casa Bianca. Poco dopo, a martoriare un cadavere fresco, ci si è messo anche il presidente del CONI Giovanni Malagò: “Boicottare i Giochi invernali di Pechino 2022? Bach [Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ndr] ha detto che non ci deve essere strumentalizzazione sui Giochi Olimpici e noi siamo aderenti a questa impostazione” (Sportmediaset). Le stesse fonti governative intervenute all’Adn hanno aggiunto che le motivazioni dietro a tale scelta risiedono nel passaggio di testimone da Pechino 2022 a Milano-Cortina 2026: “Non possiamo mancare”. Dunque resta inascoltata la mobilitazione di giugno scorso sotto agli uffici del CONI, che chiedeva di boicottare i prossimi Giochi.

Italia, hai perso un’occasione

Insomma, il divieto di strumentalizzazione e il timore di mancare a una cerimonia sportiva sono priorità più significative che sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani perpetrate in Cina. È inutile nascondersi, sono ormai numerose le inchieste che hanno svelato di diversi vasi di Pandora: basti pensare agli uiguri dello Xinjiang, al Tibet, a Hong Kong, alle accuse sulla gestione del Coronavirus e al Bozoumgate. Tutti questi anni di denunce e richieste di posizione da parte delle organizzazioni per i diritti umani non sono servite per aiutare le istituzioni italiane a fare la cosa giusta, per prendere la decisione più consona: fare un passo indietro, scegliere un boicottaggio diplomatico e annunciare alla propria comunità che in Cina c’è qualcosa che non va.

Le motivazioni promosse non possono essere giustificate e accettate. Usare lo sport come cassa di risonanza per violazione dei diritti umani non è strumentalizzazione, ma è un’occasione, una possibilità per rammentare che la vita umana è sacra in qualsiasi parte del mondo, per ricordarci che non si può essere dei privilegiati perché nati dalla parte ‘giusta’ del mondo. Con tale decisione, invece, l’Italia chiude occhi e orecchie di fronte alla documentazione internazionale raccolta, come la testimonianza di Nathan Law, giunto addirittura a Roma per avvertire il mondo che le forme di democrazie sono in pericolo. Purtroppo però l’Italia ha anteposto altri interessi a quelli della salvaguardia delle vite umane, nel periodo natalizio, dove siamo chiamati a essere più buoni: un’ipocrisia istituzionale che difficilmente sarà dimenticata.

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Articolo di Angelo Andrea Vegliante