Pechino 2022, Canada: Giochi come possibilità di pressione sulla Cina

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Pechino 2022, Canada: Giochi come possibilità di pressione sulla Cina

Dopo gli Stati Uniti d’America e la Norvegia, anche il Canada entra ufficialmente nel dibattito su un possibile boicottaggio delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Pechino 2022. In una recente intervista, infatti, il premier canadese Justin Trudeau ha dichiarato che i prossimi Giochi invernali sono un’occasione importante per fare pressione sulla Cina in merito alla questione delle violazioni dei diritti umani.

Pechino 2022, Trudeau: “La pressione sulla Cina è significativamente acuta”

Come abbiamo imparato a comprendere nelle scorse settimane, il tema dei boicottaggio delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Pechino 2022 poggia le proprie basi nei Giochi estivi ospitati dalla Cina nel 2008. In quell’occasione, però, non si registrarono importanti iniziative per invogliare la comunità internazionale ad affrontare il tema delle violazioni dei diritti umani.

Oggi, invece, la situazione sembra decisamente diversa, anche perché, nel corso degli ultimi anni, dal Paese asiatico sono fuoriuscite numerose notizie sull’argomento, che coinvolgono principalmente uiguri e tibetani. Così, già all’inizio del 2021, oltre 180 organizzazioni mondiali (tra cui anche Aref International Onlus) hanno chiesto pubblicamente la sospensione dei prossimi Giochi.

Ma nulla può dirsi compiuto senza l’appoggio dei governi, per ora ancora molto sterile. Eppure qualcosa si muove, come in Canada, dove il primo ministro Justin Trudeau – in un’intervista video a Toronto Star – ha ammesso che le Olimpiadi di Pechino 2022 sono un’occasione nevralgica per fare pressione sulla Cina in materia di diritti umani: “La pressione sulla Cina in questo momento da parte della comunità internazionale… è significativamente acuta, in particolare con le Olimpiadi invernali che si terranno in Cina il prossimo anno” (Reuters).

Trudeau ha poi aggiunto che “sarebbe facile per la Cina… scrollarsi di dosso ciò che dice qualsiasi paese, inclusi solo gli Stati Uniti. Ma quando la comunità globale si riunisce, inizia a modellare i propri calcoli”. Quelle del premier canadese sono dichiarazioni abbastanza significative, anche perché nel febbraio 2021 la nazione nord-americana (così come gli USA) ha varato una mozione non vincolante con la quale il parlamento locale ha affermato che la Cina sta portando avanti un genocidio nei confronti degli uiguri dello Xinjiang.

Bisogna comunque sottolineare che le parole di Trudeau non parlano apertamente di un possibile boicottaggio di Pechino 2022, ma puntano più a invogliare un dibattito internazionale sull’esigenza di esercitare una certa pressione sulla Cina.

Finora, l’unica personalità politica ad aver presentato una proposta più concreta, ma ancora molto ‘moderata’, è la presidente della Camera USA Nancy Pelosi, la quale ha parlato di “boicottaggio diplomatico“: no a rappresentanze politiche ai Giochi, sì alla continuazione della manifestazione per gli atleti. Un’offerta che va in controtendenza rispetto a quanto chiesto dalle organizzazioni dei diritti umani, che invece vogliono lo stop definitivo dell’evento.

Tuttavia da tempo il Comitato Olimpico canadese ha respinto il boicottaggio dei prossimi Giochi invernali, in quanto “non è la risposta”. Secondo l’ente, infatti, le Olimpiadi e le Paralimpiadi sono utili “a costruire connessioni” tra i Paesi: “Crediamo che questo equivalga a poco più di un’alternativa conveniente e politicamente poco costosa alla diplomazia reale e significativa. I boicottaggi non funzionano” (Phayul).

Articolo di Angelo Andrea Vegliante