Tibet Act, aggiornamento: USA vietano ingresso ad alcuni funzionari cinesi

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Tibet Act, aggiornamento: USA vietano ingresso ad alcuni funzionari cinesi

Dopo l’approvazione nel dicembre del 2018 del Reciprocal Access to Tibet Act, gli Stati Uniti d’America sono tornati nuovamente sul tema con l’approvazione dell’Implementing Visa Restrictions Under the Reciprocal Access to Tibet Act, che di fatto amplia le limitazioni d’ingresso ad alcuni funzionari cinesi. Come funziona?

Tibet Act: cosa sappiamo sulle nuove restrizioni alla Cina

L’Implementing Visa Restrictions Under the Reciprocal Access to Tibet Act è una misura proposta dal Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo. In questo modo, dallo scorso 7 luglio, gli USA stabiliscono ulteriori “restrizioni sui visti per il governo della RPC e per i funzionari del Partito comunista cinese”, in particolare ai funzionari “coinvolti nella formulazione o esecuzione di politiche relative all’accesso degli stranieri alle aree tibetane“.

Com’è possibile intuire, l’azione di Pompeo risponde a quanto fatto recentemente dal governo cinese: “Pechino – si legge nella nota – ha continuato sistematicamente a ostacolare i viaggi verso la regione autonoma tibetana (TAR) e altre aree tibetane da parte di diplomatici statunitensi e altri funzionari, giornalisti e turisti, mentre i funzionari della RPC e altri cittadini godono di un accesso molto più ampio agli Stati Uniti”.

Tibet Act: gli USA sostengono autonomia tibetana

Con questa implementazione del Tibet Act, inoltre, Washington si impegna ancora una volta “a sostenere un’autonomia significativa per i tibetani, il rispetto dei loro diritti umani fondamentali e inalienabili e la conservazione della loro unica identità religiosa, culturale e linguistica“.

“L’accesso alle aree tibetane – spiega il comunicato – è sempre più vitale per la stabilità regionale, date le violazioni dei diritti umani da parte della RPC, nonché l’incapacità di Pechino di prevenire il degrado ambientale vicino alle sorgenti dei principali fiumi dell’Asia”.

Articolo di Angelo Andrea Vegliante